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Autore: _Fabula    01/01/2017    1 recensioni
Non puoi farti male nei tuoi stessi sogni. Non puoi. E allora perché ti tiri indietro di nuovo?
Lo so. Hai paura, riesco a sentirlo. Ma prima o poi salterai. So anche questo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una ragazza insicura.
Lei sognava. Sognava di fare cose che non aveva mai fatto. Sognava di provare cose che non aveva mai provato. L’idea della prima volta la eccitava tantissimo. Lo leggevo nei suoi occhi, dentro i quali correva attraversando campi fioriti, parlava con gli usignoli, si dimenava ballando, cantava sotto le stelle, dipingeva il cielo di azzurro e scambiava il suo primo bacio con la ragazza che le era sempre piaciuta, rossa in viso.
Nonostante ciò, non si era mai messa in gioco. Sognare le piaceva così tanto che aveva paura che, una volta realizzati i suoi sogni, non avrebbe più avuto nulla da sognare. Era fatta così.
Aveva anche un sacco di paura dentro il suo cuore.

Ricordo un dialogo.

Eravamo sdraiate su una panchina, sotto la quale si estendevano vortici fatti di stelle. Era uno spettacolo bellissimo, non riuscivamo neanche a vedere la terra sotto di noi, solo la notte e quegli innumerevoli frammenti che brillavano di luce propria.
-E’ bellissimo-
-Hm, sì-  anche lei era visibilmente meravigliata quanto me.
-Vuoi provare a saltare?-
-…non credo sia una buona idea-
-Perché? Chissà come ci si sente a lanciarsi nel vuoto, potrebbe piacerti-
La vedevo, piano piano, come si rinchiudeva nel suo guscio.
-Sì. Ma se poi mi faccio male? Non sappiamo cosa c’è più in profondità, potrebbe essere pericoloso-
-Ma non devi aver paura. Guarda, le stelle sono tue amiche, ti sosterranno loro-
-Le stelle non sono mie amiche- sospirò sforzandosi di sorridere.
-Come fai a dirlo?-
-Sono cose belle da guardare, certo, possono infonderti felicità e speranza, ma non vuol dire che siano nostre amiche per questo. Loro svolgono solo il loro compito di brillare, chi le osservi li è del tutto indifferente-
-Nigras?-
-Che c’è?-
-Lo sai che è il tuo inconscio a proiettare tutto questo?- le chiesi inarcando un sopracciglio.
-Hm, credo di sì-
-Siamo in un sogno-
-Lo so-
-Non .Puoi. Farti male. Nei tuoi stessi sogni-
-Che mi dici degli incubi??- era parecchio ostinata, quando si metteva in testa di non voler uscire dal suo guscio.
-Bhe, non mi sembra che questo sia un incubo-
-Chi può saperlo? Potrebbe rivelarsi un incubo, non appena mi butterò. Le stelle spariranno e al loro posto potrebbe comparire un’enorme bocca dai denti insanguinati pronta a divorarmi-
-Vedo che la fantasia non ti manca- commentai sorridendo.
-Potrebbe accadere per davvero- si rannicchiò su se stessa e la sua voce si era fatta via via più tremante.
-Potresti sempre svegliarti-
-Lo so, ma ho comunque paura che l’incubo duri troppo-
-Ricordati che non è detto che questo sia un incubo. Magari buttandoti non troverai fauci tenebrose ma sentirai solo ed esclusivamente il tuo corpo mentre cadrà, e ti farai cullare, da quel dolce suono dell’adrenalina mista alla sicurezza che giù in profondità non avrai nulla da temere-
-Ma io ho paura- scoppiò a piangere, nascondendosi il viso tra le mani.
La abbracciai accarezzandole la vita con un braccio –Sh sh, stai tranquilla, non devi saltare adesso se non vuoi. Scusa, ti ho fatta agitare, non volevo metterti fretta. Puoi saltare quando vuoi, non ti preoccupare-

A quel punto dovetti interrompere il sogno.
Non era ancora pronta. Ma non importava. Prima o poi ce l’avrebbe fatta, bisognava solo fare un passo alla volta. Ed io le sarei sempre stata vicino.

 

Lo sapevo che lei, nel profondo, voleva aprirsi e vedere il mondo. Lo sapevo molto bene. E non solo per il fatto di vivere nel suo specchio. Bastava anche guardare il guscio nel quale si nascondeva. Non sempre si palesava materialmente ma quando la paura era troppo forte capitava di poter scorgere la sua forma.
Era nero e ricordava la corazza di uno scarabeo. Molto strano, dal momento che gli insetti non le erano mai piaciuti. E allora perché rifugiarsi in qualcosa che non ci piace quando un rifugio dovrebbe darci, in teoria, serenità e sicurezza? Certo, il guscio le dava la protezione che voleva, ma allora perché non ripararsi sotto due possenti ali dalle morbide piume nere? Aveva sempre contemplato la figura degli angeli, dopotutto. Semplice, lei non avrebbe voluto nascondersi. Non avrebbe voluto dover essere la debole riparata sotto uno scudo. Come chiunque nella sua stessa situazione, del resto.
Io non credo che le persone vogliano isolarsi di loro spontanea volontà, rinunciando a tutte le cose belle che potrebbero provare. Ma la paura delle volte è più forte di qualsiasi emozione esistente. E ci sotterra. Noi ci lasciamo far sotterrare. Ed è in questi momenti che viene fuori tutta la debolezza umana.
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Anche se ho aggiunto la storia come One shot, sto pensando di continuare la storia. Devo ancora decidere come, ovviamente, ma è probabile che scriverò altro su ciò che avete appena letto.
   
 
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