Jongdae si
considerava un amico eccellente. Era attento ai
dettagli, faceva bei
regali, non si dimenticava mai un compleanno, ed era anche pronto a
perdonare
facilmente (sentiti preso in causa tu, Kim Minseok e il tuo segreto di
un
anno).
Era andato alla cerimonia del diploma solo per Minseok, ovviamente.
Perché era
un buon amico. Perché voleva supportare ed esultare per il
miglior amico.
Ma questo non gli impedì di fissare Kim Junmyeon per tutto
il tempo in cui
stava pronunciando il proprio discorso di commiato, sorridendo vincente
al
pubblico.
“Sei così evidente,”
ridacchiò al suo fianco Luhan.
“Chiudi il becco, hyung, ti ho visto mandare bacini a Minseok
tipo quattro
minuti fa,” sibilò Jongdae, cercando di non
arrossire.
“È il mio ragazzo, ho il permesso di essere
imbarazzante,” rise Luhan. “Tu sei
solo inquietante.”
“Non è vero!” ribatté Jongdae
con fervore. Ma un secondo dopo, si ritrovò
nuovamente a fissarlo.
Non aveva più parlato con Junmyeon dal giorno delle
elezioni. Erano stati tutti
travolti dagli esami e dai progetti di fine corso, e Jongdae aveva a
malapena
avuto il tempo di vedere qualcuno, men che meno un
ragazzo che tecnicamente
non aveva alcun motivo di vedere. Ora che lo vedeva,
però, poteva sentire
le proprie guance scaldarsi e i palmi sudare. Questa era probabilmente
l'ultima
occasione che avrebbe avuto per parlare con Junmyeon. Dopo il diploma
ognuno
avrebbe passato le vacanze estive per conto proprio, e poi Junmyeon
sarebbe
andato all'università e Jongdae sarebbe rimasto indietro, e
oltre ad una
inconsistente promessa di dargli qualche consiglio per la carica di
presidente
del consiglio studentesco, non avevano nessun motivo per parlare tra
loro.
Va tutto bene, sussurrò
il
cervello di Jongdae. Se riesci a passare tutta l'estate senza
sentire il
bisogno di parlare con lui significa che ovviamente non ti piace poi
così tanto
e non dovrai affrontare l'essere un po' gay o niente del genere.
Il suo cuore palpitava nel petto, la sua pelle era fredda e
appiccicosa, e
Jongdae si sentiva nauseato.
La cerimonia del diploma fu lunga e laboriosa. Se non fosse stato per
Minseok,
sinceramente, Jongdae non ce l'avrebbe fatta a sorbirsela tutta. Invece
fu
obbligato ad ascoltare discorsi noiosi e liste di nomi che non
conosceva o di
cui non gli importava affatto, e non vedeva l'ora che finisse, solo
perché
pensava sarebbe stato piacevole tornare a casa e buttarsi sul letto e
smettere
di pensare se davvero, sinceramente, avesse o meno
un'enorme cotta per
Kim Junmyeon. La sua vita sarebbe davvero stata molto più
semplice se non
l'avesse avuta. Jongdae non sapeva come avere cotte per i ragazzi. Non
sapeva
come flirtare con loro o come capire se ricambiassero.
Perché non poteva essere
etero al 100%?
Quando il nome di Minseok venne pronunciato, Jongdae si alzò
ubbidientemente
dal proprio posto e si avvicinò per scattare qualche foto
mentre l'amico
attraversava il palco, stringeva la mano al preside, e riceveva il
proprio
diploma. Jongdae esultò e batté le mani insieme
agli altri, facendo qualche
altra foto con la fidata macchina fotografica di Kyungsoo, e
andò incontro a
Minseok dall'altra parte del palco per abbracciarlo velocemente e
ridacchiare
dicendo Wow, hyung, alla fine ce l'hai
fatta davvero a diplomarti. Era sul punto di tornare al
proprio posto quando
l'annunciatore disse, “Kim
Junmyeon.”
Si immobilizzò sul posto, voltandosi per vedere il maggiore
attraversare il
palco, sorridere, prendere il diploma. Jongdae lo fissò, e
per un millesimo di
secondo, i loro sguardi si incontrarono. Riscuotendosi, Jongdae gli
lanciò un
sorriso e sollevò la macchina fotografica per scattare una
foto veloce, e poi
si affrettò a posto.
Non gli piaceva il sorrisetto idiota sul viso di Luhan quando si
risedette.
Alla fine, un millennio dopo, la cerimonia si concluse, e tutti i
diplomati
cominciarono a disperdersi per cercare i propri familiari e amici.
Jongdae
vide Luhan tirare Minseok in un bacio prima di voltarsi e camminare
dalla parte
opposta, sollevando la fotocamera per guardare le foto che aveva
scattato.
“La mia è venuta bene?”
Jongdae sollevò la testa di scatto. “Oh,
hyung!” esclamò, troppo forte, con il
cuore che batteva. Junmyeon sorrise. “Uh, voglio dire,
sì, è uscita bene.”
“Bene, bene. Non sono molto fotogenico.” rise
piacevolmente Junmyeon.
Jongdae sentì la pelle d'oca su tutto il corpo, lo stomaco
sottosopra. Davvero,
sarebbe stato molto più facile capire se avesse o meno
un'enorme cotta per
Junmyeon se i sintomi che provava quando era nelle sue vicinanze non
fossero
così simili al terrore.
“Beh,
sei uscito benissimo nella mia foto,” disse, cercando di
mantenere un tono di
voce stabile e che non suonasse spaventato. “Congratulazioni,
comunque. Per,
uh. Il diploma.”
Junmyeon sorrise. “Grazie,” disse. Si
appoggiò al muro accanto a loro,
sembrando informale e piacevole. “Allora, quali sono i tuoi
progetti per
l'estate, Jongdae-yah?”
“Oh, niente di che,” ammise lui, deglutendo a
fatica. Il sorriso di
Junmyeon gli faceva uno strano effetto. “Minseok e Luhan
probabilmente saranno
impegnati a fare... qualsiasi cosa facciano insieme, e anche Baekhyun e
Chanyeol, quindi. Sono solo.”
“Ahhh, roba divertente,” rise Junmyeon.
“Io lavorerò tutta l'estate, e forse
studierò per l'università.”
“Dove lavori?” chiese Jongdae, e non certo
perché lo avrebbe spiato. Era solo
curioso.
“In una piccola gelateria vicino al fiume Han,”
rispose Junmyeon, sorridendo.
“Mia madre conosce il proprietario, quindi ho ottenuto un
lavoretto. Sarà super
noioso, mi hanno dato tutti i turni morti.”
“Oh, bello,” rise Jongdae, asciugandosi i palmi sui
pantaloni. “Ti dispiace se
vengo a trovarti?”
Le sopracciglia di Junmyeon si inarcarono.
“Uh—”
“Per chiedere consigli sull'incarico!” aggiunse
velocemente Jongdae, col cuore
che palpitava. “Hai detto che me ne avresti dato alcuni,
quindi, uh.”
Junmyeon rise piano, addolcendo l'espressione.
“Sì, certo. Probabilmente starò
seduto per la maggior parte del tempo. Non c'è
problema.”
“Okay,” sospirò Jongdae.
“Dae!” lo chiamò da dietro Minseok.
“Andiamo, torniamo a casa per la torta!”
Jongdae si guardò alle spalle, poi di nuovo Junmyeon.
“Immagino di dover—”
“Sì, ci vediamo,” disse Junmyeon,
sorridendo e salutandolo.
“Ci vediamo,” disse Jongdae, lasciando che Minseok
lo trascinasse via.
“Ti abbiamo salvato prima che ti rendessi
ridicolo,” lo informò Minseok qualche
minuto dopo, quando Jongdae si calmò leggermente e smise di
tremare. “Perché
sembrava stessi facendo quello.”
Jongdae si limitò a grugnire e provare pietà per
se stesso.
Una settimana dopo, Jongdae non aveva ancora fatto... nulla. Passava la
maggior
parte del suo tempo a casa, facendo commissioni per sua madre, giocando
coi
videogiochi o guardando Netflix, occasionalmente usciva con Minseok,
Baekhyun o
Chanyeol, a volte andava da Kyungsoo. Passava anche la maggior parte
del proprio
tempo ad autoconvincersi che non aveva bisogno di andare da Junmyeon,
perché
non gli piaceva così tanto, e non lo
avrebbe disturbato andandogli
dietro per questa o quella ragione. È appena
uscito da una relazione, si
disse il lunedì. Ovviamente gli piacciono le
ragazze, si disse il
martedì. Fa troppa paura; non posso farcela, continuò coraggiosamente il
mercoledì.
E così via.
Eppure ogni volta che pensava a Junmyeon o qualcuno pronunciava il suo
nome, Jongdae sentiva di sudare e arrossire, e aveva già
passato fin troppo
tempo a fingere che non significasse niente. Arrivò alla
conclusione che fosse
tempo di affrontare la situazione in un modo o nell'altro.
Sentendosi un po' spaventato, un po' incerto, e molto spaesato, Jongdae
decise
di andare dal Maestro dell'amore non corrisposto.
“Oh, ciao Jongdae,” disse la madre di Minseok
quando aprì la porta, sorridendo.
“Minseok ti stava aspettando?”
“Uh, no,” ammise Jongdae. “È
qui?” Immaginò di poter andare da Kyungsoo se non
fosse stato in casa.
“Sì, lui e Luhan sono nella sua stanza. Entra, ma,
lo sai, procedi con
cautela.” Sorrise ammiccante. “Non li sento parlare
da un po'.”
Jongdae si tolse le scarpe e si avvicinò alla porta di
Minseok, bussando con
esitazione. Non ricevette risposta, quindi socchiuse la porta e
sbirciò dentro.
Fu sollevato nello scoprire che non si stavano
baciando (o peggio), ma
che invece erano nel bel mezzo di un sonnellino, le gambe intrecciate
sulla
coperta di Minseok, i visi vicini ma fortunatamente non attaccati.
Luhan aveva
una coscia fermamente bloccata tra quelle di Minseok, e la gamba del
maggiore
era sistemata sul fianco di Luhan.
“Sveglia sveglia~” disse, entrando e scuotendo
gentilmente la spalla di
Minseok, l'amico si mosse e mormorò qualcosa di
indecifrabile. “Andiamo, hyung,
hai un ospite. Perché dormi nel bel mezzo della
giornata?”
Minseok aggrottò
le sopracciglia e
sbuffò come un cagnolino. “Che vuoi,
Jongdae?” grugnì.
“Ho bisogno di un consiglio da ragazzo,” ammise
imbarazzato Jongdae,
scuotendolo con un po' più
di forza.
Luhan cominciò a svegliarsi accanto a lui. “O,
sai, un consiglio da gay. O
qualcosa del genere. Svegliati e basta!”
“Sono sveglio, sono sveglio,” mormorò
Minseok, sbattendo le palpebre e ruotandosi
leggermente per guardarlo.
“Che ne dici di sonnecchiare con noi?” chiese
Luhan, sbadigliando. “Dimenticati
dei ragazzi e dormi.”
A dire il vero, Jongdae avrebbe dato un rene per poter fare esattamente
quello.
“Magari staremo un po' stretti, ma sembri aver bisogno di un
po' di coccole,”
confermò Minseok.
Jongdae sospirò pesantemente, poi salì sul letto
e si buttò sopra di loro.
Minseok e Luhan risero, ma si separarono per lasciar spazio a Jongdae
tra loro,
il quale si girò sulla schiena per guardare il soffitto.
“Tutto questo è così gay,”
disse Jongdae, sbuffando. “Non osate iniziare a
baciarvi sopra la mia testa o niente del genere.”
Luhan rise forte, e Minseok superò Jongdae per seppellire la
mano nei capelli
del proprio ragazzo, ma oltre quello non fecero nient'altro.
“Allora di cosa
hai bisogno?” chiese assonnato Minseok.
Jongdae scrollò le spalle, lasciando che il calore degli
amici si riversasse su
di lui lentamente, un po' opprimente ma confortante. “Non lo
so nemmeno io,”
mormorò. “Sono solo molto insicuro su certe
cose.”
“Dimmi cosa ti angoscia,” disse Minseok,
sbadigliando e gettando una gamba
sulla sua. “Hyung ti farà sentire
meglio.”
Jongdae borbottò senza dire niente per un momento,
agitandosi e incrociando le
braccia in modo infantile, e poi disse, “Quando hai capito di
essere gay?”
“Io?” Minseok ci pensò.
“Avevo... non lo so... dodici anni? Tredici? Giù
di lì.
E tu e tutti gli altri ragazzi avevate sempre delle cotte per delle
ragazze
e cose così mentre io, sai, non ero interessato. Alle
ragazze. Ma a quel tempo
pensavo di provare qualcosa per un ragazzo della mia classe.”
“Che ragazzo?” Si intromise Luhan, assonnato.
“Che aspetto aveva? Mi batterò
con lui.”
Minseok rise. “Ti farò vedere il mio annuario
delle elementari dopo,” disse,
poi riportò la propria attenzione su Jongdae.
“Comunque, sono andato nel panico
per un po', ne ho parlato con Kyungsoo, e alla fine siamo arrivati a
quella
conclusione.”
“Quando Kyungsoo ti ha baciato?” chiese Jongdae.
“Speravo non tirassi fuori l'argomento,” disse
asciutto Minseok.
“Mi batterò anche con lui,” disse Luhan,
la voce camuffata dalla spalla di
Jongdae.
“Questa è la mia storia,” concluse
Minseok. “Piuttosto normale. Un giovanotto
che ha una crisi di sessualità e scopre che le ragazze non
fanno per lui. E
lentamente lo accetta.”
“Non hai mai avuto dubbi, però?” chiese
Jongdae, accigliandosi. “Non hai mai
pensato che forse non eri gay?”
“Certo che sì,” disse Minseok,
scrollando le spalle. “Quando cercavo di
autoconvincermi di non esserlo. Ma dopo un po' fu piuttosto chiaro.
Ragazzi? Batticuore.
Ragazze? No batticuore. Piuttosto gay.”
Jongdae rise, sentendosi un po' dispiaciuto per se stesso.
Perché non poteva
essere così semplice per lui? Non era giusto. (Anche se lo
era stato, pensò,
fino a Kim Junmyeon.)
“Vorrei solo sapere come capire se a un ragazzo piaci
più che come un amico,”
disse mestamente. “O se sia anche solo disposto a prenderlo
in considerazione.”
Sia Minseok che Luhan risero, anche se non in modo derisorio.
“Già, non
guardare noi,” disse Luhan.
“Non ne siamo stati capaci nemmeno noi,”
confermò Minseok. Beh, quello era
vero. “Alla fine, però, dovrai semplicemente
fartelo dire in modo diretto.”
Jongdae grugnì, scalciando leggermente come un bambino
capriccioso. “Ma non lo
so se a me piace al 100%,”
borbottò.
“Lo capirai,” gli assicurò Minseok,
dandogli qualche patta confortante sul
petto. “Comincia pensando a come batte il tuo cuore quando ti
sorride e alla
fine arriverai a pensare a quanto tu voglia vederlo senza vestiti
addosso.”
“Hyung, che schifo,”
si lamentò Jongdae,
cercando di dargli una gomitata. Il miglior amico rise.
“È quello che hai fatto tu?” chiese
Luhan, tirandosi su per guardare Minseok
con un sorrisetto malizioso e un sopracciglio inarcato.
Jongdae non voleva saperlo, davvero non voleva, ma Minseok mosse le
sopracciglia e rise, e Luhan scoppiò a ridere e ricadde sul
letto,
oltrepassando Jongdae per far scivolare la mano dietro il collo di
Minseok.
“Voi due fate schifo,” si lamentò
Jongdae. “Mi dovreste aiutare.”
“Ha cominciato lui!” esclamò Luhan.
“Ti aiuto, ti aiuto,” disse Minseok. “Su
cos'altro ti serve un consiglio?”
“Non lo so,” mormorò Jongdae.
“È solo che non so come provarci con un ragazzo
forse-etero.”
Minseok rise. “Beh, i miei metodi non hanno
funzionato,” disse, e Luhan fece un
suono di assenso. “Sta' zitto, Lu, nemmeno i tuoi hanno
funzionato. E tu ci
stavi provando con un ragazzo apertamente gay.”
“Ma vi siete messi insieme alla fine,”
puntualizzò Jongdae.
“Vero. Ma sono stati dei tremendi, quanti, sette mesi?
Otto?” Minseok fece una
smorfia. “I metodi di Baekhyun per approcciare un ragazzo
etero sono durati
anni, ed è stato anche peggio di me.”
Jongdae sospirò forte.
“Dovresti parlare con Jongin,” suggerì
Luhan. “Ha conquistato un ragazzo
forse-etero. E Sehun aveva anche altri problemi. E la loro relazione
sembra
procedere piuttosto bene.”
“Ancora vero.” annuì Minseok.
“Jongin sembra aver fatto tutto bene. Parla con
lui, non con due idioti come noi.”
“Ma a malapena lo conosco,” ribatté
Jongdae, imbronciandosi. “Non potete
chiedere voi per me?”
“No,” risposero immediatamente Luhan e Minseok.
“Ma posso darti il suo numero,” gli propose Luhan,
e Jongdae si limitò a
sbuffare e accoccolarsi di più contro Minseok.
Un minuto dopo Luhan disse, “Possiamo scambiarci di posto? La
bocca di Minseok
sembra così morbida e umida,” e Jongdae decise che
era ora di andar via.
Casa di Chanyeol non era poi così lontana da quella di
Minseok, quindi senza
pensarci due volte, gli mandò un messaggio chiedendogli se
fosse a casa.
Chanyeol era, dopotutto, un ex ragazzo etero, come lui.
Chanyeol: sì! Anche Baek è qui, ma fra
un po' va via
Jongdae tirò un sospiro di sollievo. Luhan e Minseok lo
avevano quasi soffocato
con il loro schifoso essere fidanzati.
Si presentò a casa dei Park dieci minuti dopo, proprio
quando Baekhyun stava
uscendo. “Ciao Yeollie!” disse allegramente il
ragazzo mentre si infilava le scarpe,
lanciando un sorriso a Jongdae. “Ci vediamo dopo.”
“Ci vediamo, Baek,” rispose Chanyeol, appoggiandosi
al muro dietro di lui.
Baekhyun si voltò e posò un veloce bacio casto
sulle sue labbra, tirandolo giù
per il collo, poi fece un cenno di saluto e oltrepassò la
porta. Chanyeol
continuò a sorridere guardandolo.
“Ciao, sono ancora qui,” disse Jongdae, alzando gli
occhi al cielo.
“Lo so!” esclamò immediatamente
Chanyeol. “Hey, Dae. Che succede?”
Jongdae scrollò le spalle cupamente. “Vuoi giocare
a Smash Bros o qualcosa del
genere?”
Chanyeol sbatté le palpebre, poi disse, “Certo.
Perché no.”
Si sistemarono in camera di Chanyeol, controller tra le mani, e
mangiarono
patatine cercando di battersi l'un l'altro. Parlarono poco, solo dei
loro piani
per l'estate e cose così, ma niente di più. Era
rilassante, in un certo senso.
Non c'era pressione. Nessuna tensione. Solo una semplice conversazione
e stupidi
videogiochi.
Alla fine, però, Jongdae sospirò e disse,
“Hey, Yeol?”
“Hmm?” Chanyeol premeva i pulsanti violentemente.
“Lo so che questo probabilmente farà tornare a
galla brutti ricordi, ma... come
si supera il fatto di essere possibilmente-gay?”
Chanyeol abbaiò una risata, colorandosi leggermente sopra il
colletto e tenendo
gli occhi fissi sullo schermo. “Beh, mi ci è
voluto un po' per capirlo, non
credi?”
“Beh, sì, ma l'hai capito alla fine. Voglio dire,
non è che ti senti ancora a
disagio all'idea, vero?”
“No, no,” gli assicurò Chanyeol. Lo
guardò non appena il loro round si
concluse. “Ecco una dritta: smettila di pensare alla parola
gay, e comincia a
pensare alla parola cotta. Una normale cotta. Lui ti piace. Fine della
storia.”
Jongdae s'imbronciò in modo infantile. Era d'aiuto,
immaginò. “Ma non so come
essere innamorato di un ragazzo,” disse tristemente.
Chanyeol ridacchiò. “Ho avuto lo stesso problema.
Ma ecco quello che devi fare
– fallo sorridere. Rendilo felice. Tienilo per mano. Sei
felice quando lo vedi.
Apprezzi la sua esistenza. Fai delle cose per lui. Lo... ami e basta.
Perché è
lui.” Fece una pausa. “E poi, quando dice che puoi,
cerchi di entrare nelle sue
mutande.”
“CHANYEOL.”
Il ragazzo scoppiò a ridere rumorosamente. “Sto
scherzando, sto scherzando.
Però davvero.”
“Tutti i miei amici sono inappropriati e immaturi,”
mormorò Jongdae, colpendo
leggermente Chanyeol con la punta del controller.
“Siamo un branco di adolescenti che cercano di dare consigli
in amore, cosa ti
aspetti?” Chanyeol sorrise sfacciato.
“Lascia perdere, ho finito di parlare con te,”
sbuffò Jongdae. “Scelti il tuo
giocatore, ti distruggerò questa volta.”
“Certo certo,” lo schernì Chanyeol,
piegando i propri pollici.
Jongdae alla fine si arrese e andò a parlare con Jongin in
seguito ad un sogno
incriminante del quale avrebbe preferito non parlare. Mandò
un messaggio al
numero che gli aveva dato Luhan, chiedendo a Jongin se fosse libero, e
ricevette un allegro, Certo, hyung! Sehunnie è
qui, ma non stiamo facendo
niente ^^ in risposta.
“Ma tutti qui passano ogni momento possibile con il proprio
compagno?” mormorò
Jongdae mentre si dirigeva verso la casa.
Un minuto dopo si ritrovò ad immaginare come sarebbe stato
passare così tanto
tempo con Junmyeon, e pose velocemente un freno a quel filo di pensiero.
Quando Jongdae arrivò a casa di Jongin, si
ritrovò ancora una volta incapace di
ammettere subito il motivo della sua visita. Parlò
nervosamente del più e del
meno, ammirò Sehun quando il più piccolo gli
disse che aveva passato il
pomeriggio precedente a fare shopping con la madre adottiva e a giocare
con il
fratellino al parco, rise quando la sorella di Jongin fece capolino
dalla porta
per chiedere al fratello se avesse portato un altro ragazzo
a casa. Lo
stesso Jongin sembrava molto rilassato, a suo agio in sua presenza,
cosa che
aiutò. Forse era questo che mancava a Jongdae…
“Allora, hyung,” disse all'improvviso Jongin, e
Jongdae sussultò, guardandolo
con occhi colpevoli. Jongin sorrise. “Questa è una
visita casuale, o…?”
Jongdae avvampò. “Oh, um…”
“Se ti aiuta,” continuò il ragazzo,
“Luhan mi ha già detto che stavi avendo problemi
da ragazzo.”
Questo fece arrossire Jongdae ancora di più, il viso
accaldato per l'imbarazzo.
“Quel cretino,” disse amaramente.
“Se vuoi farmi domande o qualcosa del genere, puoi
farlo,” disse allegramente
Jongin. “Non è che sia un esperto o niente del
genere, ho avuto un solo ragazzo, ma
sono molto aperto.”
Jongdae borbottò per qualche altro secondo, guardando Sehun,
il quale era seduto
sul letto accanto a Jongin e ascoltava in silenzio. Alla fine, disse
solo,
“Come fai a conquistare un ragazzo forse-etero?”
Jongin rise. “Hmmm, bella domanda.” Anche lui
guardò Sehun, sembrando
pensieroso. Sehun ricambiò il suo sguardo. “Ancora
una volta, non sono un
esperto, ma ti suggerirei... di spianarti la strada.”
“E come?” grugnì Jongdae. Sembrava un
bel po' di lavoro. Non gli piaceva.
Jongin scrollò le spalle. “Avvicinati a lui sempre
di più – in senso figurato,
dico, non spaventarlo – fino a che non attirerai la sua
attenzione su di te.
Continua a tentare fino a che non capisci che potresti piacergli. Sii
paziente.”
Sehun osservò il proprio ragazzo. “È
questo che hai fatto con me?”
Jongin rise. “Sì.”
“Stavi valutando se fossi attratto da te?” Sehun
sollevò le sopracciglia.
“Beh, ci stavo provando.”
“E cosa hai deciso?”
“Mmh, sei stato insidioso,” ammise Jongin,
storcendo il naso. “Non eri attratto
da nulla. Non ti piaceva nessuno.”
“Questo è vero.”
“Quindi riuscivo a vedere che con me era diverso.”
Jongin sembrava immensamente
fiero di quel fatto.
“Allora ti sei semplicemente buttato?”
Jongin ridacchiò imbarazzato. “Già.
È stato un incidente. Non aveva programmato
di baciarti quella volta.”
“Qual era il tuo piano?” chiese Sehun, con la testa
inclinata di lato.
“Prima di tutto capire se fossi attratto da me, poi
baciarti. Mi sono un
po' confuso.”
Sehun rise. “Sei fortunato che abbia funzionato.”
Qui, Jongdae si intromise. “Cosa ha
funzionato?”
Sehun lo guardò sorpreso, come se si fosse dimenticato della
sua presenza
Scrollò le spalle. “Non lo so. Non mi era mai
piaciuto nessuno prima. Ma mi
piaceva Jongin. Il fatto che fosse un ragazzo non era davvero
rilevante. Mi
piaceva semplicemente perché era lui. Mi ha chiesto se
volessi baciarlo, e
volevo, quindi l'ho baciato.”
Jongdae fece una smorfia. “Questo è schifosamente
adorabile.”
Jongin rise. A volte Jongdae pensava che ridesse abbastanza per se
stesso e Sehun.
“Quindi il mio suggerimento sarebbe di far sì di
piacere al tuo ragazzo, non
per o a discapito del tuo sesso, ma perché siete anime
gemelle o roba così.
Continua ad avvicinarti a lui, e se comincia ad allontanarsi, allora
non gli
piaci, che sia come persona o come ragazzo.”
Jongdae grugnì. “Sembra terrificante.”
“Le cotte lo sono di solito,” disse Jongin con un
cenno sapiente della testa.
Jongdae sospirò. “Beh, grazie per la dritta. Ora
vado, penso. Così voi due
potrete pomiciare o quello che volete.”
“Non stavamo facendo quello!” obiettò
immediatamente Jongin.
“Ma avremmo potuto farlo,” aggiunse asciutto Sehun.
Jongin lo fissò.
“Già, io vado,” disse Jongdae, e li
salutò prima che qualcos'altro di strano
potesse accadere. Aveva ottenuto quello per cui era venuto, comunque.
Più o
meno.
Lasciò che i consigli combinati dei suoi amici venissero
assimilati per qualche
giorno, pensandoci svogliatamente solo quando la sua mente tornava sul
territorio di Potrei essere gay. Ovvero spesso, ad
essere sinceri. Non
aveva molto da fare.
Si agitò un bel po', forse sognò ad occhi aperti
qualche volta, provò davvero
tanto a decidere quali fossero i suoi sentimenti e cosa
dovesse fare con
essi. Non è che avesse qualcosa contro l'essere
gay, ovviamente, ma
sarebbe stato d'aiuto anche solo sapere. Sarebbe
anche stato fantastico se
tutta questa situazione non avesse riguardato Kim Junmyeon dato che si
era
appena lasciato con la ragazza.
Alla fine, il suo essere giù di morale gli sfuggì
di mano, perché sua madre
entrò in soggiorno trovandolo buttato sul divano nel mezzo
del pomeriggio e gli
chiese, “D'accordo, Jongdae, che succede? È da una
settimana che continui a
sospirare ormai. Confessa.”
Jongdae sospirò ancora, solo per dare un effetto drammatico.
Immaginò che
questo fosse il momento giusto per raccontare alla madre della propria
vita
incasinata. Di solito non le teneva nascosto molto.
“Mamma,” disse mestamente,
“cosa diresti se ti dicessi che sto cercando di conquistare
un ragazzo?”
La donna lo guardò per qualche secondo, sguardo
indecifrabile come sempre. Poi
disse, “È quel presidente del consiglio
studentesco?”
Jongdae non era nemmeno sorpreso che lo sapesse. Tutti sembravano
saperlo. Comunque, chiese “Cosa mi ha tradito?”
La madre rise. “Beh, è il ragazzo di cui parli di
più oltre Minseok, e non
pensavo stessi andando dietro a lui.”
Jongdae fece una smorfia. “Ew, no, ha un ragazzo e
poi no. No.”
“Non lo pensavo, tesoro.” La madre sorrise
indulgente. “Il ragazzo del
consiglio studentesco era la scelta più ovvia. Allora, dimmi
di più dei tuoi
piani.”
“Vieni a confortarmi prima,” si lamentò
Jongdae.
La madre di sedette sul bordo del divano e passò le dita tra
i capelli del
ragazzo. “Stai avendo una crisi di sessualità,
tesoro?”
Jongdae scrollò le spalle, posando la testa sul suo grembo.
“Non proprio. Non
lo so. È solo che non so se voglio che
mi piaccia. È complicato. E
sembra troppo difficile.”
“Povero piccolo,” lo coccolò la madre.
“È arrivato il momento di fare l'uomo e
chiedere di uscire al tuo primo ragazzo?”
“Ma non so se gli piaccio!” esclamò
Jongdae. “O se gli piacciono i ragazzi!”
“Beh, cosa farai allora?”
“Non lo so,” grugnì Jongdae.
“So dove lavora, quindi…”
“Perfetto,” disse la donna. “Vai a
trovarlo. Un passo al giorno, okay?”
Jongdae mormorò qualcosa di insensato contro la sua gamba.
“D'accordo.”
“Bravo ragazzo. Fammi sapere come va a finire, okay? E se non
farai niente e
continuerai ad abbatterti tutto il giorno, sarò costretta a
chiamare sua madre
o qualcosa del genere.”
“Mamma!”
“Ti sto avvertendo,” fu tutto quello che disse
mentre si alzava, facendogli un
piccolo sorriso un po' malvagio e un po' affettuoso.
Quando Jongdeok tornò a casa dal lavoro, la madre disse
immediatamente,
“Jongdae conquisterà un ragazzo.”
Il fratello rise forte e chiese, “Quello del consiglio
studentesco?”
Jongdae fece una smorfia.
A cena invece lo disse al marito, il quale non indovinò
subito il ragazzo, e
almeno quello fu di conforto, ma quando venne a sapere che il ragazzo
in
questione era in realtà Kim Junmyeon, fece un cenno di
assenso verso Jongdae e
disse, “Buona scelta, figliolo.”
Jongdae scomparve sbuffando (in modo imbarazzato) in camera propria
alla prima
occasione per riflettere ancora un po'.
Ad essere sinceri, più Jongdae aspettava ad andare a trovare
Junmyeon a lavoro, più difficile sarebbe stato andare
davvero. Andava a finire
sempre così, eppure non imparava mai. Un giorno, si sarebbe
dovuto rendere
conto che se voleva fare qualcosa, doveva semplicemente buttarsi senza
pensarci
due volte. Un giorno.
Dopo diversi altri giorni che Jongdae passò a lamentarsi,
sospirare e
agonizzare su ogni conversazione e interazione che si ricordava di aver
fatto
con Junmyeon e analizzare quali fossero state le proprie reazioni,
Minseok si
coalizzò con la madre dell'amico e lo ricattarono
perché 'alzasse il sedere' e
facesse qualcosa.
"Fidati di me, Jongdae," disse Minseok mentre spingeva Jongdae fuori
dalla porta. Come osava entrare in casa sua e
strattonarlo così.
"Se sei così tormentato dalla cosa, è giusto
andarci a fondo. Ci stai
pensando ininterrottamente da settimane. Provi sicuramente qualcosa,
quindi
vai a capire di cosa si tratta, e se lui prova lo stesso."
Jongdae emise un suono deprimente, ma sembrava non avesse altra scelta,
quindi
si sistemò i capelli e si lisciò la maglietta
imprecando contro Minseok, che non
gli aveva nemmeno lasciato il tempo di cambiarsi, mentre si dirigeva
alla
fermata dell'autobus. Forse avrebbe potuto far venire i sensi di colpa
a
Minseok per farsi ripagare la corsa in autobus se fosse andata
abbastanza male.
Sin troppo presto, arrivò alla gelateria vicino al fiume Han
di cui gli aveva
parlato Junmyeon, un negozio piccolino con due tavoli piccolini accanto
al
bancone. Jongdae riusciva a vedere Junmyeon dietro di esso, piegato a
fianco al
registratore di cassa con un libro tra le mani, e prese un profondo
respiro per
calmare i nervi e far smettere al proprio cuore di palpitare. Questa
era
solo... una visita amichevole. Per... sinceramente, non lo sapeva
nemmeno lui.
Non aveva nemmeno un piano. E questa era
ovviamente un'idea terribile,
perché Jongdae aveva passato la maggior parte del tempo con
Junmyeon a
balbettare e a cercare di non arrossire. Sarebbe stato anche peggio
ora. Si
sarebbe reso completamente ridicolo.
Prima che potesse girare sui tacchi e correre a casa con la scusa che
Junmyeon non
era là, il maggiore sollevò lo sguardo e lo vide
attraverso la vetrina. Per un
momento, sembrò scioccato, poi nervoso, e alla fine sorrise
e lo salutò.
Sbattendo le palpebre, Jongdae riuscì a ricambiare il
sorriso e si costrinse ad
entrare. La campanella sopra la porta tintinnò, e Jongdae
prese un respiro
profondo.
"Ciao," disse, cercando con tutto se stesso di sembrare disinvolto.
"Che fai?"
"Uh," rispose Junmyeon, inclinando leggermente la testa ma
continuando a sorridere. "Lavoro?"
"Oh, haha. Certo."
"Che ci fai qui?" chiese piacevolmente il maggiore. Era così
bravo a
farlo. Rendeva Jongdae invidioso.
"Oh, volevo solo, um. Venire a trovarti." Deglutì,
preoccupandosi di
sembrare troppo ovvio, e aggiunse velocemente, "E prendere un gelato!
Ne
avevo una voglia matta e non avevo niente da fare quindi... e mi avevi
detto
che lavoravi qui... comunque."
Junmyeon rise piano. "Cosa ti piacerebbe?" chiese affabilmente,
poggiando il libro e spostandosi verso le vaschette di gelato esposte.
"I
coni piccoli sono piuttosto economici."
"Prenderò quello," disse Jongdae. "All'uva."
Guardò
Junmyeon, poi blaterò, "Ne vuoi uno anche tu?"
"Huh?" il maggiore sollevò lo sguardo da dove stava
prendendo un cono
con un fazzoletto. Fece una pausa, poi chiese, "Stai offrendo... di
comprarne uno anche per me?"
Jongdae avvampò, pentendosi di aver aperto bocca.
Perché era sempre così
stupido attorno a questo ragazzo? Perché non poteva
comportarsi in modo
naturale almeno per una volta? "Uh, sì?"
Il sorriso permanente di Junmyeon vacillò per mezzo secondo,
e Jongdae si
immobilizzò, ma poi sorrise ancora, sembrando un po' timido.
Cos'era quella?
Attrazione? chiese quella vocina irritante nella sua testa.
Poi,
velocemente, No. Stupido. Era solo
sorpreso. E ora è contento perché gli stai
comprando qualcosa. "Probabilmente
non dovrei mangiare sul lavoro," rispose. "Ma se insisti..."
Jongdae forzò una piccola risata. "Insisto."
"Allora dovresti sapere che mi piace il cioccolato caramellato."
"Ah." Molto più maturo dell'uva. Sei un
bambino, Kim Jongdae?
"Anche uno di quello, allora."
Sorridendo, Junmyeon preparò i due coni, e li porse entrambi
a Jongdae da sopra
il bancone. Jongdae restituì quello al cioccolato
caramellato al maggiore, il
quale lo sbatté gentilmente contro l'altro, come se stessero
brindando.
"Grazie," disse, incontrando lo sguardo di Jongdae con gratitudine
prima di procedere con il pagamento.
Un minuto dopo si sedettero insieme ad uno dei piccoli tavolini,
mangiando i
loro gelati, e Jongdae si rifiutò di guardare la lingua di
Junmyeon che sbucava
per leccare il cioccolato che si stava sciogliendo.
"Allora," cominciò alla fine Junmyeon, e Jongdae
sussultò. La
mancanza di conversazione, sebbene imbarazzante, era stata in fondo
piacevole.
"Cosa hai fatto da quando ti ho visto alla cerimonia?"
"Oh, non molto davvero," ammise Jongdae, abbassando le spalle. Ho
pensato tanto a te, disse
la
vocina irritante. E nemmeno in uno di quei modi sdolcinati.
O almeno, non del tutto.
"Stai uscendo con Minseok?"
Jongdae scrollò le spalle. "Ogni tanto, quando non cerca di
portarsi a
letto il suo ragazzo."
Junmyeon rise, un suono ricco e caloroso. "Purché continui
ad essere un
buon amico."
"È a posto. Mi ha fatto—" Jongdae si
bloccò, tossicchiando.
"Ti ha fatto?"
"Uh. Mi ha fatto vedere un stupido film insieme a lui e Luhan-hyung. Ho
fatto il reggi moccolo." Jongdae rise nervosamente.
Junmyeon lo osservò per un momento. "Stai bene,
Jongdae-yah?" Oh no.
"Sembri un po' strano."
"Io—" rise ancora, solo per prendere tempo. "No, sto bene.
Scusa."
"Sei sicuro? Perché sembri un po'... spaventato da me."
Jongdae spalancò gli occhi. "Cosa? No, non
è— Certo che no, hyung."
Junmyeon scrollò le spalle, ma sembrò rilassarsi
all'insistenza di Jongdae,
tornando a sorridere. "Scusa, ora sono io quello
strano."
La situazione stava peggiorando più di quanto Jongdae non si
sarebbe aspettato. Il maggiore aveva reagito in modo strano quando gli
aveva offerto di comprargli un
gelato, la loro conversazione era forzata e stentata, e se Jongdae
stava
cercando di conquistare Junmyeon, stava facendo un pessimo lavoro.
Jongin gli
aveva suggerito di avvicinarsi a lui, ma prima di fare quello, Minseok
gli
aveva suggerito di capire se gli piaceva davvero Junmyeon. Facile da
dire. Comincia
pensando a quanto veloce ti batte il cuore quando ti sorride.
"Jongdae? Ci sei~ Se non lo mangi, lo leccherò dalle tue
mani."
Jongdae si riscosse, sollevando lo sguardo su Junmyeon, il quale
sorrise e
indicò il suo gelato che si stava sciogliendo. Lo
pulì velocemente con la
lingua e qualche fazzoletto, ascoltando il proprio cuore battere mentre
Junmyeon rideva. Beh. Forse aveva davvero una vera cotta.
(Ma non avrebbe cominciato a pensare a Junmyeon senza in vestiti
addosso per
molto tempo ancora, assicurò a se stesso.)
"È stato terribile, grazie," disse Jongdae mentre entrava in
camera
di Minseok. Per una volta non era con Luhan, anche se aveva il
cellulare tra le
mani. "E poi, potrebbe esserci stato un breve momento in cui forse
avrei
voluto baciarlo. È grave?"
Minseok sorrise. "Fantastico."
Jongdae
finì per
andare a trovare Junmyeon tre volte quella settimana, e sapeva che era
eccessivo e probabilmente sospetto ma Minseok continuava a ricordargli
che
aveva già sprecato buona parte dell'estate rimanendo seduto
a non fare niente e
Jongdae continuava ad avere strani bisogni di parlare con Junmyeon per
'fare
meglio della volta precedente'. Da quanto fosse stato pessimo il suo
primo
incontro con il maggiore, non appena era tornato a casa, aveva
cominciato a
pensare a come fare meglio la volta successiva. Cosa avrebbe potuto
fare per
riscattarsi. Il che richiedeva una volta successiva.
Quindi andò. Entrò nel negozio e fece un cenno di
saluto, mordendosi la guancia
per evitare di balbettare e mostrare quanto fosse nervoso, e
salutò Junmyeon
come un vecchio amico. “Esplosione alla Banana,”
disse, indicando il gelato
giallo e marrone. “Ne vuoi uno?”
Junmyeon sembrò sorpreso dalla sua ricomparsa e dalla sua
schiettezza, ma disse
semplicemente, “Oh, certo. Se offri tu.”
“Scegli quello che vuoi, allora,” disse Jongdae con
un sorriso per il quale si
era esercitato davanti allo specchio più di quanto non
avrebbe voluto
ammettere. Disinvolto e rilassato. Forse un pizzico provocante, ma solo
se ci
avesse fatto caso.
“D'accordo. Grazie, Jongdae-yah,” disse Junmyeon,
prendendo una pallina dalla
vaschetta di gelato al gusto noce pecan.
Si sedettero ancora insieme, come l'ultima volta, e parlarono
pigramente di un
film che era appena uscito ma che nessuno dei due aveva visto (Jongdae
non
riusciva a trovare il coraggio di chiedere a Junmyeon di andare a
vederlo con
lui – non ancora) e dell'imminente trasferimento di Junmyeon
all'università.
Mancavano ancora cinque settimane, ma sembrava insofferentemente vicino
a
Jongdae, che ancora non aveva fatto alcun progresso.
Anzi, sembrava stesse facendo marcia indietro, quando
cercava di
conquistare in modo sottile Junmyeon con un sorriso affascinante e una
pacca
amichevole sul braccio, e tutto quello che faceva Junmyeon era
guardarlo per un
momento, con il sorriso che vacillava, prima di ridere velocemente.
Quella era la seconda volta nel giro di pochi giorni che il sorriso
sempre
presente del maggiore svaniva di fronte a Jongdae, e questo lo
tormentava.
Jongin gli aveva detto di avvicinarsi a lui, ma era difficile farlo
quando
Junmyeon si comportava in modo così strano. Non
gli piaceva quando
Jongdae cercava di essere amichevole con lui? Aveva qualche sospetto
sui suoi
veri motivi, oppure non gli piaceva Jongdae e basta? Jongdae era troppo
imbarazzante senza rendersene conto? O forse Jongdae era semplicemente
ridicolo
e pensava troppo alle cose.
Il loro terzo incontro fu più o meno uguale, se non peggio.
La conversazione
era più sciolta, ma Junmyeon gli lanciava strane occhiate
quando si presentava,
e quando Jongdae gli sorrideva sussultava prima di ricambiare il
sorriso. “Non
ho molto da fare,” gli disse Jongdae, come scusa per il fatto
che continuasse a
tornare. “Tutti i miei amici sono impegnati a pomiciare con i
rispettivi
ragazzi. Mi rimani solo tu.”
Junmyeon ridacchiò, leccando il proprio cono al gusto
cookies and cream, ed
esitò per il più breve dei momenti prima di dire,
“Beh, sei il benvenuto a
venire quando vuoi, ovviamente. Come vedi, sei il mio cliente
più importante.”
Jongdae si illuminò orgoglioso, incoraggiato dal tono
caloroso del ragazzo.
Sembrava affettuoso. Forse stava funzionando.
“Ma non devi continuare a comprarmi il gelato,
Jongdae,” aggiunse il ragazzo,
gli angoli della bocca incurvati verso il basso. “Non sei il
mio— voglio
dire...”
E il cuore di Jongdae fece un tonfo ancora una volta. Forse non stava
funzionando come aveva sperato. “No, mi fa piacere,
hyung,” insistette,
trattenendo un sospiro.
Durante la sua quarta visita alla gelateria, d'istinto, Jongdae decise
di
portare i suoi tentativi di conquista/flirt/qualsiasi cosa stesse
facendo ad un
altro livello e chiese, “Quando finisce il tuo
turno?”
“Huh?” Junmyeon lo guardò sorpreso
mentre finiva di preparare il suo cono alla
nocciola. “Alle cinque…”
“Fai qualcosa dopo?” chiese Jongdae, e il cuore gli
batteva all'impazzata.
Osservò il viso di Junmyeon con occhi di falco.
Il sorriso del maggiore vacillò per mezzo secondo, e questo
bastò a far perdere
a Jongdae ogni briciolo di coraggio. Anche quando Junmyeon rispose
cortesemente, “No, non proprio,” Jongdae non
riuscì a trovare il fegato per
proseguire col suo piano e chiedergli di andare a vedere quel film con
lui.
“Già, nemmeno io,” rise nervosamente,
tremando leggermente. “Comunque devo
andare, mia madre vuole che vada a... fare qualcosa. Ciao
hyung.”
E se ne andò, evitando lo sguardo di Junmyeon, come il
codardo che era. La
prossima volta avrebbe fatto meglio.
Solo che, davvero, non lo fece. Non fece meglio. Non
peggiorò nemmeno, ma per
quanto volesse seguire il consiglio di Minseok, o di chiunque altro,
sgattaiolava sempre
via all'ultimo secondo. Faceva davvero schifo in tutta questa cosa del
flirtare. Non era mai stato bravo, in realtà, ma era anche
peggio quando si
trattava di ragazzi, o di Junmyeon in modo
specifico. Non era sicuro.
Non era coraggioso. Era spaventato e codardo e onestamente un completo
cagasotto (così lo aveva chiamato Minseok, e Jongdae non
aveva negato).
E ogni volta che succedeva, ogni volta che Jongdae si interrompeva
velocemente,
ritraeva le proprie parole o rideva dei propri penosi tentativi di
'avvicinarsi' a lui, Junmyeon faceva quell'espressione. Jongdae non era
bravo a
leggere i volti delle persone, ma pensava che quella sembrasse...
confusa, più
che altro, e preoccupata, ma forse anche delusa, e forse turbata, e
irritataz
Jongdae stava rovinando tutto, lo sapeva, ma Junmyeon continuava a
sorridere e
dirgli di tornare presto, per stare ancora con lui, e questo era un
buon segno,
giusto?
Minseok e Luhan e la famiglia di Jongdae lo guardavano sempre in modo
indifferente quando li aggiornava, e cercava di convincere loro (e se
stesso)
che le cose erano ancora riparabili.
A questo punto, Jongdae non era sicuro se i suoi frequenti istinti di
baciare
Junmyeon fuori dal nulla fossero un segno positivo o negativo.
Non accadde niente di produttivo o che valesse la pena raccontare,
però, fino
ad uno specifico incidente che non aveva niente a che fare con Jongdae
a dire
la verità.
Era intorno alla fine della seconda settimana, e Jongdae stava
mangiando il
proprio cono mango e pesca e cercando di trovare il coraggio per
chiedere seriamente
a Junmyeon di passare un po' di tempo insieme dopo il suo
turno, quando un
ragazzo che sembrava avere qualche anno più di lui
entrò nella gelateria. Di
solito non arrivavano molte persone quando c'era Jongdae,
perché a Junmyeon
erano stati dati davvero i turni morti, ma non pensava che
l'apparizione del
ragazzo valesse il sorriso sin troppo amichevole che gli fece Junmyeon.
“Hey
ciao, come posso aiutarti?”
Il ragazzo si fermò, lo guardò, e poi
squadrò lentamente Junmyeon dalla testa
ai piedi. Jongdae si immobilizzò e guardò il
maggiore, gli occhi spalancati, e
per poco non gli si fermò il cuore quando Junmyeon
inarcò le sopracciglia in
modo quasi di sfida in risposta allo sguardo di apprezzamento del
cliente. Il
ragazzo sorrise. “Hey,” disse, voce profonda e
liscia. “Prendo quello che hai
preso tu.”
Il cuore di Jongdae batteva forte, e si aspettava che Junmyeon
arrossisse e si
arrabbiasse, o mettesse in chiaro di non essere interessato a... beh,
qualsiasi
cosa quel ragazzo inquietante avesse in mente. Ma invece, Junmyeon si
limitò a
guardare il cono che aveva in mano e disse, “Cioccolato alla
menta,”
aggiungendo un piccolo sorriso alla fine.
Il respiro di Jongdae si bloccò in gola. Cosa stava
succedendo qui? Stava
guardando troppo a fondo la cosa in modo completamente
inappropriato?
“Prenderò quello allora,” disse il
ragazzo. Junmyeon si spostò verso la vetrina
con i gusti, posando con attenzione il proprio cono per preparare
quello del
cliente, chiedendogli che tipo di cono volesse e quanto grande. Glielo
passò,
poi tornò al registratore di cassa, immettendo la vendita.
“3000 won,” disse Junmyeon, prendendo il biglietto
da 5000 won dalla mano del
ragazzo e dandogli il resto. “Passa una buona
giornata.”
Il sorriso del ragazzo si allargò. “Posso sapere
il tuo nome prima?”
Junmyeon sollevò ancora una volta le sopracciglia.
“Junmyeon.”
“Piacere di conoscerti, Junmyeon,” disse il
ragazzo. Afferrò improvvisamente un
fazzoletto e ci scrisse sopra qualcosa con una penna trovata
lì vicino. “Ecco
il mio numero. Chiamami qualche volta, okay?”
Lanciò una breve occhiata a
Jongdae. “A meno che…”
Jongdae poteva giurare che tutti là dentro riuscissero a
sentire quanto forte
il suo cuore stesse battendo in un misto di shock, panico e confusione,
e
peggiorò notevolmente quando, invece di rifiutare, Junmyeon
annuì leggermente
prendendo il fazzoletto dalle mani del ragazzo. Il suo piccolo sorriso
era
amichevole, come sempre, e Jongdae non aveva idea se fosse genuino o
meno.
Il ragazzo sorrise e salutò, voltandosi per andarsene.
“Ci vediamo,” disse
prima di scomparire oltre la porta.
Jongdae per poco non ansimò per riprendere fiato quando la
porta si chiuse dietro
di lui. Guardò Junmyeon con gli occhi sgranati, il quale
stava osservando il
fazzoletto con un'espressione indecifrabile, riprendendo il proprio
cono.
“Uh,” mormorò Jongdae.
“Sai,” disse il
più casualmente
possibile Junmyeon, “anche se non è una cosa che
mi attrae molto, ti fa
risparmiare davvero un sacco di tempo quando sono così
diretti.”
Jongdae sentì di poter svenire da un momento all'altro.
“C-cosa?” chiese
incredulo, con voce un po' affannata.
Junmyeon lo guardò, il sorriso si spense leggermente.
“I ragazzi, a quanto
pare, sono molto più difficili da capire delle
ragazze.”
Jongdae deglutì forte. Il gelato gli stava colando sulla
mano. Aveva la vista
un po' appannata. Non respirava bene. “A
te…” fece una pausa, prese coraggio
per quello che stava per dire, per quella che sarebbe stata la risposta
di
Junmyeon. “piacciono i
ragazzi?”
Junmyeon gli lanciò un sorriso vagamente timido dal bancone.
Sarebbe stato
adorabile, se Jongdae non fosse stato sul punto di implodere.
“Sono serio!” insistette Jongdae quasi squittendo.
“Ti farebbe strano se dicessi di sì?”
chiese Junmyeon, con le guance rosse.
“Hyung!” esclamò Jongdae, il cuore gli
rimbalzava contro le costole.
“Praticamente il 100% dei miei amici è ad un certo
stadio dell'essere gay!”
Deglutì a fatica, cercando di darsi un contegno.
“È solo che – non hai mai –
non ti ho mai visto esprimere interesse per un ragazzo?”
Junmyeon si grattò la testa con la mano che non teneva il
gelato, sembrando
imbarazzato. “Beh, voglio dire, non sono completamente
interessato ai
ragazzi.”
“E questo che significa?” chiese Jongdae, cercando
disperatamente di non
sembrare sul punto di impazzire.
Il maggiore rise piano. “Sai, in termini di chi mi piace...
immagino se la
giochino sia le ragazze che i ragazzi, ad essere onesti.”
“Vuoi dire, tipo, bisessuale?” Jongdae a malapena
riuscì a tirare fuori quelle
parole. “Jongin è bisessuale.”
“Sì, credo di averlo sentito dire,”
mormorò Junmyeon. “Penso di esserlo,
sì.”
Jongdae aveva ancora una volta dimenticato come si respira. Prese una
profonda
boccata d'ossigeno. “Non ho davvero mai notato che fossi
interessato ad un
ragazzo,” disse, cercando di non usare un tono d'accusa. A
questo punto era
persino sorpreso di riuscire ancora a parlare. Forse la
realtà di questa conversazione
lo avrebbe colpito più tardi.
Junmyeon rise, e Jongdae pensò sembrasse una risata amara.
Non incontrava il
suo sguardo. “Sai, è divertente, perché
se un ragazzo dà a un ragazzo e a una
ragazza lo stesso tipo di attenzione, il ragazzo pensa che sei
semplicemente
amichevole, mentre la ragazza sa che ci stai provando con lei. Alla
fine le
ragazze sono molto più intuitive dei ragazzi a cui vado
dietro.”
Ed ecco di nuovo il cuore di Jongdae che se ne va per i fatti propri,
facendolo sudare freddo. “Sei andato dietro a dei
ragazzi?” Si sentì chiedere.
Oddio, risultava troppo ovvio? Era invadente?
Ma Junmyeon scrollò semplicemente le spalle. “Di
solito non lo faccio, a causa
dei giudizio degli altri e tutto. Ero presidente del consiglio
studentesco, e
anche a casa ricevo un sacco di pressioni, non mi sembrava ne valesse
la pena,
anche se fossi stato interessato ad una ragazza. Ma ho sempre pensato,
sai, che
se il ragazzo giusto fosse arrivato, se non fosse valsa la pena... Ma
non ha
funzionato.”
Ci volle un momento perché Jongdae riuscisse a far uscire le
parole. “Perché
no?”
Junmyeon lanciò un sorriso tirato nella sua direzione.
“Beh, io pensavo
di piacergli, forse, possibilmente, ma alla fine è venuto
fuori che era del
tutto etero.”
E Jongdae sapeva che non avrebbe dovuto, Jongdae sapeva che non aveva alcun
diritto, ma stupidamente la piccola voce nella sua testa
sussurrò, Parla
di me? Potrei essere io?
Ma ovviamente era terrificato anche solo di chiedere.
“Io, uh.” Jongdae cercò qualcosa da
dire, qualsiasi cosa. Junmyeon
sembrava davvero a disagio, ancora dietro il bancone con il gelato in
mano che
si scioglieva.
Junmyeon
fece una
piccola risata, in un modo tagliente che Jongdae gli aveva raramente,
se non
mai, sentito usare. “Comunque,” disse, rendendo
chiaro che non aveva intenzione
di continuare quella conversazione. “Questo è
tutto. A quanto pare i ragazzi
sono davvero idioti, e andarci dietro è troppo
frustrante.”
Non dirlo a me, voleva dire
Jongdae. Invece tirò
fuori un misero, “Già.”
“Almeno
le ragazze
sanno quando stai flirtando con loro,” disse Junmyeon,
guardandolo e
sorridendogli. Il suo sguardo era ancora un po’ duro, ma
sembrava infinitamente
più amichevole.
Jongdae tossì. “Quindi non
chiamerai come-si-chiama?” chiese,
facendo un cenno al fazzoletto con il numero del ragazzo.
“Huh? Oh, nah.” Il maggiore fece una
risatina imbarazzata. “Non
è il mio
tipo.”
Sfacciatamente, Jongdae cominciò a cercare di ricordare
quale fosse il suo
aspetto per paragonarlo a se stesso. Alto, voce profonda, sicuro di
sé, non
brutto. Jongdae di sicuro non era niente delle prime tre cose. Era una cosa buona? “Quale
è
il tuo tipo?”
Desiderò
subito
rimangiarsi quella domanda, ma Junmyeon scrollò le spalle. “Non
lo so. Non
lui.” Rise, gettando il tovagliolo nel cestino lì
vicino. “Comunque, di cosa
stavamo parlando prima di tutto questo?”
Jongdae
si sforzò
di ricordare mentre ancora pensava a quello che era appena successo. “Uh...di
telefoni?”
“Giusto! Il mio è
vecchio.
La fotocamera è terribile e si blocca come non
mai.”
Jongdae annuì vagamente, con la testa che ancora gli girava.
Ne avrebbe dovuto
discutere con Minseok. Senza rivelare troppo della
sessualità di Junmyeon,
ovviamente. Probabilmente
non sarebbe stato carino.
“Amico. Jongdae. Datti una mossa.”
“Tutto
ciò che ti
ho detto è che un ragazzo è entrato e lui ha
preso il suo numero.”
“Esattamente! È
fantastico. Chiedigli se vuole uscire con te. E se dice di no,
sparisci per sempre dalla sua vita.”
“La fai sembrare molto più semplice di quanto non
sia in realtà, hyung. E
meno
patetico.”
“Fallo
e basta, ti
prego, prima che diventi pazzo guardando voi due.”
“Jongin mi ha detto che dovrei provare a vedere se potrebbe
essere attratto da
me…”
“Beh allora fallo. Per
amore del cielo,
Jongdae.”
“Sta’
zitto, hyung,
ti ci è voluto quasi il quintuplo del tempo per dichiararti
a Luhan.”
“Già, ed è stato uno schifo. Sii
più uomo, Dae.”
“Non mi fido per niente dei tuoi consigli.”
“Sei tu quello che è venuto da me!”
Jongdae ci provò. Davvero. Dopo la confessione di Junmyeon,
si sentiva molto
più sicuro quando si trattava di flirtare, allungava di
più le mani e lanciava
qua e là complimenti e occhiolini dei quali si pentiva poco
dopo. Rubava i coni
gelato di Junmyeon per assaggiarli e offriva in cambio il proprio,
scherzava
sul fatto che quei loro incontri fossero appuntamenti,
suggerì che gli sarebbe mancato Junmyeon quando
sarebbe andato
all’università in autunno. Disse a Junmyeon che il
nuovo taglio di capelli gli
stava bene e gli chiese se avesse comprato una nuova acqua di colonia,
perché
aveva un profumo buonissimo.
Non era particolarmente bravo, ad essere onesti. Si sentiva a disagio e
rideva
un po’ troppo e a volte si impappinava con le parole. Non era
sicuro se fosse
per questo o per qualche altra ragione che Junmyeon sembrava sempre
preso un
po’ in contropiede dal comportamento di Jongdae, un
po’ incerto su come
reagire, le sue sopracciglia si incurvavano leggermente. Significava
che
Jongdae non gli piaceva? O semplicemente che
Jongdae… non era proprio portato per questo?
“Quindi quel ragazzo a cui andavi dietro,” chiese
alla fine della terza
settimana, cercando di sembrare indifferente. Il
viso del maggiore rimase cautamente
neutrale. “Com’era? Solo
perché sono
curioso di quale sia il tuo ‘tipo.’”
Junmyeon rise
imbarazzato. “Oh, era… non saprei. Mi piaceva
davvero. Eravamo piuttosto amici.
Ma
era etero, e
anche un po’ cattivo con me, quindi. Vabbè.”
Questo non era per niente d’aiuto. Junmyeon era
piuttosto amico di tutti. Sarebbe potuto essere un ragazzo
qualsiasi del consiglio studentesco. O della sua classe. Sarebbe potuto
essere
Minseok, per quanto ne sapesse (se non fosse stato per il fatto
dell’eterossessualità). “Ahhh,”
rispose vagamente Jongdae, deglutendo.
“Ad essere sinceri,” continuò Junymeon
con una risatina, “dopo ho frequentato
una ragazza per provare a, sai, farmi piacere ancore le ragazze. Quella
relazione
non ha funzionato alla perfezione, ma ho fatto un tentativo
audace.” Si passò
una mano tra i capelli, sorridendo mestamente. “Comunque,
basta parlare di me.”
Jongdae gli offrì un sorriso che sperava fosse comprensivo e
confortante, ma
più che altro stava cercando di capire se quel ragazzo
potesse essere lui. E se
fosse stato lui? Erano stati uniti, più o meno. E Jongdae
era etero. Era stato
etero. E poi Junmyeon aveva frequentato quella ragazza, senza successo.
E se
quel ragazzo fosse stato lui?
Ne parlò con Minseok quella notte, quando sorprendentemente
l’amico aveva
cancellato i propri programmi con Luhan per stare solamente con lui, e
l'amico
lo scosse per le spalle. “Chiedigli di uscire!”
quasi gridò. “Fallo e basta,
idiota, o non lo saprai mai! L’estate è quasi
finita!”
Jongdae lo sapeva. Sapeva di dover fare qualcosa. Presto.
Ma perché doveva essere così spaventoso?
Alla fine della quarta settimana, Jongdae fece il punto della
situazione. Era seduto
al tavolino vicino al bancone, mangiava il suo gelato al gusto torta di
compleanno mentre guardava Junmyeon servire una giovane donna e sua
figlia con
un sorriso, e pensò alla propria posizione
all’inizio di tutta questa… storia.
Minseok gli aveva detto di capire se Junmyeon gli piaceva abbastanza da
andargli dietro. La risposta a questo, decise Jongdae, era un sonoro sì. Non lo avrebbe
più negato. Probabilmente
i palmi sudati, il battito impazzito del suo cuore e i giramenti di
testa erano
ancora dovuti al terrore, ma era abbastanza sicuro che fossero per lo
più
causati da genuini sentimenti. Sentiva il desiderio di baciare Junmyeon
troppo
spesso. Il desiderio di stare con lui praticamente tutto il tempo.
Pensava che
Junmyeon fosse fantastico. Era imbarazzante, davvero.
Chanyeol gli aveva detto di smettere di pensare alla cosa come una
cotta per un
ragazzo, e cominciare invece a vederla come una semplice, vecchia
cotta. Jongdae
pensava di star facendo un buon lavoro ormai. Non aveva dimenticato che
Junmyeon era un ragazzo, ovviamente, ma adesso si era arreso al fatto
che
probabilmente era selettivamente gay o qualcosa del genere. Gay nelle
giuste
circostanze. Quello che era. Non ne era più infastidito.
(Ancora non pensava ad
entrargli nelle mutande però. Non sempre. Non che
l’idea fosse… particolarmente
malvagia.)
Era il consiglio di Jongin che Jongdae non riusciva a seguire. Avrebbe
dovuto
capire se Junmyeon ricambiasse i suoi sentimenti, ma era molto
più difficile di
quanto non sembrasse. Nonostante, alla fine, avesse scoperto che
Junmyeon era
aperto all’idea di frequentare un ragazzo,
ancora non sapeva se a Junmyeon piacesse lui,
come più di un amico. Era infinitamente gentile
con Jongdae,
non si era mai lamentato quando lo aveva disturbato più
volte alla settimana,
sorrideva sempre e intratteneva allegre conversazioni con lui. Ma non
aveva mai
reagito molto bene quando Jongdae aveva tentato di avvicinarsi
a lui. Non lo aveva mai direttamente rifiutato, ma non
era nemmeno particolarmente ricettivo. Non aveva mai flirtato con lui.
Non era
mai arrossito né niente del genere. Ma come avrebbe dovuto
fare Jongdae a
capire cosa significava? Come avrebbe dovuto fare a sapere se il
ragazzo di cui
aveva parlato Junmyeon era lui o meno?
“Yoohoo~ Jongdae?”
La testa di Jongdae scattò su e guardò Junmyeon,
il quale stava ridendo e
agitava la mano per attirare la sua attenzione. “Scusa,
cosa?”
“Ti sei incantato,” ridacchiò Junmyeon.
“A cosa stavi pensando così
intensamente?”
Jongdae deglutì forte. “A te~”
canticchiò, aggiungendo un sorriso sfacciato per
far sembrare che stava scherzando, o forse no.
Il sorriso scivolò dal viso di Junmyeon, e aprì
la bocca per dire qualcosa, ma
la campanella sopra la porta suonò ancora prima che potesse
farlo.
Il ragazzo di due settimane prima, quello che aveva dato il numero a
Junmyeon,
entrò. “Hey,” disse, sorridendo quando
divenne ovvio che anche Junmyeon lo
aveva riconosciuto. “Junmyeon, giusto?”
Jongdae non si sforzò nemmeno di non fissarlo con gli occhi
socchiusi. Junmyeon
fece un sorriso. “Già, ciao ancora.”
“Posso avere lo stesso gelato dell’altra volta?
Cioccolato alla menta?”
“Certo.” Junmyeon si spostò.
“Anche se io non mangio mai la stessa cosa due
volte di fila.”
“No?”
(Jongdae sentì uno stupido brivido di orgoglio per il fatto
che neanche lui lo
faceva.)
Junmyeon porse al ragazzo il cono e si diresse alla cassa. Il ragazzo
lo guardò
attentamente. “Non hai mai chiamato.”
Junmyeon annuì. “Già, credo di non
averlo fatto.”
“Come mai?”
Il registratore di cassa si aprì. Junmyeon
sollevò lo sguardo su di lui. “Non
ne ho mai avuto occasione, immagino.”
“Beh, l’offerta è ancora
valida!” Il ragazzo accettò il cambio, facendolo
cadere nel barattolo della mancia. “Hai ancora il mio
numero?”
“Sì,” mentì spudoratamente
lui.
“Bene. Ci vediamo.” Il ragazzo fece un occhiolino
prima di andarsene. Jongdae continuò
a guardarlo male.
“Non lo chiamerai, vero?” chiese, anche se sapeva
già la risposta.
“Nah,” rispose il maggiore senza guardarlo, mentre
faceva il giro per sedersi. Sorrideva
ancora, ma sembrava un po’ forzato.
“Oh, bene,” disse Jongdae, le parole lasciarono la
sua bocca prima che potesse
fermarle. “Potrei ingelosirmi.”
Junmyeon si girò a guardarlo bruscamente. Il cuore di
Jongdae scalpitava, e
rubò il suo cono mezzo mangiato per dare una leccata
sfacciata.
E alla fine, Junmyeon scoppiò. Spinse indietro la sedia
leggermente, le gambe
che graffiarono il pavimento, e Jongdae lo guardò con gli
occhi spalancati
mentre diceva, “Wow, potresti smetterla?”
Jongdae ansimò. “C-cosa?”
“Ti ho anche detto di
essere
bisessuale, ti ho detto che faccio
schifo a leggere le persone, ti ho detto
di aver avuto l’idea sbagliata prima, cazzo!”
Jongdae non aveva mai sentito Junmyeon così arrabbiato
prima, non lo aveva mai
visto così agitato e con gli occhi così ardenti.
“Io—”
Ma Junmyeon non lo lasciò parlare. Allargò le
narici mentre cominciava la sua
sfuriata. “Sono qui, cerco di fare il bravo hyung, cerco di
salvare un’amicizia
che ho quasi rovinato con i miei sentimenti, e tu continui a fare cose
stupide
come questa e incasini di nuovo
tutto. Voglio dire sì. Mi piacevi. Sì,
più o meno mi piaci ancora cazzo. Ma volevo
fare la persona matura. È etero? Figo! Potete ancora essere
amici, Junmyeon. Potete
ancora passare del tempo insieme e puoi dargli qualche consiglio
fraterno. Puoi
sopportare un cuore spezzato. Non è colpa sua se
è etero. Ma sai cosa, è colpa
tua
se sei così crudele, facendomi credere che ci stai
provando con me quando
in realtà non è così. Quindi per
favore smettila.”
Jongdae spalancò la bocca. Rimase seduto lì a
bocca aperta, cercando
disperatamente di assorbire quello che Junmyeon aveva appena detto.
Lui… cosa? Cosa
era appena successo? “Io—” Si interruppe,
ma Junmyeon sospirò forte e lo lasciò
continuare. La voce di Jongdae si abbassò fino ad un
sussurro spaventato e
incerto. “Io ci sto provando
con te.”
La rabbia scomparve in un istante dal viso di Junmyeon, e fu lui
stavolta a
rimanere a bocca aperta. “Cosa?”
Jongdae scrollò le spalle. “Mi piaci?
Tanto?”
Ora Junmyeon sembrava tanto scioccato e confuso quanto si sentiva
Jongdae. Il che
era piacevole, in un certo senso. “Tu… cosa? E da
quando?”
Jongdae rise nervosamente, un po’ delirante, giocherellando
con il cono che
aveva in mano. “Questa è
una domanda
difficile. Il processo di accettazione è durato un bel
po’. Minseok ha cercato
di convincermi dall’inizio dell’anno scolastico,
però.” Sbatté le palpebre, poi
chiese, “Da quando io piaccio
a te?”
Junmyeon sembrava sul punto di perdere i sensi, e Jongdae poteva
capirlo. “Da…
tanto tempo. Ho iniziato ad avere una cotta per te da… dalla
tua festa di
compleanno, probabilmente. Secoli fa.”
“Oh mio Dio.” Jongdae avvampò.
“Perché non hai… perché non
hai detto niente,
o—”
“L’ho fatto!” anche il viso del maggiore
era rosso, con un misto di quello che
sembrava imbarazzo e irritazione. “Tu— ti ho
chiesto se pensassi che si possa
essere un po’ gay, sai, e tu hai detto no. E
poi mi hai evitato! Bastardo!”
Questa era la prima volta che Jongdae sentiva Junmyeon parlare
così. Era un po’
eccitante, sotto tutte le altre sensazioni che sentiva risalirgli il
petto. “Ero
nella fase di fervente negazione!” protestò.
“E ti ho evitato solo dopo che tu
mi hai detto di avere una ragazza!”
“Ho trovato una ragazza perché a te non piacevano
i ragazzi! Pensavo mi odiassi!”
Jongdae voleva ridere, ma anche piangere e strapparsi i capelli per la
frustrazione. “Ero così arrabbiato,”
disse senza fiato, un sorriso che
probabilmente risultava inappropriato cominciò ad aprirsi
sul suo viso. “Hai
trovato una ragazza e io ero così arrabbiato, anche se
dicevo che non mi
piacevi.”
Junmyeon sembrava incredibilmente imbarazzato. “Questa
è tutta colpa tua, Kim
Jongdae,” disse. “Sai quanto è stato
difficile per me? Colpa tua.”
“Lo so,” disse velocemente Jongdae. “Lo
so che è colpa mia. Dovresti essere
arrabbiato con me.”
“Io sono arrabbiato con
te.” Sbuffò forte
Junmyeon. “Non riesco a crederci – mi ci
è voluto così tanto per farmela
passare, e volevo ancora essere tuo amico. Cosa stupida, ma lo volevo
comunque.
E non mi aspettavo niente da te.
Volevo
solo che fossimo amici platonici. Ed eri cattivo con me, e poi super
confusionario e sei venuto qui ed eri tutto…ugh. Ero
così deluso all’inizio, deluso da te
per
avermi fatto credere che ti piacessi per poi rifiutarmi, ed evitarmi, ma finalmente mi era passata.
Per
lo più. E poi sei tornato e hai reso le cose ancora
più confuse! Stavi intenzionalmente
flirtando con me per tutto questo tempo?”
Jongdae si fece piccolo piccolo. Okay, la situazione sembrava
più brutta messa
in questi termini. “Sì?”
Junmyeon lo guardò male, il completo opposto rispetto al suo
solito sorriso
caldo e piacevole. “Non posso nemmeno essere completamente
arrabbiato con te,
perché mi piaci troppo. Sai quanto è
esasperante?”
Una piccola scintilla di speranza fiorì nel cuore di
Jongdae. “Scusa,” sussurrò.
Junmyeon aggrottò le sopracciglia. Era stranamente
affascinante. Jongdae voleva
baciarlo. “Credo te ne debba andare.”
“Cosa?” Jongdae sbatté le palpebre.
“Perché?”
“Perché al momento sono troppo irritato per essere
entusiasta della notizia.”
“O-oh. Okay.” Jongdae si alzò
lentamente. Aveva ancora il gelato di Junmyeon,
ma decise di tenerlo.
Il maggiore incrociò le braccia. “Torna quando
finisce il mo turno.”
“Okay.” Jongdae non riuscì a trattenere
il sorriso che apparve sul suo viso. “Ci
vediamo dopo, allora.”
Per la prima volta, Junmyeon ricambiò il sorriso, anche se
solo per un secondo.
“Sì. Ci vediamo.”
Jongdae tornò alla gelateria alle 17 in punto.
Sbirciò dentro, con il cuore che
batteva all’impazzata, e vide Junmyeon sollevare lo sguardo
su di lui mentre si
sfilava il grembiule e parlava con la donna che probabilmente possedeva
il
negozio. Gli fece un piccolo sorriso attraverso il vetro, e il petto di
Jongdae
si gonfiò.
Uscì un momento dopo, senza guardarlo in faccia.
“Allora,” disse.
“Sei ancora arrabbiato con me?” chiese Jongdae,
giocherellando con l’orlo della
camicia.
Junmyeon rise piano. “Un po’,” disse.
“Ma più che altro felice.”
“Sì?”
“Sì.” Junmyeon lo guardò,
sorridendogli. “Eccitato.”
“Anche io,” sussurrò Jongdae, sentendosi
come una scolaretta con una cotta. Si schiarì
la gola. “Vuoi… fare qualcosa?”
Junmyeon si infilò le mani in tasca e scrollò le
spalle, ancora sorridente. “Mi
stai chiedendo di uscire, Kim Jongdae?”
“U-um.” Jongdae deglutì forte.
“Sì?”
“Bene. Allora certo.”
Percorsero la breve distanza fino al fiume Han, fianco a fianco e in
silenzio,
senza guardarsi se non per occhiate timide ed imbarazzate. Trovarono un
posticino sull’erba e si sedettero, a pochi centrimetri
l’uno dall’altro. Jongdae
voleva prendere la mano del maggiore, ma si rese presto conto che era
troppo
nervoso per farlo, e poi le sue mani stavano sudando.
“Allora,” disse, guardando ancora Junmyeon.
“Io, uh…” si interruppe, incerto su
cosa dire, sperando che il maggiore prendesse le redini.
“Hm,” fu la sola risposta di Junmyeon, e
ricalò il silenzio.
Jongdae lo guardò implorante, senza poi distogliere lo
sguardo. Il momento era
quasi surreale, ora che ci pensava. Era ad un appuntamento,
più o meno, con Kim
Junmyeon. Al fiume Han. E sembrava così bello senza nemmeno
sforzarsi, con il
vento che gli scompigliava i capelli e un sorriso che gli incurvava le
labbra
mentre guardava l’acqua. E Jongdae aveva voluto tutto questo
per così tanto
tempo. E Junmyeon gli piaceva sin troppo.
“Um,” disse Jongdae, perché nessuno
diceva niente e cominciava ad essere
strano. Junmyeon lo guardò, con quel suo piccolo sorriso
adorabile. Quindi Jongdae
si allungò e lo baciò.
Fu molto leggero, e molto breve. Non aveva nemmeno voluto farlo
davvero. Si era
semplicemente avvicinato e lo aveva baciato, perché era
troppo nervoso e non
sapeva cosa fare, e poi si era ritratto.
Junmyeon lo fissò per un secondo carico di tensione, e poi
la sua mano fu
attorno al collo di Jongdae e lo tirò a sé per
premere le loro labbra insieme. Il
più piccolo emise un suono di sorpresa, ma Junmyeon si
limitò ad inclinare la
testa leggermente e a premere ancora, labbra calde ed insistenti, e le
mani di
Jongdae si agitarono ai propri fianchi prima di posarli su quelli del
maggiore.
I suoi occhi si chiusero in automatico, e ricambiò non
appena si rese conto di
quello che stava accadendo. Junmyeon lo stava baciando.
E non era lieve e dolce, come quello di Jongdae. Questo bacio
era lungo e profondo, percorreva tutto il suo corpo, accendeva ogni suo
nervo
mentre Junmyeon mordicchiava gentilmente il suo labbro inferiore.
Junmyeon baciava cento volte con più aggressività
di quanto Jongdae non si
sarebbe immaginato. Junmyeon era delicato e dolce e mite, ma baciava
come se
avesse a malapena controllo di se stesso, spingendo indietro Jongdae
per la
potenza. Non che a Jongdae dispiacesse, certo, ansimante con i pugni
chiusi attorno
alla maglietta del maggiore. Non c’era lingua, ma i respiri
di Junmyeon erano
caldi contro la sua bocca e le mani sul suo collo e sul suo mento, e il
suo
corpo era tiepido e solido sopra di lui, e Jongdae era positivamente
intontito
da tutte quelle sensazioni.
“Scusa,” Junmyeon ansimò quando si
ritrasse, tanto senza fiato quanto Jongdae.
“Mi dispiace tanto, era—”
Jongdae rise, solare e irragionevolmente contento.
“È così che ti comporti ad
un primo appuntamento?”
Junmyeon rise in risposta. “No,” gli
assicurò, indietreggiando leggermente, ma
non del tutto, non abbastanza da lasciare spazio a Jongdae per
rialzarsi. “Ma
scusami se sono così impaziente, dopo aver aspettato
così a lungo, dopo averlo
voluto così a lungo, figlio di—”
Jongdae si sollevò e posò un casto bacio sulle
sue labbra, interrompendolo. “Perdonato,”
disse frettolosamente.
Junmyeon rimase in silenzio, poi si alzò, lasciando che
Jongdae si raddrizzasse
accanto a sé. In qualche modo, la sua mano si
ritrovò intrecciata a quella del
più piccolo, e nessuno dei due lasciò la presa.
“Tutti saranno così fieri di me,” disse
all’improvviso Jongdae, non appena gli
venne in mente. Sorrise. “Ho conquistato il mio primo ragazzo
con successo.”
Junmyeon gli lanciò un’occhiataccia scherzosa.
“Primo di quanti?”
Jongdae rise. “Spero solo uno. È stato anche
più difficile di quanto non mi
aspettassi.”
“Visto? Te l’ho detto.” Junmyeon sorrise,
stringendo la presa attorno alla mano
di Jongdae. Ci fu silenzio per qualche momento, e poi disse,
“Posso baciarti
ancora?”
Jongdae arrossì. “Stiamo insieme ora?”
“Uh, sì? Penso di sì?”
Junmyeon sbatté le palpebre confuso.
Jongdae si illuminò. “Allora non devi
chiedermelo.”
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/Sbuca fuori dal nulla dopo 3
mesi/ Vi chiedo infinitamente scusa per questa lunghissima attesa ;___;
La verità è che avevo già tradotto il
75% di questo capitolo tempo fa, ma per un motivo o per un altro
(semplicemente quei pochi momenti liberi che avevo li ho usati per
soddisfare la mia dipendenza da serie TV lol) non l'ho mai finito x3
Finalmente ieri mi ci sono messa e mi sono resa conto che
effettivamente mancavano solo pochi paragrafi ahah
Quindi ecco qua l'extra della Suchen che vi avevo promesso, prima o poi
posterò anche quello della Laysoo ma, nonostante sia
considerevolmente più corto rispetto a questo, non
aspettatevi di vederlo entro breve perché sono in piena
sessione d'esami ;__; ahah
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, a presto ~