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Autore: coffee girl    08/01/2017    3 recensioni
Una modern AU sui nostri John e Paul adolescenti.
Dal primo capitolo:
"È buffo quando bastano uno sguardo diverso e una piccola insignificante frazione di secondo a cambiare tutto ciò in cui si è sempre creduto. Eppure non è proprio in questo modo che gli eventi destinati a cambiare per sempre la nostra vita prendono forma?"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era stato solo un attimo e in quell’attimo il suo mondo si era capovolto: la terra aveva iniziato a girare all’incontrario e tutta l’aria che aveva nei polmoni si era esaurita in un colpo solo, risucchiata via da qualche parte.
È buffo quando bastano uno sguardo diverso e una piccola insignificante frazione di secondo a cambiare tutto ciò in cui si è sempre creduto. Eppure non è proprio in questo modo che gli eventi destinati a cambiare per sempre la nostra vita prendono forma? E così, in un pomeriggio per nulla diverso da ogni altro pomeriggio, fatto di chiacchiere, musica e canzoni, era accaduto al giovane Paul che si era scoperto a fissare, come un ebete, le labbra del suo migliore amico John.
Da quel momento in cui aveva creduto che sarebbe morto per soffocamento, erano passate le ore che si erano trasformate in giorni e infine, questi ultimi, erano diventati mesi e quel garbuglio di sentimenti che si agitava, come impazzito nel suo petto, non aveva fatto altro che crescere riempiendogli la testa di domande irrisolte.
Diamine, aveva solo quindici anni e avrebbe dovuto pensare alla scuola, alla musica,  alle ragazze, soprattutto a queste ultime, non al fatto che sentiva una stretta alla bocca dello stomaco quando il suddetto John sorrideva o gli faceva un complimento per la strofa di una canzone particolarmente riuscita. Tutto questo non aveva senso e Paul lo sapeva bene. Ma se davvero non ne aveva, per quale motivo all’improvviso aveva iniziato a sentirsi così strano e a disagio in presenza di John? In realtà aveva sempre provato un singolare tipo di ammirazione per John fin da quel lontano giorno di otto anni prima quando Paul, che all'epoca era ancora un bimbetto dalle guance paffute, passeggiava con i propri genitori durante una festa di quartiere e, nella confusione ,si era perso ritrovandosi a girovagare tra folla e poi, spinto dalla curiosità aveva varcato il cancello aperto di un piccolo cimitero abbandonato per poi realizzare all'improvviso di essere rimasto da solo e di non essere più in grado di tornare indietro. Si era seduto su una lapide intitolata ad una certa Eleanor Rigby, il capo abbandonato sulle ginocchia, e aveva iniziato a singhiozzare piano fino a quando non era comparso un ragazzino seguito da una piccola banda di coetanei. Paul, attirato dalle voci, aveva alzato il viso asciugandosi gli occhi e quel ragazzino, di poco più grande di lui, che aveva tutta l'aria di essere il capo, gli aveva chiesto se si fosse perso e gli aveva teso la mano. Paul si era fidato all'istante quando lo sconosciuto, che si era presentato con il nome di John, l'aveva tranquillizzato e l'aveva rassicurato sul fatto che insieme avrebbero ritrovato presto i suoi genitori. John non aveva esitato un attimo ad abbandonare il resto della banda per occuparsi di lui, l'aveva preso per un braccio e l'aveva trascinato fuori da quel posto ed era risoluto ad accompagnato anche fino a Forthlin Road, se non fossero riusciti a trovare la sua famiglia tra la folla, cosa che invece avvenne, grazie ad un briciolo di fortuna. Il giorno seguente John si era presentato a casa di Paul per sapere come stesse e in breve tempo i due erano diventati inseparabili. Negli ultimi tempi poi, da quando avevano scoperto di avere entrambi una grande passione per la musica, la loro intesa era persino aumentata e non passava giorno in cui non si incontrassero per esercitarsi, John alla chitarra e Paul al basso.
 
Quando Paul era in compagnia di altri ragazzi, ad esempio con il suo amico George, non gli accadeva nulla di simile, tutto il contrario: si sentiva rilassato e aveva sempre voglia di scherzare. In passato era stato così anche con John, ma poi qualcosa era scattato nella sua testa.
Seduto sul letto, con il suo basso tra le braccia, si ritrovò a pensare che non avrebbe mai voluto che accadesse, quantomeno non a lui e John.
Qualche volta con George parlavano di ragazze e Geo gli aveva confidato in gran segreto che a scuola ce n’era una in particolare che gli piaceva davvero molto, una certa Pattie, ma il suo amico aveva aggiunto che non avrebbe mai avuto il coraggio di rivolgerle la parola perché era troppo timido e tutte le volte che la incrociava nei corridoi, si sentiva la gola secca e lo stomaco in subbuglio.
Negli ultimi tempi anche Paul si sentiva allo stesso modo in presenza di John, ma era consapevole del fatto che avrebbe dovuto tenerselo per sé. Se George aveva le farfalle nello stomaco perché era innamorato di Patty, questo significava che anche Paul era innamorato di John?
Era consapevole che ci fosse qualcosa di strano in lui, probabilmente di sbagliato, perché sia lui che John erano maschi, e quel genere di emozioni si dovevano provare nei confronti delle ragazze. Sentiva un pizzico di invidia verso George che, se solo lo avesse voluto, sarebbe stato libero di gridare al mondo i propri sentimenti.
In passato c’erano state occasioni in cui aveva avuto il sospetto di non provare un grande interesse verso l’altro sesso e ora gli tornava in mente un episodio in particolare, quello in cui, durante le loro scorribande in bicicletta, accadeva che costeggiassero la pista di atletica femminile. Allora si fermavano, abbandonavano le biciclette da qualche parte e se ne stavano lì, le mani appoggiate alla rete che divideva il campo dalla strada e gli occhi fissi su quei corpi tesi dallo sforzo. A John piaceva guardare le ragazze e a Paul, beh, a Paul piaceva la compagnia di John, quindi non aveva mai avuto troppo tempo per soffermarsi a pensare alle ragazze.
Non riusciva a smettere di porsi domande mentre strimpellava svogliatamente qualche nota. Amore. Era una parola così immensa per un ragazzo della sua età, che il solo pensiero bastava a fargli tremare le gambe. Ma forse c’era ancora una speranza perché magari non era amore ma semplice curiosità. No, ma quale curiosità, a chi voleva darla a bere? Posò delicatamente lo strumento accanto a sé e si stese sul letto. Era inutile insistere, quel giorno con la musica non avrebbe combinato nulla. Per quanto si sforzasse non riusciva a mettere a tacere il cervello.
Quale ragazzo sarebbe curioso di sapere cosa si prova a baciare il suo migliore amico?
E se fosse stato per davvero amore?
Paul sentì un brivido corrergli lungo la schiena. No, non poteva essere, non quello con la A maiuscola. Magari poteva trattarsi di una cotta. Certo, una cotta. Del resto quasi tutte le sue compagne di classe avevano una cotta per John. Certo, tutto questo era assolutamente logico a parte per un piccolo particolare: lui era un maschio, non una sciocca ragazzina tutta smorfie e sorrisi!
Di una cosa era invece assolutamente certo: il fatto di essere stanco di passare il suo tempo a tormentarsi senza fare nulla per cambiare le cose, e fu così che partorì un piano. Sapeva che non si trattava del migliore dei piani ma si fece coraggio al pensiero che fosse pur sempre un inizio.
 
Così, dopo la scuola, Paul si recò dal suo migliore amico con il suo basso sulle spalle.
Zia Mimi lo accolse come ogni pomeriggio e gli disse che John si trovava nella sua camera. Dopo i saluti di rito, salì direttamente al piano superiore. La porta era aperta. John era seduto sul letto ed era talmente concentrato sugli accordi di una nuova canzone che non si accorse del suo arrivo. Paul si concesse un attimo per ammirare l’amico con la concentrazione dipinta sul volto e un raggio di sole che, filtrando dalle persiane, gli accarezzava il profilo. Non avrebbe mai voluto interromperlo né tanto meno distogliere lo sguardo, ma era certo che se non avesse parlato subito, si sarebbe girato e sarebbe scappato via a gambe levate per l’imbarazzo.
«John, io ho un favore da chiederti.» Gli disse invece tutto d’un fiato, come se ne andasse della sua vita.
«Oh, buon pomeriggio anche a te Paul.» Gli rispose l’altro, alzando appena il viso dallo strumento che teneva in grembo.
Paul accennò un saluto e attese sulla soglia, all’improvviso incapace di muoversi, fino a quando John non lo incoraggiò a raggiungerlo all’interno della stanza.
«Mi piace una ragazza.» Gli disse semplicemente.
«Oh oh, Paulie è innamorato, allora è una cosa seria.» Lo canzonò dall’alto dell’esperienza dei suoi diciassette anni appena compiuti.
A Paul non piaceva quando John sottolineava la loro differenza di età, in fondo si trattava solamente di un paio di stupidissimi anni, perciò non trovava giusto che si atteggiasse a fare l’adulto solo perché aveva avuto la fortuna di venire al mondo prima di lui, ma in quel frangente, non poteva permettersi di distrazioni: diamine aveva un piano da portare a termine! Dunque riprese a parlare, sperando che la sua voce non tradisse l’incertezza.
«Lei si chiama Jane. Mi piace davvero. Vorrei invitarla a uscire, ma ho paura di fare la figura dello stupido. Beh…insomma, lo sai» disse arrossendo «io non ho mai baciato una ragazza.»
Paul non riusciva a credere di essere riuscito a dire tutte quelle cose, eppure l’aveva fatto per davvero, nonostante sentisse la gola secca e la bocca impastata.
«D’accordo, d’accordo. Sono o non sono il tuo migliore amico? Ti darò qualche buon consiglio e vedrai che andrà tutto bene.»
Ecco che John ricominciava a fare il superiore. Paul soppresse a stento un moto di frustrazione.
«Veramente io non sono venuto per avere dei semplici consigli» ammise enfatizzando la parola semplici «ma per chiederti se potresti insegnarmi a…insomma a…beh hai capito…»
«Capito cosa?» Gli domandò John che davvero non era riuscito ad afferrare il significato recondito della richiesta di Paul.
 «A baciare.» Lo disse tutto d’un fiato senza avere il coraggio di guardarlo in volto e meravigliandosi per primo di quel raro momento di sfacciataggine.
John di fronte a quell’insolita richiesta sgranò gli occhi e rimase senza parole.
«John…»
«Paul, non so se l’hai notato, ma siamo due maschi e io non…»
«Per favore!» Lo supplicò.
«Io non…»
«Johnny…» Sussurrò, alzando leggermente il capo.
E come ogni volta in cui Paul gli rivolgeva quello sguardo da cucciolo, sgranando i suoi occhioni dalle ciglia lunghissime, John non potè esimersi dal fare ciò che aveva sempre fatto: cedere.
In fin dei conti si disse che non ci sarebbe stato niente di male ad aiutare un amico e poi si trattava di Paul, e loro due erano come fratelli.
«D’accordo, vieni qui.» Lo esortò poco dopo.
«A-adesso?»
«Sì, adesso, muoviti prima che cambi idea.» Gli rispose John che voleva porre immediatamente fine a quella situazione imbarazzante. Non c’era mai stato imbarazzo tra loro e non voleva certo incominciare a provarne ora a causa di una stupida richiesta.
Paul si avvicinò e non fece in tempo a chiudere gli occhi né ad aggiungere altro che la bocca del suo migliore amico fu sulla sua. Fu un semplice contatto di labbra e non durò che pochi secondi, ma questo bastò a mandare brividi lungo tutto il suo corpo. Quando John si staccò da lui aveva ancora gli occhi aperti, le guance paonazze e tremava leggermente.
«Stai bene?» Gli domandò John visibilmente preoccupato.
Se stava bene? Certo che stava bene, aveva appena ricevuto il suo primo bacio proprio dalla persona di cui era perdutamente innamorato ed era stata un’esperienza incredibile. Solo che, insomma, tutto così all’improvviso era stato davvero troppo per il suo povero cuore! Fino a qualche minuto prima non sapeva neppure se avrebbe avuto il coraggio di chiedere a John di aiutarlo e, un attimo dopo, era accaduto quello. E lui quello l’aveva sognato per mesi.
Paul, ancora sottosopra per la forte emozione, riuscì in qualche modo, ad articolare un sì.
«D’accordo, forse è meglio che per oggi ci fermiamo qui, eh Paul?»
Per oggi? Un momento cosa significava per oggi? John stava forse dicendo che ci sarebbero state altre occasioni? Altri baci? Le labbra di John ancora una volta sulle sue? Era totalmente fuori di sé dall’emozione.
«C-cosa significa per oggi?» Domandò ancora incredulo. A costo di fare la figura dello stupido, aveva bisogno dell’assoluta certezza di non avere frainteso.
«Significa che sei un caso disperato e che, se andrai da quella Jane in queste condizioni, ti caccerà via e, dato che non voglio che il mio migliore amico faccia la figura dell’imbranato, proverò ad insegnarti qualcosa prima che tu le chieda di uscire. E adesso che ne dici di provare a completare quella canzone?»
Paul annuì e gli fu immensamente grato per la proposta di dedicarsi alla musica, cosa che sciolse immediatamente la tensione. Nonostante tutto, per quel che restava del pomeriggio Paul non riuscì proprio a togliersi dal viso quello stupido sorriso che gli era spuntato dopo che le labbra di John avevano sfiorato le sue.
 
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE
Ecco qui il primo capitolo di questa mini long che, dopo tante revisioni, mi sono decisa a pubblicare. Un grazie enorme va a Paola per l’incoraggiamento, il sostegno, i consigli e per averla betata :)
Spero che ne sia uscito qualcosa di buono…
Alla prossima,
Alex
   
 
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