Film > Miss Peregrine - La casa dei Bambini Speciali
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Autore: Soly_D    07/01/2017    1 recensioni
#01. E bruciare per te − «Eri geloso di Abe e lo sei anche di Jake. Perché, Enoch?».
#02. Il più bel 3 settembre 1943 di sempre − A Olive era sempre piaciuto aiutare Enoch nel suo laboratorio.
#03. Promesse di matrimonio − «Vorresti sposare Jake?».
#04. Un futuro da costruire insieme − «Saresti potuto morire!».
#05. Di draghi e principesse − «È vero quello che mi hai detto a casa? Non vuoi più essere mia amica?».
[Raccolta Enoch/Olive♥]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice:
1.
Questa sarà una raccolta di oneshots interamente dedicata alla coppia Enoch/Olive, da qui il titolo che ho scelto per l'intera raccolta (preso da tumblr).
2.
Il titolo di questo primo capitolo fa riferimento alla bellissima canzone di Elisa, che calza a pennello con il potere di Olive e con questa splendida coppia.
3. La fanfiction qui sotto prende in considerazione i personaggi del film, quindi Enoch e Olive sono grandicelli (intorno ai 17 anni credo) e inoltre Olive ha il dono del fuoco e non della levitazione (questa è una delle differenze principali tra il libro e il film). La trama si colloca dopo la fine del film e ho immaginato che Miss Peregrine abbia subito formato un nuovo anello temporale.
4. La storia si ispira tuttavia a un paio di frasi del secondo libro della trilogia di Miss Peregrine che riporterò qui sotto. Non si tratta di un grosso spoiler sugli eventi del libro, quindi chi non lo ha letto può stare tranquillo 
Buona lettura!



He saw the darkness in her beauty,
she saw the beauty in his darkness.




#01. E bruciare per te


Tratto dal libro “Hollow City”:

Horace spalancò le braccia in un gesto teatrale. «Benvenuti nella splendida Londra!» esclamò. «È ancora più bella di come l’avevi descritta tu, Enoch. E ce l’hai descritta a lungo! Per settantacinque anni non ho sentito altro che “Londra, Londra, Londra! La città più bella sulla faccia della Terra!”».
[...]
«Oh, non ne ho parlato così tanto» protestò Enoch.

«Sì, invece!» ribatté divertita Olive. «“A Londra le cose funzionano diversamente” dicevi. Oppure “A Londra si mangia molto meglio!”».


***


«Eri geloso di Abe e lo sei anche di Jake. Perché, Enoch?».
Quella era ciò che poteva definirsi una domanda a bruciapelo. Ironico che a fargliela fosse stata proprio Olive, che con il fuoco aveva a che fare in ogni momento della sua vita. «Se ne sono accorti tutti», proseguì con un velo di tristezza che le adombrava i grandi occhi verdi. «È per Emma, non è vero? Dimmi la verità, ti prego».
Per nulla sorpreso, Enoch piegò un angolo della bocca, a metà tra una smorfia e un sorriso. Per quanto avesse cercato di dimostrare a Olive di amarla, la sua domanda era più che legittima. Sapeva infatti che, a causa della sua esplicita avversione nei confronti dei giovani Portman e del suo comportamento esageratamente protettivo nei confronti di Emma, in casa di Miss Peregrine si vociferasse da sempre della sua cotta per la bionda e quella era un’ottima occasione per mettere le cose in chiaro, soprattutto con Olive che, dal momento in cui si erano scambiati quel bacio durante la battaglia contro gli Spettri, era diventata ufficialmente la sua ragazza.
«Non sono innamorato di Emma, se è questo che intendi. Non lo sono mai stato. Tuttavia non posso negare di essere stato geloso di Abe e di essere ugualmente geloso di Jake».
Olive aggrottò la fronte, confusa da quelle parole che, evidentemente, le sembravano parecchio contraddittorie.
Enoch continuò. «Jake, così come suo nonno, ha qualcosa che io ho sempre desiderato ma che non mi sarà mai concesso: una vita Normale. Non fraintendermi», ci tenne a precisare, «sono orgoglioso del mio dono e tu sai quanto io ami giocare con le mie marionette, ma mi sono sempre chiesto, non senza un po’ di paura, come sarebbe stato vivere fuori dall’anello, andare a scuola e poi al college, diventare adulto, sposarmi, avere dei bambini... invecchiare». L’ultima parola era stata poco più di un sussurro. Tutte cose che non erano possibili per gli Speciali, o almeno non se volevano continuare a vivere al sicuro e lontani da ogni pericolo. «E quando penso che la nostra Emma un giorno potrebbe fuggire via con Jake, come aveva desiderato fare con Abe, io mi ritrovo ad essere piuttosto geloso, oltre che preoccupato, per ciò che l’attenderebbe al di fuori del nostro mondo».
Olive sgranò gli occhi, ora lucidi di lacrime. «Oh, Enoch, mi dispiace così tanto di aver dubitato dei tuoi sentimenti per me!». Gli buttò le braccia al collo e lo strinse forte, sentendosi irrimediabilmente in colpa.
Enoch tossicchiò imbarazzato, accarezzandole piano i capelli con una mano. Lui, sempre così serio e composto, doveva ancora farci l’abitudine a quei calorosi slanci d’affetto, per quanto gli facessero estremamente piacere. «Su su, non è una tragedia», cercò di consolarla come meglio poteva.
Ed era vero. Gli piaceva essere un ragazzo Speciale e quello di condurre un’esistenza da comune mortale era solo un vecchio sogno relegato in un cassetto del suo cuore, lontano e irraggiungibile. In fondo andava bene anche così. Anzi, ora che aveva Olive al suo fianco tutto il resto del mondo gli appariva molto meno interessante. Cosa poteva desiderare di meglio se non un’eternità insieme a lei? Forse questo avrebbe dovuto dirglielo, era sicuro che l’avrebbe resa felicissima, ma Olive non gliene diede il tempo: si allontanò da lui con uno scatto e, posandogli le mani sulle spalle, prese a fissarlo con gli occhi pieni di speranza.
«Potremmo chiedere a Miss Peregrine di concederci un giorno di vacanza fuori dall’anello! Solo tu ed io!». L’allegria sul volto di Olive era tale che, per un attimo, solo per un attimo, anche Enoch si sentì su di giri all’idea di poter sperimentare solo per qualche ora quello che Abe e Jake avevano provato per un’intera vita.
Poi Olive si ricordò di un dettaglio fondamentale e il suo sguardo si spense all’improvviso, così come quello di Enoch.
«Oh, no! Miss Peregrine non ci manderebbe mai da soli... che peccato». Fece una piccola pausa, riflettendo sulle possibili soluzioni. «Ehi, aspetta! Potremmo invitare anche Jake ed Emma! Sono sicura che Miss Peregrine accetterebbe, lei si fida di Jake!». Con quei continui sbalzi d’umore, Olive sembrava tornata piccola e forse era proprio per quello che Enoch la amava: risvegliava il bambino allegro e sorridente nascosto in fondo alla sua antica anima stanca. «Ah, sarebbe fantastico! Ci pensi, Enoch? Chissà dove potremmo andare...».
Ad Enoch quello sembrava ancora un sogno irrealizzabile, ma in fondo nessuno vietava loro di fantasticare. Intenerito, sfiorò con le dita la mano guantata di Olive che, a quel lieve contatto, puntò tutta la sua attenzione su di lui.
«Se potessi, Olive, ti porterei a Londra. Io e te da soli nella città più bella del mondo. A Londra le cose funzionano molto diversamente, sai?». Le sorrise incoraggiante. «Per prima cosa ti porterei a mangiare in un bel ristorante tradizionale. Lì si mangia meglio di qui, nulla a che vedere con le verdurine insipide che ci rifila Miss Peregrine a pranzo! Poi ti porterei sul London Eye. Dovresti proprio vederlo, l’Occhio di Londra, Olive. Non che io ci sia mai stato, ma dicono che, quando la ruota si muove alla massima velocità, sia un po’ come morire e rinascere subito dopo, e tu lo sai che adoro questo argomento». Enoch, da sempre uno dei ragazzi più taciturni di casa, non aveva mai messo tante parole insieme tutte in una volta, forse perché aveva trovato il modo di unire in un unico discorso le due cose che più gli stavano a cuore: i suoi studi su Londra e i suoi sentimenti per Olive. Non poteva sapere quanto gli brillassero gli occhi in quel momento. Olive, che lo osservava e lo ascoltava incantata, invece sì. «Poi ti porterei a teatro a vedere uno di quegli spettacoli simili ai film di Horace che ti fanno tanto emozionare. Verso sera potremmo andare a fare una passeggiata sotto il Big Ben e scattarci una foto con quegli aggeggi tecnologici di ultima invenzione. Ah, ce ne ricorderemmo per tutta la vita! Infine ti porterei sul ponte del Tamigi, sotto le stelle».
«E poi?», lo incoraggiò la ragazza, assuefatta dal suo racconto.
Enoch inarcò un sopracciglio, facendo finta di non capire. «E poi cosa?».
Olive arrossì leggermente. «Mi baceresti? Come nei sogni romantici di Horace?».
«Sì, ti bacerei».
«E mi diresti che mi ami?».
«Sì, Olive».
«E poi?».
Enoch decretò che la conversazione stava assumendo una piega decisamente pericolosa.
Olive era così bella, così delicata, con quei capelli rossi e ondulati tanto simili alle fiamme che sapeva far scaturire dalle mani, e quei vestiti leggeri che tante volte avevano solleticato la sua fervida fantasia di eterno diciassettenne e quel piccolo grande cuore così diverso da quelli che lui era solito manipolare con il suo potere. Il cuore di Olive era vivo, vero, forte, e palpitava per lui, solo per lui. Enoch ne era così stupidamente, pazzamente, disperatamente innamorato che non riusciva a non immaginare di fare a Londra quello che invece era assolutamente vietato, severamente proibito, addirittura impensabile, in una casa per bambini Speciali tenuta sott’occhio dalla vigile Miss Peregrine.
«E... poi?», ripetè Olive con ingenua curiosità, ignara di cosa si agitasse nella mente del giovane O’Connor.
Una camera da letto, magari un bell’albergo a cinque stelle, un letto sfatto, Olive nuda sotto di lui, stretta tra le sue braccia, che invocava piano il suo nome − “Enoch, Enoch, Enoch...”, musica per le sue orecchie − e lo toccava sul petto, sulle spalle, sulla schiena con le sue piccole mani bollenti che avrebbero potuto bruciargli la pelle.
«Fidati, Olive, tu non vuoi davvero saperlo».
Si sarebbe sempre lasciato bruciare, Enoch, bruciare d’amore per la sua Olive.

  
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