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Autore: Pawa    07/01/2017    4 recensioni
Il Polar Tang è abitato da un manipolo di incoscienti disordinati, ma fortunatamente c'è il capitano a ripristinare l'ordine, imponendo il giovedì come giorno di pulizie generali.
Per tale occasione, viene organizzata una vera e propria battaglia tra i nakama, suddivisi in due squadre.
La vincente, per amore dei pigri pirati, riposerà, mentre l'altra si occuperà del resto del riordinamento del sommergibile.
Un giovedì, però, il sottomarino si avvicina ad una base della marina ed i pirati non hanno alcuna intenzione di distrarsi dalle pulizie...
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bepo, Penguin, Pirati Heart, Shachi, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Heart Pirates One Shot'
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La settimanale giornata delle pulizie
 
 
A prima vista, il Polar Tang poteva sembrare un astruso casco da palombaro motorizzato, dai colori perfettamente non mimetici con l’oceano, nonché un ingiustificabile sotterfugio d’imbarcazione pirata, dalle modeste dimensioni.
 
In realtà, era molto grande.
 
Questo implicava un’estenuante intera giornata dedicata esclusivamente alle pulizie del sottomarino.
 
Considerando che chi vi abitava era una ciurma di venti uomini e una donna, si presupponeva un costante esaurimento nervoso di quest’ultima povera creatura, essendo gli Heart Pirates disordinati tanto nel cervello, quanto nella vita e lei redentrice dell’ordine nella loro casa sommersa.
 
In realtà, la principessa, non solo godeva di splendida salute fisica, anche se non mentale, ma era spesso pure una dei due Caporal Maggiori delle guerre  civili che si scatenavano quando la robaccia di un nakama invadeva il territorio di un altro. Pratica oramai propria della cultura e dell’essere stesso di un Heart, a quel punto, la ciurma si dipartiva in due schieramenti ed i due pirati protagonisti diventavano, appunto, i Caporali di una battaglia combattuta a forza di lanci di oggetti addosso agli avversari. Sebbene lo scopo fosse abbatterli tutti (letteralmente, assestando loro una bella mazzata sulla testa con una sveglia, una scarpa, un cadavere di Law o sopprimendoli crudelmente, con l’asfissiante subdola mossa del materasso volante) e conquistare il territorio nemico, alla fine le cabine risultavano talmente disastrate e piene di “macerie”, che i limiti dei possedimenti di un corsaro non si distinguevano gli uni dagli altri.
 
Ed a questo punto, il giorno di pulizia sarebbe dovuto essere un vero inferno e avrebbe potuto pure non esistere, data la sconsideratezza di tutti, se non fosse che Trafalgar D Water Law era un maniaco dell’ordine e l’igiene.
La sua cabina era tanto immacolata quanto il resto del sommergibile faceva schifo nei giorni di lotta.
 
Impossibile era far vivere il capitano in una discarica, come lo era riuscire a rendere gli Heart Pirates minimamente ordinati e responsabili.
Giunti ad un univoco compromesso, si era deciso che almeno il giovedì era giorno di pulizie generali.

Se dapprima i membri dell’equipaggio avevano espresso malcontento, in vista della faticosa opera del ripulire, in seguito ad una ROOM che per tre giorni aveva fatto viaggiare per gli oceani il Polar Tang aperto in due, con l’estrapolazione degli appartamenti del capitano, i quali solcavano le onde in modo pericoloso, ma indipendente, sotto lo sguardo tanto allibito dei nemici, che neanche erano in grado di bombardarli, si erano convinti che la cosa migliore era far contento Law, una volta a settimana.
 
Consapevole dell’enorme sforzo che l’accettazione di questa condizione  causava ai suoi uomini e di tutti gli infarti che avevano preso nel vederlo seduto alla sua scrivania a studiare o dissezionare un corpo, mentre le onde del mare minacciavano da ogni lato di affondare l’autonoma cabina errante del detentore di un Frutto del Diavolo, aveva deciso di alleviare le loro sofferenze, inventando una strategia di pulizia in completo stile Pirati del Cuore.
 
Fu così che la ciurma arrivò ad attendere impaziente e con gioia il giovedì e non esisteva forza contraria che li disturbasse durante le pulizie.
 
Quel giovedì mattina, navigavano particolarmente vicini ad una base della marina, ma questo non impedì al sottomarino giallo di riemergere, in vista dello scrostamento della salsedine, la mensile riverniciatura ed il completo lavaggio dei vari ponti.
 
Come poc’anzi accennato, il Polar Tang non era c’erto qualcosa che desse poco nell’occhio e ci volle giusto un quarto d’ora, prima che un marine di ronda ai piani alti della base, scorgesse da una finestra, in discreta lontananza, la gialla lattina a forma di pesce.
 
Fatto scattare l’allarme per gli imminenti attacchi pirata, svegliando e reclutando pure i soldati che avevano fatto la guardia notturna, ben presto una piccola, ma degna flotta era pronta ad ingaggiar battaglia col famigerato Chirurgo della Morte e ciurma.
 
“Signore! I pirati sono tutti sul ponte!” la vedetta, cannocchiale alla mano, cercava, deglutendo e digrignando i denti per l’ansia, di intuire quale fosse la prima mossa di quei pazzi criminali.
 
Aveva fatto la ronda, quella notte. Aveva gli occhi stanchi e brucianti, le palpebre pesanti, occhiaie che potevano far concorrenza a quelle del ragazzo dalla katana maledetta che impartiva ordini alla sua ciurma, sulla terrazza superiore del sottomarino.
La mente del povero marine era certamente spossata, lenta e ancora rimuginava un rimasuglio delle tre ore di sonno che era riuscita a concedersi.
Ma non era pazza.
Di questo, il soldato semplice Victor Edogawa, in servizio da quattro anni e cinque mesi, a soli sei dalla sua promozione, ne era certo.
Non era la prima volta che dei simpaticissimi rompipalle decidessero di attaccare l’unità a cui lui apparteneva, la mattina dopo il suo turno come guardia notturna.
Ciò detto, il fatto che tutti gli Heart Pirates si fossero armati di scopettone e secchio e si erano divisi in due squadre, l’una agli antipodi del ponte rispetto l’altra, con l’orso al centro, munito di bandierina da gara nella zampa, doveva star succedendo davvero.
        
“Signore!”, richiamò l’attenzione del proprio superiore, una volta deciso che sì, lui non aveva le allucinazioni da colpo di sole o troppa inalazione di salsedine, né stava fantasticando nel mondo dei sogni e dunque doveva riferire al Commodoro quanto stava accadendo.
“Sembra che i pirati non siano intenti ad attaccarci, Signore. Sembrano piuttosto starsi preparando per giocare tra loro.”


Tutti i soldati volsero lo sguardo al cielo, fissandolo sulla postazione di vedetta, dalla quale era risonata per tutte e cinque le navi da guerra, quella stramba dichiarazione.
 
“Cosa stai dicendo, soldato?! Com’è possibile che la ciurma di uno degli uomini più spietati dei quattro mari*, prossima ad una base della marina, si stia organizzando per giocare?!”

Victor sobbalzò, deglutendo per l’ennesima volta e ormai col sudore freddo per la paura del suo comandante e non più caldo per quel clima, decise di ricontrollare.
 
Sembrava che a capo di una squadra vi fosse il capitano, ben riconoscibile, nonostante avesse posato Kikoku ed il cappello maculato, poiché vestito della divisa degli Hearts, ma di colore nero.
A guida dell’altra c’era uno degli uomini di Trafalgar più conosciuto dai marinai, in quanto incredibilmente forte, nonostante non possedesse poteri di un Frutto del Diavolo.
Penguin, doveva chiamarsi.
 
Stava indicando il capitano e urlava qualcosa per Victor impercettibile, dopodiché portò le mani sui fianchi e buttò la testa all’indietro, scoppiando in un’evidente risata.

Forse era un ammutinamento?
Ma allora perché scope e strofinacci e non spade e pistole?

“C-commodoro, forse si stanno ammutinando, ma si sono armati di attrezzi per le pulizie del ponte!”

L’interpellato gli ringhiò come risposta.
Come poteva quell'imbecille scambiare un ammutinamento per un gioco e quelle che saranno state alabarde e lance per scope e scopettoni?
 
“Victor Edogawa, domani torni sulla terra ferma. La vita di mare non fa per te!”
 
Il soldato non poté che lasciarsi cadere lungo la parete lignea della postazione di vedetta.
Non era pazzo, né un novellino, né era terrorizzato tanto da avere miraggi.
Doveva solo dormire.
 
“Uomini! Approfittiamo della loro situazione per prenderci la testa di Trafalgar! Maggiore, timone tutto a dritta e vela maestra issata, vele di trinchetto girate di sessanta gradi. A quattrocento metri dal sottomarino, voglio una manovra di aggiramento!”
 
“Ai posti di combattimento!” Bepo scrutò i propri nakama, osservando i loro sguardi bramosi di vittoria e impazienti di ottenerla.
“Attenzione…” il loro Captain e Pen-chan stavano innanzi i loro schieramenti, a braccia incrociate, scrutandosi malignamente da lontano.
“Hai già perso, Capitano…” gli ghignò il pinguino, mostrandogli un pollice in giù.
“Non cantar vittoria prima del tempo, Pen. Devo ricordarti com’è finita settimana scorsa?” stavolta fu Law a ghignare, sfoderando uno di quei suoi sorrisi macabri e terribilmente strafottenti. 
Lo scambio di battute da gran fighi, che facevano sembrare la situazione una situazione seria, si era concluso.
Bepo poteva finalmente abbassare la bandierina e annunciare il via alla gara di scrostamento e riverniciatura del Polar Tang, diviso perfettamente a metà per permettere alle due squadre di operare su un’egual area.
 
“Distruggiamoli!”
“All’attacco!”
 
I marines udirono gli urli di incitamento dei due capisquadra, sussultando.

“Sembrano fare sul serio…” mormorò un soldato ai compagni, indaffarato con alcune cime dell’albero maestro.
“Senti come gridano! Parrebbe scatenarsi una bella battaglia” aggiunse il suo vicino, fischiando in approvazione, iniziando una conversazione con gli altri soldati sopracoperta, intenti a regolare le vele per l’aggiramento.
“Dite che Trafalgar si salverà il culo?” domandò un marine, facendo capolino dal boccaporto con un barile di polvere da sparo.
“Diamine, quello è un mostro. Non me ne preoccuperei proprio.” Rispose con una smorfia  il compagno che l’aiutò col barile.
“Io parteggio per la ciurma. Dev’essere un inferno vivere con quel necrofilo!” dichiarò colui che aveva iniziato la conversazione.
Seguirono diversi consensi.
Va bene che erano nemici, ma un po’ di pietà per gli Heart Pirates la provavano.
Presumibilmente Law li dissezionava mentre dormivano, molti probabilmente erano nel suo obitorio personale e forse aveva scambiato tra loro i loro organi e questi neanche lo sapevano.
Che in realtà li dissezionava coi suoi poteri solo per castigo e mai avrebbe fatto loro del male, questo proprio non lo immaginavano.
 
“A me infondo il chirurgo non dispiace. Io punterei su di lui”
“Ma fammi il piacere! E poi guarda che parteggiare è una cosa, puntare un’altra.”
“Già,” aggiunse un compagno “se dovessimo puntare, punteremmo tutti su Trafalgar. Quello è capace di buttar giù il governo mondiale per capriccio.”
“Dai, dai, non litigate. Tra una cinquantina di metri potremo iniziare a vederli per bene!”
 
“Uomini!!” li riprese il Commodoro, seguito da un sospiro di rassegnazione del Maggiore, alle sue spalle.
“Vi sembra questo il momento di gongolare per uno scontro? Siamo prossimi alla loro nave, preparate i cannoni e state pronti ad accenderne la miccia! Quando li avremo accerchiati voglio sentire lo sparo dei cannoni, non la telecronaca del match!”
 
“E signore e signori, un incredibile fuoribordo da parte di White Fox*2  ai danni dello scopettone di Shachi!!”
 
“Ma che cazz…?!” Il Commodoro non fu in grado di chiedersi cosa diamine stesse urlando quell’ammasso di pulci dell’orso, vice di Trafalgar, che il suddetto scopettone gli arrivò perpendicolarmente, piantandosi in mezzo alla fronte.
 
“Commodoro!”, “S-signore?!, “Comandante!”, i suoi sottoposti più vicini lo soccorsero, disincastrando dal suo cranio il manico dello scopettone volante, molto più che sconcertati.
 
“Capitano!” l’urlo disperato di un altro degli uomini più in vista tra i Pirati del Cuore attirò nuovamente l’attenzione dei marines sul sottomarino, ormai circondato dalle navi nemiche.
“Shachi!” Videro Trafalgar D Water Law, folle Supernova, spietato “novellino”, psicopatico e crudele Chirurgo della Morte, correre con una scopa ed uno straccio in mano verso il suo nakama dai capelli rossi, salvandolo da una secchiata di acqua e aceto, che andò automaticamente a togliere la salsedine dal ponte nella metà del Capitano.
“AH! Molte grazie Uni, ci hai scrostato un pezzo di ponte al posto nostro!”
Law passò lo scopettone a Shachi, che andò ad attaccare Clione, cercando di disarmarlo e rallentare, dunque, la pulizia della metà avversaria.
Un urlo femminile richiamò l'interesse di tutti, che posarono lo sguardo sulla figura della bella riccia caduta a terra, ad eccezione dei marines a cui cascarono secchi di acqua insaponata o acqua e aceto sulla testa e quello che, colpito dalla scopa della pirata in pieno stomaco, si piegò in due dal dolore.
“C-captain!” Ikkaku allungò un braccio verso il proprio adorato capitano, mentre stava per essere inondata da una secchiata di Penguin.
Lo scatto dei compagni fu inutile, Penguin fu più veloce e il contenuto del secchio si riversò addosso la ragazza, senza neanche pulire un poco il pavimento avversario.
Il pinguino era perfido e calcolatore.
Law raggiunse la compagna, sorreggendole il capo. Lei aprì gli occhi e lo guardò tristemente.
“Mi dispiace, Capitano. Mi ha sconfitto… io, io però”, cercò di far appello alle ultime energie “ti amo, Captain!”
Law la fissò preoccupato.
“Lo so, me lo dici tutti i giorni al posto del buongiorno e quando sei annoiata, ma adesso cerca di resistere, abbiamo ancora la metà del ponte inferiore da pulire e siamo solo in quattro!” ma lei chiuse gli occhi.  Aveva perso anche lei. Erano in tre.
“Due, oserei.” La voce di White lo raggiunse nel momento in cui Shachi ricadde nella loro metà, legato come un salame dagli stracci per il pavimento. Clione era fin troppo soddisfatto.
“Uno.” sentenziò Penguin, fissando il Capitano con un ghigno malizioso e sguardo fiero, mentre alle sue spalle Jean Bart veniva circondato da scopettoni pronti a colpirlo.
Il giovane dottore si alzò con le mani in alto.
Era fottuto.
 
I marines erano scioccati. Il povero Victor non si era preso un’insolazione. Quei pirati erano davvero deficienti.
Non potevano star facendo sul serio.
O meglio, come facevano a sembrare terribilmente seri in quella situazione tanto demente?
La circostanza era ben chiara.
La ciurma si era divisa in dieci contro dieci, l’orso da arbitro e commentatore, un capo per squadra.
Chi pulisce prima la propria metà, vince. Cosa, non lo sapevano. Forse niente, ma in realtà la squadra vincente schiavizzava l’altra per la pulizia del resto della loro “nave”.
E per persone pigre come gli Hearts, era una vincita più che succulenta, soprattutto dopo un’amabile battaglia che li sfogava, divertiva e allenava contemporaneamente, ottimizzando preziosamente il tempo, che quindi potevano sprecare come meglio credevano.
 
Ora i pirati vincenti avevano accerchiato il loro capitano, ognuno con un secchio stracolmo in mano e, scoprirono i marines, attendevano il verdetto per la sua sorte.

“Bepo, è tempo! Vota: grazia o condanna.” Penguin incalzò l’arbitro a dare il segnale. Pollice in su, grazia. Pollice in giù, condanna.
Bepo amava il suo capitano, come lo amavano tutti gli altri Hearts, ma lui era molto più bonario nei suoi confronti.
Non lo sgridava mai, per esempio.
Neanche quando si dimenticava di dormire, di mangiare, di vestirsi (bé, in questo caso neanche Ikkaku gli faceva pressioni) e si abbandonava alle sue sbagliatissime nonché autodistruttive abitudini.
C’erano davvero molte poche probabilità che, quando l’arbitro era Bepo, il capitano venisse condannato.
 
L’orso alzò la zampa.
Ognuno seguiva i suoi lenti movimenti.
E poi scelse.

“Oh, Bepo…” mormorò Law, prima che un urlo di vittoria dei suoi nakama rimbombò per gli oceani, alla vista del pollice in giù del vice.
 
“Addosso, ragazzi!” Penguin diede il via ed il capitano dei Pirati del Cuore venne sommerso da un’onda di acqua e quant’altro e mentre tossiva bolle di sapone, gli si buttarono tutti addosso, sancendo così la vittoria della parte del pinguino.
 
 
“Cretini, mi schiacciate!”

Gli altri risero di gusto, scostandosi dal loro comandante, fradicio e aiutandolo ad alzarsi.
 
“Lo considero ammutinamento, sappiatelo!” cercò di sembrare il più convincente possibile, ma veniva da ridere anche a lui.
“Ci butterai in mare, capitano?”
“A partire da Pinguino.”
“E se poi ti manco?”
“Di certo non posso tuffarmi a prenderti.” Pen si finse profondamente addolorato, portandosi teatralmente una mano sul cuore.
“Il Chirurgo della Morte, proprio!” la ciurma rise, per poi venire interrotta dalla loro fanciulla.

“Captain, sei bellissimo coi vestiti tutti bagnati e aderenti!”
L’Uomo Mascherato ridacchiò, così come gli altri, dicendole: “Ikka-chan, se lo vuoi rivedere così, dovresti metterti sempre nella sua squadra avversaria e farlo perdere, no?”

“Giammai! Non lo abbandonerò” mise il broncio e abbracciò la vita del suo capitano, suscitando altre risate dai compagni ed un sospiro dal suo adorato.
 
“Minna-san!” l’orso richiamò l’attenzione dei compagni, che già si stavano preparando chi a dare ordini e chi a eseguirli.
 
“Che c’è, palla di pelo?”

“Siamo circondati dalla Marina.”
 
Solo in quel momento gli Hearts deviarono la loro attenzione dal loro sommergibile e si accorsero della presenza di cinque navi da guerra attorno a loro e di innumerevoli soldati che li guardavano inermi, con occhi sbarrati.
 
“Perché cavolo non ci hai avvisato, baka?!” tra l’effetto Fata Morgana per il calore, la spuma delle onde, le bolle di sapone, gli schiamazzi di tutti e la concentrazione a vincere e ripulire, effettivamente non accorgersi della  piccola flotta non era stato difficile.
 
“Mi dispiace.”


“NON SERVE CHE TI SCUSI!”
 


Eh, ovviamente poi se la sono cavata facilmente coi soldatini.
Avevo in mente di descrivere qualche scematina nel ripulire pure l’interno del Polar Tang, ma mi sembra una storia scadente e abbastanza senza senso già così :’D

Diciamo che se la storia vi piace e avete voglia di leggerne un possibile seguito, me lo dite ed io provvedo ad inserire quelle altre cosette in un secondo capitolo xD


E anche se non vi dovesse piacere ‘sto scempio, e non vi biasimerei, sappiate che tornerò con altre fiction su questa ciurma, perché LA AMO.

Ah, una cosa: mi piace un sacco il fatto che nella ciurma ci sia una sola ragazza e sono curiosissima di conoscerne il carattere.
 
Io me la immagino più o meno come vi ho accennato: buzzurra, entusiasta, divertente e innamoratissima di Law.
*Ricordo che il mondo di One Piece è suddiviso in mare del Nord, dell’Est, dell’Ovest e del Sud.
Lo so che è brutto da dire, quattro mari, ma lì si fermano :’D
Tra l’altro pure il nuovo mondo è suddiviso in quattro, a seconda dell’influenza degli Yonko, ma non sono margini ben definiti da quel che si è capito e poi la storia è ambientata prima del Shinsekai C:



 
*2  Io ho questa idea per la quale i membri della ciurma di Traffy hanno nomi di animali dell’Antartide o comunque di posti freddi.
D’altronde, abbiamo un’orca, un pinguino, un orso bianco e Law, se pensate alle sue macchiette, sembra un cucciolo di foca maculata :’D
Clione, Uni e Ikkaku, invece, sono nomi dichiarati di altri tre Hearts. Non conosco il significato, però.


 
   
 
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