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Autore: Ehyca    07/01/2017    4 recensioni
Minseok non è davvero bravo in cinese, Luhan è lo studente nuovo con dei segreti, Jongdae dà pessimi consigli, ma Kyungsoo no. Sehun apprezzerebbe davvero tanto se Kim Jongin smettesse di interessarsi a lui, Baekhyun e Chanyeol sono davvero sul confine del più-che-solo-amici, e niente, la loro vita si incasina giusto un po'.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Un po' tutti, Xiumin, Xiumin
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Jongdae si considerava un amico eccellente. Era attento ai dettagli, faceva bei regali, non si dimenticava mai un compleanno, ed era anche pronto a perdonare facilmente (sentiti preso in causa tu, Kim Minseok e il tuo segreto di un anno).

Era andato alla cerimonia del diploma solo per Minseok, ovviamente. Perché era un buon amico. Perché voleva supportare ed esultare per il miglior amico.

Ma questo non gli impedì di fissare Kim Junmyeon per tutto il tempo in cui stava pronunciando il proprio discorso di commiato, sorridendo vincente al pubblico.

“Sei così evidente,” ridacchiò al suo fianco Luhan.

“Chiudi il becco, hyung, ti ho visto mandare bacini a Minseok tipo quattro minuti fa,” sibilò Jongdae, cercando di non arrossire.

“È il mio ragazzo, ho il permesso di essere imbarazzante,” rise Luhan. “Tu sei solo inquietante.”

“Non è vero!” ribatté Jongdae con fervore. Ma un secondo dopo, si ritrovò nuovamente a fissarlo.

Non aveva più parlato con Junmyeon dal giorno delle elezioni. Erano stati tutti travolti dagli esami e dai progetti di fine corso, e Jongdae aveva a malapena avuto il tempo di vedere qualcuno, men che meno un ragazzo che tecnicamente non aveva alcun motivo di vedere. Ora che lo vedeva, però, poteva sentire le proprie guance scaldarsi e i palmi sudare. Questa era probabilmente l'ultima occasione che avrebbe avuto per parlare con Junmyeon. Dopo il diploma ognuno avrebbe passato le vacanze estive per conto proprio, e poi Junmyeon sarebbe andato all'università e Jongdae sarebbe rimasto indietro, e oltre ad una inconsistente promessa di dargli qualche consiglio per la carica di presidente del consiglio studentesco, non avevano nessun motivo per parlare tra loro.

Va tutto bene, sussurrò il cervello di Jongdae. Se riesci a passare tutta l'estate senza sentire il bisogno di parlare con lui significa che ovviamente non ti piace poi così tanto e non dovrai affrontare l'essere un po' gay o niente del genere.

Il suo cuore palpitava nel petto, la sua pelle era fredda e appiccicosa, e Jongdae si sentiva nauseato.

La cerimonia del diploma fu lunga e laboriosa. Se non fosse stato per Minseok, sinceramente, Jongdae non ce l'avrebbe fatta a sorbirsela tutta. Invece fu obbligato ad ascoltare discorsi noiosi e liste di nomi che non conosceva o di cui non gli importava affatto, e non vedeva l'ora che finisse, solo perché pensava sarebbe stato piacevole tornare a casa e buttarsi sul letto e smettere di pensare se davvero, sinceramente, avesse o meno un'enorme cotta per Kim Junmyeon. La sua vita sarebbe davvero stata molto più semplice se non l'avesse avuta. Jongdae non sapeva come avere cotte per i ragazzi. Non sapeva come flirtare con loro o come capire se ricambiassero. Perché non poteva essere etero al 100%?

Quando il nome di Minseok venne pronunciato, Jongdae si alzò ubbidientemente dal proprio posto e si avvicinò per scattare qualche foto mentre l'amico attraversava il palco, stringeva la mano al preside, e riceveva il proprio diploma. Jongdae esultò e batté le mani insieme agli altri, facendo qualche altra foto con la fidata macchina fotografica di Kyungsoo, e andò incontro a Minseok dall'altra parte del palco per abbracciarlo velocemente e ridacchiare dicendo Wow, hyung, alla fine ce l'hai fatta davvero a diplomarti. Era sul punto di tornare al proprio posto quando l'annunciatore disse, “Kim Junmyeon.”

Si immobilizzò sul posto, voltandosi per vedere il maggiore attraversare il palco, sorridere, prendere il diploma. Jongdae lo fissò, e per un millesimo di secondo, i loro sguardi si incontrarono. Riscuotendosi, Jongdae gli lanciò un sorriso e sollevò la macchina fotografica per scattare una foto veloce, e poi si affrettò a posto.

Non gli piaceva il sorrisetto idiota sul viso di Luhan quando si risedette.

Alla fine, un millennio dopo, la cerimonia si concluse, e tutti i diplomati cominciarono a disperdersi per cercare i propri familiari e amici. Jongdae vide Luhan tirare Minseok in un bacio prima di voltarsi e camminare dalla parte opposta, sollevando la fotocamera per guardare le foto che aveva scattato.

“La mia è venuta bene?”

Jongdae sollevò la testa di scatto. “Oh, hyung!” esclamò, troppo forte, con il cuore che batteva. Junmyeon sorrise. “Uh, voglio dire, sì, è uscita bene.”

“Bene, bene. Non sono molto fotogenico.” rise piacevolmente Junmyeon.

Jongdae sentì la pelle d'oca su tutto il corpo, lo stomaco sottosopra. Davvero, sarebbe stato molto più facile capire se avesse o meno un'enorme cotta per Junmyeon se i sintomi che provava quando era nelle sue vicinanze non fossero così simili al terrore. “Beh, sei uscito benissimo nella mia foto,” disse, cercando di mantenere un tono di voce stabile e che non suonasse spaventato. “Congratulazioni, comunque. Per, uh. Il diploma.”

Junmyeon sorrise. “Grazie,” disse. Si appoggiò al muro accanto a loro, sembrando informale e piacevole. “Allora, quali sono i tuoi progetti per l'estate, Jongdae-yah?”

“Oh, niente di che,” ammise lui, deglutendo a fatica. Il sorriso di Junmyeon gli faceva uno strano effetto. “Minseok e Luhan probabilmente saranno impegnati a fare... qualsiasi cosa facciano insieme, e anche Baekhyun e Chanyeol, quindi. Sono solo.”

“Ahhh, roba divertente,” rise Junmyeon. “Io lavorerò tutta l'estate, e forse studierò per l'università.”

“Dove lavori?” chiese Jongdae, e non certo perché lo avrebbe spiato. Era solo curioso.

“In una piccola gelateria vicino al fiume Han,” rispose Junmyeon, sorridendo. “Mia madre conosce il proprietario, quindi ho ottenuto un lavoretto. Sarà super noioso, mi hanno dato tutti i turni morti.”

“Oh, bello,” rise Jongdae, asciugandosi i palmi sui pantaloni. “Ti dispiace se vengo a trovarti?”

Le sopracciglia di Junmyeon si inarcarono. “Uh—”

“Per chiedere consigli sull'incarico!” aggiunse velocemente Jongdae, col cuore che palpitava. “Hai detto che me ne avresti dato alcuni, quindi, uh.”

Junmyeon rise piano, addolcendo l'espressione. “Sì, certo. Probabilmente starò seduto per la maggior parte del tempo. Non c'è problema.”

“Okay,” sospirò Jongdae.

“Dae!” lo chiamò da dietro Minseok. “Andiamo, torniamo a casa per la torta!”

Jongdae si guardò alle spalle, poi di nuovo Junmyeon. “Immagino di dover—”

“Sì, ci vediamo,” disse Junmyeon, sorridendo e salutandolo.

“Ci vediamo,” disse Jongdae, lasciando che Minseok lo trascinasse via.

“Ti abbiamo salvato prima che ti rendessi ridicolo,” lo informò Minseok qualche minuto dopo, quando Jongdae si calmò leggermente e smise di tremare. “Perché sembrava stessi facendo quello.”

Jongdae si limitò a grugnire e provare pietà per se stesso.




Una settimana dopo, Jongdae non aveva ancora fatto... nulla. Passava la maggior parte del suo tempo a casa, facendo commissioni per sua madre, giocando coi videogiochi o guardando Netflix, occasionalmente usciva con Minseok, Baekhyun o Chanyeol, a volte andava da Kyungsoo. Passava anche la maggior parte del proprio tempo ad autoconvincersi che non aveva bisogno di andare da Junmyeon, perché non gli piaceva così tanto, e non lo avrebbe disturbato andandogli dietro per questa o quella ragione. È appena uscito da una relazione, si disse il lunedì. Ovviamente gli piacciono le ragazze, si disse il martedì. Fa troppa paura; non posso farcela, continuò coraggiosamente il mercoledì. E così via.

Eppure ogni volta che pensava a Junmyeon o qualcuno pronunciava il suo nome, Jongdae sentiva di sudare e arrossire, e aveva già passato fin troppo tempo a fingere che non significasse niente. Arrivò alla conclusione che fosse tempo di affrontare la situazione in un modo o nell'altro.

Sentendosi un po' spaventato, un po' incerto, e molto spaesato, Jongdae decise di andare dal Maestro dell'amore non corrisposto.

“Oh, ciao Jongdae,” disse la madre di Minseok quando aprì la porta, sorridendo. “Minseok ti stava aspettando?”

“Uh, no,” ammise Jongdae. “È qui?” Immaginò di poter andare da Kyungsoo se non fosse stato in casa.

“Sì, lui e Luhan sono nella sua stanza. Entra, ma, lo sai, procedi con cautela.” Sorrise ammiccante. “Non li sento parlare da un po'.”

Jongdae si tolse le scarpe e si avvicinò alla porta di Minseok, bussando con esitazione. Non ricevette risposta, quindi socchiuse la porta e sbirciò dentro.

Fu sollevato nello scoprire che non si stavano baciando (o peggio), ma che invece erano nel bel mezzo di un sonnellino, le gambe intrecciate sulla coperta di Minseok, i visi vicini ma fortunatamente non attaccati. Luhan aveva una coscia fermamente bloccata tra quelle di Minseok, e la gamba del maggiore era sistemata sul fianco di Luhan.

“Sveglia sveglia~” disse, entrando e scuotendo gentilmente la spalla di Minseok, l'amico si mosse e mormorò qualcosa di indecifrabile. “Andiamo, hyung, hai un ospite. Perché dormi nel bel mezzo della giornata?”

Minseok  aggrottò le sopracciglia e sbuffò come un cagnolino. “Che vuoi, Jongdae?” grugnì.

“Ho bisogno di un consiglio da ragazzo,” ammise imbarazzato Jongdae, scuotendolo con un po'  più di forza. Luhan cominciò a svegliarsi accanto a lui. “O, sai, un consiglio da gay. O qualcosa del genere. Svegliati e basta!”

“Sono sveglio, sono sveglio,” mormorò Minseok, sbattendo le palpebre e ruotandosi leggermente per guardarlo.

“Che ne dici di sonnecchiare con noi?” chiese Luhan, sbadigliando. “Dimenticati dei ragazzi e dormi.”

A dire il vero, Jongdae avrebbe dato un rene per poter fare esattamente quello.

“Magari staremo un po' stretti, ma sembri aver bisogno di un po' di coccole,” confermò Minseok.

Jongdae sospirò pesantemente, poi salì sul letto e si buttò sopra di loro. Minseok e Luhan risero, ma si separarono per lasciar spazio a Jongdae tra loro, il quale si girò sulla schiena per guardare il soffitto.

“Tutto questo è così gay,” disse Jongdae, sbuffando. “Non osate iniziare a baciarvi sopra la mia testa o niente del genere.”

Luhan rise forte, e Minseok superò Jongdae per seppellire la mano nei capelli del proprio ragazzo, ma oltre quello non fecero nient'altro. “Allora di cosa hai bisogno?” chiese assonnato Minseok.

Jongdae scrollò le spalle, lasciando che il calore degli amici si riversasse su di lui lentamente, un po' opprimente ma confortante. “Non lo so nemmeno io,” mormorò. “Sono solo molto insicuro su certe cose.”

“Dimmi cosa ti angoscia,” disse Minseok, sbadigliando e gettando una gamba sulla sua. “Hyung ti farà sentire meglio.”

Jongdae borbottò senza dire niente per un momento, agitandosi e incrociando le braccia in modo infantile, e poi disse, “Quando hai capito di essere gay?”

“Io?” Minseok ci pensò. “Avevo... non lo so... dodici anni? Tredici? Giù di lì. E tu e tutti gli altri ragazzi avevate sempre delle cotte per delle ragazze e cose così mentre io, sai, non ero interessato. Alle ragazze. Ma a quel tempo pensavo di provare qualcosa per un ragazzo della mia classe.”

“Che ragazzo?” Si intromise Luhan, assonnato. “Che aspetto aveva? Mi batterò con lui.”

Minseok rise. “Ti farò vedere il mio annuario delle elementari dopo,” disse, poi riportò la propria attenzione su Jongdae. “Comunque, sono andato nel panico per un po', ne ho parlato con Kyungsoo, e alla fine siamo arrivati a quella conclusione.”

“Quando Kyungsoo ti ha baciato?” chiese Jongdae.

“Speravo non tirassi fuori l'argomento,” disse asciutto Minseok.

“Mi batterò anche con lui,” disse Luhan, la voce camuffata dalla spalla di Jongdae.

“Questa è la mia storia,” concluse Minseok. “Piuttosto normale. Un giovanotto che ha una crisi di sessualità e scopre che le ragazze non fanno per lui. E lentamente lo accetta.”

“Non hai mai avuto dubbi, però?” chiese Jongdae, accigliandosi. “Non hai mai pensato che forse non eri gay?”

“Certo che sì,” disse Minseok, scrollando le spalle. “Quando cercavo di autoconvincermi di non esserlo. Ma dopo un po' fu piuttosto chiaro. Ragazzi? Batticuore. Ragazze? No batticuore. Piuttosto gay.”

Jongdae rise, sentendosi un po' dispiaciuto per se stesso. Perché non poteva essere così semplice per lui? Non era giusto. (Anche se lo era stato, pensò, fino a Kim Junmyeon.)

“Vorrei solo sapere come capire se a un ragazzo piaci più che come un amico,” disse mestamente. “O se sia anche solo disposto a prenderlo in considerazione.”

Sia Minseok che Luhan risero, anche se non in modo derisorio. “Già, non guardare noi,” disse Luhan.

“Non ne siamo stati capaci nemmeno noi,” confermò Minseok. Beh, quello era vero. “Alla fine, però, dovrai semplicemente fartelo dire in modo diretto.”

Jongdae grugnì, scalciando leggermente come un bambino capriccioso. “Ma non lo so se a me piace al 100%,” borbottò.

“Lo capirai,” gli assicurò Minseok, dandogli qualche patta confortante sul petto. “Comincia pensando a come batte il tuo cuore quando ti sorride e alla fine arriverai a pensare a quanto tu voglia vederlo senza vestiti addosso.”

Hyung, che schifo,” si lamentò Jongdae, cercando di dargli una gomitata. Il miglior amico rise.

“È quello che hai fatto tu?” chiese Luhan, tirandosi su per guardare Minseok con un sorrisetto malizioso e un sopracciglio inarcato.

Jongdae non voleva saperlo, davvero non voleva, ma Minseok mosse le sopracciglia e rise, e Luhan scoppiò a ridere e ricadde sul letto, oltrepassando Jongdae per far scivolare la mano dietro il collo di Minseok.

“Voi due fate schifo,” si lamentò Jongdae. “Mi dovreste aiutare.”

“Ha cominciato lui!” esclamò Luhan.

“Ti aiuto, ti aiuto,” disse Minseok. “Su cos'altro ti serve un consiglio?”

“Non lo so,” mormorò Jongdae. “È solo che non so come provarci con un ragazzo forse-etero.”

Minseok rise. “Beh, i miei metodi non hanno funzionato,” disse, e Luhan fece un suono di assenso. “Sta' zitto, Lu, nemmeno i tuoi hanno funzionato. E tu ci stavi provando con un ragazzo apertamente gay.”

“Ma vi siete messi insieme alla fine,” puntualizzò Jongdae.

“Vero. Ma sono stati dei tremendi, quanti, sette mesi? Otto?” Minseok fece una smorfia. “I metodi di Baekhyun per approcciare un ragazzo etero sono durati anni, ed è stato anche peggio di me.”

Jongdae sospirò forte.

“Dovresti parlare con Jongin,” suggerì Luhan. “Ha conquistato un ragazzo forse-etero. E Sehun aveva anche altri problemi. E la loro relazione sembra procedere piuttosto bene.”

“Ancora vero.” annuì Minseok. “Jongin sembra aver fatto tutto bene. Parla con lui, non con due idioti come noi.”

“Ma a malapena lo conosco,” ribatté Jongdae, imbronciandosi. “Non potete chiedere voi per me?”

“No,” risposero immediatamente Luhan e Minseok.

“Ma posso darti il suo numero,” gli propose Luhan, e Jongdae si limitò a sbuffare e accoccolarsi di più contro Minseok.

Un minuto dopo Luhan disse, “Possiamo scambiarci di posto? La bocca di Minseok sembra così morbida e umida,” e Jongdae decise che era ora di andar via.




Casa di Chanyeol non era poi così lontana da quella di Minseok, quindi senza pensarci due volte, gli mandò un messaggio chiedendogli se fosse a casa. Chanyeol era, dopotutto, un ex ragazzo etero, come lui.

Chanyeol: sì! Anche Baek è qui, ma fra un po' va via

Jongdae tirò un sospiro di sollievo. Luhan e Minseok lo avevano quasi soffocato con il loro schifoso essere fidanzati.

Si presentò a casa dei Park dieci minuti dopo, proprio quando Baekhyun stava uscendo. “Ciao Yeollie!” disse allegramente il ragazzo mentre si infilava le scarpe, lanciando un sorriso a Jongdae. “Ci vediamo dopo.”

“Ci vediamo, Baek,” rispose Chanyeol, appoggiandosi al muro dietro di lui.

Baekhyun si voltò e posò un veloce bacio casto sulle sue labbra, tirandolo giù per il collo, poi fece un cenno di saluto e oltrepassò la porta. Chanyeol continuò a sorridere guardandolo.

“Ciao, sono ancora qui,” disse Jongdae, alzando gli occhi al cielo.

“Lo so!” esclamò immediatamente Chanyeol. “Hey, Dae. Che succede?”

Jongdae scrollò le spalle cupamente. “Vuoi giocare a Smash Bros o qualcosa del genere?”

Chanyeol sbatté le palpebre, poi disse, “Certo. Perché no.”

Si sistemarono in camera di Chanyeol, controller tra le mani, e mangiarono patatine cercando di battersi l'un l'altro. Parlarono poco, solo dei loro piani per l'estate e cose così, ma niente di più. Era rilassante, in un certo senso. Non c'era pressione. Nessuna tensione. Solo una semplice conversazione e stupidi videogiochi.

Alla fine, però, Jongdae sospirò e disse, “Hey, Yeol?”

“Hmm?” Chanyeol premeva i pulsanti violentemente.

“Lo so che questo probabilmente farà tornare a galla brutti ricordi, ma... come si supera il fatto di essere possibilmente-gay?”

Chanyeol abbaiò una risata, colorandosi leggermente sopra il colletto e tenendo gli occhi fissi sullo schermo. “Beh, mi ci è voluto un po' per capirlo, non credi?”

“Beh, sì, ma l'hai capito alla fine. Voglio dire, non è che ti senti ancora a disagio all'idea, vero?”

“No, no,” gli assicurò Chanyeol. Lo guardò non appena il loro round si concluse. “Ecco una dritta: smettila di pensare alla parola gay, e comincia a pensare alla parola cotta. Una normale cotta. Lui ti piace. Fine della storia.”

Jongdae s'imbronciò in modo infantile. Era d'aiuto, immaginò. “Ma non so come essere innamorato di un ragazzo,” disse tristemente.

Chanyeol ridacchiò. “Ho avuto lo stesso problema. Ma ecco quello che devi fare – fallo sorridere. Rendilo felice. Tienilo per mano. Sei felice quando lo vedi. Apprezzi la sua esistenza. Fai delle cose per lui. Lo... ami e basta. Perché è lui.” Fece una pausa. “E poi, quando dice che puoi, cerchi di entrare nelle sue mutande.”

“CHANYEOL.”

Il ragazzo scoppiò a ridere rumorosamente. “Sto scherzando, sto scherzando. Però davvero.”

“Tutti i miei amici sono inappropriati e immaturi,” mormorò Jongdae, colpendo leggermente Chanyeol con la punta del controller.

“Siamo un branco di adolescenti che cercano di dare consigli in amore, cosa ti aspetti?” Chanyeol sorrise sfacciato.

“Lascia perdere, ho finito di parlare con te,” sbuffò Jongdae. “Scelti il tuo giocatore, ti distruggerò questa volta.”

“Certo certo,” lo schernì Chanyeol, piegando i propri pollici.




Jongdae alla fine si arrese e andò a parlare con Jongin in seguito ad un sogno incriminante del quale avrebbe preferito non parlare. Mandò un messaggio al numero che gli aveva dato Luhan, chiedendo a Jongin se fosse libero, e ricevette un allegro, Certo, hyung! Sehunnie è qui, ma non stiamo facendo niente ^^ in risposta.

“Ma tutti qui passano ogni momento possibile con il proprio compagno?” mormorò Jongdae mentre si dirigeva verso la casa.

Un minuto dopo si ritrovò ad immaginare come sarebbe stato passare così tanto tempo con Junmyeon, e pose velocemente un freno a quel filo di pensiero.

Quando Jongdae arrivò a casa di Jongin, si ritrovò ancora una volta incapace di ammettere subito il motivo della sua visita. Parlò nervosamente del più e del meno, ammirò Sehun quando il più piccolo gli disse che aveva passato il pomeriggio precedente a fare shopping con la madre adottiva e a giocare con il fratellino al parco, rise quando la sorella di Jongin fece capolino dalla porta per chiedere al fratello se avesse portato un altro ragazzo a casa. Lo stesso Jongin sembrava molto rilassato, a suo agio in sua presenza, cosa che aiutò. Forse era questo che mancava a Jongdae…

“Allora, hyung,” disse all'improvviso Jongin, e Jongdae sussultò, guardandolo con occhi colpevoli. Jongin sorrise. “Questa è una visita casuale, o…?”

Jongdae avvampò. “Oh, um…”

“Se ti aiuta,” continuò il ragazzo, “Luhan mi ha già detto che stavi avendo problemi da ragazzo.

Questo fece arrossire Jongdae ancora di più, il viso accaldato per l'imbarazzo. “Quel cretino,” disse amaramente.

“Se vuoi farmi domande o qualcosa del genere, puoi farlo,” disse allegramente Jongin. “Non è che sia un esperto o niente del genere, ho avuto un solo ragazzo, ma sono molto aperto.”

Jongdae borbottò per qualche altro secondo, guardando Sehun, il quale era seduto sul letto accanto a Jongin e ascoltava in silenzio. Alla fine, disse solo, “Come fai a conquistare un ragazzo forse-etero?”

Jongin rise. “Hmmm, bella domanda.” Anche lui guardò Sehun, sembrando pensieroso. Sehun ricambiò il suo sguardo. “Ancora una volta, non sono un esperto, ma ti suggerirei... di spianarti la strada.”

“E come?” grugnì Jongdae. Sembrava un bel po' di lavoro. Non gli piaceva.

Jongin scrollò le spalle. “Avvicinati a lui sempre di più – in senso figurato, dico, non spaventarlo – fino a che non attirerai la sua attenzione su di te. Continua a tentare fino a che non capisci che potresti piacergli. Sii paziente.”

Sehun osservò il proprio ragazzo. “È questo che hai fatto con me?”

Jongin rise. “Sì.”

“Stavi valutando se fossi attratto da te?” Sehun sollevò le sopracciglia.

“Beh, ci stavo provando.”

“E cosa hai deciso?”

“Mmh, sei stato insidioso,” ammise Jongin, storcendo il naso. “Non eri attratto da nulla. Non ti piaceva nessuno.”

“Questo è vero.”

“Quindi riuscivo a vedere che con me era diverso.” Jongin sembrava immensamente fiero di quel fatto.

“Allora ti sei semplicemente buttato?”

Jongin ridacchiò imbarazzato. “Già. È stato un incidente. Non aveva programmato di baciarti quella volta.”

“Qual era il tuo piano?” chiese Sehun, con la testa inclinata di lato.

“Prima di tutto capire se fossi attratto da me, poi baciarti. Mi sono un po' confuso.”

Sehun rise. “Sei fortunato che abbia funzionato.”

Qui, Jongdae si intromise. “Cosa ha funzionato?”

Sehun lo guardò sorpreso, come se si fosse dimenticato della sua presenza Scrollò le spalle. “Non lo so. Non mi era mai piaciuto nessuno prima. Ma mi piaceva Jongin. Il fatto che fosse un ragazzo non era davvero rilevante. Mi piaceva semplicemente perché era lui. Mi ha chiesto se volessi baciarlo, e volevo, quindi l'ho baciato.”

Jongdae fece una smorfia. “Questo è schifosamente adorabile.”

Jongin rise. A volte Jongdae pensava che ridesse abbastanza per se stesso e Sehun. “Quindi il mio suggerimento sarebbe di far sì di piacere al tuo ragazzo, non per o a discapito del tuo sesso, ma perché siete anime gemelle o roba così. Continua ad avvicinarti a lui, e se comincia ad allontanarsi, allora non gli piaci, che sia come persona o come ragazzo.”

Jongdae grugnì. “Sembra terrificante.”

“Le cotte lo sono di solito,” disse Jongin con un cenno sapiente della testa.

Jongdae sospirò. “Beh, grazie per la dritta. Ora vado, penso. Così voi due potrete pomiciare o quello che volete.”

“Non stavamo facendo quello!” obiettò immediatamente Jongin.

“Ma avremmo potuto farlo,” aggiunse asciutto Sehun. Jongin lo fissò.

“Già, io vado,” disse Jongdae, e li salutò prima che qualcos'altro di strano potesse accadere. Aveva ottenuto quello per cui era venuto, comunque. Più o meno.



Lasciò che i consigli combinati dei suoi amici venissero assimilati per qualche giorno, pensandoci svogliatamente solo quando la sua mente tornava sul territorio di Potrei essere gay. Ovvero spesso, ad essere sinceri. Non aveva molto da fare.

Si agitò un bel po', forse sognò ad occhi aperti qualche volta, provò davvero tanto a decidere quali fossero i suoi sentimenti e cosa dovesse fare con essi. Non è che avesse qualcosa contro l'essere gay, ovviamente, ma sarebbe stato d'aiuto anche solo sapere. Sarebbe anche stato fantastico se tutta questa situazione non avesse riguardato Kim Junmyeon dato che si era appena lasciato con la ragazza.

Alla fine, il suo essere giù di morale gli sfuggì di mano, perché sua madre entrò in soggiorno trovandolo buttato sul divano nel mezzo del pomeriggio e gli chiese, “D'accordo, Jongdae, che succede? È da una settimana che continui a sospirare ormai. Confessa.”

Jongdae sospirò ancora, solo per dare un effetto drammatico. Immaginò che questo fosse il momento giusto per raccontare alla madre della propria vita incasinata. Di solito non le teneva nascosto molto. “Mamma,” disse mestamente, “cosa diresti se ti dicessi che sto cercando di conquistare un ragazzo?”

La donna lo guardò per qualche secondo, sguardo indecifrabile come sempre. Poi disse, “È quel presidente del consiglio studentesco?”

Jongdae non era nemmeno sorpreso che lo sapesse. Tutti sembravano saperlo. Comunque, chiese “Cosa mi ha tradito?”

La madre rise. “Beh, è il ragazzo di cui parli di più oltre Minseok, e non pensavo stessi andando dietro a lui.

Jongdae fece una smorfia. “Ew, no, ha un ragazzo e poi no. No.”

“Non lo pensavo, tesoro.” La madre sorrise indulgente. “Il ragazzo del consiglio studentesco era la scelta più ovvia. Allora, dimmi di più dei tuoi piani.”

“Vieni a confortarmi prima,” si lamentò Jongdae.

La madre di sedette sul bordo del divano e passò le dita tra i capelli del ragazzo. “Stai avendo una crisi di sessualità, tesoro?”

Jongdae scrollò le spalle, posando la testa sul suo grembo. “Non proprio. Non lo so. È solo che non so se voglio che mi piaccia. È complicato. E sembra troppo difficile.”

“Povero piccolo,” lo coccolò la madre. “È arrivato il momento di fare l'uomo e chiedere di uscire al tuo primo ragazzo?”

“Ma non so se gli piaccio!” esclamò Jongdae. “O se gli piacciono i ragazzi!

“Beh, cosa farai allora?”

“Non lo so,” grugnì Jongdae. “So dove lavora, quindi…”

“Perfetto,” disse la donna. “Vai a trovarlo. Un passo al giorno, okay?”

Jongdae mormorò qualcosa di insensato contro la sua gamba. “D'accordo.”

“Bravo ragazzo. Fammi sapere come va a finire, okay? E se non farai niente e continuerai ad abbatterti tutto il giorno, sarò costretta a chiamare sua madre o qualcosa del genere.”

Mamma!

“Ti sto avvertendo,” fu tutto quello che disse mentre si alzava, facendogli un piccolo sorriso un po' malvagio e un po' affettuoso.

Quando Jongdeok tornò a casa dal lavoro, la madre disse immediatamente, “Jongdae conquisterà un ragazzo.”

Il fratello rise forte e chiese, “Quello del consiglio studentesco?”

Jongdae fece una smorfia.

A cena invece lo disse al marito, il quale non indovinò subito il ragazzo, e almeno quello fu di conforto, ma quando venne a sapere che il ragazzo in questione era in realtà Kim Junmyeon, fece un cenno di assenso verso Jongdae e disse, “Buona scelta, figliolo.”

Jongdae scomparve sbuffando (in modo imbarazzato) in camera propria alla prima occasione per riflettere ancora un po'.




Ad essere sinceri, più Jongdae aspettava ad andare a trovare Junmyeon a lavoro, più difficile sarebbe stato andare davvero. Andava a finire sempre così, eppure non imparava mai. Un giorno, si sarebbe dovuto rendere conto che se voleva fare qualcosa, doveva semplicemente buttarsi senza pensarci due volte. Un giorno.

Dopo diversi altri giorni che Jongdae passò a lamentarsi, sospirare e agonizzare su ogni conversazione e interazione che si ricordava di aver fatto con Junmyeon e analizzare quali fossero state le proprie reazioni, Minseok si coalizzò con la madre dell'amico e lo ricattarono perché 'alzasse il sedere' e facesse qualcosa.

"Fidati di me, Jongdae," disse Minseok mentre spingeva Jongdae fuori dalla porta. Come osava entrare in casa sua e strattonarlo così. "Se sei così tormentato dalla cosa, è giusto andarci a fondo. Ci stai pensando ininterrottamente da settimane. Provi sicuramente qualcosa, quindi vai a capire di cosa si tratta, e se lui prova lo stesso."

Jongdae emise un suono deprimente, ma sembrava non avesse altra scelta, quindi si sistemò i capelli e si lisciò la maglietta imprecando contro Minseok, che non gli aveva nemmeno lasciato il tempo di cambiarsi, mentre si dirigeva alla fermata dell'autobus. Forse avrebbe potuto far venire i sensi di colpa a Minseok per farsi ripagare la corsa in autobus se fosse andata abbastanza male.

Sin troppo presto, arrivò alla gelateria vicino al fiume Han di cui gli aveva parlato Junmyeon, un negozio piccolino con due tavoli piccolini accanto al bancone. Jongdae riusciva a vedere Junmyeon dietro di esso, piegato a fianco al registratore di cassa con un libro tra le mani, e prese un profondo respiro per calmare i nervi e far smettere al proprio cuore di palpitare. Questa era solo... una visita amichevole. Per... sinceramente, non lo sapeva nemmeno lui. Non aveva nemmeno un piano. E questa era ovviamente un'idea terribile, perché Jongdae aveva passato la maggior parte del tempo con Junmyeon a balbettare e a cercare di non arrossire. Sarebbe stato anche peggio ora. Si sarebbe reso completamente ridicolo.

Prima che potesse girare sui tacchi e correre a casa con la scusa che Junmyeon non era là, il maggiore sollevò lo sguardo e lo vide attraverso la vetrina. Per un momento, sembrò scioccato, poi nervoso, e alla fine sorrise e lo salutò. Sbattendo le palpebre, Jongdae riuscì a ricambiare il sorriso e si costrinse ad entrare. La campanella sopra la porta tintinnò, e Jongdae prese un respiro profondo.

"Ciao," disse, cercando con tutto se stesso di sembrare disinvolto. "Che fai?"

"Uh," rispose Junmyeon, inclinando leggermente la testa ma continuando a sorridere. "Lavoro?"

"Oh, haha. Certo."

"Che ci fai qui?" chiese piacevolmente il maggiore. Era così bravo a farlo. Rendeva Jongdae invidioso.

"Oh, volevo solo, um. Venire a trovarti." Deglutì, preoccupandosi di sembrare troppo ovvio, e aggiunse velocemente, "E prendere un gelato! Ne avevo una voglia matta e non avevo niente da fare quindi... e mi avevi detto che lavoravi qui... comunque."

Junmyeon rise piano. "Cosa ti piacerebbe?" chiese affabilmente, poggiando il libro e spostandosi verso le vaschette di gelato esposte. "I coni piccoli sono piuttosto economici."

"Prenderò quello," disse Jongdae. "All'uva." Guardò Junmyeon, poi blaterò, "Ne vuoi uno anche tu?"

"Huh?" il maggiore sollevò lo sguardo da dove stava prendendo un cono con un fazzoletto. Fece una pausa, poi chiese, "Stai offrendo... di comprarne uno anche per me?"

Jongdae avvampò, pentendosi di aver aperto bocca. Perché era sempre così stupido attorno a questo ragazzo? Perché non poteva comportarsi in modo naturale almeno per una volta? "Uh, sì?"

Il sorriso permanente di Junmyeon vacillò per mezzo secondo, e Jongdae si immobilizzò, ma poi sorrise ancora, sembrando un po' timido. Cos'era quella? Attrazione? chiese quella vocina irritante nella sua testa. Poi, velocemente, No. Stupido. Era solo sorpreso. E ora è contento perché gli stai comprando qualcosa. "Probabilmente non dovrei mangiare sul lavoro," rispose. "Ma se insisti..."

Jongdae forzò una piccola risata. "Insisto."

"Allora dovresti sapere che mi piace il cioccolato caramellato."

"Ah." Molto più maturo dell'uva. Sei un bambino, Kim Jongdae? "Anche uno di quello, allora."

Sorridendo, Junmyeon preparò i due coni, e li porse entrambi a Jongdae da sopra il bancone. Jongdae restituì quello al cioccolato caramellato al maggiore, il quale lo sbatté gentilmente contro l'altro, come se stessero brindando. "Grazie," disse, incontrando lo sguardo di Jongdae con gratitudine prima di procedere con il pagamento.

Un minuto dopo si sedettero insieme ad uno dei piccoli tavolini, mangiando i loro gelati, e Jongdae si rifiutò di guardare la lingua di Junmyeon che sbucava per leccare il cioccolato che si stava sciogliendo.

"Allora," cominciò alla fine Junmyeon, e Jongdae sussultò. La mancanza di conversazione, sebbene imbarazzante, era stata in fondo piacevole. "Cosa hai fatto da quando ti ho visto alla cerimonia?"

"Oh, non molto davvero," ammise Jongdae, abbassando le spalle. Ho pensato tanto a te, disse la vocina irritante. E nemmeno in uno di quei modi sdolcinati.

O almeno, non del tutto.

"Stai uscendo con Minseok?"

Jongdae scrollò le spalle. "Ogni tanto, quando non cerca di portarsi a letto il suo ragazzo."

Junmyeon rise, un suono ricco e caloroso. "Purché continui ad essere un buon amico."

"È a posto. Mi ha fatto—" Jongdae si bloccò, tossicchiando.

"Ti ha fatto?"

"Uh. Mi ha fatto vedere un stupido film insieme a lui e Luhan-hyung. Ho fatto il reggi moccolo." Jongdae rise nervosamente.

Junmyeon lo osservò per un momento. "Stai bene, Jongdae-yah?" Oh no. "Sembri un po' strano."

"Io—" rise ancora, solo per prendere tempo. "No, sto bene. Scusa."

"Sei sicuro? Perché sembri un po'... spaventato da me."

Jongdae spalancò gli occhi. "Cosa? No, non è— Certo che no, hyung."

Junmyeon scrollò le spalle, ma sembrò rilassarsi all'insistenza di Jongdae, tornando a sorridere. "Scusa, ora sono io quello strano."

La situazione stava peggiorando più di quanto Jongdae non si sarebbe aspettato. Il maggiore aveva reagito in modo strano quando gli aveva offerto di comprargli un gelato, la loro conversazione era forzata e stentata, e se Jongdae stava cercando di conquistare Junmyeon, stava facendo un pessimo lavoro. Jongin gli aveva suggerito di avvicinarsi a lui, ma prima di fare quello, Minseok gli aveva suggerito di capire se gli piaceva davvero Junmyeon. Facile da dire. Comincia pensando a quanto veloce ti batte il cuore quando ti sorride.

"Jongdae? Ci sei~ Se non lo mangi, lo leccherò dalle tue mani."

Jongdae si riscosse, sollevando lo sguardo su Junmyeon, il quale sorrise e indicò il suo gelato che si stava sciogliendo. Lo pulì velocemente con la lingua e qualche fazzoletto, ascoltando il proprio cuore battere mentre Junmyeon rideva. Beh. Forse aveva davvero una vera cotta.

(Ma non avrebbe cominciato a pensare a Junmyeon senza in vestiti addosso per molto tempo ancora, assicurò a se stesso.)




"È stato terribile, grazie," disse Jongdae mentre entrava in camera di Minseok. Per una volta non era con Luhan, anche se aveva il cellulare tra le mani. "E poi, potrebbe esserci stato un breve momento in cui forse avrei voluto baciarlo. È grave?"

Minseok sorrise. "Fantastico." 

 

 

 

 

Jongdae finì per andare a trovare Junmyeon tre volte quella settimana, e sapeva che era eccessivo e probabilmente sospetto ma Minseok continuava a ricordargli che aveva già sprecato buona parte dell'estate rimanendo seduto a non fare niente e Jongdae continuava ad avere strani bisogni di parlare con Junmyeon per 'fare meglio della volta precedente'. Da quanto fosse stato pessimo il suo primo incontro con il maggiore, non appena era tornato a casa, aveva cominciato a pensare a come fare meglio la volta successiva. Cosa avrebbe potuto fare per riscattarsi. Il che richiedeva una volta successiva.

Quindi andò. Entrò nel negozio e fece un cenno di saluto, mordendosi la guancia per evitare di balbettare e mostrare quanto fosse nervoso, e salutò Junmyeon come un vecchio amico. “Esplosione alla Banana,” disse, indicando il gelato giallo e marrone. “Ne vuoi uno?”

Junmyeon sembrò sorpreso dalla sua ricomparsa e dalla sua schiettezza, ma disse semplicemente, “Oh, certo. Se offri tu.”

“Scegli quello che vuoi, allora,” disse Jongdae con un sorriso per il quale si era esercitato davanti allo specchio più di quanto non avrebbe voluto ammettere. Disinvolto e rilassato. Forse un pizzico provocante, ma solo se ci avesse fatto caso.

“D'accordo. Grazie, Jongdae-yah,” disse Junmyeon, prendendo una pallina dalla vaschetta di gelato al gusto noce pecan.

Si sedettero ancora insieme, come l'ultima volta, e parlarono pigramente di un film che era appena uscito ma che nessuno dei due aveva visto (Jongdae non riusciva a trovare il coraggio di chiedere a Junmyeon di andare a vederlo con lui – non ancora) e dell'imminente trasferimento di Junmyeon all'università. Mancavano ancora cinque settimane, ma sembrava insofferentemente vicino a Jongdae, che ancora non aveva fatto alcun progresso.

Anzi, sembrava stesse facendo marcia indietro, quando cercava di conquistare in modo sottile Junmyeon con un sorriso affascinante e una pacca amichevole sul braccio, e tutto quello che faceva Junmyeon era guardarlo per un momento, con il sorriso che vacillava, prima di ridere velocemente.

Quella era la seconda volta nel giro di pochi giorni che il sorriso sempre presente del maggiore svaniva di fronte a Jongdae, e questo lo tormentava. Jongin gli aveva detto di avvicinarsi a lui, ma era difficile farlo quando Junmyeon si comportava in modo così strano. Non gli piaceva quando Jongdae cercava di essere amichevole con lui? Aveva qualche sospetto sui suoi veri motivi, oppure non gli piaceva Jongdae e basta? Jongdae era troppo imbarazzante senza rendersene conto? O forse Jongdae era semplicemente ridicolo e pensava troppo alle cose.

Il loro terzo incontro fu più o meno uguale, se non peggio. La conversazione era più sciolta, ma Junmyeon gli lanciava strane occhiate quando si presentava, e quando Jongdae gli sorrideva sussultava prima di ricambiare il sorriso. “Non ho molto da fare,” gli disse Jongdae, come scusa per il fatto che continuasse a tornare. “Tutti i miei amici sono impegnati a pomiciare con i rispettivi ragazzi. Mi rimani solo tu.”

Junmyeon ridacchiò, leccando il proprio cono al gusto cookies and cream, ed esitò per il più breve dei momenti prima di dire, “Beh, sei il benvenuto a venire quando vuoi, ovviamente. Come vedi, sei il mio cliente più importante.”

Jongdae si illuminò orgoglioso, incoraggiato dal tono caloroso del ragazzo. Sembrava affettuoso. Forse stava funzionando.

“Ma non devi continuare a comprarmi il gelato, Jongdae,” aggiunse il ragazzo, gli angoli della bocca incurvati verso il basso. “Non sei il mio— voglio dire...”

E il cuore di Jongdae fece un tonfo ancora una volta. Forse non stava funzionando come aveva sperato. “No, mi fa piacere, hyung,” insistette, trattenendo un sospiro.

Durante la sua quarta visita alla gelateria, d'istinto, Jongdae decise di portare i suoi tentativi di conquista/flirt/qualsiasi cosa stesse facendo ad un altro livello e chiese, “Quando finisce il tuo turno?”

“Huh?” Junmyeon lo guardò sorpreso mentre finiva di preparare il suo cono alla nocciola. “Alle cinque…”

“Fai qualcosa dopo?” chiese Jongdae, e il cuore gli batteva all'impazzata. Osservò il viso di Junmyeon con occhi di falco.

Il sorriso del maggiore vacillò per mezzo secondo, e questo bastò a far perdere a Jongdae ogni briciolo di coraggio. Anche quando Junmyeon rispose cortesemente, “No, non proprio,” Jongdae non riuscì a trovare il fegato per proseguire col suo piano e chiedergli di andare a vedere quel film con lui.

“Già, nemmeno io,” rise nervosamente, tremando leggermente. “Comunque devo andare, mia madre vuole che vada a... fare qualcosa. Ciao hyung.”

E se ne andò, evitando lo sguardo di Junmyeon, come il codardo che era. La prossima volta avrebbe fatto meglio.

Solo che, davvero, non lo fece. Non fece meglio. Non peggiorò nemmeno, ma per quanto volesse seguire il consiglio di Minseok, o di chiunque altro, sgattaiolava sempre via all'ultimo secondo. Faceva davvero schifo in tutta questa cosa del flirtare. Non era mai stato bravo, in realtà, ma era anche peggio quando si trattava di ragazzi, o di Junmyeon in modo specifico. Non era sicuro. Non era coraggioso. Era spaventato e codardo e onestamente un completo cagasotto (così lo aveva chiamato Minseok, e Jongdae non aveva negato).

E ogni volta che succedeva, ogni volta che Jongdae si interrompeva velocemente, ritraeva le proprie parole o rideva dei propri penosi tentativi di 'avvicinarsi' a lui, Junmyeon faceva quell'espressione. Jongdae non era bravo a leggere i volti delle persone, ma pensava che quella sembrasse... confusa, più che altro, e preoccupata, ma forse anche delusa, e forse turbata, e irritataz
Jongdae stava rovinando tutto, lo sapeva, ma Junmyeon continuava a sorridere e dirgli di tornare presto, per stare ancora con lui, e questo era un buon segno, giusto?

Minseok e Luhan e la famiglia di Jongdae lo guardavano sempre in modo indifferente quando li aggiornava, e cercava di convincere loro (e se stesso) che le cose erano ancora riparabili.

A questo punto, Jongdae non era sicuro se i suoi frequenti istinti di baciare Junmyeon fuori dal nulla fossero un segno positivo o negativo.




Non accadde niente di produttivo o che valesse la pena raccontare, però, fino ad uno specifico incidente che non aveva niente a che fare con Jongdae a dire la verità.

Era intorno alla fine della seconda settimana, e Jongdae stava mangiando il proprio cono mango e pesca e cercando di trovare il coraggio per chiedere seriamente a Junmyeon di passare un po' di tempo insieme dopo il suo turno, quando un ragazzo che sembrava avere qualche anno più di lui entrò nella gelateria. Di solito non arrivavano molte persone quando c'era Jongdae, perché a Junmyeon erano stati dati davvero i turni morti, ma non pensava che l'apparizione del ragazzo valesse il sorriso sin troppo amichevole che gli fece Junmyeon. “Hey ciao, come posso aiutarti?”

Il ragazzo si fermò, lo guardò, e poi squadrò lentamente Junmyeon dalla testa ai piedi. Jongdae si immobilizzò e guardò il maggiore, gli occhi spalancati, e per poco non gli si fermò il cuore quando Junmyeon inarcò le sopracciglia in modo quasi di sfida in risposta allo sguardo di apprezzamento del cliente. Il ragazzo sorrise. “Hey,” disse, voce profonda e liscia. “Prendo quello che hai preso tu.”

Il cuore di Jongdae batteva forte, e si aspettava che Junmyeon arrossisse e si arrabbiasse, o mettesse in chiaro di non essere interessato a... beh, qualsiasi cosa quel ragazzo inquietante avesse in mente. Ma invece, Junmyeon si limitò a guardare il cono che aveva in mano e disse, “Cioccolato alla menta,” aggiungendo un piccolo sorriso alla fine.

Il respiro di Jongdae si bloccò in gola. Cosa stava succedendo qui? Stava guardando troppo a fondo la cosa in modo completamente inappropriato?

“Prenderò quello allora,” disse il ragazzo. Junmyeon si spostò verso la vetrina con i gusti, posando con attenzione il proprio cono per preparare quello del cliente, chiedendogli che tipo di cono volesse e quanto grande. Glielo passò, poi tornò al registratore di cassa, immettendo la vendita.

“3000 won,” disse Junmyeon, prendendo il biglietto da 5000 won dalla mano del ragazzo e dandogli il resto. “Passa una buona giornata.”

Il sorriso del ragazzo si allargò. “Posso sapere il tuo nome prima?”

Junmyeon sollevò ancora una volta le sopracciglia. “Junmyeon.”

“Piacere di conoscerti, Junmyeon,” disse il ragazzo. Afferrò improvvisamente un fazzoletto e ci scrisse sopra qualcosa con una penna trovata lì vicino. “Ecco il mio numero. Chiamami qualche volta, okay?” Lanciò una breve occhiata a Jongdae. “A meno che…”

Jongdae poteva giurare che tutti là dentro riuscissero a sentire quanto forte il suo cuore stesse battendo in un misto di shock, panico e confusione, e peggiorò notevolmente quando, invece di rifiutare, Junmyeon annuì leggermente prendendo il fazzoletto dalle mani del ragazzo. Il suo piccolo sorriso era amichevole, come sempre, e Jongdae non aveva idea se fosse genuino o meno.

Il ragazzo sorrise e salutò, voltandosi per andarsene. “Ci vediamo,” disse prima di scomparire oltre la porta.

Jongdae per poco non ansimò per riprendere fiato quando la porta si chiuse dietro di lui. Guardò Junmyeon con gli occhi sgranati, il quale stava osservando il fazzoletto con un'espressione indecifrabile, riprendendo il proprio cono.

“Uh,” mormorò Jongdae.

“Sai,” disse  il più casualmente possibile Junmyeon, “anche se non è una cosa che mi attrae molto, ti fa risparmiare davvero un sacco di tempo quando sono così diretti.”

Jongdae sentì di poter svenire da un momento all'altro. “C-cosa?” chiese incredulo, con voce un po' affannata.

Junmyeon lo guardò, il sorriso si spense leggermente. “I ragazzi, a quanto pare, sono molto più difficili da capire delle ragazze.”

Jongdae deglutì forte. Il gelato gli stava colando sulla mano. Aveva la vista un po' appannata. Non respirava bene. “A te…” fece una pausa, prese coraggio per quello che stava per dire, per quella che sarebbe stata la risposta di Junmyeon. “piacciono i ragazzi?”

Junmyeon gli lanciò un sorriso vagamente timido dal bancone. Sarebbe stato adorabile, se Jongdae non fosse stato sul punto di implodere.

“Sono serio!” insistette Jongdae quasi squittendo.

“Ti farebbe strano se dicessi di sì?” chiese Junmyeon, con le guance rosse.

“Hyung!” esclamò Jongdae, il cuore gli rimbalzava contro le costole. “Praticamente il 100% dei miei amici è ad un certo stadio dell'essere gay!” Deglutì a fatica, cercando di darsi un contegno. “È solo che – non hai mai – non ti ho mai visto esprimere interesse per un ragazzo?”

Junmyeon si grattò la testa con la mano che non teneva il gelato, sembrando imbarazzato. “Beh, voglio dire, non sono completamente interessato ai ragazzi.”

“E questo che significa?” chiese Jongdae, cercando disperatamente di non sembrare sul punto di impazzire.

Il maggiore rise piano. “Sai, in termini di chi mi piace... immagino se la giochino sia le ragazze che i ragazzi, ad essere onesti.”

“Vuoi dire, tipo, bisessuale?” Jongdae a malapena riuscì a tirare fuori quelle parole. “Jongin è bisessuale.”

“Sì, credo di averlo sentito dire,” mormorò Junmyeon. “Penso di esserlo, sì.”

Jongdae aveva ancora una volta dimenticato come si respira. Prese una profonda boccata d'ossigeno. “Non ho davvero mai notato che fossi interessato ad un ragazzo,” disse, cercando di non usare un tono d'accusa. A questo punto era persino sorpreso di riuscire ancora a parlare. Forse la realtà di questa conversazione lo avrebbe colpito più tardi.

Junmyeon rise, e Jongdae pensò sembrasse una risata amara. Non incontrava il suo sguardo. “Sai, è divertente, perché se un ragazzo dà a un ragazzo e a una ragazza lo stesso tipo di attenzione, il ragazzo pensa che sei semplicemente amichevole, mentre la ragazza sa che ci stai provando con lei. Alla fine le ragazze sono molto più intuitive dei ragazzi a cui vado dietro.”

Ed ecco di nuovo il cuore di Jongdae che se ne va per i fatti propri, facendolo sudare freddo. “Sei andato dietro a dei ragazzi?” Si sentì chiedere. Oddio, risultava troppo ovvio? Era invadente?

Ma Junmyeon scrollò semplicemente le spalle. “Di solito non lo faccio, a causa dei giudizio degli altri e tutto. Ero presidente del consiglio studentesco, e anche a casa ricevo un sacco di pressioni, non mi sembrava ne valesse la pena, anche se fossi stato interessato ad una ragazza. Ma ho sempre pensato, sai, che se il ragazzo giusto fosse arrivato, se non fosse valsa la pena... Ma non ha funzionato.”

Ci volle un momento perché Jongdae riuscisse a far uscire le parole. “Perché no?”

Junmyeon lanciò un sorriso tirato nella sua direzione. “Beh, io pensavo di piacergli, forse, possibilmente, ma alla fine è venuto fuori che era del tutto etero.”

E Jongdae sapeva che non avrebbe dovuto, Jongdae sapeva che non aveva alcun diritto, ma stupidamente la piccola voce nella sua testa sussurrò, Parla di me? Potrei essere io?

Ma ovviamente era terrificato anche solo di chiedere.

“Io, uh.” Jongdae cercò qualcosa da dire, qualsiasi cosa. Junmyeon sembrava davvero a disagio, ancora dietro il bancone con il gelato in mano che si scioglieva.
“Che... peccato.”

Junmyeon fece una piccola risata, in un modo tagliente che Jongdae gli aveva raramente, se non mai, sentito usare. “Comunque,” disse, rendendo chiaro che non aveva intenzione di continuare quella conversazione. “Questo è tutto. A quanto pare i ragazzi sono davvero idioti, e andarci dietro è troppo frustrante.”

Non dirlo a me, voleva dire Jongdae.
Invece tirò fuori un misero, “Già.”

“Almeno le ragazze sanno quando stai flirtando con loro,” disse Junmyeon, guardandolo e sorridendogli. Il suo sguardo era ancora un po’ duro, ma sembrava infinitamente più amichevole.

Jongdae tossì. “Quindi non chiamerai come-si-chiama?” chiese, facendo un cenno al fazzoletto con il numero del ragazzo.

“Huh? Oh, nah.” Il maggiore fece una risatina imbarazzata. “Non è il mio tipo.”

Sfacciatamente, Jongdae cominciò a cercare di ricordare quale fosse il suo aspetto per paragonarlo a se stesso. Alto, voce profonda, sicuro di sé, non brutto. Jongdae di sicuro non era niente delle prime tre cose.
Era una cosa buona? “Quale è il tuo tipo?”

Desiderò subito rimangiarsi quella domanda, ma Junmyeon scrollò le spalle. “Non lo so. Non lui.” Rise, gettando il tovagliolo nel cestino lì vicino. “Comunque, di cosa stavamo parlando prima di tutto questo?”

Jongdae si sforzò di ricordare mentre ancora pensava a quello che era appena successo. “Uh...di telefoni?”

“Giusto!
Il mio è vecchio. La fotocamera è terribile e si blocca come non mai.”

Jongdae annuì vagamente, con la testa che ancora gli girava. Ne avrebbe dovuto discutere con Minseok. Senza rivelare troppo della sessualità di Junmyeon, ovviamente.
Probabilmente non sarebbe stato carino.




“Amico. Jongdae. Datti una mossa.

“Tutto ciò che ti ho detto è che un ragazzo è entrato e lui ha preso il suo numero.”

“Esattamente! È fantastico. Chiedigli se vuole uscire con te. E se dice di no, sparisci per sempre dalla sua vita.”

“La fai sembrare molto più semplice di quanto non sia in realtà, hyung.
E meno patetico.”

“Fallo e basta, ti prego, prima che diventi pazzo guardando voi due.”

“Jongin mi ha detto che dovrei provare a vedere se potrebbe essere attratto da me…”

“Beh allora fallo. Per amore del cielo, Jongdae.”

“Sta’ zitto, hyung, ti ci è voluto quasi il quintuplo del tempo per dichiararti a Luhan.”

“Già, ed è stato uno schifo. Sii più uomo, Dae.”

“Non mi fido per niente dei tuoi consigli.”

“Sei tu quello che è venuto da me!”




Jongdae ci provò. Davvero. Dopo la confessione di Junmyeon, si sentiva molto più sicuro quando si trattava di flirtare, allungava di più le mani e lanciava qua e là complimenti e occhiolini dei quali si pentiva poco dopo. Rubava i coni gelato di Junmyeon per assaggiarli e offriva in cambio il proprio, scherzava sul fatto che quei loro incontri fossero appuntamenti, suggerì che gli sarebbe mancato Junmyeon quando sarebbe andato all’università in autunno. Disse a Junmyeon che il nuovo taglio di capelli gli stava bene e gli chiese se avesse comprato una nuova acqua di colonia, perché aveva un profumo buonissimo.

Non era particolarmente bravo, ad essere onesti. Si sentiva a disagio e rideva un po’ troppo e a volte si impappinava con le parole. Non era sicuro se fosse per questo o per qualche altra ragione che Junmyeon sembrava sempre preso un po’ in contropiede dal comportamento di Jongdae, un po’ incerto su come reagire, le sue sopracciglia si incurvavano leggermente.
Significava che Jongdae non gli piaceva? O semplicemente che Jongdae… non era proprio portato per questo?

“Quindi quel ragazzo a cui andavi dietro,” chiese alla fine della terza settimana, cercando di sembrare indifferente.
Il viso del maggiore rimase cautamente neutrale. “Com’era? Solo perché sono curioso di quale sia il tuo ‘tipo.’

Junmyeon rise imbarazzato. “Oh, era… non saprei. Mi piaceva davvero. Eravamo piuttosto amici. Ma era etero, e anche un po’ cattivo con me, quindi. Vabbè.”

Questo non era per niente d’aiuto.
Junmyeon era piuttosto amico di tutti. Sarebbe potuto essere un ragazzo qualsiasi del consiglio studentesco. O della sua classe. Sarebbe potuto essere Minseok, per quanto ne sapesse (se non fosse stato per il fatto dell’eterossessualità). “Ahhh,” rispose vagamente Jongdae, deglutendo.

“Ad essere sinceri,” continuò Junymeon con una risatina, “dopo ho frequentato una ragazza per provare a, sai, farmi piacere ancore le ragazze. Quella relazione non ha funzionato alla perfezione, ma ho fatto un tentativo audace.” Si passò una mano tra i capelli, sorridendo mestamente. “Comunque, basta parlare di me.”

Jongdae gli offrì un sorriso che sperava fosse comprensivo e confortante, ma più che altro stava cercando di capire se quel ragazzo potesse essere lui. E se fosse stato lui? Erano stati uniti, più o meno. E Jongdae era etero. Era stato etero. E poi Junmyeon aveva frequentato quella ragazza, senza successo. E se quel ragazzo fosse stato lui?

Ne parlò con Minseok quella notte, quando sorprendentemente l’amico aveva cancellato i propri programmi con Luhan per stare solamente con lui, e l'amico lo scosse per le spalle. “Chiedigli di uscire!” quasi gridò. “Fallo e basta, idiota, o non lo saprai mai! L’estate è quasi finita!”

Jongdae lo sapeva. Sapeva di dover fare qualcosa. Presto.
Ma perché doveva essere così spaventoso?




Alla fine della quarta settimana, Jongdae fece il punto della situazione. Era seduto al tavolino vicino al bancone, mangiava il suo gelato al gusto torta di compleanno mentre guardava Junmyeon servire una giovane donna e sua figlia con un sorriso, e pensò alla propria posizione all’inizio di tutta questa… storia.

Minseok gli aveva detto di capire se Junmyeon gli piaceva abbastanza da andargli dietro. La risposta a questo, decise Jongdae, era un sonoro sì. Non lo avrebbe più negato. Probabilmente i palmi sudati, il battito impazzito del suo cuore e i giramenti di testa erano ancora dovuti al terrore, ma era abbastanza sicuro che fossero per lo più causati da genuini sentimenti. Sentiva il desiderio di baciare Junmyeon troppo spesso. Il desiderio di stare con lui praticamente tutto il tempo. Pensava che Junmyeon fosse fantastico. Era imbarazzante, davvero.

Chanyeol gli aveva detto di smettere di pensare alla cosa come una cotta per un ragazzo, e cominciare invece a vederla come una semplice, vecchia cotta. Jongdae pensava di star facendo un buon lavoro ormai. Non aveva dimenticato che Junmyeon era un ragazzo, ovviamente, ma adesso si era arreso al fatto che probabilmente era selettivamente gay o qualcosa del genere. Gay nelle giuste circostanze. Quello che era. Non ne era più infastidito. (Ancora non pensava ad entrargli nelle mutande però. Non sempre. Non che l’idea fosse… particolarmente malvagia.)

Era il consiglio di Jongin che Jongdae non riusciva a seguire. Avrebbe dovuto capire se Junmyeon ricambiasse i suoi sentimenti, ma era molto più difficile di quanto non sembrasse. Nonostante, alla fine, avesse scoperto che Junmyeon era aperto all’idea di frequentare un ragazzo, ancora non sapeva se a Junmyeon piacesse lui, come più di un amico. Era infinitamente gentile con Jongdae, non si era mai lamentato quando lo aveva disturbato più volte alla settimana, sorrideva sempre e intratteneva allegre conversazioni con lui. Ma non aveva mai reagito molto bene quando Jongdae aveva tentato di avvicinarsi a lui. Non lo aveva mai direttamente rifiutato, ma non era nemmeno particolarmente ricettivo. Non aveva mai flirtato con lui. Non era mai arrossito né niente del genere. Ma come avrebbe dovuto fare Jongdae a capire cosa significava? Come avrebbe dovuto fare a sapere se il ragazzo di cui aveva parlato Junmyeon era lui o meno?

“Yoohoo~ Jongdae?”

La testa di Jongdae scattò su e guardò Junmyeon, il quale stava ridendo e agitava la mano per attirare la sua attenzione. “Scusa, cosa?”

“Ti sei incantato,” ridacchiò Junmyeon. “A cosa stavi pensando così intensamente?”

Jongdae deglutì forte. “A te~” canticchiò, aggiungendo un sorriso sfacciato per far sembrare che stava scherzando, o forse no.

Il sorriso scivolò dal viso di Junmyeon, e aprì la bocca per dire qualcosa, ma la campanella sopra la porta suonò ancora prima che potesse farlo.

Il ragazzo di due settimane prima, quello che aveva dato il numero a Junmyeon, entrò. “Hey,” disse, sorridendo quando divenne ovvio che anche Junmyeon lo aveva riconosciuto. “Junmyeon, giusto?”

Jongdae non si sforzò nemmeno di non fissarlo con gli occhi socchiusi. Junmyeon fece un sorriso. “Già, ciao ancora.”

“Posso avere lo stesso gelato dell’altra volta? Cioccolato alla menta?”

“Certo.” Junmyeon si spostò. “Anche se io non mangio mai la stessa cosa due volte di fila.”

“No?”

(Jongdae sentì uno stupido brivido di orgoglio per il fatto che neanche lui lo faceva.)

Junmyeon porse al ragazzo il cono e si diresse alla cassa. Il ragazzo lo guardò attentamente. “Non hai mai chiamato.”

Junmyeon annuì. “Già, credo di non averlo fatto.”

“Come mai?”

Il registratore di cassa si aprì. Junmyeon sollevò lo sguardo su di lui. “Non ne ho mai avuto occasione, immagino.”

“Beh, l’offerta è ancora valida!” Il ragazzo accettò il cambio, facendolo cadere nel barattolo della mancia. “Hai ancora il mio numero?”

“Sì,” mentì spudoratamente lui.

“Bene. Ci vediamo.” Il ragazzo fece un occhiolino prima di andarsene. Jongdae continuò a guardarlo male.

“Non lo chiamerai, vero?” chiese, anche se sapeva già la risposta.

“Nah,” rispose il maggiore senza guardarlo, mentre faceva il giro per sedersi. Sorrideva ancora, ma sembrava un po’ forzato.

“Oh, bene,” disse Jongdae, le parole lasciarono la sua bocca prima che potesse fermarle. “Potrei ingelosirmi.”

Junmyeon si girò a guardarlo bruscamente. Il cuore di Jongdae scalpitava, e rubò il suo cono mezzo mangiato per dare una leccata sfacciata.

E alla fine, Junmyeon scoppiò. Spinse indietro la sedia leggermente, le gambe che graffiarono il pavimento, e Jongdae lo guardò con gli occhi spalancati mentre diceva, “Wow, potresti smetterla?

Jongdae ansimò. “C-cosa?”

“Ti ho anche detto di essere bisessuale, ti ho detto che faccio schifo a leggere le persone, ti ho detto di aver avuto l’idea sbagliata prima, cazzo!”

Jongdae non aveva mai sentito Junmyeon così arrabbiato prima, non lo aveva mai visto così agitato e con gli occhi così ardenti. “Io—”

Ma Junmyeon non lo lasciò parlare. Allargò le narici mentre cominciava la sua sfuriata. “Sono qui, cerco di fare il bravo hyung, cerco di salvare un’amicizia che ho quasi rovinato con i miei sentimenti, e tu continui a fare cose stupide come questa e incasini di nuovo tutto. Voglio dire sì. Mi piacevi. Sì, più o meno mi piaci ancora cazzo. Ma volevo fare la persona matura. È etero? Figo! Potete ancora essere amici, Junmyeon. Potete ancora passare del tempo insieme e puoi dargli qualche consiglio fraterno. Puoi sopportare un cuore spezzato. Non è colpa sua se è etero. Ma sai cosa, è colpa tua se sei così crudele, facendomi credere che ci stai provando con me quando in realtà non è così. Quindi per favore smettila.

Jongdae spalancò la bocca. Rimase seduto lì a bocca aperta, cercando disperatamente di assorbire quello che Junmyeon aveva appena detto. Lui… cosa? Cosa era appena successo? “Io—” Si interruppe, ma Junmyeon sospirò forte e lo lasciò continuare. La voce di Jongdae si abbassò fino ad un sussurro spaventato e incerto. “Io ci sto provando con te.”

La rabbia scomparve in un istante dal viso di Junmyeon, e fu lui stavolta a rimanere a bocca aperta. “Cosa?”

Jongdae scrollò le spalle. “Mi piaci? Tanto?”

Ora Junmyeon sembrava tanto scioccato e confuso quanto si sentiva Jongdae. Il che era piacevole, in un certo senso. “Tu… cosa? E da quando?”

Jongdae rise nervosamente, un po’ delirante, giocherellando con il cono che aveva in mano. “Questa è  una domanda difficile. Il processo di accettazione è durato un bel po’. Minseok ha cercato di convincermi dall’inizio dell’anno scolastico, però.” Sbatté le palpebre, poi chiese, “Da quando io piaccio a te?

Junmyeon sembrava sul punto di perdere i sensi, e Jongdae poteva capirlo. “Da… tanto tempo. Ho iniziato ad avere una cotta per te da… dalla tua festa di compleanno, probabilmente. Secoli fa.”

“Oh mio Dio.” Jongdae avvampò. “Perché non hai… perché non hai detto niente, o—”

“L’ho fatto!” anche il viso del maggiore era rosso, con un misto di quello che sembrava imbarazzo e irritazione. “Tu— ti ho chiesto se pensassi che si possa essere un po’ gay, sai, e tu hai detto no. E poi mi hai evitato! Bastardo!”

Questa era la prima volta che Jongdae sentiva Junmyeon parlare così. Era un po’ eccitante, sotto tutte le altre sensazioni che sentiva risalirgli il petto. “Ero nella fase di fervente negazione!” protestò. “E ti ho evitato solo dopo che tu mi hai detto di avere una ragazza!

“Ho trovato una ragazza perché a te non piacevano i ragazzi! Pensavo mi odiassi!”

Jongdae voleva ridere, ma anche piangere e strapparsi i capelli per la frustrazione. “Ero così arrabbiato,” disse senza fiato, un sorriso che probabilmente risultava inappropriato cominciò ad aprirsi sul suo viso. “Hai trovato una ragazza e io ero così arrabbiato, anche se dicevo che non mi piacevi.”

Junmyeon sembrava incredibilmente imbarazzato. “Questa è tutta colpa tua, Kim Jongdae,” disse. “Sai quanto è stato difficile per me? Colpa tua.

“Lo so,” disse velocemente Jongdae. “Lo so che è colpa mia. Dovresti essere arrabbiato con me.”

“Io sono arrabbiato con te.” Sbuffò forte Junmyeon. “Non riesco a crederci – mi ci è voluto così tanto per farmela passare, e volevo ancora essere tuo amico. Cosa stupida, ma lo volevo comunque. E non mi aspettavo niente da te. Volevo solo che fossimo amici platonici. Ed eri cattivo con me, e poi super confusionario e sei venuto qui ed eri tutto…ugh. Ero così deluso all’inizio, deluso da te per avermi fatto credere che ti piacessi per poi rifiutarmi, ed evitarmi, ma finalmente mi era passata. Per lo più. E poi sei tornato e hai reso le cose ancora più confuse! Stavi intenzionalmente flirtando con me per tutto questo tempo?”

Jongdae si fece piccolo piccolo. Okay, la situazione sembrava più brutta messa in questi termini. “Sì?”

Junmyeon lo guardò male, il completo opposto rispetto al suo solito sorriso caldo e piacevole. “Non posso nemmeno essere completamente arrabbiato con te, perché mi piaci troppo. Sai quanto è esasperante?”

Una piccola scintilla di speranza fiorì nel cuore di Jongdae. “Scusa,” sussurrò.

Junmyeon aggrottò le sopracciglia. Era stranamente affascinante. Jongdae voleva baciarlo. “Credo te ne debba andare.”

“Cosa?” Jongdae sbatté le palpebre. “Perché?”

“Perché al momento sono troppo irritato per essere entusiasta della notizia.”

“O-oh. Okay.” Jongdae si alzò lentamente. Aveva ancora il gelato di Junmyeon, ma decise di tenerlo.

Il maggiore incrociò le braccia. “Torna quando finisce il mo turno.”

“Okay.” Jongdae non riuscì a trattenere il sorriso che apparve sul suo viso. “Ci vediamo dopo, allora.”

Per la prima volta, Junmyeon ricambiò il sorriso, anche se solo per un secondo. “Sì. Ci vediamo.”




Jongdae tornò alla gelateria alle 17 in punto. Sbirciò dentro, con il cuore che batteva all’impazzata, e vide Junmyeon sollevare lo sguardo su di lui mentre si sfilava il grembiule e parlava con la donna che probabilmente possedeva il negozio. Gli fece un piccolo sorriso attraverso il vetro, e il petto di Jongdae si gonfiò.

Uscì un momento dopo, senza guardarlo in faccia. “Allora,” disse.

“Sei ancora arrabbiato con me?” chiese Jongdae, giocherellando con l’orlo della camicia.

Junmyeon rise piano. “Un po’,” disse. “Ma più che altro felice.”

“Sì?”

“Sì.” Junmyeon lo guardò, sorridendogli. “Eccitato.”

“Anche io,” sussurrò Jongdae, sentendosi come una scolaretta con una cotta. Si schiarì la gola. “Vuoi… fare qualcosa?”

Junmyeon si infilò le mani in tasca e scrollò le spalle, ancora sorridente. “Mi stai chiedendo di uscire, Kim Jongdae?”

“U-um.” Jongdae deglutì forte. “Sì?”

“Bene. Allora certo.”

Percorsero la breve distanza fino al fiume Han, fianco a fianco e in silenzio, senza guardarsi se non per occhiate timide ed imbarazzate. Trovarono un posticino sull’erba e si sedettero, a pochi centrimetri l’uno dall’altro. Jongdae voleva prendere la mano del maggiore, ma si rese presto conto che era troppo nervoso per farlo, e poi le sue mani stavano sudando.

“Allora,” disse, guardando ancora Junmyeon. “Io, uh…” si interruppe, incerto su cosa dire, sperando che il maggiore prendesse le redini.

“Hm,” fu la sola risposta di Junmyeon, e ricalò il silenzio.

Jongdae lo guardò implorante, senza poi distogliere lo sguardo. Il momento era quasi surreale, ora che ci pensava. Era ad un appuntamento, più o meno, con Kim Junmyeon. Al fiume Han. E sembrava così bello senza nemmeno sforzarsi, con il vento che gli scompigliava i capelli e un sorriso che gli incurvava le labbra mentre guardava l’acqua. E Jongdae aveva voluto tutto questo per così tanto tempo. E Junmyeon gli piaceva sin troppo.

“Um,” disse Jongdae, perché nessuno diceva niente e cominciava ad essere strano. Junmyeon lo guardò, con quel suo piccolo sorriso adorabile. Quindi Jongdae si allungò e lo baciò.

Fu molto leggero, e molto breve. Non aveva nemmeno voluto farlo davvero. Si era semplicemente avvicinato e lo aveva baciato, perché era troppo nervoso e non sapeva cosa fare, e poi si era ritratto.

Junmyeon lo fissò per un secondo carico di tensione, e poi la sua mano fu attorno al collo di Jongdae e lo tirò a sé per premere le loro labbra insieme. Il più piccolo emise un suono di sorpresa, ma Junmyeon si limitò ad inclinare la testa leggermente e a premere ancora, labbra calde ed insistenti, e le mani di Jongdae si agitarono ai propri fianchi prima di posarli su quelli del maggiore. I suoi occhi si chiusero in automatico, e ricambiò non appena si rese conto di quello che stava accadendo. Junmyeon lo stava baciando. E non era lieve e dolce, come quello di Jongdae. Questo bacio era lungo e profondo, percorreva tutto il suo corpo, accendeva ogni suo nervo mentre Junmyeon mordicchiava gentilmente il suo labbro inferiore.

Junmyeon baciava cento volte con più aggressività di quanto Jongdae non si sarebbe immaginato. Junmyeon era delicato e dolce e mite, ma baciava come se avesse a malapena controllo di se stesso, spingendo indietro Jongdae per la potenza. Non che a Jongdae dispiacesse, certo, ansimante con i pugni chiusi attorno alla maglietta del maggiore. Non c’era lingua, ma i respiri di Junmyeon erano caldi contro la sua bocca e le mani sul suo collo e sul suo mento, e il suo corpo era tiepido e solido sopra di lui, e Jongdae era positivamente intontito da tutte quelle sensazioni.

“Scusa,” Junmyeon ansimò quando si ritrasse, tanto senza fiato quanto Jongdae. “Mi dispiace tanto, era—”

Jongdae rise, solare e irragionevolmente contento. “È così che ti comporti ad un primo appuntamento?”

Junmyeon rise in risposta. “No,” gli assicurò, indietreggiando leggermente, ma non del tutto, non abbastanza da lasciare spazio a Jongdae per rialzarsi. “Ma scusami se sono così impaziente, dopo aver aspettato così a lungo, dopo averlo voluto così a lungo, figlio di—”

Jongdae si sollevò e posò un casto bacio sulle sue labbra, interrompendolo. “Perdonato,” disse frettolosamente.

Junmyeon rimase in silenzio, poi si alzò, lasciando che Jongdae si raddrizzasse accanto a sé. In qualche modo, la sua mano si ritrovò intrecciata a quella del più piccolo, e nessuno dei due lasciò la presa.

“Tutti saranno così fieri di me,” disse all’improvviso Jongdae, non appena gli venne in mente. Sorrise. “Ho conquistato il mio primo ragazzo con successo.”

Junmyeon gli lanciò un’occhiataccia scherzosa. “Primo di quanti?”

Jongdae rise. “Spero solo uno. È stato anche più difficile di quanto non mi aspettassi.”

“Visto? Te l’ho detto.” Junmyeon sorrise, stringendo la presa attorno alla mano di Jongdae. Ci fu silenzio per qualche momento, e poi disse, “Posso baciarti ancora?”

Jongdae arrossì. “Stiamo insieme ora?”

“Uh, sì? Penso di sì?” Junmyeon sbatté le palpebre confuso.

Jongdae si illuminò. “Allora non devi chiedermelo.”

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/Sbuca fuori dal nulla dopo 3 mesi/ Vi chiedo infinitamente scusa per questa lunghissima attesa ;___; La verità è che avevo già tradotto il 75% di questo capitolo tempo fa, ma per un motivo o per un altro (semplicemente quei pochi momenti liberi che avevo li ho usati per soddisfare la mia dipendenza da serie TV lol) non l'ho mai finito x3 Finalmente ieri mi ci sono messa e mi sono resa conto che effettivamente mancavano solo pochi paragrafi ahah
Quindi ecco qua l'extra della Suchen che vi avevo promesso, prima o poi posterò anche quello della Laysoo ma, nonostante sia considerevolmente più corto rispetto a questo, non aspettatevi di vederlo entro breve perché sono in piena sessione d'esami ;__; ahah
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, a presto ~

  
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