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Autore: Tota22    08/01/2017    1 recensioni
Dopo una lunga separazione Maka e Soul si rincontrano per risolvere un mistero. Perché Soul è stato isolato in Oceania per tre anni? Perché la percezione delle anime di Maka è diventata sempre più difficile da controllare? Arma e Artigiana dovranno fare i conti con la loro risonanza perduta e con quei sentimenti che, per troppo tempo, sono rimasti sopiti nei recessi delle loro anime.
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Rendez-vous




Soul sfrecciava sull'asfalto in sella alla sua moto: una macchia arancione sulla striscia nera della carreggiata che tagliava a metà la terra rosso bruna dell'outback.
Si trovava in quell'angolo remoto d'Australia da quando Kid, un anno dopo la battaglia sulla luna, gli aveva assegnato la sua prima missione ufficiale in veste di Death Scythe .
Soul era partito da Death City in compagnia di Azusa e Spirit. Le due falci della morte erano incaricate del suo addestramento e lo avrebbero aiutato, per il primo anno, nella supervisione del distaccamento in Oceania della DWMA.
Mentre Soul macinava kilometri in direzione di Adelaide, ripensava agli ultimi tre anni passati nel deserto rosso.
 


 
L'addestramento con Spirit era stato una scocciatura perenne, ma non poteva negare di aver imparato molto.
Ormai si sentiva sicuro nel combattimento da solo, senza un artigiano che lo maneggiasse. Il controllo delle lame della falce gli risultava naturale. Più difficile era stato trovare una tattica di combattimento efficace e Soul aveva scoperto di prediligere attacchi a corto raggio, rapidi e calcolati.
 
In quel periodo lontano da Death City, sotto la guida di Asuza, il ragazzo aveva anche affinato il potere sopito che l'anima di Aracne gli aveva conferito, consacrandolo ultima falce della morte.
 
Da un anno era a capo di un team di monitoraggio della follia latente e delle streghe ribelli in Oceania.
La base operativa si trovava proprio nel bel mezzo del deserto,poco lontano da Uluru la sacra roccia rossa degli aborigeni.
Quel luogo era distante kilometri dalla civiltà, per meglio captare le frequenze della follia. La struttura della base di monitoraggio si dipanava sopra e sotto la superficie sabbiosa; il cuore dell'edificio era un grandissimo strumento a parabola in grado di rivelare vibrazioni o poteri occulti a grandissime distanze.

All'inizio era stata dura per Soul. Essere responsabile di una squadra e prendere delle decisioni per tutti cozzava con la sua indole pigra e insofferente, ma a suo modo era riuscito a imporre la propria opinione e guadagnarsi il rispetto dei compagni.
Gli allenamenti estenuanti di Spirit, le lezioni di tattica di Azusa, il lavoro di coordinamento del monitoraggio lo avevano impegnato e sfinito ogni giorno. Nonostante si sentisse un tipo molto cool per aver raggiunto risultati così soddisfacenti dopo appena qualche tempo, Soul non poteva fare a meno di sentire che qualcosa dentro di sé non andava.

La sensazione si acutizzava la sera quando si ritrovava a fissare il soffitto della sua stanza, così diverso da quello dell'appartamento di Death city. Era a quel punto che li percepiva: il vuoto che gli attanagliava la bocca dello stomaco, il senso di incompletezza, il dolore di un legame reciso violentemente come da una sforbiciata.
Di notte Soul sognava il tocco gentile e deciso dell'anima della sua Meister, quella sensazione che nei ricordi stava sfumando lentamente con la lontananza.
 
Negli ultimi tempi, quando la nostalgia diventava insopportabile, Soul tirava fuori da sotto il suo letto una grossa scatola di cartone. Lì aveva riposto gli oggetti più preziosi che rappresentavano il suo legame con tutto ciò che aveva lasciato indietro.

La Falce era arrivata in Australia solo con lo zaino in spalla. Tuttavia, nel corso dei tre anni di permanenza nel deserto, aveva raccolto in quello scatolone malandato tutte le cartoline che Maka gli aveva inviato.
Quando il sole lasciava il posto alla luna nera, Soul seduto sul letto nella sua stanza pescava a caso uno dei piccoli rettangoli di cartoncino nella scatola. A quel punto immaginava di trovarsi altrove con i suoi amici, lontano dall'alienazione della base operativa.

 
Soul e Maka non amavano sentirsi al telefono, per qualche ragione le parole che si scambiavano sembravano sempre vuote e inutili.
Soul odiava la voce di Maka attraverso l'apparecchio vecchio e scassato della base, così metallica e distorta tanto che non riusciva a percepirne l'insita musica.
Così, dopo una serie di telefonate imbarazzanti  e altrettante brevi videochiamate, l'arma e la sua meister avevano trovato un modo migliore per comunicare.

Un giorno, infatti, Soul ricevette una cartolina da Londra. Sul retro c'era scritta solo una frase:
 
Non si è mai lontani abbastanza per trovarsi
 
Nessuna firma, nessun "Caro Soul come stai?" o saluto finale accompagnava quelle poche parole, ma lui non aveva avuto dubbi su chi fosse il mittente.
La foto del ponte sul Tamigi dove lui e Maka avevano lottato insieme contro Free, gli aveva suscitato una miriade di ricordi belli e tristi e aveva riso di quella trovata da "secchiona".
L'Arma si era scervellata su come risponderle. Non era un gran ché con le parole e dopo aver gettato via fogli e fogli di lettere incompiute trovò una soluzione.

Un pomeriggio si trovava in un sobborgo di Melbourne, in ricognizione, quando capitò davanti a un negozio di dischi. Entrò e scelse di getto un quarantacinque giri di musica jazz. Mezz'ora dopo il disco era impacchettato e imbucato nella cassetta della posta per le spedizioni internazionali. L'indirizzo sul pacchetto era quello del suo vecchio appartamento... del loro appartamento.

Lo scambio era proseguito negli anni. Ogni volta che Maka si trovava in missione da qualche parte gli inviava una cartolina accompagnata da una frase sibillina, solitamente una citazione o un aforisma. Soul le rispondeva inviando un nuovo disco, i generi e gli artisti variavano in base al suo umore.
Maka e Soul avevano creato un linguaggio tutto loro e ogni cartolina rispondeva a una domanda che la musica di Soul aveva posto e viceversa. Dietro alle note di un pezzo blues e sotto le parole di un romanzo storico si nascondevano i "Come stai?", "Sei felice?", "Mi manchi", che nessuno dei due aveva il coraggio di chiedere direttamente.

Soul amava e odiava la sensazione di attesa di un altro messaggio da Maka. Quando finalmente arrivava la posta, una volta al mese in quel luogo sperduto nel deserto, aspettava quasi tutto il giorno con la cartolina ben custodita nella tasca dei suoi jeans.
Non voleva assolutamente guardarla davanti ai suoi colleghi (non sarebbe stato per niente cool), o peggio ancora davanti a Spirit.  La falce dai capelli cremisi infatti non aveva abbandonato l'iperprotettività nei confronti di sua figlia.
Solo la sera, nella sua stanza, Soul la prendeva tra le mani per leggerla e analizzarla fino ai minimi dettagli e immaginare una risposta sottoforma di musica.

Per Natale e per il suo compleanno Soul riceveva sempre grandi pacchi con regali e foto di tutta la gang. Queste ultime campeggiavano sulle pareti, altrimenti spoglie, della stanza di Soul come finestre brillanti su una vita passata.
Le foto erano la testimonianza del tempo che scorreva e di come i suoi amici fossero cambiati e allo stesso tempo rimasti sempre gli stessi.

Gli occhi di Soul avevano osservato come Patty avesse sempre il suo sorriso smagliante, ma la ragazza aveva abbandonato la sua aria da bambina ora che ricopriva la carica di arma ufficiale di Lord Death.
Lo sguardo di Liz invece si era addolcito, specialmente nelle foto in cui era abbracciata a sua sorella e Kid.
Il giovane Lord della Morte era diventato col tempo più serio, le sopracciglia spesso aggrottate, e i suoi sorrisi erano rari e apparivano solo in presenza degli amici più fidati.
Nell'ultima istantanea ricevuta da Soul, risalente a più di un mese prima, tutta la gang  si era riunita nell'appartamento di Maka. Oltre a Kid e alle sorelle Thompson c'erano anche Kilik, Ox , Harvar, i gemelli Thunder e Fire, Kim e Jaqueline e ovviamente i suoi migliori amici: Maka, Black Star e Tsubaki.
La prima volta che gli occhi della Falce si erano posati sul film lucido, l'attenzione del ragazzo era stata catturata dal braccio di Black Star che era attorno alla vita di Tsubaki. Il mento della ragazza poi era appoggiato tra i capelli azzurri dell'amico, i quali col tempo si erano leggermente abbassati. La loro posizione così intima e affettuosa lasciava trasparire che tra i due ci fosse più di un semplice rapporto tra partner. Soul era felicissimo per loro, ma doveva ammettere di  essere invidioso.
Quella era la complicità e lo sbocciare di un'intesa che segretamente aveva sognato con Maka. I pensieri che si era abituato a reprimere quando viveva ancora a Death City, a fianco alla sua meister, erano liberi di ingoiare la sua attenzione in Australia.
Era come se la lontananza da Maka gli permettesse di indulgere in desideri pericolosi, dal momento che lei non poteva sentirli o percepire il fremere della sua anima quando gli sorrideva.

Tornando a guardare quell'ultima polaroid tutta storta, probabilmente scattata da Patty, Soul sapeva che la parte migliore era l'immagine di Maka. La ragazza aveva  la mano sulla bocca, come a nascondere una risata, e il dito puntato verso la coppia suddetta, ammiccando alla macchina fotografica. 
Non era cambiata: aveva sempre i suoi codini ai lati della testa bionda, il viso tondo e quegli occhi verdi così brillanti e determinati. Indossava anche una maglietta che Soul riconobbe come una delle sue, lasciata nel suo vecchio armadio. Il fatto che lei l'avesse addosso era come se una parte di lui fosse lì con loro a festeggiare il quattro luglio.

A parte le comunicazioni frequenti con Kid a proposito della missione, dell'intera gang solo Black Star e Tsubaki gli avevano fatto visita un paio di volte, di ritorno da missioni in Asia.
Soul non era il tipo che mostrava molto i suoi sentimenti, ma rivedere i suoi amici rappresentava per lui una ventata di aria fresca nella sua vita ormai oberata dalle responsabilità... con Black Star il divertimento era assicurato.

Kid, però, non aveva mai mandato Maka anche solo lontanamente vicino a lui.
Né le era stato permesso di fargli  visita, in aggiunta al fatto che il rientro in America di Soul era stato rimandato più volte, con scuse spesso ridicole e inverosimili.
Gli stessi Tsubaki e Black Star rimanevano in silenzio quando Soul sfiorava l'argomento con loro, oppure cambiavano discorso.
La falce percepiva un certo disagio nel comportamento degli amici, come se stessero nascondendo qualcosa o non potessero parlare della sua separazione prolungata da Maka.

Era proprio questo che Soul non riusciva a capire: era convinto che lui e la sua meister fossero una risorsa per la DWMA, una delle partnership più forti in tutto il mondo e, per quanto il proprio lavoro in Oceania fosse importante, non sarebbe stato più efficiente con Maka al suo fianco?

Quando il ragazzo interrogava Kid sullo stato delle cose, lui continuava a insistere che ormai la sua meister l'aveva portato all'obiettivo più importante: diventare Death Scythe; mantenerli come partner non avrebbe giovato né all'uno né all'altra, mentre la carriera individuale avrebbe permesso loro di sviluppare le personali abilità.

Nonostante le giustificazioni del nuovo Lord Death, Soul continuava a non vederci chiaro.

Erano stati allontanati troppo in fretta, senza il tempo di capire quanto sarebbero stati separati e le implicazioni della sua partenza.   
Soul ricordava di essersi opposto categoricamente fino all'ultimo, mentre Maka sembrava sospesa in uno stato di incredulità e dispiacere. Alla fine era stata lei a convincerlo a partire; Soul sapeva che la ragazza si sentiva come un peso attaccato alla sua caviglia, che gli impediva di proseguire il proprio percorso da Death Schyte.
Soul le aveva ripetuto mille volte che non gli importava niente dell'Oceania e delle opportunità se voleva dire separarsi da lei.
Però aveva ceduto, all'irrevocabilità dell'ordine di Kid e agli sguardi colpevoli di Maka.

La sera in cui si erano salutati era stata struggente, si erano abbracciati per lunghi minuti sull'uscio del loro appartamento senza avere il coraggio di staccarsi.

Tuttavia quella che all'inizio Kid aveva dipinto come una missione di addestramento che doveva terminare nel giro di un anno, si era trasformata in un trasferimento definitivo.
Soul si sentiva tradito, tagliato fuori, isolato, lontano. Separarsi dal rapporto simbiotico con la propria meister, recidere la comunione delle anime che aveva nutrito per anni, era stato come staccarsi la pelle pezzo per pezzo, ogni giorno che passava.

In certi momenti si sentiva distaccato da tutto e tutti, altri si beava dell'indipendenza della propria essenza, altri ancora sentiva la propria anima arida e mutilata. Cosa costava a Kid lasciare Maka volare da lui, o permettergli di passare un compleanno in America?

I suoi sospetti e la sua sete di risposte si erano acuiti nel corso degli anni. La stessa Maka sempre più spesso sembrava inquieta: dai messaggi in codice che gli mandava lasciava trasparire preoccupazione.

Così Soul aveva iniziato a fare qualche domanda velata ai suoi colleghi, su Lord Death e l'attività delle altre basi operative. Le risposte erano sempre le stesse, vuote e inconcludenti.
Quando Spirit e Azusa tornavano a fargli visita, e a controllare il suo operato, Soul interrogava anche loro sull'argomento cercando di mostrarsi il più disinteressato possibile. Tuttavia le due armi non lasciavano trapelare nessuna informazione, anzi col passare del tempo Soul non poté fare a meno di sentirsi osservato, spiato. Cercava in tutti i modi di evitare che la sua corrispondenza venisse letta, non si fidava di nessuno e dava meno confidenza possibile ai suoi compagni della base.


Col passare del tempo anche Kid, durante le loro comunicazioni settimanali attraverso lo specchio magico, appariva sempre più teso con profonde borse sotto gli occhi.
In aggiunta a questo clima sospetto, negli ultimi mesi la base in Oceania aveva registrato un omogeneo aumento di poteri occulti in tutto il continente. Non c'era una sorgente ben precisa, ma sporadici episodi di sparizioni e omicidi inspiegabili si stava verificando un po' ovunque.

Il primo agosto del suo terzo anno nel deserto Soul aveva ricevuto una notifica dall'ufficio postale della cittadina più vicina alla base. Un pacco lo attendeva presso la sede centrale e non poteva essere recapitato direttamente.
Appena possibile, con una scusa per non insospettire i colleghi, Soul si era recato presso l'ufficio e ritirato una busta sottile di carta opaca. Conteneva una nuova cartolina di Maka.
Questa volta però la foto sul retro era della città di Adelaide, in Australia. A fianco all'indirizzo e al nome di Soul  c'erano una data, un orario e un luogo.

Soul era inquieto, si chiedeva perché Maka non avevesse inviato la cartolina direttamente alla base. Forse non voleva che si sapesse che era lì in Australia, era in pericolo?

Nonostante avesse capito che qualcosa non andava, Soul era pieno di gioia, sprizzante di energia, rivitalizzato. Finalmente l'avrebbe rivista, l'unica persona che riusciva a sfiorargli l'anima così in profondità da dimenticare di essere uno invece che due entità fuse insieme. L'unica persona di cui si fidasse ciecamente e che gli era mancata come l'aria, l'unica persona che forse aveva le risposte alle sue domande.
 
 


 
Immerso in questi pensieri, Soul girò sempre più forte l'acceleratore sul manubrio con la speranza di raggiungere Adelaide prima del tramonto.
17 agosto 22.30,  Adelaide Railway Station

 




N/A
Grazie a tutti coloro che hanno letto questo capitolo. Se vi va lasciate un'impressione o una critica, sarò felicissima di leggerle! A presto!
Disclaimer: La citazione sulla cartolina di Maka non appartiene a me, ma ad Alessandro Baricco.
T
 
 
 
 
 
  
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