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Autore: Marne    31/12/2016    8 recensioni
Dopo quattro anni di apparente pace e prosperità, il Mondo Magico si ritrova ad attraversare un nuovo periodo di crisi. Qualcuno ha iniziato ad uccidere i vecchi Mangiamorte ed Harry Potter, distrutto dopo la Guerra, inizia a soffrire di incubi spaventosi che sembrano voler mettere in dubbio quell'equilibrio raggiunto con tanta difficoltà.
Hermione Granger, dopo esser sparita per ben due anni a causa di un impiego segreto, fa ritorno nella sua terra d'origine per portare una notizia terribile a Draco Malfoy e per riunirsi al vecchio amico nella lotta contro il nuovo Male che sembra volerli sopraffare.
Un bambino è intenzionato a distruggere ciò che è stato costruito in tantissimi anni e con immense difficoltà e nessuno sembra avere il potere di fermarlo. Come si uccide chi è giù sfuggito alla morte?
Genere: Dark, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Katie Bell, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Heir Universe'
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LErede del Male.

 

 

È una cosa curiosa la morte di una persona cara.

È come salire le scale al buio per andare in camera da letto e credere che ci sia ancora uno scalino.

Il tuo piede cade nel vuoto e c'è un nauseante momento di tetra sorpresa.

[Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi]

                                  

 

Atto I, Parte I – Il Guerriero caduto.

 

 

Iniziò tutto ad un funerale.

Non pioveva quel giorno, anche se avrebbe dovuto. Non era sempre così, ai funerali? Anche il cielo avrebbe dovuto piangere la perdita di una persona che era stata profondamente amata. E Ronald Weasley1 era stato terribilmente, incredibilmente amato da chiunque avesse perso un po’ di tempo per parlargli e conoscere un po’ di quella personalità che aveva stregato chiunque fosse entrato in contatto con lui.

Non pioveva, ma i visi dei presenti erano bagnati ed il cielo era scuro, nuvoloni grigi impedivano che il sole potesse colpire l’angolo di terra che il signor Weasley aveva scelto solo pochi giorni prima, insieme al maggiore fra i suoi figli. Sua moglie non aveva partecipato, troppo grande era stato l’orrore di perdersi gli ultimi istanti in cui avrebbe potuto guardare in viso il più giovane dei suoi figli maschi.

Erano tutti presenti, quella mattina. C’era Bill, insieme a sua moglie ed alla loro bambina, Victoire; c’erano Charlie e Percy, quest’ultimo pallido a causa di quel senso di colpa del sopravvissuto che sembrava non volerlo abbandonare e che, forse, era diventato solo più insopportabile quando la battaglia del fratellino si era conclusa; c’erano i gemelli1 e c’era Ginny, l’unica ad aver mantenuto un atteggiamento contenuto, l’unica Weasley il cui viso non era bagnato dalle lacrime. Al suo fianco, Harry Potter osservava la tomba del suo migliore amico con sguardo vacuo, il cuore pieno di rimpianti e la rigidità di chi aveva perso troppo per poter crollare sotto il peso dell’ennesimo lutto.

Hermione avrebbe preferito non sedersi in prima fila, l’aveva detto ad Harry, ma lui non l’aveva ascoltata. Doveva dire addio a Ron, ecco come aveva giustificato quella presa di posizione. Non osservarlo mentre veniva calato nella terra non avrebbe fatto altro che peggiorare il vuoto che avrebbe sentito negli anni a venire, secondo lui. Prima di poter vedere la tomba dei suoi genitori, non aveva mai realizzato di averli persi davvero e temeva che quello stesso vuoto allo stomaco potesse toccare pure lei.

Hermione, però, aveva già detto i suoi addii il giorno stesso in cui Ron era caduto, due anni prima. Aveva pianto tutte le sue lacrime e maledetto il destino che aveva voluto privarle di ciò che aveva desiderato di più, oltre alla fine di Voldemort. Ron era morto ben prima che il suo cuore decidesse di smettere di battere e lei aveva visitato la sua tomba ogni giorno, durante le visite al Reparto di Lungodegenza al San Mungo.

Nessuno aveva capito perché non si fosse disperata, all’inizio. Qualcuno aveva sussurrato che il suo fosse stato un comportamento freddo, da insensibile. Era stato Neville a correre in suo soccorso, quando il peso delle accuse l’aveva quasi schiacciata. L’aveva abbracciata e l’aveva rassicurata: lui non aveva versato neppure una lacrima, quando sua madre aveva chiuso gli occhi per l’ultima volta1. Non c’era stata sofferenza, da parte sua, perché ogni visita in ospedale era stata la visita ad una tomba.

I suoi genitori non c’erano più da tempo, esattamente come Ron. La guerra li aveva strappati ai loro cari già da tempo, il fatto che non potessero più vederli era solo una consolazione finale che aveva tardato ad arrivare. Nessuno di loro due aveva trovato conforto in un corpo vuoto ed era qualcosa che in tanti faticavano a comprendere. Avevano sofferto ed avrebbero continuato a soffrire per anni ed anni a venire, ma erano riusciti a farsene una ragione, come presto avrebbero fatto tutti gli altri.

«Vuoi venire a casa con noi?» le chiese Ginny, accennando un sorriso gentile ed indicando il gruppo di Weasley già radunato vicino al celebrante, forse per ricevere altre condoglianze, forse per parlare di ciò che avrebbero ancora dovuto fare per concludere le pratiche per il funerale. Dallo stesso gruppo si allontanò un’altra testa rossa – Fred, Hermione aveva imparato a distinguerli ben prima che George perdesse l’orecchio –, che le raggiunse. Il giovane non disse nulla, limitandosi a stringere le labbra. Non sorrideva, ma il suo sguardo era cordiale.

«Vi ringrazio, ma credo che tornerò a casa dei miei genitori» fu la sua risposta, pacata, mentre allungava una mano per stringere con delicatezza quella dell’amica. «Ci siamo riuniti da poco2, ho bisogno… ho bisogno di trascorrere del tempo in loro compagnia» spiegò, cercando di mostrarsi quanto più tranquilla possibile, contrita addirittura, in modo da sembrare più consona al luogo ed al momento. Aveva visto morire il suo ragazzo dopo due anni di lotte perse in partenza con la Morte, ci si aspettava che fosse abbattuta.

Fred le lanciò un’occhiata strana, passando un braccio intorno alle spalle della sorella. «Hermione, sai di essere sempre la benvenuta alla Tana» le disse, con voce ferma, seppur stanca. Nessuno di loro aveva dormito negli ultimi tre giorni, il fisico cominciava a risentirne. «Non pensare neppure un istante che qualcuno di noi possa serbarti rancore di alcun genere solo perché non ti sei strappata i capelli per il dolore. Sappiamo bene che anche tu hai sofferto incredibilmente, quando è stato il tuo momento di farlo» la rassicurò, leggendo quello che era stato il più grande cruccio che lei aveva patito in quei giorni.

Come aveva fatto a capirlo? Forse era meno brava del previsto a nascondere le sue emozioni, dopotutto anche Neville ed Harry le avevano detto la stessa cosa, non più di poche ore prima.

Tuttavia l’orgoglio della ragazza era rimasto ben saldo, nonostante la fragilità del suo cuore. Non avrebbe mai ammesso di avere paura di una cosa sciocca come il giudizio altrui.

«Non preoccuparti, Fred» gli rispose, senza sorridere. «In questi tre giorni non sono tornata a casa neppure per dieci minuti, non vorrei cominciassero a credere che io sia scappata via o che tornino a dimenticarsi me» continuò, lasciando andare la mano di Ginny per incrociare le braccia al petto e fingere di ripararsi dal freddo3. «Il Guaritore mi ha assicurato che gli effetti collaterali dell’incantesimo di memoria non si sarebbero più presentati, ma… beh, la sicurezza non è mai troppa».

Il gemello la osservò per un lungo istante, mentre Ginny annuiva. Lei sembrava aver placidamente accettato la sua spiegazione, soprattutto perché, in fondo, era la verità.

«Vieni questa sera, però» le chiese proprio lei, tornando ad abbassare la mano ed a nasconderla nella tasca del mantello. All’anulare ci sarebbe dovuto essere un anello di fidanzamento, ma Harry non si era ancora deciso a proporsi ed insisteva nel portarselo dietro come il più costoso dei promemoria. Non c’era stato il momento, sentendo le sue ragioni, perché con Ron in quelle condizioni la famiglia non avrebbe potuto sopportare un’emozione grande come un fidanzamento.

Cazzate, Hermione ne era convinta. Era solo terrorizzato all’idea che potesse ancora succedere qualcosa e che la loro felicità perdesse qualunque fondamento, facendoli ripiombare nel caos. Disturbo da stress post traumatico4, era la diagnosi che uno psicologo minimamente competente avrebbe assegnato al suo amico se solo lui si fosse deciso a visitare un qualunque esperto.

Ginny stava ancora aspettando una sua risposta, quindi accennò un sorriso di circostanza. «Farò in modo di passare, questa sera, se non ci saranno problemi con i miei genitori» mormorò, facendo un passo indietro. «Non preoccupatevi, non ho intenzione di sparire nel nulla. Siete comunque parte della mia famiglia». Li guardò entrambi per un istante, sentendosi più leggera quando anche Fred le sorrise, in modo decisamente non forzato. «Ron si arrabbierebbe con me, altrimenti».

«Sì» le disse il gemello, annuendo leggermente. «Ron si arrabbierebbe moltissimo».

Hermione osservò i due fratelli allontanarsi sentendo nuovamente un peso crescerle nel petto. Stare con loro la faceva stare un po’ meglio, ma era sempre un sollievo momentaneo, difficile da mantenere nella solitudine. Restò immobile per qualche istante, poi la gelida aria di dicembre la fece rabbrividire: avrebbe fatto bene a tornare a casa, dai suoi genitori. Lanciò un ultimo sguardo al gruppo poco lontano, incrociando per un momento gli occhi verdi del suo migliore amico, che si limitò ad annuire nella sua direzione.

Anch’io vorrei allontanarmi, ma non posso lasciare Ginny. Non serviva neppure che parlasse, per comunicarle ciò che aveva nel cuore. La loro sofferenza era simile, seppur diversa, ma lui aveva ancora qualcuno che contava sul suo supporto. Hermione era da sola e, probabilmente, lo sarebbe rimasta ancora per molto, molto tempo.

«Ciao, Granger».

Malfoy la colse di sorpresa, come al solito, facendola trasalire. Nei due anni passati era cambiato così tanto che a stento lei avrebbe potuto ricollegarlo allo spigoloso ragazzino che l’aveva insultata sul treno per Hogwarts, durante il loro primo viaggio. Non era un cambiamento fisico, il suo, ma più che altro d’atteggiamento: le spalle erano sempre dritte e rigide, ma il mento non era più sollevato con spocchia. I suoi capelli non erano più impomatati fin quasi a sembrare finti e ricadevano morbidamente sul suo viso, gli occhi avevano perso quella patina gelida che i Malfoy sembravano trasmettersi insieme al nome di famiglia. Draco era cambiato, come tutti coloro che avevano partecipato alla guerra.

«Ciao, Malfoy» ricambiò il saluto, senza tuttavia soffermarsi a guardarlo. Quasi per istinto, si voltò in direzione della tomba non ancora interrata, quasi aspettandosi di ritrovare Ron con un’espressione disgustata ed il solito atteggiamento di sfida. Era piuttosto insicura che quell’atteggiamento si sarebbe mantenuto, considerando quanto le cose si fossero evolute, ma mai dire mai. «Non credevo che saresti venuto al funerale».

Lui si strinse nelle spalle, gli occhi puntati nella stessa direzione della strega. «Per quanto io odi ammetterlo, motivo per cui non me lo sentirai ripetere mai più, Weasley mi ha insegnato un po’ di cose, durante tutto il periodo della guerra. Mi ha dimostrato che essere purosangue non ci concede il diritto di considerarci migliori, soprattutto se non lo siamo» le spiegò, con tono secco, quasi irritato. «Venire qui era il minimo che potessi fare».

La sorpresa per quella confessione improvvisa durò ben poco, perché lui sembrò irrigidirsi e riprendere quel contegno che aveva impiegato anni a perdere. Per evitare di complicare ulteriormente le cose, Hermione restò in silenzio, le braccia incrociate ad altezza del petto. Poi, con un sospiro, cambiò discorso. «Ho saputo che i tuoi genitori si sono trasferiti fuori dal paese».

Draco annuì, con una smorfia. «I miei parenti vivono in Germania, così hanno deciso di raggiungerli» spiegò, senza guardarla. «Qui non avevano più nulla, se non una reputazione distrutta e odio» rettificò, stringendosi leggermente nelle spalle. Un vago sorriso sarcastico gli incurvò le labbra, subito dopo. «Non ti sto dicendo tutto perché all’improvviso ho deciso di diventare il tuo migliore amico, Granger, è solo parte della mia punizione. La mia famiglia ti ha causato solo sofferenze, immagino che rassicurarti sulla lontananza di chi ha assistito alla tua tortura sia… beh, il minimo».

Hermione si accigliò, curiosa. «Anche tu eri presente e sei ancora qui, nel Regno Unito» gli fece notare, con una punta di ironia. «Perché sei rimasto? Non hai più nulla, anche buona parte del tuo patrimonio è stata confiscata».

«Io non sono mai stato pericoloso, Granger, lo sai anche tu» fu la prima risposta che le diede, l’espressione di un principino cui avessero sottratto il trono da sotto al fondoschiena. «Sono rimasto proprio perché non ho più nulla da perdere, ma tutto da guadagnare. Sono giovane, posso rifarmi un nome che sia mio, non… non di mio padre» continuò, improvvisamente più duro e deciso, voltandosi per guardarla in viso. C’era ambizione, nel suo sguardo, ma anche molto, moltissimo rancore. «Mi ha venduto come un animale, troppo spaventato per opporsi a mia zia ed al Signore Oscuro» sibilò, scoprendo i denti come un animale ferito. «Io non sono come lui».

Ambizione, furbizia, decisione.

Erano le qualità del buon Serpeverde, dopotutto, ed Hermione non poteva far altro che invidiarlo. Lei non sapeva cosa avrebbe fatto, non sapeva come avrebbe dato un senso alla sua vita, una volta lasciato quel cimitero. Aveva voglia di combattere, ma non c’era nulla per cui farlo.

«Ti auguro di riuscire nel tuo intento» gli disse, facendo un paio di passi indietro. «Se c’è una cosa che questa guerra ci ha insegnato è proprio il non dover negare una seconda possibilità, a nessuno». Allungò la mano verso di lui, cercando di mostrarsi più cordiale possibile. «Arrivederci, Malfoy. E buona fortuna».

Vagamente sorpreso, anche lui allungò la mano, stringendo la sua. «Arrivederci, Granger. E grazie».

Decisa a non incontrare nessuno, Hermione cominciò ad allontanarsi di gran carriera, determinata a lasciarsi tutto alle spalle, almeno per un po’. Si era alzato il vento, le foglie emettevano un fruscio quasi insopportabile intorno a lei, senza tuttavia coprire il rumore assordante dei suoi stessi pensieri.

Era sola e senza uno scopo.

Quando la donna le bloccò la strada, per poco lei non le sbatté contro. La osservò per un lunghissimo istante, confusa dal sorriso smagliante decisamente inappropriato in un cimitero. Aveva qualche anno più di lei, ma era ancora molto giovane, nonostante il suo sguardo sembrasse fin troppo attento.

«Ciao, Hermione. Mi chiamo Ophelia Penderghast, sono stata mandata ad offrirti un lavoro».

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

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SONO TORNATA!

Non sono morta, in questo mese d’assenza, ma ho dovuto fare due esami, ho dovuto lottare con la maledetta influenza (dettaglio divertente: IO non mi sono ammalata, ma tutti gli altri sì! Mi sono trasformata in una dannata infermiera) e con tutte le ansie che precedono il Natale (che tuttavia adoro).

Tuttavia, eccomi qui.

Questa fan-fiction è nata a causa del mio enorme disappunto verso Cursed Child e l’idea che Voldemort abbia concepito. No, NO, Voldemort non può concepire, è più morto che vivo ed ha un corpo di seconda mano (eheh). Fa parte di un universo completamente diverso rispetto alla mia prima long (che apparteneva al Mirror Univer) e che si chiamerà “Evil Universe” (no, ok, non lo so ancora, ma è un altro).

Nel prossimo capitolo si comincerà a conoscere questo erede e chi lo ha accompagnato per tutti gli anni trascorsi fino al momento in cui si svolge la fanfiction.

No, non è Voldemort il cattivo della storia, ma qualcuno di ben peggiore.

Spero davvero che mi seguirete!

 

 

Punti importanti:

» 1 – Eheh, cominciamo col botto! Sì, Ronald Weasley è morto e Fred è vivo. Stando ad una intervista, la Rowling aveva pensato che dovesse essere proprio Ronnie a tirare le cuoia, ma alla fine l’amore per il personaggio aveva vinto e allora aveva ripiegato su Fred. Eh, no bella mia! Io ho ristabilito l’ordine cosmico, Ron è stato ridotto ad un vegetale per ben due anni, mentre Fred è ancora vivo. Nella mia prima Long, Ron è stato un cattivo silenzioso, qui almeno non “infangherò” la sua memoria, non siete felici? E poi, dai, Fred è vivo.

 

» 2 – Come sapete, i genitori di Hermione sono stati spediti come un bel pacco in Australia. Dopo la guerra, complice la situazione di Ron, lei ha impiegato quasi due anni per ritrovarli e per ristabilire i loro ricordi. L’incantesimo tuttavia li ha resi parecchio instabili, all’inizio, con la tendenza ad attacchi di ansia o a dimenticarsi ancora delle loro vere identità. “Attualmente” stanno benone, ma Hermione li usa come scusa per non stare in mezzo ai Weasley e sentirsi in colpa perché non riesce a soffrire.

 

» 3 – Indicazioni temporali: Ron è morto a metà Novembre 2002, quindi fa freddo e Victoire Weasley è già nata!

 

» 4 -  Se Harry non ha sofferto di PTSD, dopo la guerra, io smetto di scrivere e vado ad allevare alpaca in Perù.

 

» 5 – Ophelia! La mia cara Ophelia è già apparsa in altre due mie One-Shot, tuttavia sarà un po’ diversa da come l’ho presentata fino a questo momento. Che lavoro ha offerto ad Hermione? Chi è lei? Lo scopriremo solo vivendo!

 

Perdonatemi per i possibili errori dovuti ad una veloce rilettura!

Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare lunedì.

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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