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Autore: Reruchan    27/05/2009    4 recensioni
Aiba afferrò la lattina e bevve tutto d’un fiato quello che era rimasto. Poi la risbattè sul tavolo, facendo schizzare goccioline di birra ovunque.
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aiba afferrò la lattina e bevve tutto d’un fiato quello che era rimasto

BAKA

 

Aiba afferrò la lattina e bevve tutto d’un fiato quello che era rimasto. Poi la risbattè sul tavolo, facendo schizzare goccioline di birra ovunque.

-Misericordia Masa, quante ne hai bevute?- chiese Satoshi che, seduto al tavolo, faceva zapping con il telecomando.

L’altro guardò la distesa di lattine con un broncio dipinto sul viso, poi si sedette con un tonfo sulla sedia e appoggiò la fronte sul tavolo.

-Non è ancora tornato?- chiese in tono lamentoso.

-No e il continuare a domandarlo non lo farà tornare prima.

-E’ uscito con un'altra ragazza vero?- mugugnò di nuovo.

Ohno spense il televisore e si rivolse esasperato all’amico- Masa, la smetti di mugolare? E soprattutto la smetti di ubriacarti ogni volta che lui esce con qualcuna?

Aiba alzò la testa e strizzò gli occhi, nel tentativo di mettere a fuoco la faccia di Riida.

-Scusami…ma mi sento così depresso…

Satoshi sospirò e gli accarezzò la testa come fosse un cagnolino- Masaki, ormai lo sappiamo che ti piace Sho, il punto è…quand’è che lo saprà anche lui?

Aiba strabuzzò gli occhi- Cioè…cioè…intendi dirglielo? A lui? Di..di…di…DICHIARARMI???- spalancò la bocca e al solo pensiero divenne di tutti i colori, tornando ad appoggiare la testa su tavolo.

-Masa, non puoi andare avanti così! Tralasciando il fatto che il tuo fegato potrebbe dirti addio prima dei trent’anni, ti stai logorando!

Masaki sollevò di nuovo il capo, con gli occhi leggermente lucidi e aprì la bocca; avrebbe voluto dire qualcosa, ma onestamente non sapeva nemmeno lui cosa.

-Ne sei proprio innamorato, vero?

La domanda lo fece trasalire; non che lui non ne fosse consapevole, ma il sentirlo dire da qualcun altro rendeva tutto più reale, e soprattutto più doloroso. Finché non se ne parlava, finché restava tutto sottointeso, gli sembrava che la cosa fosse gestibile, anche se sapeva che non lo era affatto.

Masaki annuì.

Ohno si alzò in piedi, scompigliandogli i capelli un’ultima volta.

-Vai a letto Masa! Buonanotte!

Aiba lo guardò mentre usciva dalla cucina e si dirigeva verso la sua camera.

-Notte Riida

Sentì il click dell’interruttore della luce del salotto che veniva spenta e poi la porta che si chiudeva.

Sospirò, guardando le lattine che aveva davanti. Ce n’era ancora una intatta. Toshi lo avrebbe ammazzato, ma in fondo non aveva tenuto il conto di quante ne aveva bevute…o almeno ci sperava. La prese e con un rapido gesto l’aprì, facendo uscire la schiuma bianca, poi afferrò il telecomando e riaccese la tv, mentre sorseggiava il liquido ambrato.

Dichiararsi. Impossibile! Non sarebbe mai riuscito a farlo, se non con un gran quantitativo di alcool nel corpo e la consapevolezza che il mondo sarebbe finito da lì a cinque minuti. Aiba sollevò la lattina davanti agli occhi. Se non altro con l’alcool era già a posto, ora serviva solamente un meteorite in procinto di schiantarsi sulla loro casa.

Ok, Toshi aveva ragione, non si stava certo facendo del bene a ubriacarsi in quel modo e a passare le serate a pensare a lui, in giro chissà dove; se non altro avrebbe potuto dare un freno all’acool, ma così era più facile in un certo senso: da ubriaco poteva dare la colpa alla birra se non riusciva a distogliere i suoi pensieri da quel ragazzo, da sobrio poteva dare la colpa solo a se stesso.

C’era qualche altra soluzione? Ah si, confessare il suo amore. Bhè tanto valeva buttarsi direttamente dal balcone. Come avrebbe anche solo potuto sperare che Sho lo ricambiasse? Insomma era Sho! Non poteva essere gay. Se fosse riuscito a non guardarlo disgustato sarebbe stato già tanto.

In un paio di sorsi finì la birra e lasciò la lattina vuota sul tavolo, spense la tv e si alzò dalla sedia.

Si sentiva la testa girare terribilmente. Era il minimo dopo tutto quello che aveva bevuto, era la sua punizione.

Si diresse barcollante verso la porta e spense la luce della cucina, ma non accese quella del salotto. Per qualche motivo nella sua testa era convinto che avrebbe potuto disturbare qualcuno, anche se i ragazzi erano tutti nelle loro stanze, probabilmente addormentati già da un pezzo. Iniziò ad attraversare il salotto a tentoni, non avendo la minima idea se stesse andando verso la sua camera e rendendosi conto di aver dimenticato completamente la disposizione dei mobili nella stanza.

Dopo pochi passi sentì il piede destro prendere dentro qualcosa e un secondo dopo si ritrovò a terra, con un dolore acuto al braccio che nella caduta aveva sbattuto contro il tavolino. Si girò supino aggrottando la fronte per il dolore e stringendo l’arto che pulsava; attese qualche minuto e il dolore divenne meno intenso. Avrebbe dovuto alzarsi, andare a letto e porre fine a quella disastrosa serata. Ma aveva le gambe pesanti e i suoi occhi non avevano la forza di restare aperti; forse poteva rimanere lì sdraiato per un pochino, il tempo di far passare un po’ la sbornia, poi sarebbe andato nella sua stanza. Si, solo dieci minuti.

Chiuse gli occhi e respirò profondamente.

 

 

 

 

Si svegliò sentendo che il suo corpo veniva sollevato di peso e costretto a camminare. Le gambe si muovevano, ma era come se appartenessero a qualcun altro.

Si era addormentato in salotto, per terra. Dannazione.

Probabilmente qualcuno dei ragazzi, svegliatosi per andare in bagno, lo aveva trovato in quello stato, steso sul pavimento e aveva avuto la buon anima ti portarlo in camera sua.

La porta della stanza fu aperta da un braccio estraneo che entrò nella sua visuale, appannata dal sonno e dai postumi dell’alcool. Si sentì trascinato nuovamente in avanti, mentre vedeva la sagoma del letto farsi più vicina nell’oscurità. Quando lo raggiunse ci cadde sopra pesantemente, fremendo al contatto con il freddo copriletto; si girò supino e strizzò gli occhi per tentare di vedere il suo salvatore. Ma non erano Jun, Nino o Toshi, come si era aspettato. Davanti a lui, con le sopracciglia più inclinate del solito per il disappunto, le mani appoggiate sui fianchi e uno stupendo broncio dipinto sul viso, c’era Sho.

-Baka che non sei altro!- mormorò Sakurai con tono basso ma di rimprovero- Ti sembra il caso di metterti a dormire sul pavimento del salotto? Come minimo ti potrebbe venire una broncopolmonite!

Aiba si sollevò sorreggendosi la testa dolorante con una mano- Gome

Sho sospirò, addolcendo la sua espressione e sedendosi accanto al compagno.

-Cosa diavolo ci facevi lì per terra?

Masaki abbassò lo sguardo e si guardò la punta dei piedi, concentrandosi su un filo dei calzini verde acido che si stava scucendo vicino al pollice.

-Mi vuoi rispondere, baka?

Il ragazzo sollevò la testa verso Sho, più che altro come riflesso condizionato al sentirsi chiamare di nuovo “stupido”. Ci era abituato, si beccava un “baka” almeno una quindicina di volte al giorno, ma sentirlo in quel momento, in quella stanza e da quelle labbra gli provocava un senso di malessere all’altezza dello stomaco.

-Ho bevuto troppo stasera…- disse alla fine guardando Sakurai negli occhi e tentando di decifrarci qualcosa. Cosa, non lo sapeva nemmeno lui.

-Devi aver bevuto di brutto per crollare a terra in salotto…- osservò Sho inclinando un poco la testa verso sinistra- …perché l’hai fatto?

Cosa doveva rispondergli? “Ho scolato una decina di birre perché il solo saperti fuori casa con qualcun’altra mi fa star male”?

Sho gli appoggiò una mano sulla testa, come aveva fatto Toshi neanche un’ora prima, ma non gli scompigliò malamente in capelli, invece li accarezzò dolcemente, facendo scorrere le lunghe dita fra i fili castani e morbidi.

-Lo sai che ti fa male bere così?

Masaki abbassò lo sguardo. Sentiva il cuore battere veloce nel petto e un rilassante tepore diffondersi dal punto in cui il ragazzo lo stava accarezzando. Avrebbe voluto restare così per sempre, con Sho che gli dimostrava il suo affetto in modo incondizionato, anche se non era il tipo di affetto che lui avrebbe davvero desiderato. All’improvviso gli tornarono in mente le parole di Riida. Forse quello era il momento giusto; non sapeva davvero perché, probabilmente era solo la birra che lo aveva rincoglionito definitivamente, e se non altro avrebbe potuto dare la colpa a quella se le cose fossero andate male. Doveva farlo, in quel momento, perché sentiva che non sarebbe rimasto cosciente ancora per molto; il sonno stava tornando a prendere il sopravvento.

O la và o la spacca”.

Rialzò il capo verso Sho, trovando il viso dell’altro più vicino di quel che ricordava. Anche nell’oscurità della stanza poteva vedere ogni particolare di quel volto, ogni curva di quelle meravigliose labbra. Deglutì a fatica e trasse un profondo respiro.

-Che c’è?- domandò Sho vedendo sul viso di Aiba un’espressione grave.

Masaki si sporse in avanti e in un attimo colmò quei pochi centimetri che li separavano. Le labbra di Sho era morbide al contatto e terribilmente invitanti; poteva sentire un lieve profumo di sigaretta misto a quello del dopobarba. Masaki sospirò contro quelle labbra, non osando approfondire il bacio per timore che a quel punto Sho lo avrebbe allontanato malamente. Ma andava bene così. Gli bastava solo restare così ancora un po’.

Sho aveva smesso di respirare per la sorpresa; involontariamente aveva messo le mani sulle spalle di Masaki, in un primo momento per allontanarlo, ma alla fine erano rimaste lì ferme, senza agire. Non sapeva cosa fare.

Poco dopo sentì Aiba che lentamente scivolava verso la sua spalla sinistra e la sua testa vi si posava pesantemente sopra. Con una mano tremante scosse l’amico per un braccio.

-…Masa?

Nessuna risposta. A quel punto la stessa mano raggiunse il viso del ragazzo scostando i capelli castani e trovandolo beatamente addormentato.

 

 

Sho entrò nella stanza spalancando brutalmente la porta, che si richiuse sbattendo rumorosamente.

Jun si tirò su di scatto per lo spavento guardando con ansia attraverso l’oscurità della sua camera, finché la luce non si accese e a quel punto vide Sakurai in piedi accanto al letto ansimante e in evidente stato di shock.

-Sho-kun, ti ha dato di volta il cervello? Lo sai che ore sono?- domandò Matsumoto lanciando uno sguardo alla sveglia sul comodino che segnava le due di notte.

L’altro non rispose nemmeno, si sedette solo sul letto appoggiando i gomiti sulle ginocchia e abbandonando la testa fra le mani.

-Dio…

A quel punto Jun scostò le coperte e si avvicinò preoccupato al ragazzo, appoggiandogli una mano sulla schiena.

-Sho…che c’è? È successo qualcosa?

-Mi ha baciato…

Matsumoto alzò la testa confuso, perdendosi nei suoi pensieri fissando la tenda di fronte a lui. Ma Sho non era uscito con una ragazza quella sera? Si. Quindi il bacio doveva essere riferito a lei. Da quando Sho entrava nella sua stanza sconvolto perché una ragazza lo aveva baciato? Considerando anche il fatto che  di solito Sakurai andava ben oltre un semplice bacio, quindi sarebbe stato meno strano che la ragazza in questione fosse entrata nella sua stanza sconvolta per quello che lui le aveva fatto. Invece Sho era lì, seduto accanto a lui con la testa ancora fra le mani, mormorando frasi incomprensibili.

-Mi ha baciato…- sussurrò per l’ennesima volta.

A quel punto Jun si convinse che doveva essere successo qualcosa, se non di grave, per lo meno di abbastanza serio per ridurre l’amico così.

Matsumoto prese Sho per le spalle e lo fece voltare verso di lui.

-Sho-kun, dimmi cosa è successo! Chi ti ha baciato?

Il ragazzo sollevò il viso e lo scontro con i grandi occhi di Jun che lo fissavano preoccupati lo fece in un certo senso risvegliare, come se in quei pochi minuti la sua mente fosse caduta in un baratro dove riusciva a concentrarsi su un unico pensiero.

-Scusami Matsujun…ti sono piombato in camera senza nemmeno bussare…- disse Sho rendendosi conto dell’orario poco accettabile.

Jun scosse la testa- Non fa niente, adesso dimmi cosa ti ha sconvolto così!

Sakurai inspirò profondamente, provando a fare mente locale e cercando di trovare il coraggio di raccontare quello che era successo poco prima.

-Sono tornato a casa…- iniziò a spiegare-…e ho trovato Aiba-chan sdraiato per terra in salotto che dormiva. Allora l’ho preso di peso e l’ho portato nella sua stanza per metterlo a letto. Quando siamo entrati lui si è svegliato, così gli ho chiesto cosa ci facesse sul pavimento del salotto. Mi ha detto che si era ubriacato troppo ed era crollato sul tappeto. Era molto strano e penso che fosse per colpa dell’alcool, perché a un certo punto…

Si bloccò, non sapendo bene se continuare o meno. Jun lo incoraggiò con lo sguardo ad andare avanti.

-E a un certo punto?

-A un certo punto…Jun, mi ha baciato!

Calò un silenzio durante il quale Sho pensò di aver detto la cosa più assurda del mondo e in cui Jun credette di non aver capito molto bene. Anzi, aveva capito benissimo, ma gli ci volle qualche secondo per assimilare il concetto.

-Detto a voce alta sembra ancora più assurdo!- esclamò Sho alzandosi dal letto e iniziando a camminare avanti e indietro per la camera- Cosa faccio adesso? Era ubriaco fradicio…probabilmente l’ha fatto senza un motivo. Forse dovrei ignorare la cosa e dimenticarmene…però…

Si alzò in piedi anche Jun e si parò di fronte al compagno, bloccando così la sua passeggiata nevrotica.

-Sho…per caso tu…- non sapeva come esprimere la cosa se non in modo esplicito, ma aveva paura che in quel modo Sakurai avrebbe reagito male; non gli restava che porre una domanda indiretta- …Tu, vorresti che ci fosse un motivo dietro quel bacio?

Sho lo guardò stranito per un paio di secondi, poi abbassò lo sguardo mentre le sue guance si tingevano di un bel colorito rosso. A Matsumoto venne quasi da ridere nel vedere il ragazzo come non lo aveva mai visto in tutti quegli anni. Anche Sho Sakurai, così sicuro di sé, poteva imbarazzarsi e mostrare le sue debolezze alla persona che meno ci si sarebbe aspettata; quello che Jun aveva davanti non era lo Sho che tutti conoscevano pubblicamente e appariva quasi ogni giorno in televisione, era uno Sho rimasto acquattato in fondo alla sua anima e che timidamente aveva trovato il coraggio di mostrarsi.

-Sho-kun…ti piace Masaki?- domando Jun con sorriso intenerito.

L’altro sbuffò e si girò dall’altra per non mostrare il suo volto.

-Da quanto?- insisté Matsumoto.

-Non ho tenuto il conto dei giorni…- rispose Sho con una nota leggermente seccata nella voce-…comunque credo da qualche mese. Non so ancora se posso definirlo un sentimento importante e duraturo, però c’è.

-E riguardo il bacio?

-…ho il timore che sia stato solo il gesto di un povero ubriaco…e ho paura di scoprire se è davvero così.

-Per quale motivo?

Sho si girò verso l’altro, fissandolo negli occhi con sguardo irritato.

-Secondo te Jun?? Non credo che sia una cosa che si fa tutti i giorni quella di andare a chiedere a un ragazzo se i suoi gusti sessuali tendono verso altri ragazzi! Se così non fosse, tralasciando il fatto che potrebbe prendere male la domanda, credo che io….non lo so, forse preferisco non sapere la risposta.

Jun lo guardò con un sorriso comprensivo. In quel momento provava una tenerezza infinita verso quel ragazzo che stava confessando così apertamente le sue emozioni: aveva paura ed era normale. Jun, come d’altronde gli altri ragazzi, sapevano già dei sentimenti che Aiba provava per Sho, che trasparivano dai ogni suo gesto e ogni suo sguardo, e aveva sempre pensato quanto Sakurai fosse folle per non accorgersene. Ma tutti sono folli in amore, e quei due non facevano eccezione. Da una parte Jun desiderava raccontare tutto a Sho e dirgli di andare da quel altro pazzo e vivere felici e contenti. Ma forse così era sbagliato…forse la cosa giusta era lasciare che i due se la vedessero faccia a faccia e riuscissero a confessarsi a vicenda. Probabilmente anche per un piccolo, minuscolo, sadico desiderio, Jun decise per la seconda opzione.

Appoggiò una mano sulla spalla di Sakurai e strinse leggermente, nella speranza di infondergli un po’ di rassicurazione.

-Sho, adesso vai a letto e dormici su. Vedrai che andrà tutto bene.

Sho annuì e finalmente gli rivolse un sorriso- Grazie per avermi ascoltato.

 

 

 

Era più o meno da due ore che Masaki, steso nel suo letto, stava guardando il soffitto. Non aveva la minima idea di che ore fossero, né di quanto avesse dormito, anche se gli sembrava pochissimo visto che si era svegliato più stanco di prima. L’ultima cosa che ricordava era che stava baciando Sho.

Si colpì la fronte con la mano probabilmente per la centesima volta. Aveva baciato Sho. Ma come gli era venuto? E soprattutto come aveva potuto addormentarsi proprio in quel momento? Non riusciva a capacitarsene. Adesso cosa avrebbe pensato Sho di lui? Tanto per cominciare che era un povero alcolizzato…al resto non osava pensare.

Basta! Doveva alzarsi e dare il via a un’altra giornata, che si sarebbe comunque prospettata orribile; ma almeno non sarebbe rimasto a letto a rimuginare e ad ammuffire.

Si alzò dal letto e indossò il primo paio di jeans che vide, senza però togliersi la maglietta con l’orsetto che usava come pigiama, poi andò verso la porta e prese un bel respiro prima di aprirla.

In salotto non c’era nessuno e passando davanti al divano Masaki diede un’occhiata all’orologio appeso al muro: erano solo le 8 del mattino. Quasi tutti quel giorno erano liberi da impegni, tranne Sho che aveva delle registrazioni; quindi, molto probabilmente, stavano ancora dormendo. Un istante dopo però sentì dei rumori provenire dalla cucina. Sapeva già chi era e il senso di nausea crescente glielo stava confermando. Ma non sarebbe scappato, doveva entrare in quella cucina e affrontarlo, ad ogni costo.

Percorse i pochi metri che lo separavano dalla porta e si affacciò nella stanza, trovando Sho seduto al tavolo che beveva del caffè, guardando qualche notiziario del mattino.

-O..Ohayou…- balbettò Masaki. L’altro ragazzo alzò lo sguardo verso di lui e gli sorrise. Un sorriso normalissimo, pensò Masaki, uno di quelli che gli rivolgeva da oltre nove anni.

-‘Giorno Aiba-chan! Dormito bene?

Masaki mugugnò qualcosa interpretabile come un “si”, entrando con cautela nella cucina e rimanendo attaccato al frigorifero, come per mantenere una distanza di sicurezza.

-E…e tu Sho?- chiese alla fine.

Sakurai si alzò dal tavolo e appoggiò la tazza nel lavandino.

-Non male, anche se sono rientrato tardi. Accidenti!- esclamò guardando l’orologio- Devo già andare! Salutami tu gli altri, e cerca di mangiare qualcosa, anche se hai un po’ di nausea post sbronza! Ci vediamo stasera!

Gli poggiò una mano sulla testa e gli scompigliò un po’ capelli, per poi dirigersi verso l’ingresso, prendere la sua giacca e uscire di casa.

Masaki rimase ancorato al frigorifero, ripensando alla conversazione appena avvenuta. Normale. Fin troppo normale. C’ere qualcosa che non andava!

Doveva analizzare le ipotesi. Uno: si era dimenticato tutto. Ma era Sho, e Sho si ricordava sempre di ogni cosa. Due: era impazzito. Ok, questa era da scartare. Tre: aveva pensato che il suo fosse solo il gesto di un ubriaco, quindi aveva lasciato perdere, come se non fosse successo nulla.

Sicuramente doveva trattarsi della terza possibilità, era la più ovvia. Avrebbe dovuto essere felice, non si era compromesso e Sho non aveva pensato a chissà qualche strana implicazione omosessuale. Si, doveva essere contento.

Ma per qualche motivo non lo era affatto. Sentiva una strana tristezza farsi largo nel suo petto, si sentiva amareggiato dal fatto che i suoi sentimenti che la sera prima era riuscito ad esprimere in quel modo (nonostante fosse stato spinto in gran parte dall’alcool) fossero stati ignorati e scambiati per una pura casualità, per l’azione di un ragazzo che in quel momento non capiva cosa stava facendo.

Aveva voglia di piangere.

 

 

Quando si ritrovò Aiba, quasi in lacrime, ai piedi del suo letto, la prima cosa che Jun pensò fu “ma perché la gente non mi lascia dormire in pace?”.

Ma subito dopo si era lasciato coinvolgere dal suo istinto protettivo nei confronti del ragazzo, e così l’aveva fatto sedere accanto a lui, accarezzandogli i capelli.

Masaki gli aveva raccontato cosa era successo quella notte, dopo che Sho lo aveva trascinato in camera sua, e Jun dovette cercare di trattenere un risolino per non svelare che anche Sakurai, qualche ora prima, si era presentato nella sua stanza per parlare della medesima cosa.

Era sorpreso e divertito dal fatto che quei due fossero accorsi da lui per i loro reciproci problemi di cuore; ma più di tutto lo stupì il fatto che i ragazzi avevano praticamente le stesse preoccupazioni: la paura di confessarsi all’altro e di ricevere un brusco rifiuto, e il fatto che quel bacio potesse essere stata un’azione dettata solo dall’alcool.

A modo loro erano tremendamente carini, pensava Jun mentre ascoltava Aiba sfogarsi.

-E stamattina si è comportato come se niente fosse successo!- disse alla fine- Forse dovrei mettermi l’anima in pace a basta…- aggiunse fissandosi le unghie dei piedi.

Jun sospirò- Masa, stai tranquillo e non ti preoccupare. Vedrai che andrà tutto bene!

-E tu come lo sai?

Eh già. Lui come lo sapeva? In realtà lui cosa sapeva riguardo questa storia? Tutto, ma non poteva, o forse semplicemente non voleva rivelarlo. Egoisticamente e sadicamente parlando era più divertente non dire nulla per vedere lo sviluppo degli eventi. Stava facendo il bastardo, lo sapeva. Quindi decise che quella sera avrebbe per lo meno dato una spintarella a Sho, giusto per non lasciare che quei due arrivassero agli ottant’anni ancora tormentati dai loro sentimenti non rivelati.

Si, avrebbe fatto così.

 

 

Masaki entrò nella stanza vuota e senza accedere la luce si diresse verso il letto. A vederlo da fuori non si sarebbe mai detto che Sho fosse disordinato, ma appena si entrava nella sua camera ci si ricredeva immediatamente. Ma in fondo era tenero questo suo lato nascosto. Il suo disordine non era un disordine confusionario e irritante, come poteva esserlo quello di Nino o di Aiba stesso, ma era un disordine che infondeva una strana rassicurazione. Era un bel disordine.

Masaki si sedette sul bordo del letto, convenendo con se stesso che stava impazzando definitivamente.

Guardò l’orologio al suo polso. Anche quella sera stava facendo tardi. Che fosse uscito con un’altra ragazza? Non voleva pensarci.

Accarezzò con le dita il copriletto imbottito, seguendo con l’indice il percorso tracciato dalle cuciture. Allungò il braccio e con la mano raggiunse il cuscino, che afferrò per un angolo, trascinandolo a sé. Lo abbracciò come se in quel modo potesse prendere qualcosa di Sho, come se potesse toccarlo. Affondò il viso nel sacco di stoffa imbottito di piume, aspirando il suo profumo e si stese sul materasso senza smettere di abbracciare il cuscino. Avrebbe tanto voluto averlo lì, steso accanto a lui.

Jun aprì un poco la porta e vide Masaki rannicchiato sul letto di Sho. Gli sembrò così piccolo e indifeso da fargli venire un nodo in gola; non poteva lasciarlo in quello stato, aveva bisogno di rivederlo felice e sorridente, ma con un sorriso vero, non uno di quelli falsi che faceva ultimamente solo per non far preoccupare gli altri.

Al diavolo le sue macchinazioni e i piani di intrattenimento personale, doveva aiutarli ad accorgersi dell’amore che provavano l’uno per l’altro.

Lasciò la porta socchiusa e si fiondò verso il telefono sul comodino accanto al divano, dove Nino stava giocando con la DS mentre Toshi sgranocchiava patatine. Compose rapidamente uno dei quattro numeri che dopo tutti quegli anni conosceva a memoria e attese.

-Pronto?- rispose la voce di Sho.

-Deficiente, dove sei?

-Jun? Che c’è?

-Non fare domande stupide e dimmi dove sei! Se sei con una donna giuro che vengo di persona a prenderti a ginocchiate sulle gengive!

-Idiota, sto ancora lavorando! Ma si può sapere cosa ti prende?

-A me assolutamente nulla. Piuttosto cosa prende a te! Dovresti già essere qui a baciarlo e abbracciarlo…per non dire altro!-

-Jun…di cosa stai parlando?

Matsumoto sbuffò nella cornetta- Sto parlando del fatto che, rannicchiato sul tuo letto, c’è un ragazzo stupendo che ti ama con tutto sé stesso e sta solo aspettando il tuo ritorno. Credo sia ora che voi due vi diate una svegliata!

Sentì Sho trattenere il respiro dall’altro capo del telefono. Passò qualche secondo di silenzio, poi con voce stranamente roca disse:

-Sto arrivando.

Non aggiunse altro e Jun si ritrovò con il telefono chiuso in faccia, ma la cosa non gli dispiaceva affatto. Con un enorme sorriso di soddisfazione rimise la cornetta al suo posto, poi prese Nino e Toshi e li trascinò in cucina, ignorando bellamente le loro proteste.

 

 

Sho entrò in casa ansimando. Aveva fatto pressione sul registra per terminare in fretta le registrazioni, dopo di che era scappato dallo studio televisivo senza nemmeno cambiarsi o salutare qualcuno. Si era fiondato alla macchina, per poi arrivare sotto casa e correre come un pazzo su per le scale, dimenticandosi che il loro palazzo aveva l’ascensore.

Il salotto era deserto e buio, l’unica luce proveniva da uno spiraglio della porta della cucina, dalla quale si sentivano provenire delle voci basse. Ma non era la cucina che gli interessava e si diresse alla porta della sua stanza, trovandola socchiusa. La aprì lentamente, scorgendo la figura di Aiba rannicchiato sul letto mentre stringeva il cuscino.

Sho si avvicinò cercando di non far rumore e si sedette sul bordo del letto, fissando le palpebre chiuse del ragazzo; allungò una mano e gli scostò dolcemente i capelli che gli coprivano il viso. A quel tocco Masaki aprì gli occhi, confuso e mezzo addormentando, fissando Sho con le sue iridi castane.

-Baka, così prenderai freddo…- sussurrò Sakurai.

Aiba si tirò su a sedere, lasciando la presa sul cuscino e appoggiandolo accanto a sé.

-Sei tornato finalmente…- rispose stropicciandosi gli occhi con una mano.

Sho non disse nulla, perdendosi a studiare ogni dettaglio del viso che aveva davanti. Masaki abbassò lo sguardo.

-Mi dispiace per ieri notte…non avrei dovuto…- disse per rompere il silenzio, che sentiva carico di imbarazzo.

Sho scosse la testa e prese il mento di Masaki, costringendolo ad alzare il viso e a guardarlo negli occhi.

-No…- sussurrò avvicinandosi sempre di più- …avrei dovuto farlo io, molto tempo fa…

Aiba sembrò non capire quello che gli era appena stato detto e Sho approfittò di quel momento di confusione per baciarlo ed annullare la distanza che li separava.

Masaki restò immobile, rendendosi lentamente conto di quello che stava succedendo. Non riusciva a crederci. Forse era ancora addormentato e stava sognando tutto; fra qualche istante si sarebbe svegliato e delle labbra di Sho sarebbe rimasto solo il ricordo.

Ma non era finto quel calore che si stava irradiando per il suo corpo, non era finto quel batticuore sempre più rapido, e non era finta la mano di Sho che si appoggiava calda sulla sua guancia.

“No, non è un sogno” pensò sentendo gli occhi pizzicare per le lacrime. Si mosse verso Sho, appoggiandogli una mano sul petto e fu allora che sentì la lingua dell’altro premere per approfondire il bacio; dischiuse le labbra e l’accolse nella sua bocca, fremendo per quel contatto che aveva desiderato così tanto. Il bacio divenne sempre più frenetico, mentre le mani vagavano sotto le magliette e i respiri si facevano affannosi. Dopo un paio di interminabili minuti le loro labbra si separarono, per l’unico motivo che avevano bisogno di riprendere fiato. Ma i loro volti rimasero vicini, sentendo ognuno il respiro caldo e veloce dell’altro sul viso.

-Ti amo…- sussurrò Masaki sulle labbra di Sho.

Il ragazzo sorrise -Ti amo anch’io, baka

Aiba si allontanò di qualche centimetro, imbronciando le labbra e assumendo un’aria da cucciolo bastonato.

-Uffa! Ma perché mi chiami sempre “baka”?- chiese rattristato da quella piccola parola.

Sho rise, attirandolo a sé e stringendolo forte.

Gli prese il viso fra le mani, guardandolo con dolcezza e avvicinò i loro volti, sfiorando appena le labbra.

-Perché sei il mio baka…mio e di nessun’altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle persone citate, offenderle in alcun modo

  
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