Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Elisir86    30/12/2016    1 recensioni
Alle otto e quindici del mattino la potenza del sole su Hiroshima arrivò a toccare la terra, esplose in una nuvola fungina mentre il suo terribile calore deformava il suolo, polverizzando tutto ciò che era la vita nel raggio di chilometri, infine la forza d'urto dell'aria spazzò via tutto ciò che era sopravvissuto al calore disumano nel raggio di ottocento metri.
Genere: Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Giappone/Kiku Honda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sayōnara

 

 

 

 

 

Storia partecipante a "It's time for Tombola! challenge"

 

 

Disastro nucleare Hiroshima e Nagasaki

 

 

 

 

 

 

 

Titolo: Sayōnara
Rating: Giallo
Partecipa a: "It's time for Tombola! challenge"
Numero della tabella: 30

Numero della casella: 58
Personaggi/coppie: Kiku Honda/Giappone con la partecipazione di Alfred F. Jones/America e Matthew Williams/Canada


Note: Non credo ci sia molto da raccontare, quello che è successo il sei e il nove agosto del 1945 è un fatto che tutti conoscono.

Io sono contro al nucleare e NON sono per niente d'accordo del loro utilizzo a fine guerra, perché -diciamolo- le scuse degli americani per quella carneficina sono talmente ridicole che non ci crederebbe nemmeno un neonato.

Tutto questo per dirvi che mi è costato parecchio scrivere su questo argomento.

 

 

 

 

Alfred corrugò la fronte mentre osservava il decollo del Straight Flush, gli avevano assicurato che Eatherly era un ottimo pilota e fedele alla patria. Matthew accanto a lui sospirò stanco “Non dovresti farlo...” la voce flebile e terribilmente fastidiosa, ad Alfred ricordava tanto quella della sua coscienza, con stizza fece schioccare la lingua nel palato.

Con la mano destra si sfiorò il petto, lì nel centro vi era ancora la ferita che proprio Giappone gli aveva creato, pulsava e bruciava come quel giorno in cui lo aveva attaccato in un'imboscata su un'isola nel Pacifico.

Contrasse le sopracciglia creando un terribile solco che stonava con il suo giovane viso, strinse la stoffa della divisa tra le dita rischiando di lacerarla “Non mi lasciano altra scelta.”

Matthew scosse la testa, lui stesso aveva aiutato America a costruire l'Mk.1 "Little Boy" ma sentiva che aveva contribuito a creare qualcosa di mostruoso, talmente soverchiante che nessuno sarebbe sopravvissuto. Guardo il cielo nuvoloso stringendo a se il peluche d'orso bianco che gli ricordava il suo vero Kumajirou -ma era estremamente difficile muoversi con un animale di quelle dimensioni in aeroporto!-.

 

 

 

 

Kiku guardò i diversi tipi di steli di diverse lunghezze e forme, ne sfiorò alcuni con i polpastrelli pallidi. Ne prese uno dritto con una lieve curvatura ad una estremità, lo esaminò per alcuni secondi. Era abbastanza lungo e robusto per poter reggere tutta la struttura della sua opera floreale.

Con attenzione lo sistemò con delicatezza all'interno di un insolito vaso sferico, la curva svettava verso l'alto per fargli ricordare che non esisteva la perfezione assoluta.

Abbassò le mani lungo i fianchi ed osservò quell'unico stelo, solido e solitario, il colore scuro risaltava contro il bianco del contenitore. Gli ricordava Germania.

La divisa scura che lo faceva ancor più pallido di quello che effettivamente era, rigido nel suo autocontrollo e spietato con i nemici. L'unica imperfezione erano quei occhi tanto belli quanto gentili e limpidi.

Inclinò la testa di lato, in tutte le ikebana che aveva creato in quei cinque anni, Germania rimaneva sempre lo Shin, l'asse di tutta la struttura.

Anche in quel momento, rimaneva la forza portante, nonostante fosse caduto e si fosse arreso agli Alleati.

Tornò a analizzare gli altri steli, doveva sceglierne uno di un colore scuro come il precedente, ma più piccolo di qualche centimetro e più esile.

Il Soe rappresentava l'uomo con tutte le sue imperfezioni. Doveva essere ricurvo perciò ignorò i rami dritti e andò subito su quelli più inclinati, gli accarezzò uno ad uno, valutandone le curve e le varie biforcazioni.

Ne prese uno che impiantato alla destra dello Shin sembrava volerlo avvolgere con i rametti, come un stretto abbraccio.

Italia abbracciava spesso Germania -aveva abbracciato perfino lui- come a volerlo consolare di tutti quei dolori che l'uomo si portava dentro.

Kiku conosceva bene cosa volesse tenersi dentro tutto e probabilmente lo sapeva anche Italia, per questo dava tutto se stesso per far dimenticare a Germania l'orrore della trincea.

Sospirò prendendo un terzo stelo, era più piccolo rispetto gli altri due, con una biforcazione a metà che si allungava in un strano ricciolo. Lo depositò sul terreno davanti a tutti.

Quello doveva rappresentare lui, Giappone, eppure non sapeva come lo Hikae potesse essere paragonato alla sua terra.

Infondo in quel momento era l'unico dell'Asse che stava ancora resistendo agli Alleati, anche se era molto stanco. Forse si sarebbe arreso presto.

 

 

 

 

Eatherly volò sulla città per qualche minuto, le nuvole coprivano la visuale e non sembravano volersene andare, virò verso destra prima di mandare un messaggio in codice “Stato del cielo su Kokura coperto.” strinse gli occhi tornando ad osservare sotto di se.

“Su Nagasaki coperto.” L'aereo sorvolò per altri minuti su un'altra città prima di soffermarsi sopra Hiroshima. Era nuvoloso, ma tirava molto vento, Eatherly decise di attendere qualche minuti in più del previsto.

Compì diversi tragitti in tondo, guardando la città sottostante, il ponte a forma di T si vedeva chiaramente, sorrise appena quando mandò l'ultimo messaggio all'Enola Gay “Su Hiroshima sereno, con visibilità dieci miglia sulla quota di tredicimila piedi”.

Eatherly diede un ultimo sguardo sotto di se prima di allontanarsi.

 

 

 

 

Kiku inspirò profondamente prima di tornare ad osservare il piccolo tavolino di legno, superò con lo sguardo i rami secchi per soffermarsi sul muschio e i alcuni fiori -che la sua domestica aveva preso per lui-, percorse con la punta dell'indice sinistro il petalo viola di un Shion* prima di sollevare lo stelo.

Rilasciò l'aria che aveva trattenuto, con dolcezza posò il fiore tra le ramificazioni del Soe e lo osservò assorto.

I petali spiccavano sul bastoncino scuro come spiccava il sorriso d'Italia anche nei momenti più tetri...

...Era come un raggio di sole tra tutto quell'orrore.

Giappone prese un altro Shion aggiungendolo poco sotto a quello precedente, abbellendo ancor di più il ramo secco.

Contemplò quei fiori viola che risaltavano sulla corteccia nera, avevano il significato del ricordo di quell'alleanza di Paesi così differenti eppure così simili.

Con lentezza prese due piccoli boccioli di Shiroibara**, significava l'innocenza e la devozione che Italia aveva messo nell'Asse, lì intrecciò con i Shion creando un armonia delicata e surreale.

Degno di Feliciano.

Kiku tornò a guardare il tavolino, accanto all'Anemone vi stavano due steli di Amuburoshia***, li prese e subito li pianto sul Hikae, li sistemò in maniera che uno di essi scendesse sulla corteccia e toccasse il terriccio.

Non aveva avuto dubbi che essi rappresentassero al meglio lui, chi meglio della sua Nazione era così piena di devozione verso se stessa e al suo obbiettivo?

Sorrise guardando la composizione, anche se c'erano tre specie diverse di fiori le mancava qualcosa, lo Shin era rimasto spoglio. Non che stesse male nel complesso, ma quell'Ikebana doveva rappresentare tre Nazioni e Germania non poteva rimanere senza niente.

Tsubaki**** giallo aveva il significato di brama, come quella che aveva corroso nell'animo Ludwig, lo rigirò tra le mani cercando un ultimo fiore che potesse dare il tocco finale, adocchiò il Suitopi***** e lo trovò adatto. Tagliò il gambo del Tsubaki a tre centimetri dai petali e lo piantò alla base del ramo principale conficcando tutto il gambo dentro il terreno.

Sorrise amaro prendendo l'ultimo fiore, per un attimo si sentì insicuro nel utilizzare un pianta con un significato come quello.

Lo guardò stranito, stava davvero per dare il suo addio a Germania e ad Italia? Voleva davvero recidere quell'alleanza?

 

 

 

Alle otto e quindici del mattino la potenza del sole su Hiroshima arrivò a toccare la terra, esplose in una nuvola fungina mentre il suo terribile calore deformava il suolo, polverizzando tutto ciò che era la vita nel raggio di chilometri, infine la forza d'urto dell'aria spazzò via tutto ciò che era sopravvissuto al calore disumano nel raggio di ottocento metri.

Il silenzio irreale che si creò fu terribile quanto le urla che lo seguirono. I pianti disperati delle donne e dei bambini che correvano nudi mentre la pelle si scioglieva. I volti deturpati dall'orrore, dal dolore e dall'angoscia,

 

Gli aerei si allontanavano veloci. Il sole si era spento su Hiroshima e ora cadeva cenere. I militari rimasero a fissare la scena con gli occhi spalancati e increduli, la nube ancora alta sembrava un gigante pronto a inghiottire qualsiasi cosa.

Solo uno di loro s'azzardò a parlare “Oh mio dio, cosa abbiamo fatto?”

 

 

 

Kiku urlò con tutta la sua voce accasciandosi al suolo. La pelle bruciò velocemente, facendolo contorcere dal dolore, la saliva si essiccò e la gola divenne un canale incendiato.

I muscoli ormai senza protezione iniziarono ad annerirsi, il kimono gli si appiccicò addosso, diventando un tutt'uno con lui.

Vomitò sangue continuando a muoversi come una larva sul pavimento, strisciò insanguinando l'antico tappeto, il legno lucido e facendo cadere un prezioso vaso.

Si contrasse sentendo le budella incendiarsi fino a fargli esalare del fumo nero, alzò il capo cercando di prendere aria fresca ma i polmoni divennero fuoco e lui si ritrovò a voltare gli occhi all'insù in una muta preghiera.

Si morse la lingua tagliandola, il sangue uscì copioso, entro in gola fino ai polmoni bruciati, gorgogliando come una tubatura ostruita.

Infine sentì la stanchezza togliergli la forza, le palpebre si appesantirono e il dolore scomparve.

Per un secondo i suoi occhi si posarono sul tavolino, l'ikebana nella sua perfezione lo calmò e lasciò che l'energia svanisse del tutto dal suo corpo.

Chiuse le palpebre e lasciò che il respiro rallentasse fino a sparire.

Non è un addio.

 

 

 

 

Alfred guardò i soldati esultare, i generali congratularsi e gli aerei in lontananza che rientravano alla base.

Lui era fermo alla sua scrivania, le mani sulle cartine geografiche del Giappone, Hiroshima era cerchiata in rosso, con l'indice seguì il tratto pesante. Missione compiuta ma stranamente non si sentiva felice e tanto meno sollevato.

Si portò una mano sul petto, il pollice tracciò la cicatrice, Giappone lo aveva colpito a tradimento in quel lontano giorno come lui aveva fatto quella mattina.

Immaginò il corpo minuto di Kiku, la sua pelle chiara e liscia e i capelli neri lucenti, si domandò che conseguenze avrebbe avuto il suo attacco su quel corpo così fragile...così poco virile...

Matthew dondolò un piede, il peluche abbandonato sulla scrivania e il viso serio “Ora è finita?” la voce bassa. Alfred sospirò guardando la cartina, avevano ancora Fat Man e non sarebbe rimasta inutilizzata, alzò gli occhi sulla figura di suo fratello, il viso rivolto verso la finestra e gli occhi viola cupi.

Lo sapevano entrambi che ci sarebbe stata un'altra carneficina, la differenza era che Canada non la trovava necessaria, era un ragazzo mite e spesso Alfred si domandava come loro due potessero essere fratelli di sangue.

Scosse la testa tornando a muovere l'indice intorno al nome di Hiroshima, stava rischiando di uccidere una Nazione, stava mandando a puttane tutte le sue idee sulla giustizia... per il bene superiore...

... non aveva intenzione di fermarsi.

La potenza militare più forte del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giappone come sta?” Alfred non ebbe il coraggio di alzare gli occhi dal bicchiere, Arthur non si scompose, guardò con noia delle pratiche “È un ammasso di carne putrefatta.”

La mano di America tremò leggermente e il suo sguardo si fece più cupo, “Credi che tornerà come prima?” Inghilterra ghignò “Difficile a dirsi...non ho mai visto nessuno di noi sopravvivere a tanto...” alzò gli occhi smeraldini sul giovane “Ti stai pentendo?”

Alfred socchiuse lo sguardo prima di bere il cognac tutto in un fiato, gli bruciò la gola, scosse la testa cercando d'ignorare lo sguardo indagatore del suo ex mentore e si girò verso la finestra.

Perché dovrei? Ho fatto il mio dovere.” pronunciò quella frase con freddezza, se l'era ripetuta migliaia di volte in quei due mesi che ne aveva quasi la nausea.

Arthur schioccò la lingua sul palato prima di tornare a guardare i suoi documenti, “Allora smettila di pensare a Giappone e tornatene a casa tua.” si portò una mano sotto il mento “Ho già abbastanza lavoro da solo e averti qui -senza invito tra l'altro- è solo una seccatura.”

America annuì lentamente gli occhi fissi sulla strada sottostante, prima o poi sarebbe sparito quel peso opprimente nel petto, no?

Infondo non aveva avuto scelta, non si sarebbero mai arresi...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

 

 

* Aster Tataricus, significato: ricordo
 

** Rosa Bianca, significato: ingenuità,devozione,purezza
 

*** Ambrosia, significato: devozione.

 

**** Camelia Gialla, significato: brama.

 

***** Pisello Odoroso, significato: addio

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Elisir86