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Autore: Nyam    25/05/2009    7 recensioni
Mi guardai attorno. Non c’era nessuno, nonostante fosse uno dei bagni offerti dall’organizzazione della premiere del mio film per gli ospiti.
Il gonfiore agli occhi era diminuito, ma il rimmel stava iniziando a colare. Temevo di fare un pasticcio, me lo asciugai con un fazzolettino e cercai di rimettermelo. No, non avevo decisamente la stoffa della truccatrice.
Avrei potuto dare la colpa al vento, ed improvvisamente scoprire di essere allergica al polline, quindi essermi messa a piangere. Ma purtroppo le mie erano lacrime amare.
Non ci credevo: era tutto come un anno e mezzo fa.
Miley Cyrus è ormai la ragazza che tutti conosciamo. Si è lasciata alle spalle il suo grande amore, per stare tra le braccia di Justin.
Ma cosa succede se durante la sua premiere il suo Prinche Charming ricompare?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, The Jonas Brothers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo Goodbye;

Goodbye;

 

 

Miley Cyrus

Mi guardai allo specchio, cercando di far combaciare ciò che mi ripetevo nella mente con ciò che ci vedevo dentro.

Chi è Miley Cyrus?

Un’icona, una cantante, un’attrice, Hannah Montana. Un’adolescente.

Nello specchio io però vedevo solo una ragazzina con gli occhi rossi e gonfi, i capelli leggermente in disordine.

Ma neanche lo specchio mi stava mostrando la vera Miley. Lo specchio non ha la proprietà di mostrare ciò che si prova dentro, ti dice solo come appari esteriormente.

Se esistesse mai uno specchio capace di mostrare l’anima delle persone, che cosa mostrerebbe di me? Felicità, amore, sogni, speranze. Dubbi, paure, senso di vuoto.

Feci un sospiro e riprovai: Miley Cyrus    

Niente, non funzionava.

Mi lavai la faccia, sperando che l’acqua mi lavasse via anche la confusione sul mio viso.

Mi guardai attorno. Non c’era nessuno, nonostante fosse uno dei bagni offerti dall’organizzazione della premiere del mio film per gli ospiti.

Il gonfiore agli occhi era diminuito, ma il rimmel stava iniziando a colare. Temevo di fare un pasticcio, me lo asciugai con un fazzolettino e cercai di rimettermelo. No, non avevo decisamente la stoffa della truccatrice.

Avrei potuto dare la colpa al vento, ed improvvisamente scoprire di essere allergica al polline, quindi essermi messa a piangere.

Ma purtroppo le mie erano lacrime amare.

Non ci credevo: era tutto come un anno e mezzo fa.

Frustrata, non mi quasi accorsi che le lacrime avevano ricominciato a scendere. Tutto il lavoro di prima era andato a farsi benedire.

Mi guardai un ultima volta allo specchio.

Affianco alla mia immagine apparvero due ragazzi: uno ormai lo conoscevo da tempo, ma allo stesso tempo era un enigma per me. L’altro era una persona che non aveva segreti per me, oppure io non mi ero spinta abbastanza avanti per scoprirli…

Erano entrambi bei ragazzi ed entrambi mi avevano dato qualcosa.

Chiusi gli occhi per mandarli via, ma ecco che nella mia mente, rividi tutto.

 

 

 

 

“Quindi, come va la vita alla stellina della festa?” mi chiese Demi, sul marciapiede.

“Come deve andare…bene.” risposi

“Sarà un successo il film,te lo garantisco” Taylor intervenne.

“Ne sono più che sicura. Ci siamo impegnati tutti molto”

Era la premiere del mio film, Hannah Montana: The Movie.

Ero molto soddisfatta di quel progetto.

Io, Tay e Demi eravamo un attimo fuggite dalla festa per chiacchierare un po’, da amiche. Non eravamo molto lontane, solo qualche isolato più in là dalla piazza dove si teneva l’evento.

“Si accorgeranno che manchiamo” mi fece notare Demetria.

“Può darsi, ma saranno impegnati con le interviste ai nuovi attori, a controllare che ci siano effettivamente tutti i cioccolatini abbinata ad ogni tipo di bevanda…”dissi sorridendo.

Le altre fecero altrettanto.

“Inoltre è bello fuggire un po’ da tutte quelle macchine fotografiche…credo di aver fatto abbastanza foto da riempire circa cinquanta annuari in tutta la mia carriera musicale.”

“E pensare a quante altre ne faremo…” sospirò Demi guardando in alto.

Eravamo verso sera e tirava un filo di vento. Io personalmente nel mio vestito verde-azzurro ebbi un brivido.

“Servizi fotografici, premiere, concerti…fotografi ad ogni angolo, pronti a catturare ogni tua smorfia. Hai mangiato un pezzo di insalata perché non ti andavano i dolci prima del concerto e mentre canti si vede un minuscolo pezzo di fogliolina…’Demi Lovato non si lava i denti. Anche le star hanno le cattive abitudini!’” la mora esclamò con aria solenne.

Io scoppiai a ridere.

“Davvero Demi ti è successo…?” chiesi guardandola.

“In verità no, ma una volta ci sono andata vicino. Per fortuna che un chitarrista me l’ha fatto notare in tempo” rispose sorridendo.

Alcuni non concordano con me, ma a me piace molto il sorriso di Demi.

Pensai alla straordinaria voce della ragazza. A volte la invidiavo.

Pensavo che nonostante fossi arrivata fin qua, nonostante ce l’avessi fatta, c’era sempre qualcuno pronto a fare meglio di me.

Anche Taylor, che camminava alla mia sinistra, era straordinaria.

Prima di tutto era bellissima. I suoi capelli erano perfetti, i suoi occhi erano perfetti e diamine, era di venti centimetri più alta di me.

Cercai di non pensarci e continuai a camminare. Le ondate di tristezza in questo periodo mi assalivano spesso.

Entrammo nel silenzio.

Che senso aveva essere sfuggite dalla festa per poi neanche spiccicare parola?

Demi sembrava aver pensato la stessa cosa.

“Bhe…allora Tay, cosa ci racconti?” si rivolse alla ragazza alla mia sinistra, sfoderando sempre il suo enorme sorriso.

La ragazza presa in questione infatti sembrava un po’ presa da un attacco di mutismo. Quella serata non aveva detto quasi niente.

“Io? Oh, bhe, niente…le solite cose sai…lavoro,lavoro,lavoro.”

“Lo stesso lavoro però che ci ha fatto conoscere” aggiunsi, abbracciandole entrambi.

“Già…ma a quanto mi risulta, solo la migliore amica di Demi è una celebrità” sorrise guardandola.

Si riferiva a Selena. Conoscevo la loro storia, erano diventate migliori amiche da quando avevano circa sette anni.

La mia migliore amica era invece una ballerina, Mandy. Ma ero molto legata anche a Lesley, ragazza che avevo conosciuto nella squadra di cheerleader.

Invece la BFF di Taylor era una certa Abigail, che non avevo mai conosciuto però.

“Peccato che questa mia supposta migliore amica non risponda ai messaggi” disse Demetria, guardando nervosamente il cellulare.

Proprio in quel momento però si sentirono due suoni diversi provenire da due cellulari diversi.

Una chiamata ed un messaggio.

Rispettivamente Tay e Demi. Il mio era sepolto nella borsetta che tenevo, sotto strati di scartoffie e oggettini vari.

E così, mentre erano impegnate a rispondere io rimasi a guardarmi le scarpe.

Dopo un attesa snervante, mentre una smanettava col cellulare e l’altra parlava di argomenti a me sconosciuti, mi fecero capire entrambe che era ora di rientrare.

“No, davvero ragazze, io resto qui per un po’.” Dissi a voce bassa, perché Tay era ancora al telefono.

“Cos…?Ma sei impazzita? Miley, sarebbe pericoloso anche se non fossi la teenager più ricca di tutti gli Stati Uniti.” Cercò di convincermi Demi.

Ma io ero decisa. Volevo un po’ di tranquillità.

“Guarda, non per essere sgarbata ma so badare a me stessa. E comunque vi raggiungerò subito.”

Demi aveva deciso di abbandonare e farmi fare di testa mia.

“Ok, ma guarda se non ritorni entro dieci minuti ti vengo a cercare. Con tuo padre però.” Mi minacciò lei.

Io, di mia risposta, l’abbracciai.

Intanto Tay aveva attaccato e dopo avermi salutato, sapendo che era inutile ripetermi quello che mi aveva detto Demi, la seguì a braccetto.

Io ricolsi loro un sorriso, mentre si allontanavano fino a che non scomparirono dalla mia vista.

Allora camminai per un po’ finche non trovai una panchina

Mi sedetti, a dir la verità mi sdraiai completamente, sperando non fosse appena verniciata o che non ci fossero appiccicati chewing-gum particolarmente disgustosi.

Pace, ecco quello che semplicemente volevo.

Estraniarmi da tutto e pensare un po’. Oppure non pensare a niente.

Scrutai il luogo dov’ero.

Si poteva dire una via abbastanza  normale.

I negozi erano tutti chiusi e ogni tanto in qualche palazzo delle luci si spegnevano o accendevano.

Non c’era nessuno per strada. Se eri riuscito a imbucarti alla festa bene, altrimenti non aveva senso rimanere da quelle parti. No, la folla ci sarebbe stata alla fine dell’evento, per chiederle autografi o fotografarla.

E se qualcuno mi avesse visto?

Spalancai gli occhi, prima socchiusi, e mi misi diritta sulla panchina, le ginocchia raccolte vicino al petto e circondate dalle mie braccia.

Se davvero fosse passato qualche malintenzionato? Dovevo riconoscere che i soldi che avevo guadagnato erano un movente più che giustificato per rapirmi. O peggio.

Al pensiero rabbrividì.

Oppure se fosse passato un adolescente?

Bhe c’erano tre possibilità: indifferente, fan o anti.

Non so a cosa arriverebbero le personcine che sostengono di odiarmi.Al pensiero mi rattristai.

Invece magari incappavo nell’adolescente che voleva il mio autografo, che mentre mi parlava tremava e poi avrebbe avuto un sorriso raggiante per tutto il giorno.

Ecco, erano queste le cose che mi facevano sentire bene.

I miei pensieri furono interrotti dallo squillo del mio cellulare. Un messaggio, a quanto pare.

Un bel: SI Può SAPERE DOVE TI SEI CACCIATA? TORNA IMMEDIATAMENTE” compariva nel display. Il mittente? Mio padre.

Mi alzai, pensando che forse aveva ragione, e cercando di sistemare il vestito come prima, mi incamminai.

Sinceramente non mi ricordavo bene la strada. Continuavo a camminare dritto sperando di riconoscere il posto. Ma potevo giurare di non essere passata per di là prima, con Demi e Tay.

Fantastico. Mi ero persa.

Un ondata di panico mi travolse. E iniziai ad agitarmi.

Ok, ok, calma.

Raccolsi i pensieri. Diamine, Miley, Nashville dovresti conoscerla come le tue tasche!

Mi guardai in giro ma non c’era nessuno a cui chiedere qualcosa.

Mi appoggiai ad un muro con un braccio, cercando di decidere sul da farsi.

Ma non c’erano molte alternative: dovevo tornare indietro, dove, probabilmente e con un pizzico di fortuna, avrei ritrovato la strada giusta.

Ma dopo qualche passo la udì.

Una voce.

Non ci giurai, ma diamine, era la sua voce.

No, impossibile.

Un momento, che diceva?

“Miley”

Oddio, mi stava cercando? Ovvio, visto che ero scappata dalla premiere.

Camminai nella direzione della voce, ma sembrava non ci fosse più nulla.

Non sentivo più nulla.

Grande, ora soffro pure di allucinazioni.

Eppure…io l’avevo sentita.

Mi guardai in giro sconsolata. In preda alla frenesia mi ero allontanta ancora di più e ora non sapevo neanche la strada per tornare indietro.

“Miley, che ci fai qui?”

 Una voce alle mie spalle.

Non volevo girarmi. Non volevo girarmi. Non volevo girarmi.

Ma lo feci lo stesso.

Ed ecco che lo vidi.

Rosso in faccia, per la corsa che probabilmente aveva fatto, con qualche ricciolo scompigliato e il giubottino di pelle sbottonato.

Non mi ricordavo ci fossero anche loro tra gli invitati. D’altronde non ero io a gestire queste cose. Non sapevo che ci fosse neanche Tay se per questo.

“Oh, ciao Nick” borbottai.

“Miley, che ti è saltato in mente? Tutti là dentro si stanno chiedendo cosa ti sia successo…” la sua faccia era stravolta. Non sapevo dire se era arrabbiato o semplicemente esasperato.

Cercai di non fissarlo. “Oh, bhe, volevo solo un po’ di pace…niente di che”. Brutta imitazione di spiegazione.

“Oh, allora scusa, se volevi solo un po’ di pace…”Mi prese in giro. Era decisamente sull’orlo di una crisi isterica.

 Perché quella reazione così esagerata?

“Senti, scusa, ora ritorno. Anzi, l’avrei già fatto, solo che…” mi interruppi. Non volevo ammettere di essermi persa. Non davanti a lui perlomeno. Non volevo dargli un’altra ragion per rimbrottarmi.

“Solo che…?”

“Solo che avevo dimenticato il cellulare su una panchina ed ero ritornata per prenderlo” spiegai di fretta.

Mi guardò.

Io sostenni lo sguardo.

E rimanemmo così, a fissarci, per non so quanto tempo.

“Ehi, mi stai consumando gli occhi…dopo mi servono” scherzai. Tutto pur di rompere quella tensione. Che io stessa avevo creato dopotutto.

Non era colpa mia se ogni volta che lo vedevo era così. Insomma certo, eravamo amici, ci sentivamo per telefono, ma io non lo vedevo dal vivo da qualche mese. Ed ogni volta che lo vedevo c’era sempre un po’ di imbarazzo. Ma con il tempo ero felice di constatare che stava andando diminuendo.

Lui sorrise e distolse lo sguardo.

“Stai bene?” mi chiese, con faccia seria.

“Io…certo. Ti prego, risparmiami il discorso sui rischi che potevo correre.” Lo implorai.

“E’ la prassi, mi dispiace” scherzò.

“Dai…”

“Allora, per incominciare ti dovrei ricordare di quanto tu sia ricca ed importante, di quanti malintenzionati ci sono in America e di quante persone hai lasciato in ansia. Ma tu fai le cose di testa tua, non curandoti di niente. Diamine, non sei cambiata Mils.”

Sorrisi. Era stata più veloce del previsto.

“Ma, ormai ti ho trovata. E non c’è bisogno che te lo dica.” Continuò.

“Hai uno strano concetto di cose dette e cose non dette, ragazzo.” Lo rimproverai, sempre con sorriso sui denti.

“Dai, andiamo, tuo padre ha mandato me e i miei fratelli a cercarti. Voleva che ti ritrovassimo prima che anche gli altri si accorgessero della tua scomparsa.”

“Prima che…mi avevi detto che tutti erano in ansia.” Ero perplessa. Bastardo di un Jonas.

“Dovevo farti capire cosa sarebbe potuto succedere e farti allarmare. So che appena qualcuno non sta bene per causa tua, tu fai di tutto per rimediare. Se ti avessi fatto credere che tutti a quest’ora avevano il panico a causa tua, saresti tornata di corsa, senza fare molta resistenza. E così è stato.” Aveva un espressione tranquilla, sulla faccia dipinta un espressione di superiorità.

“Non avrei opposto resistenza lo stesso”.

“Non saprei”.

Iniziammo a camminare. Ero al suo fianco, e attorno a noi c’era il più assoluto silenzio. Lui stava mandando messaggi col cellulare, probabilmente stava avvisando mio padre e i suoi fratelli che mi aveva trovato.

E così ora Nick Jonas era diventato uno di quei agenti che riportano a casa gli adolescenti scappati di casa.

Se tutti gli agenti fossero così sexy ci sarebbe una fuga totale di teenagers dalle loro case mi ritrovai a pensare maliziosamente.

Mi pentii subito di averlo pensato, e istintivamente iniziai a mordicchiarmi un labbro, mandando il poco rossetto rosa che avevo dal creatore.

Pian piano che ci avvicinavamo sentì del rumore ovattato. Probabilmente ci stavamo avvicinando alla piazza.

Quindi Nick aveva imparato a memoria le strade di Nashville?

E fu così  che mi sorpresi guardarlo dalla oda dell’occhio. E decisi di rompere il silenzio.

“Non sapevo foste venuti”

“Neanche noi a dir la verità” replicò. Continuava a guardare dritto davanti a sé.

Vedendo che non rispondevo aggiunse.: “Insomma, eravamo stupiti quando ci giunse la richiesta di partecipare”.

“Oh. Bhe, è la prima premiere del film, avrei dovuto immaginare che i produttori avrebbero fatto le cose in grande.” Cercai di fare discorso, ma mi risultava impossibile.

E quindi ricademmo nel silenzio.

Non so cosa successe dopo. L’aria probabilmente cambiò.

Sentì che c’era più elettricità, e probabilmente anche lui se n’era accorto perché si era fermato, e mi guardava. Mi stava squadrando ed io ebbi l’impressione che sapeva ogni cosa che stava pensando. La mia anima era a nudo con lui, e la cosa non mi piaceva.

“Non ho voglia di tornare alla festa” sussurrò lui,più a se stesso che a me.

“Cosa? Non sai quanti rischi possiamo correre qua: ti devo ricordare che siamo entrambi molto ricchi e che in America ci sono molto malintenzionati. E se non ritorniamo subito, molte persone staranno in ansia..” lo stavo puramente prendendo in giro. Lo so che non era carino, ma non ne potevo fare a meno.

Lui sorrise.

Poi con una mano mi prese il braccio.

Il mio stomaco fece una capriola.

Stupida.

Infatti la ritrasse subito, come pentito dal gesto.

“Aspettiamo un po’ qua. Si sta così bene…”. Non potei fare a meno di annuire. Era vero. In quel quartiere c’era tranquillità e sotto a quel portico si stava bene.

“Va bene. Restiamo qui”dissi con aria solenne.

Che cosa voleva Nick, diamine?

Lui si appoggiò ad una colonna che reggeva il portico. Io rimasi davanti a lui con le braccia conserte.

“Parliamo.”

“Ok parliamo. Di cosa precisamente?” non potevo fare a meno di straparlare. E’ una mai caratteristica.

“Di quello che vuoi tu.” Rispose semplicemente. La maniera in cui aveva mosso le labbra, il sorriso sornione che aveva ora, mi spinsero a fare qualche passo indietro ancora.

Meglio non correre rischi.

“Bhe…dimmi, nuovo CD presto, no? E anche nuovo tour. Nuove abitudini e nuovi posti. Vi invidio. Un tour mondiale. Sarà pazzesco.”

“Già”

“E insomma…ci saranno nuovi singoli, nuove persone che conoscerete e i vecchi amici che vi accompagneranno. Ti ci vedo con i fan di tutto il mondo a firmare autografi. Ti assicuro che Parigi è stupenda. Anche Londra. Ma che lo dico a fare, ci siete già stati. Ora che ci penso avete visitato molti più posti di quanti io nei miei quattro anni di carriera abbia mai fatto…” mi interruppi, accorgendomi che stavo di nuovo straparlando. Perché mi comportavo così?

“Già”

Certo che lui non migliora le cose. E’ un ghiacciolo. Cos’è, gli fa male la lingua?

“Senti, io ci sto provando a fare conversazione…di certo tu non mi aiuti” sbottai. Se in questo preciso istante non avrebbe messo insieme una frase dotata di predicato verbale, soggetto e abbondante di complementi giuro che me ne sarei andata.

“Scusa, hai ragione”. Ammise sorridendo. E nonostante fossi irritata mi sciolsi mentre si passava una mano tra i capelli, sempre appoggiato alla colonna. Sapevo che non lo faceva per vanità o per farsi vedere. Era fatto così, semplicemente.

Pensai al mio fidanzato, Justin. Il mio amore. E fu il suo pensiero a consigliarmi di allontanarmi dal ragazzo.

“Andiamo, sono via da troppo tempo.” Dissi, neanch’io molto convinta. Iniziai a camminare velocemente per la via, da quel punto mi ricordavo la strada.

“Certo, scusa. Non so cos’è successo mentre non c’ero. Probabilmente anche qualcun altro si sarà accorto della tua scomparsa. E forse anche della mia.” Si stacco e mi seguì per la strada.

Mi raggiunse in fretta, e per fermarmi mi prese di nuovo il braccio. Aveva una strana luce negli occhi. Mi attirò a sé e il mio cuore accellerò di due battiti.

Eravamo vicinissimi. Il mio sguardo era incatenato al suo.

No, Miley, che stai facendo? Non promette niente di buono il ragazzo. Allontanati. Ora.

Ma non lo feci. Anzi gli andai incontrò ed ecco che le nostre labbra erano unite.

Mi sentii bruciare.

Il bacio era tenero, esitante. Dischiusi le labbra e impazzii letteralmente.

Le sue braccia mi stringevano la vita mentre le mia mani erano sui suoi capelli. Poi raggiunsero le sue spalle, con l’intento di avvicinarlo ancora di più a me.

E lui intensificò il bacio.

Sì sì sì sì!

Non mi sembrava vero. Quanto mi erano mancate quelle labbra? Ora non riuscivo a immaginarmi come vivere senza sentirle di continuo.

Poi, una serie di pensieri mi fece tornare al presente.

La sofferenza. Quanto dolore avevo provato quando la nostra relazione era finita? Troppo. A quel ragazzo mi ero legata troppo.

Justin. Il mio fidanzato. Come potevo fargli questo?

Mi staccai violentemente da lui.

La sua faccia era perplessa, come se si fosse perso qualcosa.

Corsi via. Le lacrime mi rigavano il viso.

Era strano, perché mi sentii le braccia vuote e inutili, ora che non c’era più lui a riempirle.

 

 

Riaprii gli occhi.

Cielo, come mi era venuto in mente di restare sola con Nick?

Sapevo fin da quando l’avevo visto che sarebbe andata a finire così.

E segretamente, lo speravi anche.

Perché ci siamo baciati?

Non ne capivo il motivo. Tanto le cose non saranno più come prima. Il ragazzo non l’ha ancora capito. Io sì.

Lo odio.

Lo odio per essere così dannatamente attraente, per mozzarmi il fiato ogni volta che toccava la mia pelle.

E odiavo me stessa per non aver saputo dire di no.

Cosa speravo di ottenere?

Mi riguardai allo specchio e mi sfiorai la bocca con le mani.

Il suo odore era ancora impresso nella mia mente e non riuscivo a rimuovere la sensazione di quelle labbra sulle mie, con quella foga.

Le lacrime mi risalirono agli occhi.

Ma le ricacciai subito indietro quando sentii bussare alla porta.

“Miley sei qui?” una voce dolce mi stava chiamando.

“Sì entra, Tay.” Ovviamente l’avevo subito riconosciuta.

Appena entrata mi guardò e il suo sul suo volto comparve una faccia sorpresa.

“Miley, che diamine…” corse ad abbracciarmi.

Singhiozzai, piangendo tra le sue braccia come una bambina.

Ripensai alla faccia degli ospiti quando mi avevano vista correre in mezzo ai tavoli per recarmi nel bagno. Avranno pensato che stessi male.

Rimasi tra le sue braccia per non so quanto tempo.

Lei si limitò a sorreggermi e non mi fece domande.

Poi, quando mi staccai, mi parlò.

“C’è Justin che ti vuole vedere” mi sussurrò, accarezzandomi i capelli.

Justin. L’ultima persona che in quel momento volevo vedere. Come avrei fatto a sostenere il suo sguardo senza provare vergogna? Non se lo meritava.

“Non voglio che mi veda in questo stato.” Brontolai.

“Ma tu vuoi vederlo?”

“Sì.”

“Allora…bhè non credo se ne accorgerà…”mi sistemò i capelli e cercò di asciugarmi le lacrime. Mi rese quasi presentabile. “Ora, corri da lui.” Mi sussurrò.

Io la guardai. Era la cosa giusta da fare. Justin mi avrebbe stretto tra le sue braccia ed io non mi sentirei più così in colpa.

Aprì la porta insieme a Tay e, noncurandomi della folla che mi guardava curiosa, camminai con passo deciso verso Justin.

Lui mi venne incontro, notando la mia faccia stravolta.

“Tesoro, che ti è successo?” mi sussurrò all’orecchio, in maniera che solo io potessi sentirlo.

“Parliamone da un'altra parte, te ne prego.” Lo implorai.

Lo guidai in un angolo dove non c’era nessuno. Era un terrazzo.

Prima controllai che non ci fosse nessuno, e allora abbracciai forte Justin.

Lui, evidentemente sorpreso, ricambio l’abbraccio, accarezzandomi i capelli.

Ecco come doveva essere l’amore. Tranquillità. Tra le braccia di Justin mi sentivo protetta, sapevo che lui non poteva ferirmi o spezzarmi il cuore. Con lui non c’erano tutte quelle emozioni forti, c’era solo la certezza. Credevo di amarlo. Ma era troppo presto per deciderlo.

Così rimasi tra le sue braccia. Niente avrebbe mai più messo in dubbio il mio equilibrio. Non glielo avrei permesso.

 






End;

Spero vi sia piaciuta ^-^
E'una cosa che avevo in mente di scrivere da un po' di tempo...non so voi ma io adoro Niley.
Vi voglio in numerosi u.u
Baci
Lalla <3
  
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