Fairy Rings

Certamente non era raro. Balletto, pattinaggio di figura. Era visto di buon occhio dagli estranei, ma questo dava a Yuri un senso di comunità quasi morboso. Non fu così finché un altro pattinatore non lo indusse a infilarsi le dita nella parte posteriore della gola, allora aveva iniziato a sentirsi come parte di qualcosa di etereo. Certo, non per via del vomito, che era la parte meno affascinante della cosa.
Ma l'assenza di peso era una dipendenza. 
Rifiutare i pasti ormai era quasi familiarità e scorrere le dita sulla fossetta del giugolo un’abitudine quasi auto calmante. 
Era diventata una continua competizione, tra lui e quell'altro pattinatore. Chi riusciva ad ottenere le porzioni più piccole, chi vomitava di più, chi pesava di meno.
Lilia stava capendo, forse. La sua disapprovazione era chiara come il vetro. Lei sapeva come prendersi cura del suo corpo, come ottenere il massimo per più tempo possibile. La carriera agonistica di Yuri probabilmente non sarebbe andata oltre ai trent'anni, per questo avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per portare a compimento la scalata verso il successo.
(E in realtà, non era tutto ciò che conta?)
Aveva spinto il suo corpo ai limiti ed era sempre più forte.
(Aveva spinto il suo corpo ai limiti ed era sempre più debole)
 

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Era alla Rostelecome Cup. Viktor e Yuuri stavano dando l’intervista post esibizione e Yuri poteva vedere lo schermo disgustosamente scosso da tutto il loro affetto. 
Lui stava male per la mancanza di suo nonno. Dov'era?
Poi lo vide, si agitava facendo il tifo, senza pensare alle persone che si trovavano vicino a lui.
“In bocca al lupo!” Applaudivano, Yuri ghignò ed entrò in pista.
 

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Oh, pensò Yuri mentre si riappoggiava al ghiaccio, la testa ancora annebbiata, le parole confuse.
Col senno di poi, probabilmente non era una cosa poi così sorprendente l'essere svenuto a metà programma. Durante gli allenamenti, solitamente, riusciva ad arrivare fino alla fine prima che la vista gli si offuscasse. Forse era il pubblico.
(Era abituato al pubblico)
(Forse era perché non aveva mangiato per una settimana e mezzo)
Yuuri fu al suo fianco in un batter d'occhio, con ancora indosso i pattini. Viktor fu un po’ più lento, scivolava con grazia per raggiungere il ragazzino malato.
(Non era malato)
Di solito il pubblico si aspettava che il pattinatore si rialzasse dopo una caduta. Non era insolito. Sgraziato, ma non insolito. Non sapeva per quanto tempo era stato nel buio, solo per qualche secondo.
Forse trenta? Un minuto? Non ne era sicuro.
In entrambi i casi i pattinatori non rimanevano giù, a meno che non fossero feriti o volessero rinunciare. 
(Yuri Plysetski sarebbe morto prima di rinunciare)
(Tutti lo sapevano)
(Quindi doveva essere ferito, giusto?)
(Lui non era malato, non era malato, non era malato)
Yuuri gli chiese come si sentisse.
“Ti sei ferito? Stai male? Cos'hai mangiato sta mattina?”
“Niente” Ansimò Yuri, come se fosse un insulto e Yuuri non l'avesse nemmeno dovuto chiedere.
Forse non sarebbe stata la sua stagione vincente.