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Autore: lapoetastra    30/12/2016    0 recensioni
Le raffiche di vento sono come una barriera, una muraglia che le si interpone davanti, sbarrandole il passaggio, impedendole di proseguire il cammino.
Non si scoraggia. Prosegue, caparbia ed imperterrita, a braccetto con il temporale che, controvoglia, deve riconoscere la sua forza d'animo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le raffiche di vento sono come una barriera, una muraglia che le si interpone davanti, sbarrandole il passaggio, impedendole di proseguire il cammino.
Non si scoraggia. Prosegue, caparbia ed imperterrita, a braccetto con il temporale che, controvoglia, deve riconoscere la sua forza d'animo.
La pioggia scrosciante la infradicia, rendendola debole, rendendola fragile.
Ma lei va avanti, rincuorata dalle grida gioiose del bambino alle sue spalle, che segue trotterellando il suo percorso attraverso i vicoli di una città silenziosa e deserta.
È per lui che non si arrende, è per lui che non si lascia scoraggiare dal tempo che le è nemico.
Lui ride, lui è felice. E lei prosegue.
Le risa finiscono, veloci come un pensiero. Tuona. Ma anche dopo che il boato cessa, lasciando l'aria elettrica come ricordo del suo passaggio, il bambino è silente.
Il bambino non è più un bambino.
È lì, per strada, con gli occhi sbarrati che fissano il cielo, riversanti pioggia, e lacrime mute.
Un palloncino rosso, intanto, vola via, finalmente libero.
Una risata riecheggia, assordante come uno sparo improvviso.
Nel tombino grondante acqua - e sangue - qualcosa si muove.
Una parrucca colorata, un viso bianco, un ghigno famelico.
Nessuno vede. Nessuno segue la scena. Nessuno c'è.
Solo lei assiste immobile alla perdita del suo migliore amico, di cui non sentirà più la risata, con cui non correrà più per i vicoli scivolosi, dal quale non verrà più confortata durante un temporale.
Vorrebbe urlare, chiamare il suo nome, vorrebbe dire a tutti che è stato un pagliaccio ad uccidere il bimbo, lei lo ha visto. Ma non può farlo.
"Georgie!", si sente gridare.
Qualcuno chiama il bambino riverso a terra, avvolto in un impermeabile giallo che ha tenuto lontano la pioggia, ma che ora è zuppo di sangue.
Qualcuno chiama il suo unico, perduto, amico.
Qualcuno.
Non di certo lei.
Lei, che non può parlare.
Lei, che è solo una semplice barchetta di cartapesta.
Lei, che adesso è semplicemente sola.
   
 
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