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Autore: La Reiko    26/05/2009    1 recensioni
Varie fasi della vita di breve distanza; tutto parte da un'equazione, e tutto finisce con un'equazione. Rassegnazione alla matematica, euforia, violenza, rassegnazione alla vita.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La penna produce un suono bizzarro mentre mi cade dalla mano.
Anche le penne ad un certo punto devono arrendersi, davanti a tanta inutile irrazionalità.
Sospiro, chiedendomi per ormai l’esponenziale volta chi diavolo ha inventato la matematica e, giusto per infeconda curiosità, come maledizione ha fatto a creare una cosa tanto non necessaria.

 

Le piastrelle del balcone sono lisce, blu scuro, altre zigrinate e bianche.
Non ci avevo mai fatto caso, e non le avevo mai viste così da vicino. Probabilmente le sto fissando con orbite spalancate, bocca aperta in un cerchio stupito ed ammaliato, mezzo centimetro tra loro e la punta del mio naso.
 I piccoli canali serpeggiano tra i quadratini scintillanti al sole del tramonto, mentre i fumi illegali del momentaneo passatempo alternativo mi fanno trovare la cosa assai divertente.
Qualcuno mi sfiora un piede, avrei tanto bisogno di un numero x67 di recipienti contenenti liquido potabile. Anche organico va bene.

Il pensiero della matematica, e di qualcuno di non identificato che piscia in una bottiglia d’acqua Sant’Anna, mi fa ridere.

 

Ti guardo abbassare gli occhi, confermando la tua risposta.
Li rialzi verso di me, ed è in quel momento che vorrei morire.
Le lenzuola saranno umide del sudore, della saliva, degli umori, e forse delle lacrime. I muri bianchi e intonacati, così anonimi, avranno assorbito gemiti di qualcuno, singhiozzi e gridi di qualcun altro.
La tua pelle avrà profumato il cuscino, anche se fiorita di lividi e graffi.
«Basta.» Mi implori in un singulto. Gli occhi scavano nel profondo del mio cranio, nei miei pensieri, nel vuoto che ha momentaneamente preso il posto della mia coscienza.
Ti guardo, ed è in questo momento che vorrei morire.

 

 

 

Le piastrelle del balcone sono ruvide, incrostate, rosso scuro.
La fontanella è aperta, l’acqua sgorga e mi infradicia i vestiti, i capelli, le ferite.

I rimpianti si aggrappano al midollo, i rimorsi alle radici dei nervi, gli errori si solidificano sulle mie ciglia come resina, le crudeltà si cementano sui bordi dei tagli ai miei polsi.

E tutto ciò a cui riesco a pensare è che l’equazione della mia vita, in fondo, è semplicemente risultata zero.

  
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