Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Elissa_Bane    31/12/2016    0 recensioni
Dopo "We Might Fall" il seguito-nonseguito che vi avevo promesso.
Tutti i ricordi di William, Elaine, Joanne, Greg, Alyssa e Jaime. Le loro storie, spezzettate e in disordine così come le ricordano loro, i loro momenti più felici e quelli più tristi.
I momenti che li hanno resi chi sono e che li hanno portati a sacrificare i loro ricordi per una nuova vita.
I loro amori.
Le loro famiglie.
I loro amici.
I loro sacrifici.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'The World Around Us'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nda: Buongiorno, fanciulli! Sono finalmente tornata, in tempo per augurarvi buon anno e per rassicurarvi, che non sono morta o scomparsa, e la storia continua.
Stay tuned!
xxx
-Elissa

 

Time Is Running Out.

17 novembre 1854
Veloce.


Appena sentì i passi di suo fratello scomparire dietro la porta di camera sua, dopo essere passato a controllare che stesse bene socchiudendo la porta, contò fino a trecento. Quando fu certa che il silenzio fosse ormai il padrone di casa, scostò le coperte con un gesto lento, per evitare che svegliassero il sonno leggero di Lucas nella stanza affianco. Si alzò e accese un lume, nemmeno provò con l'interruttore: le lampade erano troppo visibili. Corse all'armadio e recuperò tutti gli indumenti sottratti dal bucato di Lucas quella mattina.

Veloce.
Il cuore batté lievemente più veloce nel petto, mentre si spogliava della camicia da notte e delle calze e s'infilava una camicia bianca e dei pantaloni neri. Era riuscita persino a trovare un vecchio panciotto di Lucas, nero e ormai non più adatto alle serate da ballo, ma perfetto per lei. Chiuse i bottoni con uno strano senso di nostalgia, quasi si sentisse in colpa per ciò che stava per fare. La prese una paura viscerale, il terrore di stare facendo la cosa sbagliata. Una donna che giace con un'altra donna! Il respiro le si mozzò nel petto: e se la cosa si fosse venuta a sapere? E se Lei avesse deciso di troncare quel rapporto? E se, e se, e se...
S'impose di calmarsi e fece scorrere lo sguardo sulla camera in penombra, sull'enorme letto dalle coperte color glicine, sui mobili bianchi. Appoggiata alla piccola libreria, una rosa bianca, portatrice del Suo ultimo messaggio: Stasera, solito posto, solita ora. Se mi ami come dici, non tardare.
Sospirò.
Calmati, Joanne. Non è il momento del panico.

Veloce.
Scivolò attraverso il corridoio buio, illuminato solo dalla luce della luna che si rifletteva negli specchi, illuminando la sua chioma rossa anche sotto al cappuccio nero, e Joanne pensò che avrebbe dovuto nasconderli meglio, ma ormai era tardi.
Fuori, l'aria gelida le pizzicò i polmoni, mentre si acquattava nell'ombra del cortile, tra i cespugli di ortensie e quelli di erica, e saltava sul ramo più basso della grande quercia nel giardino. Si lasciò penzolare sopra al cancello e in un attimo fu libera.
Niente più sbarre.
Niente più Frederick da sposare.
Niente più abiti da mozzare il fiato.
Niente più Lucas.
Quelle erano tutte cose che appartenevano a Joanne, ma lei, quando usciva la notte, non lo era più. Nel momento stesso in cui salutava suo fratello e i suoi genitori dicendo di essere stanca, cadeva il primo pezzo di Joanne. Poi, gli altri strati si sgretolavano con ogni istante che passava, ogni volta che sfiorava il medaglione con la ciocca bianca che portava al collo (e nel quale tutti credevano che ci fosse una foto di Fred), ogni vestito che cadeva era un passo in più verso la vera Joanne, quella che Lei chiamava Jo. Joanne era un nome lungo, pomposo e vecchio, ma Jo era fresco e nuovo, come un soffio di primavera nel freddo dell'inverno.
Lei.
Tutto, ormai, ruotava intorno a Lei. Alyssa. Ogni tanto diceva il suo nome, ma piano e sottovoce, perché quello era il suo segreto, anche se avrebbe voluto urlare al mondo che lei era innamorata. Ma non poteva e quindi teneva quel nome rinchiuso dietro le sue labbra, sempre presente in ogni parola che diceva.
Andava in giro con sua madre e sperava di vederla, per fermarsi a scambiare quattro chiacchiere con lei, gustando il sapore della colpevolezza invaderle la gola, i polmoni, il cuore e trafiggerla di un dolore così dolce e così perfettamente incompleto che Jo aveva solo voglia di prenderle il viso tra le mani e baciarla lì, in mezzo alla strada, davanti a sua madre, davanti al mondo intero! E quando Elaine ed Ursula la accompagnavano in centro e magari si fermavano a conversare con il signor Moriarty e il signor Daniels e Alyssa era con loro, a volte sul viso della ragazza sbocciava un sorriso talmente bello da fare invidia agli angeli. Se qualcuno le avesse chiesto quando si era innamorata di un'altra donna, di quella donna, avrebbe risposto: “Quando avete iniziato a respirare?” perché lei non lo sapeva, quando si era innamorata, se quando l'aveva vista a Notre Dame o quando le aveva parlato per la prima volta o al loro primo bacio o alla prima notte insieme. Non lo sapeva. Si era ritrovata ad amarla così, senza un inizio, ed era diventata una cosa talmente necessaria che Jo era certa che sarebbe morta nello stesso istante in cui avesse smesso di farlo.

Veloce.
Salì di corsa le scale del locale, certa che tra il fumo, l'alcool, il gioco e le puttane, nessuno l'avrebbe notata. Bussò alla solita stanza, tre volte come faceva sempre, e Alyssa le aprì. C'era qualcosa di diverso, in lei. Qualcosa che macchiava quegli occhi verdi di dolore e malinconia. Jo la abbracciò, sentendo il seno morbido premere per scappare dalla stretta fasciatura che indossava Alyssa, e le diede un bacio dolce posato a labbra chiuse sulle sue, come una carezza di seta.
Gli occhi di Alyssa si scurirono, quando si separarono e Jo le chiese cosa fosse successo.
«Parto. Me ne devo andare, Jo» mormorò in inglese, sapendo che Joanne la capiva benissimo, al contrario di chiunque altro la stesse ascoltando.
«Te-te ne devi andare?» balbettò la ragazza, mentre sentiva perfettamente il suo cuore incrinarsi e poi esplodere dentro il petto. Se ne sarebbe andata, l'avrebbe abbandonata ad una vita triste e vuota senza di lei.
«Me ne devo andare ed è l'ultima cosa che vorrei!» sbottò Alyssa. «Io ti devo chiedere una cosa, Joanne, e ho bisogno che tu mi risponda con sincerità: mi ami davvero come dici?»
«Anche di più.»
«Allora vieni via con me.»

Piano.

Silenzio.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Elissa_Bane