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Autore: Alchimista93    05/01/2017    0 recensioni
Quando la tua esistenza sembra non aver senso, quando ogni giorno si ripete uguale a se stesso... allora ti chiedi:
ha davvero significato quello che sto facendo? Sono felice della mia vita?
E se la risposta è no, avrai il coraggio di "prendere il volo" e cambiare ogni cosa?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fiammella della candela ondeggiò debolmente, accarezzata dalle dita gentili del vento d’inverno. I mostri delle ombre, che fino a quel momento erano rimasti quieti, si animarono d’un tratto al passaggio del vento, scalpitando e mordendo l’aria intorno, per poi tornare nuovamente immobili, in attesa della danza successiva.
Io la osservavo pigramente, talora distogliendo lo sguardo per non rimanerne accecata, mentre cercavo di venire a capo delle proiezioni isometriche che tanto mi stavano annoiando. Tante linee inutili e senza senso di un lavoro che avevo sempre odiato. Costretta a stare seduta alla sedia di questa scrivania, sognavo una vita diversa per me. Persa nelle mie fantasie, non mi ero accorta che avevo iniziato a scarabocchiare alcuni disegnini sul bordo di una delle tavole. Con uno sbuffo, mi alzai e mi diressi verso la finestra, laddove la candela stava quasi per esalare i suoi ultimi respiri. Il grigiore della grande metropoli mi colse impreparata come al solito.
Eppure mi sarei dovuta abituare ormai. Numerosi grattacieli svettavano quasi a voler strappare il cielo che, nel corso degli anni, aveva del tutto perso il suo colore azzurro fin quasi ad omologarsi con i palazzi sottostanti. Al cielo, tuttavia, sembrava non importare. A lui non importava mai di nulla. Restava lì sopra, ad osservare i miseri esseri umani che cercavano affannosamente un proprio posto nel mondo. E il primo passo per essere riconosciuto a tutti gli effetti dalla società è proprio trovare un lavoro. Ed eccoli lì: piccole formiche laboriose, costrette per la maggior parte a svolgere un lavoro che odiano pur di avere un minimo di respiro nel piccolo posto che si erano ritagliati nel mondo. Io non ero da meno.
“E poi?”
Perché, c’è un poi? La routine si ripete identica tutti i giorni.
Sveglia. Doccia. Colazione. Lavoro. Pranzo. Lavoro. Casa. Doccia. Cena. Tv. Letto. Sveglia. Doccia. Colazione. Lavoro. Pranzo. Lavoro. Casa. Doccia. Cena. Tv. Letto. Sveglia. Doccia. Colazione. Lavoro. Pranzo. Lavoro. Casa. Doccia. Cena. Tv. Letto…
No!
Mi svegliai di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore. Mi ero addormentata sopra la tavola che stavo svolgendo. Guardai la finestra: la candela si era spenta e la stanza era rischiarata solo dalla luce della lampada sopra la scrivania.
Sospirai.
Quanti anni ancora avrei trascorso in questo limbo, in continua tensione tra il cercare di liberarmi dalla prigione che era la mia vita e il vivere per davvero? A volte era la mia stessa pelle ad essermi stretta. Volevo viaggiare, vedere posti nuovi, conoscere gente di altri mondi e culture. Avevo una così fervida fantasia quando ero bambina. Sognavo sempre che prima o poi me ne sarei andata per vivere un’avventura.
Invece ero qui. Intrappolata in quest’esistenza miserabile. Diedi un calcio alla sedia e mi gettai completamente vestita sul letto, lasciando che, almeno il sonno potesse rendere la mia vita meno opprimente.
 
Mi svegliai nel cuore della notte in preda all’ansia, mentre il cuore scalpitava come un cavallo impazzito. Mi accadeva sempre più spesso. La mia psicologa mi aveva detto che era il troppo lavoro e il troppo stress ad avermi causato gli attacchi di panico. Invero non era lei a pagare le mie bollette, né l’affitto, né tantomeno il suo onorario.
La luce della candela dal corridoio gettava ombre oblique nella mia stanza, lasciando che gli oggetti innocui del giorno divenissero gli strumenti delle tenebre per impaurire gli animi tormentati.
Luce della candela? Dal corridoio? Ma io non ho nessuna candela in corridoio.
Gettai i piedi oltre il bordo del letto e afferrai la prima cosa che avevo sottomano, una lampada, per poterla usare a mia difesa in caso di incontri inattesi.
Poi mi affacciai in corridoio e ciò che vidi mi lasciò a bocca aperta. In fondo, lungo una parete, una piccola porticina era leggermente socchiusa e lasciava entrare spiragli di calda luce dorata. Rimasi sorpresa per un lungo momento: non era mai esistita una simile porta in casa mia. E quella luce? Cosa poteva essere?
Oltrepassala.
Sebbene la voce che l’aveva pronunciato fosse rimbombata nella mia testa, non era certo la mia. Mi avvicinai lentamente e cercai di sbirciare oltre la luce che mi accecava nel buio della casa, ma non riuscivo a vedere alcunché.
La noia, il grigiore e i giorni tutti uguali non esisteranno mai più. Fallo e la tua vita non sarà mai più la stessa. Oltrepassala e tu non sarai mai più la stessa.
Ebbi un lungo fremito di paura. Un salto nel vuoto. E se mi fossi schiantata? E se le mie ali, deboli e fragili non mi avessero sostenuta? Mi guardai alle spalle. La mia tavola, i documenti e le pratiche da sbrigare erano ancora lì, in bella vista, dove le avevo lasciate e dove le avrei ritrovate domani al mio risveglio. Le mie scomode comodità mi sussurravano di restare con loro, di lavorare per comprare altre loro sorelle, ma io ormai avevo scelto.
Mi gettai la giacca sulle spalle e, senza ulteriori indugi né preparativi di alcun tipo, con il cuore gonfio dall’emozione varcai la porta.







Ciao a tutti, non so dopo quanto tempo sono assente da Efp, non come lettrice, ma come autrice (con grande delusione di alcuni aggiungerei).
Mi dispiace enormemente, ma la routine dell'università, pienamente espressa nella storia, mi ha letteralmente assorbita... mio malgrado.
Odio non avere la possibilità di scrivere quanto vorrei. La sera, quando smetto di studiare, sono così stanca che mi getto sul letto e non ho voglia di guardare lo schermo di un computer, neppure per scrivere. 
Ho ritrovato questa piccola storia sul mio pc mentre studiavo e ho pensato di pubblicarla ^^
E' stata fortemente ispirata (come usggerisce il titolo stesso) ad una composizione di Lindsay Stirling *Take Flight* che personalmente adoro.
Fatemi sapere cosa ne pensate, sono sempre felice di leggere le opinioni dei miei lettori...:)
  
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