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Autore: Damnatio_memoriae    08/01/2017    0 recensioni
«Quando il pericolo incombe, gli uomini appartenenti alla stessa tribù o alla stessa famiglia tengono in minimo conto la vita dei propri simili; ma un gruppo che si è consolidato con l'amicizia radicata nell'amore non si scioglie mai ed è invincibile, poiché gli amanti, per paura di apparire meschini agli occhi dei propri amati, e gli amati per lo stesso motivo, affronteranno volentieri il pericolo per soccorrersi a vicenda.» Plutarco, "Vita di Pelopida, 18"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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Capitolo 1
 
Il mio alfiere
 

 
Da quello che riusciva a ricordare, Rebecca aveva sempre fatto parte della sua vita.
Non l’aveva incontrata in un momento esatto, non ricordava uno sguardo imbarazzato tenuto troppo a lungo, né una conversazione particolare o una lettera segreta nell’armadietto. Se le avessero chiesto quando l’aveva conosciuta, istintivamente avrebbe pensato di averla avuta con sé da sempre, come una sorella, un’ombra, un arto. Di fatto, avrebbe risposto solo che erano andate insieme alle medie, non nella stessa sezione, ma sullo stesso pianerottolo, e che sì, si saranno sicuramente incrociate di vista ogni tanto, all’entrata da scuola, in mensa, in palestra, in fila ai bagni. Ma questa era solo una parte della verità, quella più superficiale, che non permette di capire i reali legami tra le persone.  Lei e Rebecca erano amiche, sì, ma anche compagne, confidenti, complici, squadra; le parole e la musica di una canzone, il piede e l’impronta sulla sabbia, il vento e la vela, i pezzi e la scacchiera. Volendo, la pasta e il sugo (sicuramente Rebecca sarebbe stata il sugo). Le sembrava quasi di sminuire il loro rapporto definendolo con altri termini se non questi.
Se ripensava al loro primo incontro, non le veniva in mente un’immagine precisa, ma una serie di ricordi che un po’ si confondevano tra di loro e, dopo nove anni, iniziavano a sovrapporsi. Evidentemente non era stata una simpatia fulminea, immediata, come spesso ci si aspetta, ma un avvicinamento progressivo che le aveva portate a riconoscersi e a mischiare le proprie radici. Se avesse dovuto immaginarlo, il loro albero sarebbe stato un faggio: imponente, robusto, resistente, protettivo.
Dopo così tanto tempo il loro legame era cambiato, ma in fondo non troppo. Erano sempre riuscite a trovare un equilibrio, nonostante la crescita le avesse portate a prendere decisioni differenti e ogni volta era un po’ come scoprirsi di nuovo. Erano cambiate, a volte in bene, a volte in male, a volte erano state riportate sulla strada giusta, ma probabilmente ognuna ci sarebbe prima o poi tornata da sola, con i suoi tempi.
All’università Rebecca aveva deciso di entrare a Filosofia, ma dopo un anno l’aveva abbandonata. Sua madre e il suo patrigno le avevano offerto la possibilità di fare un viaggio d’istruzione in Austria per perfezionare la lingua e lei aveva colto l’opportunità al volo, senza pensarci due volte.
Non era stata la stessa cosa non averla vicina per così tanto tempo e aveva iniziato a pensare che, forse, era anche fisiologico che la loro storia arrivasse al capolinea. Anche il viaggio più lungo prima o poi deve finire.
«Vengo con te», le aveva detto prima di vederla partire, ma sapeva che il solo desiderio di raggiungerla non sarebbe bastato a bilanciare le difficoltà economiche di suo padre, così l’aveva aspettata. I tre mesi di soggiorno erano diventati sei, poi nove, poi un anno. Rebecca l’aveva riempita di cartoline che lei aveva conservato accuratamente in un cofanetto, sempre meno sicura che sarebbe tornata. Le aveva inviato una foto del duomo di Vienna, del Belvedere, del suo nuovo miniappartamento, dei disastri che aveva combinato con la lavatrice, del museo in cui aveva trovato lavoro, della sua scuola di lingua; la foto però che preferiva era di una semplicità disarmante e la ritraeva ancora in pigiama, vicina ad una tazza di caffè (sicuramente troppo annacquato per i suoi gusti), con i capelli scuri scompigliati ed il sorriso a metà tra il rilassato e lo stanco proprio di chi si è appena svegliato.
Rebecca era tornata quando il secondo anno di università era finito. Aveva scoperto una nuova passione in Austria, quella del restauro, e aveva avuto modo di fare pratica sui codici del museo presso il quale era stata presa a lavorare. Si iscrisse in fretta a Beni Culturali e scoprì che un paio di esami che aveva già sostenuto potevano essere convalidati, anche se il lavoro da fare era ancora molto per rimettersi al passo. La nuova sistemazione, in fondo, andava più che bene, visto che si trovava nella stessa facoltà dell’amica.
Sapeva che Rebecca non era mai stata una grande studiosa. Mai come per il suo caso la frase “E’ intelligente ma non si applica” sarebbe stata azzeccata e forse questa era l’unica cosa che l’aveva trattenuta dal vantarsi dei suoi risultati accademici. Rebecca era di sicuro la più svogliata delle due nello studio, ma questo non l’aveva mai fatta sembrare meno colta. Le erano sempre piaciuti i libri e leggeva ad una velocità incredibile. Forse per questa ragione riusciva a preparare gli esami nella metà del tempo. Si consolava col fatto che lei si sarebbe laureata per prima, visto che non si era mai presa delle pause, anche se la sua conoscenza delle lingue straniere ne aveva risentito.
La cosa che l’aveva sempre colpita di Rebecca era la sua personalità. Era piccante, ma non esuberante, istintiva ma non avventata; estroversa al punto giusto, riusciva a mantenere il discorso con tutti e su tutto. Ad un’occhiata superficiale, molti l’avrebbero descritta come il prototipo vivente della Donna Fetale. Forse un po’ lo era, o le piaceva sembrarlo. Di sicuro lo diventava con chi non riusciva a tenerle testa. Impugnava sempre il coltello dalla parte del manico, perché aveva imparato a giocare dal lato sicuro, quello dove non si perde mai e non si rischia di farsi male, cosa che le permetteva di essere sicura di sé quanto bastava per ingannare tutti. Tutti tranne lei.  

 
   
 
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