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Autore: emylee    06/01/2017    1 recensioni
Harry ha iniziato il suo sesto anno già stanco di tutto e di tutti, e mentre sembra che Voldemort si sia preso una vacanza lontano dalla sua testa, Harry sospetta che abbia lasciato il compito di ucciderlo a qualcosa che non fa parte né dei Mangiamorte, né di tutto il resto delle minacce che incombono su di lui.
In ogni caso, Malfoy c'entra sempre.
E fu proprio per quello scontro che le sue giornate si trasformarono e non erano più opache.
Perché fu in quel momento, nell'istante in cui i capelli perfettamente pettinati di Malfoy solleticarono le sue narici, che iniziò a starnutire.
E starnutire.
E starnutire.
E starnutire ancora.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Nome in codice: G. E. L.


I


Il sesto anno ad Hogwarts non era cominciato nel migliore dei modi.
Non che Harry stesse bene comunque: gli incubi non lo facevano riposare e per una volta non c'entrava Voldemort – o meglio, non direttamente. Continuava a sognare Sirius che gli sorrideva, Sirius che si trasformava, Sirius che muoveva con grazia un calice di vino, Sirius che cadeva nel velo. Sirius, Sirius, Sirius. Ormai Harry non pensava ad altro, non sognava altro.
E l'incubo più ricorrente era quello che succedeva quando si svegliava, quando si rendeva conto che era solo un sogno e Sirius non era ad aspettarlo a Grimmauld Place, quando si rendeva effettivamente conto che Sirius davvero non c'era più.
Voldemort si era portato via anche l'ultimo pezzo della sua famiglia. E non era giusto, era durato tutto così poco...
In ogni caso, ora Harry era lì, nel suo letto del dormitorio di Grifondoro. Dati gli incubi, non era riuscito a dormire, ovviamente, e fissava con insistenza le spesse tende che, nella penombra della notte, non erano del rosso scargiante che decorava l'intero dormitorio, ma solo di un nero oscuro che gli ricordava fin troppo nitidamente un Dissennatore.
Certo che neanche lui si impegnava più di tanto nel rilassarsi.
Sbuffando, si girò di lato. Le tende erano chiuse, quindi continuava a vedere i drappeggi oscillare dai pochi spifferi che entravano dalle finestre socchiuse – era ancora piuttosto caldo, infondo era appena l'inizio di Settembre – ma almeno non li vedeva aleggiare sopra la sua testa, che era decisamente molto più inquietante. No, non era iniziato affatto bene quell'anno, sentiva nelle viscere che qualcosa sarebbe irrimediabilmente successo – e purtroppo, il suo istinto di rado faceva cilecca, soprattutto quando sentiva che sarebbe successo qualcosa di spiacevole. Spiacevole per lui, almeno.
Se quel giorno era partito male e tutto ciò che era successo si limitava al suo pessimo umore e alla poca sopportazione per quello che lo circondava, non si prospettava un anno facile.
Senza contare il ritorno di Voldemort.
E ascoltando il lento russare di Ron, chiuse gli occhi aspettando l'alba.


Alba che non tardò ad arrivare, per fortuna. Avendo passato la notte in bianco, vide chiaramente, anche se attraverso le spesse tende finalmente diventate rosse, i tenui raggi arancioni della sua prima alba del suo sesto anno ad Hogwarts. Fu il primo ad entrare in bagno, e con tutta la calma del mondo si fece una doccia che anche se non lo rimise al mondo, ci andò vicina. Uscì che era già pronto, lindo e pinto, ma con l'umore a terra quando si rese conto che i suoi amici erano ancora profondamente addormentati.
Guardò l'ora sulla sua sveglia babbana – che non aveva usato perché, beh, non aveva dormito – e, scoraggiato, si rese conto che erano appena le sei e mezzo.
Decise di andare in Sala Grande in ogni caso, attendendo i suoi amici lì. Hermione era sempre la prima a svegliarsi e spesso aveva fatto la stessa cosa, magari portandosi dietro dei compiti o qualche libro in attesa della colazione, quindi non sarebbe stata la fine del mondo se l'avesse fatto pure lui.
Hogwarts era invasa dal silenzio, mentre attraversava i lunghi e vuoti corridoi. Gli piaceva, era calmo e rilassate. Sapeva di casa. La sua unica casa, ormai. Se solo aveva vagamente pensato di andare a vivere con Sirius a Grimmauld Place e avere finalmente una casa l'anno prima, adesso l'unica cosa che voleva pensare era che non voleva metterci più piede là dentro, nonostante fosse stata lasciata a lui nel testamento. Che l'Ordine ci facesse quello che voleva, poco importava.
Sirius non c'era comunque.
Quindi la sua unica casa era e sarebbe sempre rimasta Hogwarts, nonostante, quell'anno, non sopportasse neanche di sentire gli schiamazzi di quelli del primo anno.
Entrò in Sala Grande a testa bassa, arrivando con passo svelto al tavolo dei Grifondoro e, dopo essersi seduto più o meno nello stesso posto di sempre – da vuoto era difficile capire quale fosse comunque – si spalmò con un gemito sul tavolo, nascondendo la testa arruffata sotto le braccia. Si infilò persino le mani nei capelli, tirandoli leggermente, non sapendo neanche lui perché. Forse per riuscire a sentire qualcosa, chissà.
Ignorò per pochi minuti uno strano senso di disagio, come quando cammini per strada e senti di essere seguito da qualcuno. Ma poi alzò di poco il viso e guardò di fronte a sé e, sbattendo le palpebre e credendo, per un attimo, che forse le tirate di capelli autoinflitte non erano bastate per poter restare lucido nonostante il sonno, si scontrò con gli occhi di niente di meno che Draco Malfoy, ad un tavolo di distanza – quello di Corvonero? – che ricambiava fisso lo sguardo con un solo fine sopracciglio alzato.
Restarono lì a fissarsi per un po', Harry non seppe dire quanto, forse troppo assonnato e stanco per poter fare alcunché, persino pensare. Poi ad un certo punto, Malfoy si alzò e marciò verso la porta per potersene andare.
Non seppe perché, ma lo fermò. «Puoi restare, Malfoy.»
E Malfoy, effettivamente, si fermò. Harry, stanco com'era, non si era aspettato niente, forse... forse giusto lui che lo ignorava bellamente e continuava per la sua strada, ma quando lo vide fermarsi e persino girarsi a fissarlo di nuovo, si sentì un po' a disagio e si pentì un po' di averlo fermato.
«Non devi darmi mica il permesso. In effetti,» disse lui, che nonostante il vuoto della Sala, anche se parlava piano e continuava ad esserci un tavolo di distanza, lo sentiva chiaro e tondo, con quella sua odiosa voce strascicata. Con la poca pazienza che Harry aveva quell'anno, era già tanto che non si fosse coperto le orecchie, «c'ero prima io, qui, Potter. Sloggia, non voglio respirare la tua stessa aria.»
Ma non gli rispose. Mentre parlava, aveva di nuovo assunto la posizione di prima, con la faccia schiacciata al legno del tavolo e le braccia a coprirlo. Non si addormentò, non ci sarebbe riuscito con quella fastidiosissima voce che gli trapanava il cervello, ma era... era tranquillo. Quasi in dormiveglia. Cosciente, ma allo stesso tempo no.
«Potter? Mi hai sentito?»
Ma non aveva più spirito di autoconservazione? O di sopravvivenza? No, forse quello non l'aveva mai avuto, però di solito aveva sempre cercato di non addormentarsi davanti a qualcuno di potenzialmente pericoloso per la sua incolumità.
«Hey, Sfregiato! Non osare ignorarmi!»
Poteva fargli qualsiasi cosa! Qualsiasi scherzo di pessimo gusto che persino negli anni scorsi, quando era attivo e, soprattutto, sveglio, gli avevano fatto piuttosto male. Figurarsi ora che gli aveva dato deliberatamente le spalle! E se si sarebbe vendicato per aver sbattuto suo padre ad Azkaban?
Dei passi decisi sbatterono sul pavimento sempre più vicino a lui e sentì due tonfi molto vicini alla sua povera testa. Probabilmente le sue mani. «POTTER!»
Harry sobbalzò. Alzò il viso e vide quello vicino di Malfoy fare una smorfia. Probabilmente i suoi occhi da principino viziato non riuscivano a sopportare la vista di un viso assonnato e con la bava alla bocca come il suo. Oh, beh. Chissene frega?
«Ma che vuoi?»
Malfoy sgranò teatralmente gli occhi. «Che tu te ne vada, te l'ho già detto che non voglio stare qui con te e respirare la tua stessa aria sporca.»
«Beh, pensavo ti fossi abituato dopo sei anni.»
«A certe cose non ci si abitua mai.»
«Senti,» Harry sospirò e si portò le mani sul viso, tentando di riprendere il controllo dei suoi muscoli facciali – soprattutto quelli delle palpebre, Merlino, continuavano a chiudersi! «so che è un oltraggio per te stare nella stessa stanza con me, lo capisco credimi, ma almeno per le prossime due ore io non avrò la forza di alzarmi e forse neanche di aprire gli occhi. Quindi, Malfoy, mi spiace darti questo dispiacere, ma dovrai sopportare il dolore della mia presenza.»
Detto questo, riprese la sua posizione che forse non era comoda, ma il collo ancora non faceva male quindi andava bene per il momento.
Malfoy non si mosse subito. «Salazar, Potter, sei messo alquanto male» disse, ma il tono non era canzonatorio. Più disinteressato, oserebbe dire.
Sentì un fruscìo di qualcosa e dei passi allontanarsi.
Harry si addormentò con uno strano pizzicorio ad irritargli il naso.


A svegliarlo, fu Hermione. «Harry! Che ci fai, qui? Ma stai dormendo?»
«Stavo» sbadigliò, stiracchiandosi e sentendo le ossa della schiena e del collo scricchiolare sinistramente. Era indolenzito, ma non faceva ancora male – ma avrebbe fatto male, sicuro come il ritorno di Voldemort. «Che ore sono?» chiese all'amica.
Hermione si stava sedendo in quel preciso momento accanto a lui. La Sala Grande non era più vuota come prima, c'erano appena qualche coppia di studenti per ogni tavolo. Con la coda dell'occhio, vide la testa platinata di Malfoy e si chiese distrattamente se prima se ne fosse andato per "non dover respirare la sua stessa aria", oppure si fosse soltanto rimesso a sedere al suo posto.
Qualsiasi cosa avesse fatto, Harry capì che non gliene fregava niente.
«Le otto» Hermione afferrò fette biscottate e marmellata dai vassoi pieni di cibo appena spuntati e iniziò a mangiare, «Ancora non riesci a dormire, Harry?»
Harry la imitò, ma senza altrettanta voglia. Non aveva molto appetito, era solo stanco. «Già. Sai che sono riuscito persino a vedere i Dissennatori al posto delle tende in dormitorio? Credi sia normale?»
«Per uno stanco, sì»
«No, Hermione. Non è normale.»
«Harry, da quanto tempo non dormi?»
Staccò gli occhi dalla sua fetta biscottata non ancora addentata per poter concentrarsi bene nel contare i giorni. «Due settimane, più o meno. L'ultima volta che ho dormito l'ho fatto per cinque ore, quello sì che era riposo. Ora, qui in Sala Grande, avrò dormito credo un'ora.»
«Due settimane!» Hermione scosse la testa, e i ricci crespi sobbalzarono intorno al suo viso crucciato, «Allora è normalissimo che vedi cose che non ci sono, Harry.»
Lasciò perdere la sua colazione e si passò di nuovo le mani sul viso. La tentazione di prendersi a schiaffi c'era, e anche di versarsi la brocca d'acqua dritta in testa, ma forse non era il luogo adatto. Merlino, era così stanco e l'ora di sonno non ha fatto altro che distruggerlo di più.
«Hermione! Harry!» La voce lamentosa di Ron arrivò prima di lui e Harry ebbe di nuovo la tentazione di portarsi le mani a coprirsi le orecchie. Perché tutti, in quella scuola, avevano delle voci terribilmente fastidiose? «Ma non mi avete aspettato?»
Avrebbe passato delle lunghe giornate.


Le ore si dividevano in: due ore di Difesa Contro le Arti Oscure con Piton – Harry, leggendo l'orario e il nome dell'insegnante, fece una smorfia – un'ora di Incantesimi con Flitwick, poi la pausa pranzo, infine un'ora di Trasfigurazione con la McGranitt e due di Pozioni con Lumacorno.
Tutte lezioni con Serpeverde, come se non fosse abbastanza. Harry già sentiva dietro di sé Ron lamentarsi sia per il triste destino di dover passare tutte le ore – tutte – con quelle serpi, sia per la sfiga di essere stati costretti dalla McGranitt a frequentare Pozioni.
L'unica cosa della quale Harry vorrebbe lamentarsi, in quel momento, erano i lamenti di Ron.
Dormì – per quanto potesse essere definito "dormire" lo stare ad occhi chiusi appoggiato su una qualsiasi superficie piana – per tutte le lezioni. Essendo il primo giorno, nessun insegnante fece fare niente di particolare agli studenti, se non ritirare i compiti delle vacanze e prepararli a cosa li aspettava durante l'anno. Nonché il classico discorso già fatto da Silente il giorno prima riguardo il ritorno di Voldemort, raccomandazioni su quanto dovessero stare attenti e tenere gli occhi aperti.
Tranne Piton, che fece fare teoria e tolse dieci punti ogni volta che beccò Harry addormentato. Alla fine della giornata, Grifondoro, a causa sua, perse settanta punti. Fu un po' guardato male dai suoi amici di casa, sorbì i lamenti di Ron e lo sguardo preoccupato di Hermione. Nonché le risate dei Serpeverde – tranne Malfoy, che non lo degnò neanche di uno sguardo.


Passarono più o meno così le prime giornate ad Hogwarts. Tranne Piton, la maggior parte degli insegnanti sembrarono chiudere entrambi gli occhi sulla stanchezza di Harry – e normalmente gli avrebbe dato piuttosto fastidio farsi trattare in modo privilegiato rispetto agli altri, ma chiuse anche lui entrambi gli occhi e non ci pensò. Nessuno osò comunque lamentarsi con lui, non dopo quello che era successo al Ministero.
Tranne Piton e i Serpeverde, ovviamente.
Ma Harry se ne curò poco. Era stanco, stanco sempre e di tutto.
Ogni mattina, puntuale, entrava nella Sala Grande e cercava di recuperare almeno un'ora di sonno, dato che nel suo letto proprio non ci riusciva. E ogni mattina, Draco Malfoy era lì. Riposava bene, quando era lì con Malfoy. Era tranquillo e sapere che lo sguardo di ghiaccio dell'altro era puntato sulla sua testa riversa sul tavolo non lo faceva sentire in pericolo, come aveva pensato le prime volte, a parte il sempre più frequente pizzicorio al naso. Ma era leggero, non ci faceva caso più di tanto.
Fino ad una mattina, però.
Era già passato Settembre, ma Harry non sapeva che giorno fosse. Le sue giornate erano tutte uguali, con notti insonni e giornate opache, quindi non sapeva effettivamente quanto tempo fosse passato da quando era tornato a casa. Come al solito si era alzato dal letto all'alba e tempo un'ora camminava già verso la Sala Grande, ciondolante e con un cerchio alla testa terribile per la mancanza di sonno.
Prima o poi sarebbe impazzito. C'era chi impazziva per carenza di sonno, no? Altro che Voldemort, Mangiamorte e Dissennatori, il Ragazzo Sopravvissuto sarebbe morto per... sonno.
Davanti alla porta, però, si scontrò proprio con Malfoy, che era appena uscito dai sotterranei e stava anche lui per prendere il solito posto che occupava da un mese a quella parte. Aveva fatto tardi, a quanto pareva, perché di solito quando arrivava lui, Malfoy era già placidamente seduto al tavolo dei Serpeverde a scrivere su una pergamena, mentre invece quella mattina correva, anche se, come sempre, aveva un aspetto impeccabile.
E fu proprio per quello scontro che le sue giornate si trasformarono e non erano più opache.
Perché fu in quel momento, nell'istante in cui i capelli perfettamente pettinati di Malfoy solleticarono le sue narici, che iniziò a starnutire.
E starnutire.

E starnutire.
E starnutire ancora.




Spazio Autrice:
Ho cominciato questa storiella un po' così, perché mi annoiavo e avevo voglia di ridere. So che al momento non fa ridere molto, ma posso assicurare che in futuro lo farà XD
E' da un po' che non pubblico qualcosa scritto da me, e sono alquanto emozionata, spero vi piaccia! Non anticipo niente, solo che non seguirà per niente niente Il Principe Mezzosangue. Spero mi facciate sapere cosa ne pensate, per ora ho scritto soltanto due capitoli, ma in ogni caso non ne saranno molti.
Grazie mille in anticipo! <3

Emily


  
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