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Autore: milla4    10/01/2017    1 recensioni
"Famiglia" è una parola che intende qualcosa di dinamico, qualcosa che nel tempo cambia e si rinnova; i componenti cambiano, alcuni vengono altri se ne vanno. Tutto scorre, ma non tutto viene eliminato con il tempo: bugie, errori, parole di fiele, anche questo è il bagaglio di una famiglia.
La Grande Famiglia di Downton non è un'eccezione.
[personaggio centrale: Marigold]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edith Crawley, Mary Crawley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il guanto di mussolina aderiva alla mano in modo impeccabile, umido di pioggia e di tristezza: un pezzo di vita era da poco venuto a mancare, permettendo che Mary la facesse sentire di nuovo sola, di nuovo inadeguata, di nuovo Edith.

Strinse la mano di suo marito che ricambiò la stretta con trasporto.
-Io..io davvero non capisco cosa ci sia di sbagliato in lei- esclamò Bertie  adirato.
-Bertie!- Edith guardò suo marito con disapprovazione:  anche se ormai era una donna, moglie e madre di suo nipote, per lei, Marigold era ancora un piccolo fiore da proteggere.
-Oh no, tesoro! So che non vuoi che lei ascolti certi discorsi, ma ti renderai pur conto che Mary oggi abbia esagerato. Non ho mai interferito nel vostro rapporto e devo pur ammettere che, senza il suo intervento, avrei perso la donna della mia vita- strinse con più forza  la mano della moglie  -ma questa volta… sì… questa volta ha decisamente esagerato. Chi è lei per trattarti in questo modo, per decidere chi o cosa debba provare dolore?-
La mascella si contrasse per l’ira, Bertie non era un uomo vendicativo né amava serbare rancore, ma quella donna, sua cognata, stava tormentando sua moglie da troppo tempo ed era stanco della sua  cattiveria.
-La conosci ormai da troppo tempo, non cambierà mai…  se qualcuno le fa un torto lei è la vittima, se lei fa un torto sicuramente sarà colpa della vittima.- Edith prese il fazzoletto che Marigold le porgeva, asciugandosi le  ultime lacrime di quella mattinata. 
- Normale routine per la mia famiglia, ma se prima di stamattina avevo un minimo scrupolo, un barlume di rimorso per la nostra festa natalizia, ora so con certezza che non vorrò vedere mia sorella in quei giorni di festa. Mia madre potrà benissimo scegliere con quale figlia passare le festività.- Edith pronunciò quelle frasi con un orgoglio nato e fatto crescere nel tempo, sepolto dalla cenere dell’insicurezza, non accorgendosi  dello sguardo stupefatto della sua primogenita, al contrario di suo marito.
-Marigold, perdonaci deve esserci sfuggito di mente, ma è così:  il castello di Pelloux avrà la sua festa, di nuovo.  È giusto che venga rispettato il mio grado…  finché tuo nonno era in vita ho ceduto il mio onere a lui più che volentieri, unendo le due famiglie a Grantham, un‘ unica grande festa per tutti, ma ormai George non è più in grado di sostenere simili spese né credo abbia molta voglia di farlo… da quest’inverno il castello riaccoglierà i suoi ospiti per la tradizionale festa natalizia- era sicuro di sé, Bertie, mentre pronunciava quel discorso che le circostanze gli avevano strappato. Avevano ferito la donna della sua vita, colei che per formare la loro famiglia aveva rinunciato al suo lavoro, all’appartamento che le era stato donato dal padre di sua figlia e, cosa più importante, aveva riaperto il suo cuore per lui.

-Zia Mary ne è conoscenza?- chiese titubante Marigold.
-Lo saprà stasera-.
 
 
La tensione era palpabile, stesa come un velo adornato i odi silenziosi e latenti e segreti svelati: ogni commensale ne era come soffocato.
Da quando il nonno era morto, George occupava il suo posto, quello centrale, accanto vi era sua madre poi  la Contessa di Grantham, Rose e suo marito;  di fronte, come opposto schieramento, Marigold, Lady Edith e suo marito Bertie. Mancavano solo la vedova Branson che si accomiatata preferendo andare a riposare, quella sera e Henry che aveva preferito alloggiare in una locanda nel villaggio.
Lilian Branson era distrutta: aveva appena perso un marito, che solo da poco tempo era divenuto veramente “suo”; da quando Sybil si era sposata il fantasma di sua madre aveva smesso di opprimere il cuore di suo padre rendendolo libero davvero.
 
-Non credo sia possibile, temo. Abbiamo già pensato a stilare la lista degli inviti e cercato degli aiuti per la servitù. La signora Pattmore sta procedendo con gli acquisti delle vettovaglie… ormai è tutto pronto.- 
Mary prese un sorso di Merlot –Dovevi pensarci prima, Edith. Ma l’organizzazione non è mai stata il tuo forte a che io ricordi.-
Una mano le prese la sua mentre stava rigirando il cucchiaio del consommé, Marigold strinse la mano di sua madre: erano tante le cose che avevano da chiarire, la fiducia da riguadagnare, ma in quel momento aveva bisogno di sua figlia per vincere contro il suo passato e vivere il suo futuro.
-Ma gli inviti non sono stati spediti e nessun contratto scritto è stato firmato, quanto alla signor Pattmore si provvederà a restituirle il denaro già speso. Nulla di così grave, comunque non mi pare di aver detto di volere  che Downton non abbia la sua festa, semplicemente che, da quest’anno, anche Pelloux avrà la sua.-
 
-Non possono essere fatte due feste con gli stessi invitati, sai già che diserteranno l’una con improbabili e stupide scuse per andare a quella che reputeranno più conveniente e interessante.-
Rossa, Mary Crawley era la rabbia personificata, neanche gli anni, il divorzio avevano scalfito quella vena di superbia che era stata la sua condanna in più d’una occasione.
Si girò a guardare suo figlio, per cercare in lui un segno di approvazione, un alleato contro quell’affronto che Downton  stava subendo, ma nulla.
George era impegnato a fissare quell’insulsa ragazza dall’altra parte del tavolo. A volte si stupiva di come suo figlio fosse diventato così profondamente diverso da lei: in lui non c’era passione, orgoglio per la sua casata, nulla.
-Ne sono a conoscenza sorella mia, ma non è un nostro problema: Pellouux avrà la sua festa di Natale che ti piaccia o no. Se hai davvero paura, fai in modo che sia la tua più interessante e vedrai che non resterai da sola-
-Mamma…- Cora sorseggiava in disparte il suo consommé restando, come ormai faceva da anni, fuori dalla conversazione, in un silenzio composto.
-Se vorrai farci il piacere della sua compagnia al castello, abbiamo apportato dei cambiamenti per crearti un appartamento proprio per te.-
Una macchia rossa di vino pregiato, una sedia strusciante  -Questo è troppo. Credi di poter venire in casa mia a pretendere che tutti qui dentro si inchinino ai tuoi piedi ad ogni tua richiesta?-
-No, Mary, io non sono te- rispose la bionda risoluta.

Un riso amaro si insinuò su quella bocca perfettamente laccata di rosso;  come sempre Edith le aveva dato la vittoria, la stoccata finale nelle mani.

-No,  è vero. Io non mi sarei mai concessa ad un uomo già sposato, rimanendole incinta, senza avere da lui una certezza. Sarò perfida, cattiva, invidiosa, manipolatrice ma non sono una sciacquetta.-
Silenzio, nessuno poteva rispondere perché non  vi era risposta.
Lacrime imbrattarono il volto di Lady Edith, il belletto venne rigato da ferite profonde, ma questa volta non c’era il buon Tom ad aiutarla, né poteva far molto suo marito per non peggiorare la situazione; lo sentiva accanto a sé irrigidirsi.
Doveva pensarci da sola, sua figlia le era accanto come mai in vita sua e questo le bastava, avrebbe fatto qualcosa non da Edith Crawley, ma da Edith Pelham Marchesa di Hexham.
-Ebbene, mia cara sorella hai perso l’ennesima occasione per non dare fiato alla bocca. Io tengo a ribadire che quest’anno Pelloux avrà la sua festa, che Lady Mary lo voglia o no. Tutto qui, il resto può rimanere nella storia dove deve rimanere.
Ora continueremo a mangiare, il pasto non è più buono se consumato freddo- detto questo si rimise a sorseggiare elegantemente la su zuppa.
Mariglod le lasciò la mano, ma la forza di quella donna che per tanto tempo aveva avuto tenuto a distanza le era rimasta impressa nella mano.
La cena finì senza altri particolari scena né all’una né dall’altra parte, solo fugaci occhiate che le due sorelle Crowley, nulla di più.
-Vado a vedere come sta il piccolo: non è abituato a stare in dimore così grandi, sarà eccitato…- Marigold fu la rima ad alzarsi e ad accomiatarsi in barba alle convezioni sociali; non le importava nulla fuorché avere con sé la sua piccola oasi felice, il suo bambino.
Al cenno di assenso degli alti commensali si diresse verso la grande scalinata ce l’avrebbe condotta nella stanza dei bambini quando una mano l’afferrò in modo fermo.
Era George, il quinto conte di Graham.
-Marigold...-

Quel tocco, non aveva potuto dimenticarlo, era impresso dentro di lei ed anche se il ricordo era stato adombrato da altri più recenti, era rimasto lì, in attesa di  tornare in superficie.

-George… -

-Vorresti fare una passeggiata nel parco, come hai vecchi tempi?-  occhi negli occhi, non potevano smettere di guardarsi, quegli occhi le erano mancati; erano azzurri come quelli di suo padre ed erano gli unici xhe l’avevano sempre vista per come era e non per le sue origini. Come il suo Alfred.

-Devo andare da mio figlio, ora, ma se vuoi possiamo trovarci alla vecchia quercia tra mezz’ora-

George le sorrise: -Perfetto ti aspetto lì-

 
   
 
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