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Autore: innamoratahobbit96    04/01/2017    4 recensioni
Bilbo sospirò e andò a lavarsi. I suoi capelli ricci erano in disordine e cercò di sistemarseli al meglio.
Aprì l’armadio e cercò degli indumenti consoni. Era il suo primo giorno di scuola, in una nuova scuola, a Roma. Avrebbe frequentato il terzo anno del liceo classico.
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Thorin non era per niente contento della sua vita. Era arrabbiato. Sua madre era morta. Suo nonno era morto. Le sue uniche figure di riferimento avevano perso la vita in un incidente stradale.
I loro genitori erano ricchi, avevano una grande villa con la piscina. Tanti soldi e potere. Ma chi diceva che i soldi facevano la felicità, sbagliava.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 23
 

< < Sei un disgraziato! Come hai osato?! > >
Faramir cercò di rialzarsi dal pavimento, mentre Denethor continuava a colpirlo.
< < Padre, ascoltami . . > > mormorò il ragazzo coprendosi con le mani, difendendosi dai colpi.
< < Mi hai mentito per tutto questo tempo. Non hai il diritto di giustificarti > >
Si abbassò, lo afferrò per i capelli e gli portò la testa all’indietro, per incrociare il suo sguardo.
< < Ho sempre amato il teatro,  ma non mi hai dato la libertà di scegliere > >
< < Fare il medico è un ottimo lavoro! – gli spiegò Denethor, ancora furioso – recitare, puah – continuò disgustato – non ne avresti le capacità, in realtà non hai capacità in nulla > >
Faramir annuì e abbassò lo sguardo, toccandosi leggermente le labbra, notando del sangue sulle dita. Non aveva più forza di reagire. Era consapevole di ciò che aveva fatto, si assunse le proprie responsabilità. E’ stato un errore mentire al padre, tuttavia non aveva altra scelta.
< < Lasciami spiegare, padre > >
< < IO NON SONO PIU’ TUO PADRE! > > ruggì Denethor, il quale alzò il braccio, pronto a sferrargli uno schiaffo, tuttavia, si bloccò appena sentì dei colpi alla porta.
< < Ci apra! Faramir ci sei?! > >
< < Denethor, ci apra! > >
Faramir li riconobbe. Erano i suoi amici. Due voci femminili e una maschile.
< < Oh, hai chiamato i tuoi amichetti? Sciagurato > >  fece una risata sarcastica e andò ad aprire.
Di fronte a lui, c’erano Arwen, Eomer ed Eowyn con gli sguardi inferociti.
Lo sguardo di Eowyn andò a posarsi sul corpo a terra di Faramir e subito sorpassò Denethor, raggiungendo l’amico e afferrando il viso tra le mani.
< < Che sta facendo?! > > esclamò Eomer puntandogli il dito sul petto.
< < E’ quello che si merita per avermi mentito > > rispose Denethor freddamente ed entrando in casa.
< < Ha avuto le sue ragioni – lo difese Eowyn – non può obbligarlo > >
< < Dunque . . voi lo sapevate . . > > mormorò Denethor, deluso.
I tre ragazzi annuirono.
< < A suo figlio dispiace tanto signore, lo perdoni > > lo pregò Arwen.
< < No. Lui ora non è più mio figlio. Raccogli le tue cose e vattene da casa mia > >
Faramir perse un battito, si alzò velocemente dal pavimento e cercò di avvicinarsi al padre, allungando il braccio.
Denethor portò in alto la mano e il figlio fu costretto a fermarsi, abbassando lentamente il braccio e indietreggiando, mentre il corpo di Eowyn gli faceva da scudo.
< < Padre, mi dispiace . . > >
< < HO DETTO: RACCOGLI LE TUE COSE E VATTENE! > > continuò sbattendo il pugno sul tavolo.
Faramir annuì e salì in camera, pronto ad andarsene.
Nel frattempo, i suoi amici rimasero in soggiorno per controllare che Denethor non facesse qualche pazzia.
Il figlio, arrivato in camera, prese tutto lo stretto necessario, tra vestiti, giocattoli che usava da bambino e soprattutto fotografie, mettendole in varie scatole.
L’ultima fotografia ritraeva suo fratello e sua madre. Le sue ragioni di vita, gli unici che lo amavano davvero.
Una lacrima andò a posarsi sul vetro, quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua. Si voltò di scatto e vide Eowyn sorridergli.
Prese la fotografia, la guardò sorridendo e la appoggiò delicatamente nella scatola, per poi prendere una mano a Faramir. Lui c’era sempre stato nei momenti di difficoltà, nonostante i problemi familiari, non aveva mai smesso di essere se stesso, per questo, Eowyn aveva cominciato ad ammirarlo, per il suo coraggio e la sua forza.
Ora lui aveva bisogno più che mai e lei non lo avrebbe mai fatto sentire solo.
< < Non meriti di essere trattato così. Se vuoi . . puoi stare a casa mia, mia e di Eomer ovviamente – sorrise correggendosi – mio zio sarà lieto di accoglierti > >
< < Non . .  posso accettare > > balbettò Faramir.
< < Sì invece, dove starai? > >
< < Mi cercherò un appartamento . . > >
< < Non se ne parla! Tu verrai a stare da noi > >
< < Ho sbagliato io, voi non c’entrate nella questione, mi devo arrangiare > > si giustificò Faramir prendendo gli scatoloni.
< < Che ti piaccia o meno . . starai da noi! Per lo meno, qualche giorno . . poi vedremo che fare . . - gli sorrise dolcemente fermandolo - Non sei solo, non ti abbandoneremo, io non ti abbandonerò > >
 
Faramir ed Eowyn scesero le scale con gli scatoloni e furono aiutati da Arwen ed Eomer.
Faramir si fermò sullo stipite della porta e guardò suo padre per l’ultima volta.
< < Ti voglio bene padre, ricordalo > >
Denethor era girato di spalle. Denethor non rispose per un po’, finché si limitò a poche parole.
< < Perché non sei morto tu? Sotto quella macchina? > >
Fu un colpo duro per Faramir. Si poteva aspettare di tutto dal padre, tutto, ma non questo.
 
 
Alle 23.30, ci vediamo al parco
 
 
A Bilbo tremò la mano solo nel leggere il messaggio. Era giunto il momento. Sarebbe dovuto entrare nella villa di Thorin e prendere l’Arkengemma.
< < Tesoro, stai bene? > > domandò Belladonna.
< < S- Sì > > mentì Bilbo rimettendo il telefono in tasca e prendendo la posata sul tavolo.
< < Non ti piace il cibo? Vuoi che ti prepari qualcos’altro ? > > gli domandò premurosa.
< < E’ molto buona mamma, tranquilla > >
< < Ultimamente mi sembri preoccupato Bilbo > > gli fece notare Bungo.
< < Sai che ci siamo, vero tesoro? > >
< < Lo so – sorrise Bilbo alzandosi – vi voglio tanto bene > > disse abbracciandoli.
Lo doveva fare, sia per Thorin sia per i suoi genitori. Le parole di Azog erano state chiare: avrebbe fatto del male sia a Thorin sia a Belladonna. Non aveva altra scelta, nessuno avrebbe potuto aiutarlo.
< < Io . . stasera vado a dormire da Bofur > >
< < Bofur? Oh, è un ragazzo davvero simpatico > > sorrise Belladonna entusiasta.
< < E tornerai domani? > > domandò Bungo pulendosi la bocca con il tovagliolo.
< < Sì sì. Dobbiamo anche fare una ricerca > >
< < Su cosa? > >
< < Su . . – pensò in fretta a qualcosa - . . sull’inquinamento > >
< < Inquinamento? > > domandarono i suoi genitori all’unisono.
< < sì . . sapete . . il professore di scienze ci ha detto che vuole avere la ricerca fra pochi giorni e io e Bofur siamo così indietro . .> > sorrise Bilbo.
< < Va bene – alzò le spalle Bungo – io e tua madre siamo molto contenti che tu abbia fatto amicizia. Ti mancano le montagne figliolo? > >
< < Un po’ . . ma . . questa nuova vita non mi dispiace > >
Bilbo amava le sue montagne, le passeggiate, la natura . . tuttavia, la vita in città lo faceva sentire diverso. Ha incontrato nuove persone, ha fatto amicizia, si è imbattuto in bulli fastidiosi. Forse la sua vita in montagna era troppo monotona . .  era felice. L’unico problema era Azog, il brutto passato di sua madre. Doveva proteggerla, anche a costo della vita.

 
  
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