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Autore: 20florina01    08/01/2017    1 recensioni
Una ragazza di nome Flora viene a sapere che il mondo magico in cui avrebbe voluto sempre vivere è reale e lei ne fa parte da quando è nata.
AVVISO
Per leggere questo libro bisogna aver letto o visto tutta la saga di Harry
Potter.
(Tratto dal 2° capitolo)
«Tu pensavi che la storia di Harry fosse infantile, vero?»
«Si» risposi, ma non capii dove volesse arrivare.
«Chi ti ha consigliato di leggere questa saga, anche se sapeva che non ti interessava?» chiese lui con sguardo che non tradiva emozioni.
«La zia, ma-» non finii la frase che venni interrotta.
«Flora, ma non capisci? Lei sapeva e sa tutt'ora del mondo magico, di me, ma soprattutto, di te. Tu sei una strega, Flora. Tu riesci a fare cose che gli altri maghi non possono. Vedi, tu non devi usare la bacchetta per fare magie o incantesimi. Tu sei diversa. Diversa da tutti noi. Tu... sei speciale.»
So che la storia all'inizio può sembrare affrettata, ma è la mia prima storia e non voglio cambiarla ora che sono migliorata.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Oliver Wood/Baston, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Stavo seduta in uno scompartimento del treno con la testa china e gli occhi chiusi, sbuffando ogni due minuti: non volevo andare a casa. Certo, mi mancava la zia, ma preferivo stare ad Hogwarts, quale ragazzino non l’avrebbe desiderato. Anche Harry, al mio fianco, era molto silenzioso e ogni tanto guardava fuori dal finestrino sperando di non essere troppo vicino a King’s Cross. Stava pensando a come svignarsela quando i suoi zii lo avessero visto... Mi sentivo un po’ impicciona a leggere i pensieri altrui. E poi, era scomodo chiudere sempre gli occhi per farlo. Ah, sì. Sapevo fare anche questo. Non avrei potuto chiamarla Occlumanzia, non pensavo lo fosse. Per ora leggevo – o quello che era – i pensieri correnti delle persone. Era strano, ti ritrovavi in una mente non tua, ad aprire dei cassetti immaginari con dentro pensieri. E, come ho detto, mi sentivo un’impicciona. Però... a volte i pensieri delle persone erano così... forti, o meglio, gridati. E io non riuscivo ad ignorarli. All’inizio non l’avevo intuito, poi sentendo sempre questo brusio continuo, ho pensato di sentire delle voci – e sappiamo tutti che non è una bella cosa, neanche nel mondo magico – così ho cercato di capire cosa dicessero questi sussurri, e ho scoperto che erano i pensieri delle persone che mi stavano accanto. Soprattutto di Harry: quel ragazzo pensava davvero tanto, troppo per la sua età. ‘Non che io sappia a che età si inizia a pensare così tanto, le mie sono tutte ipotesi.’ «Che asociali che siete voi due oggi» sibilò Hermione rivolta a me ed Harry. Dovevo trascorrere tutto il tempo restante con i miei amici divertendomi. Non avrei sprecato altre ore. E ne avevo sprecate già due a impicciarmi nei pensieri altrui. «Hai ragione. Parliamo un po’» dissi io sistemandomi sul sedile. «Allora, Ron... dimmi qualcosa di strano del mondo della magia.» «In che senso?» «Qualcosa che hai sempre trovato strano del mondo magico. Ci dev’essere. Capisco che ci sei sempre vissuto e quindi trovi tutto normale, ma qualcosa un po’ strano per te?» speravo in una risposta almeno un po’ sensata. Non da una persona del quoziente intellettivo di un bradipo o di un cucchiaino. «Beh, qualcosa ci sarebbe, ma è una cavolata...» «Dimmi tutto» lo anticipai. «I babbani usano delle penne da scrivere che non serve l’inchiostro: lo hanno già... non capisco come mai noi maghi e streghe non usiamo quelle.» ‘In effetti, cavolata sì. Ma almeno qualcosa di... logico lo ha tirato fuori.’ «Ok. Almeno qualcosa lo hai detto.» «Adesso tocca a me» si intromise Hermione «se non avete un frigorifero, come conservate i cibi?» «Beh, con un incantesimo, no? E poi cos’è un frigorifero?» «Non ci avevo pensato... è una cosa che tiene al fresco gli alimenti» rispose Hermione prontamente. «Sai cos’è la televisione?» chiesi. «Oh, papà una volta me lo ha spiegato: è una scatola in cui appaiono delle immagini... no, aspetta, era qualcosa che centrava con le notizie...» continuò a borbottare qualcosa di insensato per un po’, e poi «facciamo che è qualcosa che centra con le notizie e con le immagini» concluse. Hermione scosse la testa e se la prese tra le mani massaggiandosi le tempie. Non potevo biasimarla. «Qualcosa del genere...» rassicurai Ron. «E che cos’è un...pennilatore?» domandò grattandosi la nuca. “Speriamo non abbia i pidocchi...” I pensieri di Hermione mi offuscarono la mente. Furono interrotti dalla risata di Harry. Una risata! «Pennilatore?» sghignazzò. «Perché, ho detto qualcosa di male?» chiese Ron fissandolo un po’ intimidito. La sua espressione fece ridere anche me: la sua faccia era un misto tra l’imbarazzato, il preoccupato e l’intimidito. «Si dice ventilatore, e serve per fare aria» disse Hermione scuotendo ripetutamente la testa. «Per creare aria?!» «No» rispose lei sconsolata come se volesse dire: ‘Non si può ragionare con certi maghi.’ Che rottura, capisco che Ron a volte le cose non le capisce proprio, ma neanche criticarlo ogni secondo. Non mi sembra tanto bello nei suoi confronti. ‘Tanto poi lo sappiamo come finisce...’ Andammo avanti a parlare di cose senza senso del mondo magico e delle cose che Ron non sapeva del mondo babbano. A queste discussioni si aggiunse anche Harry, e mi parve di capire che anche lui voleva godersi questi momenti insieme. Dopo esserci scambiati i numeri e con numeri, intendo numeri di telefono – non cose magiche o quant’altro – scendemmo dal treno. Non ero mai stata a King’s Cross. ‘A dirla tutta non sono mai stata fuori dall’Italia, ma questi sono solo dettagli.’ Appena scesi dal treno vidi il cartello: binario Nove e Tre Quarti. Avevo sempre desiderato vederlo, ma non a tutti viene concesso questo onore. Un noto movimento nella mia tasca, mi avvertì che Shade si era svegliato. A confermare la mia teoria fu il mio stesso draghetto, che uscì starnutendo dalla mia tasca. La prima volta che lo vidi starnutire, pensai che avesse un pezzo di topolino ancora su per la gola. Avevo preso una paura... Avevo sempre avuto paura che Shade si mettesse nei guai... come stava facendo in quel momento. «Shadow, scendi dal cappello di quella strega!» gridai verso il mio draghetto. Stava appollaiato sul cappello di una strega, giocando con gli abbellimenti di piume colorate. Lui avvilito volò fino a me molto lentamente e si appoggiò alla mia spalla. «Non puoi svolazzare di qua e di là e metterti dove vuoi. Non penso che a te piaccia quando le mosche ti vengono in testa!» gli puntai il dito contro. Lui in compenso, me lo leccò. «Come osi!» cercai di mantenere un’espressione seria ma non ci riuscii «Io ti sto facendo una... strigliata di squame, e tu mi lecchi un dito? Sei un fenomeno, Shade.» “Hillink tol ni schistu? [pensi che non lo sappia?]” rispose arrogante. «Ah, è così? Allor-» «Ron! Dobbiamo andare, altrimenti rischiamo di restare bloccati qui!» Hermione gridava forte verso Ron, che era rimasto a parlare con Seamus. Ron salutò velocemente e corse verso di noi, o almeno ci provò –tutti i bagagli che aveva in mano lo facevano perdere a tratti l’equilibrio. «Flora!» Mi girai. «Pensavi di andartene senza salutarmi?» chiese sorridendo e alzando un sopracciglio. «In verità...» cercai di trovare una scusa per non averlo salutato «Io prima ti-» «Non mi va di sentire le tue scuse» mi interruppe abbracciandomi. «Scusa...» dissi ricambiando l’abbraccio. Ci mettemmo un po’ di tempo per uscire perché c’era una specie di Buttafuori solo che ti buffava fuori a copie o a trii per non attirare l’attenzione di babbani curiosi. Prima di oltrepassare il muro, Hermione mi batté la spalla indicandomi Shade. «Oh, giusto. Ko trast-esli [dentro la tasca]» sussurrai a Shadow prima di spingere il mio carrello contro alla colonna con scritto nove e tre quarti. Infransi quella superficie e mi ritrovai immediatamente in una normale stazione, con normali treni e normali babbani. Era come essersi svegliati, svegliata dal mio sogno più bello. Beh, non ne ero sicura, anche essere una Nephilim o trovare un armadio magico o essere una Semidea sarebbe stato bellissimo, non ero quindi sicura che essere una strega fosse... ‘questo non centra. Troppi libri!’ Dovevo concentrarmi sul dove andavo, altrimenti sarei andata addosso a qualcuno. «Eccolo, mamma, è lì, guarda!» la vocina di Ginny era di sicuro un’ottava sopra al naturale. Naturalmente indicava Harry. «Guarda mamma, vedo...» «Sta’ zitta Ginny, è maleducazione segnare a dito la gente.» Fecero un varco tra le persone fino ad arrivare a noi. «Allora, è stato un anno impegnativo?» chiese la signora Weasley. «Molto» rispose Harry «Signora, volevo dirle grazie per le caramelle e il maglione.» «Oh, anche io volevo ringraziarla» mi intromisi «Per la sciarpa.» Mi ero dimenticata che mi aveva fatto un regalo di natale. “Grazie Harry” pensai mentalmente. «Figuratevi, ragazzi.» Vidi un ombra calare e da dietro di me venne una voce bassa «Siete pronti?» Zio Vernon. Dietro di lui c’erano anche Zia Petunia e Dudley, sempre vestiti perfettamente, e perfettamente irritanti. Feci una smorfia, non dovevo chiamare Vernon, Zio Vernon. Non era mica mio zio. Però l’abitudine era troppa... «Voi dovete essere i parenti di Harry!» fece la signora Weasley. «In un certo senso» rispose zio Vernon, seccato. «Spicciati, ragazzo, non abbiamo mica tempo da perdere» detto questo andò via. Harry sospirò «Allora, ci vediamo quest'estate.» «Spero che tu abbia una bella estate» disse Hermione guardando Zio Vernon. «Flora, quella è tua zia?» chiese d’un tratto. Mi girai cercando tra tutte quelle persone la chioma bionda di mia zia, la trovai dietro zio Vernon. «Bene, ragazzi, ci si vede il prossimo anno!» salutai tutti con un abbraccio – comprese la signora Weasley e Ginny- e corsi verso mia zia. A metà strada mi fermai e mi girai. I miei amici erano ancora là che parlavano. «Ron!» gridai. Lui si girò a guardarmi con aria perplessa. «Avete i simboli zodiacali?» chiesi semplicemente. «Sì!» Gli sorrisi e mi girai, correndo verso mia zia.
   
 
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