Nome in codice: G. E. L.
I
Il sesto
anno ad Hogwarts non era cominciato nel migliore dei modi.
Non che
Harry stesse bene comunque: gli incubi non lo facevano riposare e per
una volta non c'entrava Voldemort – o meglio, non
direttamente.
Continuava a sognare Sirius che gli sorrideva, Sirius che si
trasformava, Sirius che muoveva con grazia un calice di vino, Sirius
che cadeva nel velo. Sirius, Sirius, Sirius. Ormai Harry non pensava
ad altro, non sognava altro.
E l'incubo
più ricorrente era quello che succedeva quando si svegliava,
quando
si rendeva conto che era solo un sogno e Sirius non era ad aspettarlo
a Grimmauld Place, quando si rendeva effettivamente conto che Sirius
davvero non c'era più.
Voldemort si
era portato via anche l'ultimo pezzo della sua famiglia. E non era
giusto, era durato tutto così poco...
In ogni
caso, ora Harry era lì, nel suo letto del dormitorio di
Grifondoro.
Dati gli incubi, non era riuscito a dormire, ovviamente, e fissava
con insistenza le spesse tende che, nella penombra della notte, non
erano del rosso scargiante che decorava l'intero dormitorio, ma solo
di un nero oscuro che gli ricordava fin troppo nitidamente un
Dissennatore.
Certo che
neanche lui si impegnava più di tanto nel rilassarsi.
Sbuffando,
si girò di lato. Le tende erano chiuse, quindi continuava a
vedere i
drappeggi oscillare dai pochi spifferi che entravano dalle finestre
socchiuse – era ancora piuttosto caldo, infondo era appena
l'inizio
di Settembre – ma almeno non li vedeva aleggiare sopra la sua
testa, che era decisamente molto più inquietante. No, non
era
iniziato affatto bene quell'anno, sentiva nelle viscere che qualcosa
sarebbe irrimediabilmente successo – e purtroppo, il suo
istinto di
rado faceva cilecca, soprattutto quando sentiva che sarebbe successo
qualcosa di spiacevole. Spiacevole per lui, almeno.
Se quel
giorno era partito male e tutto ciò che era successo si
limitava al
suo pessimo umore e alla poca sopportazione per quello che lo
circondava, non si prospettava un anno facile.
Senza
contare il ritorno di Voldemort.
E ascoltando
il lento russare di Ron, chiuse gli occhi aspettando l'alba.
Alba che non
tardò ad arrivare, per fortuna. Avendo passato la notte in
bianco,
vide chiaramente, anche se attraverso le spesse tende finalmente
diventate rosse, i tenui raggi arancioni della sua prima alba del suo
sesto anno ad Hogwarts. Fu il primo ad entrare in bagno, e con tutta
la calma del mondo si fece una doccia che anche se non lo rimise al
mondo, ci andò vicina. Uscì che era
già pronto, lindo e pinto, ma
con l'umore a terra quando si rese conto che i suoi amici erano
ancora profondamente addormentati.
Guardò
l'ora sulla sua sveglia babbana – che non aveva usato
perché, beh,
non aveva dormito – e, scoraggiato, si rese conto che erano
appena
le sei e mezzo.
Decise di
andare in Sala Grande in ogni caso, attendendo i suoi amici
lì.
Hermione era sempre la prima a svegliarsi e spesso aveva fatto la
stessa cosa, magari portandosi dietro dei compiti o qualche libro in
attesa della colazione, quindi non sarebbe stata la fine del mondo se
l'avesse fatto pure lui.
Hogwarts era
invasa dal silenzio, mentre attraversava i lunghi e vuoti corridoi.
Gli piaceva, era calmo e rilassate. Sapeva di casa. La sua unica
casa, ormai. Se solo aveva vagamente pensato di andare a vivere con
Sirius a Grimmauld Place e avere finalmente una casa l'anno prima,
adesso l'unica cosa che voleva pensare era che non voleva metterci
più piede là dentro, nonostante fosse stata
lasciata a lui nel
testamento. Che l'Ordine ci facesse quello che voleva, poco
importava.
Sirius non
c'era comunque.
Quindi la
sua unica casa era e sarebbe sempre rimasta Hogwarts, nonostante,
quell'anno, non sopportasse neanche di sentire gli schiamazzi di
quelli del primo anno.
Entrò in
Sala Grande a testa bassa, arrivando con passo svelto al tavolo dei
Grifondoro e, dopo essersi seduto più o meno nello stesso
posto di
sempre – da vuoto era difficile capire quale fosse comunque
– si
spalmò con un gemito sul tavolo, nascondendo la testa
arruffata
sotto le braccia. Si infilò persino le mani nei capelli,
tirandoli
leggermente, non sapendo neanche lui perché. Forse per
riuscire a
sentire qualcosa, chissà.
Ignorò per
pochi minuti uno strano senso di disagio, come quando cammini per
strada e senti di essere seguito da qualcuno. Ma poi alzò di
poco il
viso e guardò di fronte a sé e, sbattendo le
palpebre e credendo,
per un attimo, che forse le tirate di capelli autoinflitte non erano
bastate per poter restare lucido nonostante il sonno, si
scontrò con
gli occhi di niente di meno che Draco Malfoy, ad un tavolo di
distanza – quello di Corvonero? – che ricambiava
fisso lo
sguardo con un solo fine sopracciglio alzato.
Restarono lì
a fissarsi per un po', Harry non seppe dire quanto, forse troppo
assonnato e stanco per poter fare alcunché, persino pensare.
Poi ad
un certo punto, Malfoy si alzò e marciò verso la
porta per
potersene andare.
Non seppe
perché, ma lo fermò. «Puoi
restare, Malfoy.»
E
Malfoy, effettivamente, si fermò. Harry, stanco com'era, non
si era
aspettato niente, forse... forse giusto lui che lo ignorava
bellamente e continuava per la sua strada, ma quando lo vide fermarsi
e persino girarsi a fissarlo di nuovo, si sentì un po' a
disagio e
si pentì un po' di averlo fermato.
«Non
devi darmi mica il permesso. In effetti,» disse lui, che
nonostante
il vuoto della Sala, anche se parlava piano e continuava ad esserci
un tavolo di distanza, lo sentiva chiaro e tondo, con quella sua
odiosa voce strascicata. Con la poca pazienza che Harry aveva
quell'anno, era già tanto che non si fosse coperto le
orecchie,
«c'ero prima io, qui, Potter. Sloggia, non voglio respirare
la tua
stessa aria.»
Ma
non gli rispose. Mentre parlava, aveva di nuovo assunto la posizione
di prima, con la faccia schiacciata al legno del tavolo e le braccia
a coprirlo. Non si addormentò, non ci sarebbe riuscito con
quella
fastidiosissima voce che gli trapanava il cervello, ma era... era
tranquillo. Quasi in dormiveglia. Cosciente, ma allo stesso tempo no.
«Potter?
Mi hai sentito?»
Ma
non aveva più spirito di autoconservazione? O di
sopravvivenza? No,
forse quello non l'aveva mai avuto, però di solito aveva
sempre
cercato di non addormentarsi davanti a qualcuno di potenzialmente
pericoloso per la sua incolumità.
«Hey,
Sfregiato! Non osare ignorarmi!»
Poteva
fargli qualsiasi cosa! Qualsiasi scherzo di pessimo gusto che persino
negli anni scorsi, quando era attivo e, soprattutto, sveglio, gli
avevano fatto piuttosto male. Figurarsi ora che gli aveva dato
deliberatamente le spalle! E se si sarebbe vendicato per aver
sbattuto suo padre ad Azkaban?
Dei
passi decisi sbatterono sul pavimento sempre più vicino a
lui e
sentì due tonfi molto vicini alla sua povera testa.
Probabilmente le
sue mani. «POTTER!»
Harry
sobbalzò. Alzò il viso e vide quello vicino di
Malfoy fare una
smorfia. Probabilmente i suoi occhi da principino viziato non
riuscivano a sopportare la vista di un viso assonnato e con la bava
alla bocca come il suo. Oh, beh. Chissene frega?
«Ma
che vuoi?»
Malfoy
sgranò teatralmente gli occhi. «Che tu te ne vada,
te l'ho già
detto che non voglio stare qui con te e respirare la tua stessa aria
sporca.»
«Beh,
pensavo ti fossi abituato dopo sei anni.»
«A
certe cose non ci si abitua mai.»
«Senti,»
Harry sospirò e si portò le mani sul viso,
tentando di riprendere
il controllo dei suoi muscoli facciali – soprattutto quelli
delle
palpebre, Merlino, continuavano a chiudersi! «so che
è un oltraggio
per te stare nella stessa stanza con me, lo capisco credimi, ma
almeno per le prossime due ore io non avrò la forza di
alzarmi e
forse neanche di aprire gli occhi. Quindi, Malfoy, mi spiace darti
questo dispiacere, ma dovrai sopportare il dolore della mia
presenza.»
Detto
questo, riprese la sua posizione che forse non era comoda, ma il
collo ancora non faceva male quindi andava bene per il momento.
Malfoy
non si mosse subito. «Salazar, Potter, sei messo alquanto
male»
disse, ma il tono non era canzonatorio. Più disinteressato,
oserebbe
dire.
Sentì
un fruscìo di qualcosa e dei passi allontanarsi.
Harry
si addormentò con uno strano pizzicorio ad irritargli il
naso.
A
svegliarlo, fu Hermione. «Harry! Che ci fai, qui? Ma stai
dormendo?»
«Stavo»
sbadigliò, stiracchiandosi e sentendo le ossa della schiena
e del
collo scricchiolare sinistramente. Era indolenzito, ma non faceva
ancora male – ma avrebbe fatto male, sicuro come il ritorno
di
Voldemort. «Che ore sono?» chiese all'amica.
Hermione
si stava sedendo in quel preciso momento accanto a lui. La Sala
Grande non era più vuota come prima, c'erano appena qualche
coppia
di studenti per ogni tavolo. Con la coda dell'occhio, vide la testa
platinata di Malfoy e si chiese distrattamente se prima se ne fosse
andato per "non dover respirare la sua stessa aria", oppure
si fosse soltanto rimesso a sedere al suo posto.
Qualsiasi
cosa avesse fatto, Harry capì che non gliene fregava niente.
«Le
otto» Hermione afferrò fette biscottate e
marmellata dai vassoi
pieni di cibo appena spuntati e iniziò a mangiare,
«Ancora non
riesci a dormire, Harry?»
Harry
la imitò, ma senza altrettanta voglia. Non aveva molto
appetito, era
solo stanco. «Già. Sai che sono riuscito persino a
vedere i
Dissennatori al posto delle tende in dormitorio? Credi sia
normale?»
«Per
uno stanco, sì»
«No,
Hermione. Non è normale.»
«Harry,
da quanto tempo non dormi?»
Staccò
gli occhi dalla sua fetta biscottata non ancora addentata per poter
concentrarsi bene nel contare i giorni. «Due settimane,
più o meno.
L'ultima volta che ho dormito l'ho fatto per cinque ore, quello
sì
che era riposo. Ora, qui in Sala Grande, avrò dormito credo
un'ora.»
«Due
settimane!» Hermione scosse la testa, e i ricci crespi
sobbalzarono
intorno al suo viso crucciato, «Allora è
normalissimo che vedi cose
che non ci sono, Harry.»
Lasciò
perdere la sua colazione e si passò di nuovo le mani sul
viso. La
tentazione di prendersi a schiaffi c'era, e anche di versarsi la
brocca d'acqua dritta in testa, ma forse non era il luogo adatto.
Merlino, era così stanco e l'ora di sonno non ha fatto altro
che
distruggerlo di più.
«Hermione!
Harry!» La voce lamentosa di Ron arrivò prima di
lui e Harry ebbe
di nuovo la tentazione di portarsi le mani a coprirsi le orecchie.
Perché tutti, in quella scuola, avevano delle voci
terribilmente
fastidiose? «Ma non mi avete aspettato?»
Avrebbe
passato delle lunghe giornate.
Le
ore si dividevano in: due ore di Difesa Contro le Arti Oscure con
Piton – Harry, leggendo l'orario e il nome dell'insegnante,
fece
una smorfia – un'ora di Incantesimi con Flitwick, poi la
pausa
pranzo, infine un'ora di Trasfigurazione con la McGranitt e due di
Pozioni con Lumacorno.
Tutte
lezioni con Serpeverde, come se non fosse abbastanza. Harry
già
sentiva dietro di sé Ron lamentarsi sia per il triste
destino di
dover passare tutte le ore – tutte
– con quelle serpi, sia per la sfiga di essere stati
costretti
dalla McGranitt a frequentare Pozioni.
L'unica
cosa della quale Harry vorrebbe lamentarsi, in quel momento, erano i
lamenti di Ron.
Dormì
– per quanto potesse essere definito "dormire" lo stare
ad occhi chiusi appoggiato su una qualsiasi superficie piana
– per
tutte le lezioni. Essendo il primo giorno, nessun insegnante fece
fare niente di particolare agli studenti, se non ritirare i compiti
delle vacanze e prepararli a cosa li aspettava durante l'anno.
Nonché
il classico discorso già fatto da Silente il giorno prima
riguardo
il ritorno di Voldemort, raccomandazioni su quanto dovessero stare
attenti e tenere gli occhi aperti.
Tranne
Piton, che fece fare teoria e tolse dieci punti ogni volta che
beccò
Harry addormentato. Alla fine della giornata, Grifondoro, a causa
sua, perse settanta punti. Fu un po' guardato male dai suoi amici di
casa, sorbì i lamenti di Ron e lo sguardo preoccupato di
Hermione.
Nonché le risate dei Serpeverde – tranne Malfoy,
che non lo degnò
neanche di uno sguardo.
Passarono
più o meno così le prime giornate ad Hogwarts.
Tranne Piton, la
maggior parte degli insegnanti sembrarono chiudere entrambi gli occhi
sulla stanchezza di Harry – e normalmente gli avrebbe dato
piuttosto fastidio farsi trattare in modo privilegiato rispetto agli
altri, ma chiuse anche lui entrambi gli occhi e non ci
pensò.
Nessuno osò comunque lamentarsi con lui, non dopo quello che
era
successo al Ministero.
Tranne
Piton e i Serpeverde,
ovviamente.
Ma
Harry se ne curò poco. Era stanco, stanco sempre e di tutto.
Ogni
mattina, puntuale, entrava nella Sala Grande e cercava di recuperare
almeno un'ora di sonno, dato che nel suo letto proprio non ci
riusciva. E ogni mattina, Draco Malfoy era lì. Riposava
bene, quando
era lì con Malfoy. Era tranquillo e sapere che lo sguardo di
ghiaccio dell'altro era puntato sulla sua testa riversa sul tavolo
non lo faceva sentire in pericolo, come aveva pensato le prime volte,
a parte il sempre più frequente pizzicorio al naso. Ma era
leggero,
non ci faceva caso più di tanto.
Fino
ad una mattina, però.
Era
già passato Settembre, ma Harry non sapeva che giorno fosse.
Le sue
giornate erano tutte uguali, con notti insonni e giornate opache,
quindi non sapeva effettivamente quanto tempo fosse passato da quando
era tornato a casa. Come al solito si era alzato dal letto all'alba e
tempo un'ora camminava già verso la Sala Grande, ciondolante
e con
un cerchio alla testa terribile per la mancanza di sonno.
Prima
o poi sarebbe impazzito. C'era chi impazziva per carenza di sonno,
no? Altro che Voldemort, Mangiamorte e Dissennatori, il Ragazzo
Sopravvissuto sarebbe morto per... sonno.
Davanti
alla porta, però, si scontrò proprio con Malfoy,
che era appena
uscito dai sotterranei e stava anche lui per prendere il solito posto
che occupava da un mese a quella parte. Aveva fatto tardi, a quanto
pareva, perché di solito quando arrivava lui, Malfoy era
già
placidamente seduto al tavolo dei Serpeverde a scrivere su una
pergamena, mentre invece quella mattina correva,
anche se, come sempre, aveva un aspetto impeccabile.
E
fu proprio per quello scontro che le sue giornate si trasformarono e
non erano più opache.
Perché
fu in quel momento, nell'istante in cui i capelli perfettamente
pettinati di Malfoy solleticarono le sue narici, che iniziò
a
starnutire.
E
starnutire.
E starnutire ancora.
Spazio Autrice:
Ho cominciato questa storiella un po' così, perché mi annoiavo e avevo voglia di ridere. So che al momento non fa ridere molto, ma posso assicurare che in futuro lo farà XD
E' da un po' che non pubblico qualcosa scritto da me, e sono alquanto emozionata, spero vi piaccia! Non anticipo niente, solo che non seguirà per niente niente Il Principe Mezzosangue. Spero mi facciate sapere cosa ne pensate, per ora ho scritto soltanto due capitoli, ma in ogni caso non ne saranno molti.
Grazie mille in anticipo! <3
Emily ♦