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Autore: Emily Kingston    05/01/2017    1 recensioni
C’è un senso di normalità in quest’eccezione che ti sei concessa. Qualcosa di nuovo che sa di già assaporato milioni di volte e che dà vita a una spontaneità inaspettata che non credevi di poter tirare fuori.
Il mare è un bel posto per aprire una parentesi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Bite that tattoo on your shoulder
 
So, baby, pull me closer
In the back seat of your Rover
That I know you can’t afford
Bite that tattoo on your shoulder
Pull the sheets right off the corner
Of the mattress that you stole
From your roommate back in Boulder
We ain’t never getting older
 
 
L’odore del mare è familiare.
Lo assapori, crogiolandoti ancora per un po’ tra le lenzuola, scaldate appena dai primi raggi di sole.
Anche il rumore delle onde è familiare. Ti riporta a un passato lontano, ma sempre presente dentro di te. Quel senso di fuga che, costantemente sopito, riemerge inaspettatamente per portarti via, spingendoti sempre verso un altrove che non riesci a trovare mai.
Ma poi, che sarà questo altrove?
Senti un fruscio al tuo fianco. Piedi freddi tra le gambe. Braccia calde. Mani grandi.
Ti volti lentamente, senza aprire gli occhi, con un piccolo sorriso che ti si dipinge sul volto e che si ampia quando il respiro lento di un altro ti s’infrange sul naso.
C’è un senso di normalità in quest’eccezione che ti sei concessa. Qualcosa di nuovo che sa di già assaporato milioni di volte e che dà vita a una spontaneità inaspettata che non credevi di poter tirare fuori.
Il mare è un bel posto per aprire una parentesi.
Lo senti insinuare una mano tra il tuo braccio e il fianco e poi avvicinarti a sé. E ti bei di questo piccolo momento di tranquillità dove tutto sembra quel che non è e tu ti ritrovi persa in un mare di cose, un labirinto del quale non vuoi più trovare l’uscita, perché nel mondo reale non ci vuole mai tornare nessuno.
Ti giri nel suo abbraccio e apri gli occhi per guardare il mare: l’acqua rosata dalla luce dell’alba e l’orizzonte chiaro.
Non vi dite nulla, perché qualsiasi parola sarebbe sprecata a spezzare un silenzio giusto, leggero, di quelli che non fanno alcun rumore. Quei silenzi silenziosi che non capitano quasi mai, perché arriva sempre qualcuno o qualcosa a riempirli di parole, oppresso dal loro peso.
Lui strofina il naso contro la tua spalla scoperta e poi morde il piccolo disegno impresso sulla pelle. Un dolore innocuo che strappa un sorriso.
Siete come due sconosciuti che si conoscono da tutta la vita, persi in un momento inesistente che sta per finire. E ti senti come se avessi aspettato tanto di sentirti così, ma al contempo, quel che provi ti fa paura, perché sei persa in un’eterna fuga da ciò che vorresti ma che non puoi rischiare di avere.
Chiudi di nuovo gli occhi.
È troppo presto per chiudere la parentesi.
 
 
Senti le palpebre spalancarsi all’improvviso e ti ritrovi a fissare il soffitto scuro, rischiarato appena dai raggi che filtrano dalla serranda chiusa con troppa fretta la sera prima. I piccoli spiragli lasciati dalle assi di plastica formano fasci rettangolari che s’infrangono sul letto disordinato.
Era un sogno o un ricordo?
Non sai rispondere, perché adesso che sei sveglia, cosciente del mondo reale intorno a te (quello vero), tutto si fa improvvisamente confuso. Quei dettagli, prima così tangibili e chiari, diventano immagini sfuocate registrate da occhi distratti.
Allunghi una mano alla tua sinistra, dove il letto è vuoto e senti come una mancanza, la nostalgia di un corpo che non c’è mai stato ma che ha comunque lasciato traccia del suo calore. E ti viene da piangere senza sapere perché.
Il mare è un bel posto per aprire una parentesi.

 
 
   
 
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