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Autore: Redferne    01/01/2017    10 recensioni
Nick e Judy sono finalmente insieme. Compagni nella vita ma soprattutto per la vita, oltre che nel lavoro. Ma tra loro c'è ancora un nodo irrisolto. Un nodo che forse, complice un inatteso ingorgo di traffico, é arrivato il momento di sciogliere. Per il bene di entrambi.
Una storia breve che analizza un aspetto del film forse in secondo piano, ma non per questo meno importante: il bullismo, in ogni ambito. E le devastanti conseguenze che comporta il ricordo di ciò che si è stati costretti a dover subire.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: Lime | Avvertimenti: Furry
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CICATRICI

 

 

 

(SECONDA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un brivido aveva percorso Judy, quando la punta leggermente ruvida della lingua di Nick le era passata sopra le tre cicatrici, inumidendole appena il pelo bianco e grigio.

La coniglietta rimase inebetita per un istante, rispecchiandosi negli occhi verdi di lui, e passandosi la mano dove l’aveva appena baciata.

“Sai qual’é la cosa migliore che possono fare due stupidi, quando devono scusarsi a vicenda?” Disse, sorridendo.

Sganciò la cintura, e con una mossa fulminea si mise a cavalcioni sopra Nick, che la fissò sbalordito. Poi, lo afferrò per la nuca e lo tirò a sé, premendogli con forza le labbra contro le sue.

Fiamme ardenti divamparono nel basso ventre di Nick. Un incendio violento ed improvviso, il cui calore dispiegò le variopinte ali di decine di farfalle che, dallo stomaco di Judy, iniziarono a fuggire per ogni dove, disperdendosi in tutte le direzioni ed invadendo ogni singola cellula del suo corpicino fremente.

“Ti amo.” disse quest’ultima, con il tono di un’impellente confessione.

“A-anch’io, carotina. Da impazzire.” rispose lui.

Ripresero a baciarsi. Baci continui, sempre più insistenti. Sempre più lunghi. Sempre più audaci ad ogni nuova ripetizione. Le mani che scorrevano impetuose lungo i fianchi, il petto, la schiena, nel tentativo di infilarsi sotto la divisa e raggiungere la pelle, il manto, il nudo corpo alla ricerca dei punti più sensibili che ormai ben conoscevano, in modo da aggiungere piacere a piacere. Le loro bocche una contro l’altra, impegnate in un’autentica danza di corteggiamento. Il rosa di lei ed il nero di lui che giocavano a sfiorarsi, strusciarsi, negarsi e lasciarsi, per poi rincorrersi e riagguantarsi di nuovo.

“Mmh...sai, Nick, mi sembra…mi sento come se il tempo si fosse fermato...” disse la coniglietta con tono languido.

“Non...non smettiamo ora. Non smettere adesso, carotina. Ti prego!!” La implorò lui, ansimando.

Erano letteralmente su di giri, ormai.

Il bacio successivo fece saltare anche l’ultimo lucchetto che la imprigionava, lasciando briglia sciolta alla loro voglia, che esplose. Le loro labbra si schiusero e le loro lingue umide, rispondendo d’istinto ad un richiamo invitante quanto irresistibile, scattarono l’una verso l’altra, pronte ad avvinghiarsi in una lotta selvaggia…

Un rumore ripetuto ed insistito di clacson e strepiti li ridestò bruscamente, rompendo l’incantesimo. Si diedero una rapida occhiata intorno e rividero la strada di fronte a loro, completamente sgombra. E da un bel pezzo.

A quanto pare, la loro passione non aveva finito per bloccare solo il tempo ma anche il traffico. Quest’ultimo, riprendendo a circolare, aveva immediatamente reclamato i suoi ben poco romantici diritti.

A conferma di ciò, giunse un tonfo secco ed insistente di pugni lungo la fiancata destra della volante.

Nick abbassò il finestrino e si sporse.

Vide l’agente Rhinowitz, che li osservava dall’alto di tutta la sua gigantesca e spazientita stazza.

Probabilmente lo avevano inviato a gestire l’ingorgo, magari con l’improbo quanto utopico compito di risolverlo. Questo spiegava la sua espressione vagamente infastidita. Un simile mix di smog e auto in coda farebbe saltare le coronarie anche ad un toro. O a un bufalo muschiato di nostra conoscenza. Se poi aggiungiamo una coppia di colleghi beccati in flagrante mentre davano sfogo, su di un’auto d’ordinanza, al loro desiderio represso, mentre lui si trovava lì in mezzo, da chissà quanto, a sorbirsi fumi di scarico, strombazzamenti ed ingiurie...beh, ragazzi miei, c’era solo da sperare che non fosse così. Almeno per quanto riguarda l’ultima ipotesi.

“Allora, piccioncini: CI LEVIAMO DI TORNO, O NO?! STATE BLOCCANDO LA FILA, E NON SI TUBA DURANTE L’ORARIO DI SERVIZIO!!” Esclamò, con un espressione a metà tra il compatimento ed il disgusto.

Toccato, accidenti. Anzi, più che toccato. Colpito e affondato, signori. In pieno.

“Veramente avremmo concluso mezz’ora fa...” precisò Nick.

“Devo rinfrescarti la memoria, Wilde?! Secondo il regolamento, un agente rimane operativo fino al ritorno in centrale,anche se ha terminato da un pezzo!!” Replicò il rinoceronte.

Alle sue spalle, un corollario di voci tra le più disparate, provenienti dalla tribù di guidatori sulla via di casa. Commenti che spaziavano dall’interrogativo INSOMMA, CI DIAMO UNA MOSSA, LA’ DAVANTI?! Ai complici ed entusiasti COSI’ SI FA, RAGAZZI: DATECI DENTRO!! e NU-DI!! NU-DI!! NU-DI!!, passando per il gratuitamente polemico NON VI PAGO PER POMICIARE DENTRO UNA MACCHINA GENTILMENTE OFFERTA DALLE MIE TASSE INGIUSTE! E concludendo con l’ansioso HAI RIPRESO, EH? HAI RIPRESO?

Judy si ributtò sul sedile, sprofondandovi letteralmente dentro, nel tentativo disperato di sparire completamente alla vista dei presenti, e cercando di riavviare il motore il più in fretta possibile.

“Avanti, via di qua! Forza!!” Li esortò Rhinowitz, con un gesto della zampa.

“Ok, Andy. Ci si vede.” rispose Nick, sorridendo.

Detto questo, seppur seduto si esibì in una sorta di mezzo inchino, come a voler ringraziare coloro che, tra gli involontari spettatori tutt’intorno, avevano dato prova di gradire la loro bollente performance.

“Piantala, cretino! Filiamo via!!” Lo riprese Judy, paonazza in viso, mentre pigiava sull’acceleratore.

Partirono a tutta birra. Rhinowitz rimase a guardarli mentre si allontanavano, scuotendo la testa.

“Tsk, roba da matti! Sempre appiccicati, quei due! Ogni occasione é buona! Ormai non li stacchi più, nemmeno con la fiamma ossidrica!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ti...ti rendi conto, di quello che abbiamo combinato? Entro domani saremo gli zimbelli di tutto il dipartimento, te lo garantisco! Probabilmente, finiremo su tutti i giornali! Bogo vorrà senz’altro le nostre teste, insieme alle pellicce di entrambi!!” Esclamò Judy, fuori di sé.

“Beh, visto che la nostra reputazione é ormai compromessa, direi di riprendere e concludere il discorsetto lasciato in sospeso poco fa...conosco un sacco di posticini tranquilli e discreti, qui intorno.” propose Nick, facendo il brillante.

Judy, a quelle parole, rimase esterrefatta.

“Io...io non riesco davvero a crederci! Ma tu...tu sei un fissato! Possibile che pensi sempre e soltanto a QUELLO, anche in un momento simile?”

“Non si tratta fissazione, carotina. La mia é inclinazione naturale. Voglio dire...é scientificamente appurato che un maschio adulto ci pensa in media ogni sei secondi. OGNI SEI SECONDI, CAPISCI? Se ci pensassi di meno o non ci pensassi affatto, andrei contro natura!”

“Sei senza speranza.” sentenziò la coniglietta con tono affranto, scuotendo la testa.

“Allora?” Continuò lui, imperterrito. “Vuoi davvero che ci pensi di meno? O magari, che ci pensi con QUALCUN’ALTRA?”

Lo conoscete anche voi, il buon Nick. Il nostro adorabile, apparentemente impassibile, istrionico, saltuariamente collerico ed ottuso Nick. Alle volte mancava totalmente del senso della misura. Ma, soprattutto, non comprendeva proprio quando giungeva il momento di smetterla. O meglio, se ne accorgeva sempre un attimo dopo, e solitamente quando ormai era troppo tardi.

Anche in quell’occasione, ci mise un istante di troppo prima di rendersi conto della tremenda boiata che aveva appena sparato, al solo scopo di provocare la sua partner. E delle tremende conseguenze che avrebbe scatenato.

Non ebbe comunque il tempo di rammaricarsi, perché la rappresaglia di Judy alle sue parole arrivò istantanea, sotto forma di un micidiale diretto che gli atterrò sulla spalla sinistra.

“Ahio!!” gemette.

“Guai a te se ti azzardi anche solo a pensarlo.” lo minacciò lei. “Parlando di inclinazioni naturali, ti informo che noi conigli sappiamo essere gelosi, molto possessivi ma soprattutto molto, molto, VENDICATIVI.”

“Per carità! Stavo solo scherzando, carotina!!” rispose lui, mentre si massaggiava la spalla ancora dolorante. “Lo sai, che amo solo te!!”

“Me lo auguro. Anzi, sara’ meglio per te. Se ci tieni alla tua incolumità.”

Detto questo, Judy svoltò presso il primo vicoletto disponibile sulla destra, e fermò la macchina dopo alcuni metri.

“Ma che fai, ora?” Chiese Nick.

Per tutta risposta, la sua collega lo afferrò per il bavero e lo trascinò nuovamente verso sé, Piantandogli in faccia i suoi vispi occhietti color dell’ametista.

“Sai...parlando di maschi adulti, trovo che tu sia un magnifico esemplare, in tal proposito. Quindi, prima che tu decida di mettere in atto i tuoi propositi, o che qualche altra femmina piacente finisca per sedurti, sarà meglio che io prenda adeguate contromisure.” rispose.

“Andiamo, tesoro!!” si giustificò la volpe. “Te l’ho già detto: si trattava soltanto di uno stupido sch...”

“SILENZIO!!” Gridò Judy, senza neanche lasciargli il tempo di terminare la frase. “Mio caro Nick, sei accusato di comportamento scorretto durante l’orario di servizio, nonché di tentate avances e molestie nei confronti della tua partner. Dovrei fare rapporto di tutto questo al capitano, ma ho deciso di provvedere alla tua punizione PERSONALMENTE. Vediamo...quale pena potrei infliggerti?”

“Se é quella che penso io, voglio l’ergastolo.” rispose Nick.

“Che razza di ruffiano...sei sempre il solito. Facciamo che ti concedo dieci minuti, tanto per cominciare. Poi, se sarai abile a sufficienza da riuscire a convincere la giuria...”

“Credo di cavarmela egregiamente nella sottile arte della persuasione, vostro onore.”

“Questo lo so bene, furbacchione...ma adesso che hai voluto accendere la miccia, ti occorrerà ben altro che la tua rinomata parlantina sciolta per spegnerla, quindi...datti da fare, DOLCEZZA.” Concluse Judy con tono malizioso, mentre dirigeva verso di lui le sue minuscole labbra rosa.

Nick deglutì.

Wow, pensò. La mia coniglietta é dinamite allo stato puro, ragazzi. Che vi posso dire: mi manda letteralmente ai matti, quando fa così. Non posso assolutamente resisterle.

“A-agli ordini, carotina!!”

Fu l’ultima cosa che riuscì a dire, prima di finire di nuovo in pasto ai suoi voracissimi baci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le sofferenze e le ingiustizie che ci vengono inflitte dagli altri diventano pietre che ci pesano addosso, e che finiamo col trascinare per il resto dei nostri giorni.

E’ così, purtroppo. E non ci si può far nulla. Perché fa parte della nostra natura.

E’ l’istinto di sopravvivenza.

Da preziosa risorsa per salvaguardare la nostra incolumità e per evolverci, imparando a riconoscere i pericoli e ad anticiparli, con l’avvento della civilizzazione e del progressivo prevalere della ragione sull’istinto, si é tramutato nel più grande dei limiti.

Abbiamo completamente eliminato qualunque minaccia esterna, ma abbiamo finito con il creare nemici ben più pericolosi. Quelli all’interno della nostra testa. Perché non sono reali. Non sono concreti. Né tangibili. E quindi, non quantificabili. E la mente non riesce a fornire soluzioni per ciò che non é in grado di sapere, riconoscere e misurare. Ma a lui, al nostro istinto, tutto questo non importa. Perché mette tutto sullo stesso piano. Un problema rimane tale, reale o immaginario che sia. Ed egli reagisce di conseguenza, ripetendo in automatico l’unica cosa che sa fare. METTERCI PAURA. E farci stare sulla difensiva. E’ questo lo scopo per cui fu progettato, milioni di anni fa.

Una volta che il dolore, la sofferenza e la paura entrano senza permesso nell’esistenza di un individuo, la trasformano. Senza rimedio alcuno.

Da quel momento ci si sente come braccati da qualcosa, QUALUNQUE COSA. SEMPRE.

Il cervello comincia ad analizzare e a scandagliare senza sosta l’ambiente circostante, alla ricerca di possibili minacce e di tutto ciò che potrebbe suscitare un ricordo doloroso.

Si rimane sempre in costante stato di allerta. Un’allerta perenne. Anche dove e quando non ce n’é alcun bisogno. Ma vaglielo tu a spiegare, alla psiche ormai disastrata di quelle povere vittime.

Si, perché di vittime si tratta. Persone che avevano un potenziale, come tutti noi. Forse non come il nostro. O forse, come e più del nostro. Ma comunque una risorsa, che il proprietario ha tutti i diritti di usare per migliorare sé stesso, o chi lo circonda. E di conseguenza il mondo. Ma che invece, nel momento stesso in cui egli subisce un sopruso, verrà impiegata in una titanica opera di RIMOZIONE ED OCCULTAMENTO. Del dolore e di ciò che può o potrebbe provocarlo.

Per non impazzire. E per poter sopravvivere. A discapito di tutto il resto.

Perché gli esseri viventi sono copie in scala dell’universo che li ha generati e che li circonda. E, al pari della terra che li ospita, le loro risorse sono enormi, ma non infinite. E una volta impiegate, non tornano più.

Chissà quelle persone cosa avrebbero potuto fare della loro vita, se avessero avuto a disposizione quel potenziale PER INTERO, invece di vederlo finire perduto per sempre, al solo ed unico scopo di RIMANERE VIVI, invece di VIVERE.

Riuscite a farvi un’idea di tutto ciò, amici miei vicini e lontani?

QUESTO, E SOLTANTO QUESTO, dovremmo tenere bene a mente, quando stiamo per fare del male, più o meno consapevolmente. E NON DIMENTICARLO MAI.

Inquinare qualcuno con la nostra cattiveria equivale a condannarlo a dover risanare quelle ferite, per tutta la durata della sua esistenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nick tolse la mano dalla guancia sinistra di Judy e, l’istante successivo, avvicinò il muso alle tre cicatrici.

Le baciò.

La mano sinistra della coniglietta si chiuse a pugno e scattò all’indietro, colpendolo con il dorso in piena mascella.

Nick aprì gli occhi, che si riempirono all’istante di lacrime, mentre un fuoco gli esplose nel lato sinistro del volto. Rotolò dalla parte opposta, tenendosi la faccia dolorante con entrambe le mani, nel disperato tentativo di non urlare.

Si tastò il palato con la lingua. Uno spazio vuoto, dove un istante prima vi era un molare. Doveva essergli partito in seguito al tremendo sganassone. E doveva averlo inavvertitamente inghiottito.

Le lacrime, intanto, continuavano a scorrergli copiose lungo le guance. Ma, a quel punto, non saprei dirvi se ciò fosse dovuto al male che provava, al rimpianto per il dentino ormai perduto con conseguente due di picche da parte della fatina addetta al recupero (con mancato guadagno annesso), o al dispiacere causato dal pensiero relativo al futuro conto del dentista. Oppure, a due di queste tre eventualità, scelte a caso. O, addirittura, A TUTTE E TRE INSIEME, in contemporanea. La risposta era e rimase nota solo alla nostra cara volpe.

Si voltò verso Judy, che nel frattempo si era ricomposta e continuava a dormire, beata ed ignara di tutto. Non si era accorta di nulla, neanche di averlo colpito così duramente.

Sempre sul chi vive, anche nel mondo dei sogni. Vero, carotina? Pensò.

Decise di riprovarci. Non avrebbe desistito in nessun caso, neanche per tutto l’oro del mondo.

Si rimise al suo fianco con estrema cautela. Mosse la coda e l’avvicinò alla schiena di judy, cominciando a lambirla lievemente con la punta setosa. Ciò le produsse un leggero solletico, che la spinse a muovere nuovamente il braccio nel tentativo di scacciarla.

Sfruttando il varco che si era appena creato, Nick fece scivolare la sua coda lungo il fianco sinistro della coniglietta e la mise contro la sua pancia, in corrispondenza della lunga e chiara striscia che dal basso ventre saliva fino al musetto.

Piacevolmente tentata da quel calore e da quell’invitante morbidezza, Judy la abbracciò, stringendola forte a sé.

Nick sentì come un leggero strattone, accompagnato da un brivido di piacere che, partendo dall’attaccatura della coda gli attraversò tutta la schiena, risalendo vertebra dopo vertebra, fino alla nuca.

Non c’era nulla da fare. Quello era sicuramente il suo punto più sensibile. Se stimolato nel modo e nel momento giusto, poteva fargli perdere letteralmente la testa.

Comunque sia, l’esca aveva funzionato alla grande. La strada verso la sua guancia era di nuovo sgombra, finalmente.

Avvicinò di nuovo il muso e, un istante dopo, la sua lingua passò lungo i tre solchi lasciati dagli artigli di Gideon.

Se potessi, e se davvero potesse servire a qualcosa, darei una porzione della mia stessa carne e del mio stesso sangue, per riempire ciò che ti hanno tolto quegli sfregi. Insieme ad un pezzetto della mia anima, per restituirti ciò che il dolore e il ricordo di quel dolore ti hanno strappato via, per tutto questo tempo. Ma non posso farlo. Non é così che funziona, piccola. Vorrà dire che laverò via queste cicatrici con il mio amore per te. Almeno in questo, ci posso riuscire. O, per lo meno, ci proverò. Non ho paura di fallire, carotina. E non ho fretta. Ho tutta la vita da passare al tuo fianco, per potercela fare.

“Ti amo...” le sussurrò dolcemente all’orecchio.

“Mmm...” fece lei, nel sonno.

Nick appoggiò il suo mento tra il collo e la spalla sinistra di Judy. Poi chiuse gli occhi e si addormentò in lei, attendendo l’inizio di un nuovo giorno.

Un nuovo giorno che avrebbero affrontato INSIEME.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Come promesso, ecco qua la seconda ed ultima parte della storia.

Sono molto contento di essere riuscito a realizzarla: scrivere qualche storia breve, spesso e volentieri, aiuta a sbizzarrire la fantasia. Sono convinto che i racconti di questo tipo permettano una maggiore libertà narrativa, rispetto alle storie più lunghe, e diano l’opportunità di affrontare una storia da dei punti di vista totalmente inaspettati, e di togliersi anche qualche piccola soddisfazione…

In questo caso, la storia romantica, divertente (ed anche piuttosto “bollente”) tra Nick e Judy mi ha dato l’opportunità di parlare di un aspetto del film passato forse in secondo piano (Zootropolis é prima di tutto un elogio alla diversita’, con l’invito ad accettarla in quanto ricchezza, superando pregiudizi e luoghi comuni; inoltre, é una parabola sul superare le difficoltà confidando in sé stessi), ma non per questo meno importante.

Si, perché il bullismo é una piaga che si ritrova in molteplici forme (e non solo in ambito scolastico, anche se é quello più noto), sul lavoro, nella vita di tutti i giorni, nei rapporti con gli altri...e non é composto di violenze solo fisiche, o di scherzi pesanti e prese in giro; a volte anche certe battute fuori luogo, o parole dette al momento sbagliato possono causare danni enormi…

Esistono persone a cui simili esperienze hanno letteralmente rovinato la vita, purtroppo. Così come esistono persone che non hanno la minima idea del male che fanno, quando compiono queste cose. Bisogna comprenderlo, invece, ed il prima possibile. E imparare che tutti hanno il diritto di vivere tranquilli e di essere lasciati in pace. La vita é già abbastanza difficile di per sé.

A proposito di storie brevi, ne ho in cantiere una, scritta di getto in questi giorni...spero di riuscire a pubblicarla nelle prossime settimane. Diciamo che é un ritorno alle atmosfere comiche dei miei primi due raccontini: INDOVINA CHI VIENE (PURTROPPO) A CENA e ANCHE I CONIGLI PIANGONO. Chissà se vi piacerà…

Un appunto sull’agente Rhinowitz: in realtà non si conosce il suo nome. Ma ho deciso di chiamarlo Andy (diminutivo di Andrew) in omaggio al detective Andrew Sipowicz del telefilm NEW YORK POLICE DEPARTMENT (o NYPD BLUE, questo é il suo titolo originale).

Intanto, ringrazio tutti quelli che stanno leggendo questa storia, nonché la mia long.

Ed un grazie in particolare a Plando, Freez shad e leila91 per le recensioni (ma non preoccupatevi: se, nel frattempo ne arriveranno altre, vi ringrazierò alla prossima occasione!!).

A presto, allora…e che questo nuovo anno anno possa portare a tutti noi ciò che più desideriamo!!

Alla prossima e ancora auguri!!

 

See ya!!

 

 

   
 
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