Dopo il Dottore.

“Manhattan, il temporale ed oggi sono esattamente dieci anni dal nostro addio. Sembra proprio l’incipit per una meravigliosa giornata” pensò Amy da appena sveglia.

Quelle giornate così grigie e piovose le mettevano addosso una sgradevole tristezza e una gran nostalgia di casa.

Tutto, per quanto fosse esageratamente pericoloso a volte, era infinitamente meglio di adesso.

 

Rory non era ancora rientrato dal suo turno di notte in ospedale.

Era riuscito a trovar lavoro sempre come infermiere in uno degli ospedali più importanti qui.

Inoltre aveva la capacità di adattarsi meglio a tutto…le novità non erano così spaventose per lui, nonostante fosse rimasto l’amorevole e goffo Rory del 2010.

 

Era arrivato il momento di alzarsi e provare ad affrontare di petto questo nuovo, per quanto triste, giorno.

“Mi sa che devo proprio continuare a scrivere il mio libro di racconti sulle mirabolanti avventure di quell’uomo con due cuori e dalla cabina blu magica o l’editore potrebbe seriamente prenderla a male e non pubblicare più nulla…” si ripeteva mentre scendeva in cucina a preparare del caffè.

E poi una lacrima, improvvisa e non da Amy.

 

“Mi manca, quello stupido mi manca terribilmente.”

Andò a sedersi e tentò di pensare ad altro, ma non ci riuscì.

Era il loro più caro amico, il centro di tutto il loro mondo era sparito a causa degli Angeli Piangenti e adesso non potevano più riabbracciarlo (o picchiarlo, come a volte faceva lei) per paura di creare dei paradossi che distruggessero l’intero universo.

C’erano giorni in cui ad entrambi capitava di sentire in lontananza ancora il rumore del Tardis, peccato che facesse tutto parte solo della loro immaginazione.

 

Amy era preoccupata, e lo sarebbe rimasta fino alla fine dei suoi giorni, per il Dottore. Non doveva viaggiare da solo, si sarebbe consumato dall’interno fino ad autodistruggersi con le sue stesse mani…così, per evitare questi pensieri, si ripeteva che avesse già trovato qualcun altro con cui viaggiare e condividere altri meravigliosi momenti e forse era davvero un bene.

L’unica cosa che poteva fare per tenere la mente occupata era scrivere e raccontare di avventure vissute tutti e tre insieme o di altre che le sarebbe piaciuto affrontare, e alla fine di ogni storia lasciava diversi post scriptum per lui.

 

“Dottore, noi stiamo bene…solo che ci manchi terribilmente e la vita, così lontani da casa, non è mai stata tanto ordinaria senza di te.”