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Autore: Yssis    10/01/2017    0 recensioni
“Mi chiamo Sakamaki Togurou, vivo in Giappone, lavoro come ostetrico in un ospedale della mia città. Sono sicuro di essere innamorato.” “Devo trovare una persona.”
Sakamaki è un uomo come vi capita di vederne a decine, ogni giorno: normale, normalissimo. Eppure, nei suoi sogni, non è lo stesso: il mondo dei suoi sogni è in guerra e lui sta combattendo quella guerra, insieme ad un’altra persona, il Presidente. Conosce il suo nome, conosce il suo aspetto, conosce la sua storia… e decide di mettersi in viaggio per trovare questa persona. Nonostante il tempo e lo spazio che potrebbero separarli. Nonostante le vite che potrebbero separarli.
Come fai a dire che ami una persona, quando al mondo ci sono migliaia di persone che potresti amare di più, molto di più, se solo le incontrassi? Il fatto è che non le incontri
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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sakamaki

Come fai a dire che ami una persona, quando al mondo ci sono migliaia di persone che potresti amare di più, molto di più, se solo le incontrassi? Il fatto è che non le incontri. C. Bukowski

Once, a long time ago...

“Benvenuti, grazie per aver scelto di volare con noi! Vi auguriamo buon viaggio!”
Un uomo dalla folta e riccioluta capigliatura, tenendo stretto il suo bagaglio a mano, si dirige al proprio posto a bordo dell’aereo. Alla sua destra, vicino al finestrino, è già seduto un altro passeggiero, intento a leggere una rivista. Il nuovo arrivato mette il suo naso importante fra le pagine del magazine dell’altro: quest’ultimo gli getta contro un’occhiata truce, a cui il primo risponde con un sogghigno soddisfatto. Gli sta già simpatico.
“Mi chiamo Sakamaki Togurou, vivo in Giappone, lavoro come ostetrico in un ospedale della mia città. Sono sicuro di essere innamorato.”
Dopo un momento di esitazione, in cui probabilmente l’interlocutore valuta quanto possa essere brutale nel mandarlo a quel paese, a sua volta si presenta, in nome del rispetto delle regole civili e pentendosi all’istante di non aver fatto credere di non capire la lingua dell’altro.
“Mi chiamo Tanoba Katsu… e non frequento un circolo di alcolisti anonimi, mi dispiace.”
Se non avesse notato l’anello all’anulare di Katsu, Sakamaki l’avrebbe già baciato. Gli è capitato un ottimo compagno di viaggio. Da parte sua Katsu non è per niente interessato alla situazione sentimentale dell’altro, ma il sorrisetto sul suo volto non promette niente di buono, così domanda, ignaro del pericolo incombente: “Perché vai in Austria, dove sei diretto?”
Proprio lì, devo trovare una persona.”

“Fai bene, anch’io se avessi un amico all’estero scapperei per qualche tempo da lui. Mia moglie mi è sempre addosso.”
Sakamaki sghignazza: “Quanto isteriche, le donne…”
L’altro fa spallucce: “Non è isterica, anzi. E’ innamorata come il primo giorno.”
Togurou rimane molto colpito dall’ultima affermazione, si ferma un momento a pensarci. Gli occhi di Katsu, d’altra parte, cercano sul suo volto un indizio per comprendere il suo turbamento; una cosa è sicura, l’uomo di fronte a lui appare molto determinato.
“Anch’io sono innamorato come il primo giorno…” dice fra sé e sé Sakamaki “Solo che è stato troppo tempo fa perché io possa ricordarlo…”

{Sakamaki, possibile che tu non esca mai da qui? Quando ti chiamo mi devi rispondere, non posso scendere tutte le volte.}

E’ sempre successo, fin da quando ero bambino. Saltuariamente, in modo apparentemente casuale – o almeno, se c’era un ordine, io non l’ho capito – sognavo un mondo fantascientifico. La gente nei miei sogni non aveva più bisogno di alcun mezzo, si autotrasportava dove aveva bisogno; vestiva, mangiava, aveva figli, usciva per strada… Eppure era tutto diverso, nei miei sogni.
Quando provavo a parlarne con i miei genitori e in seguito con i miei amici e confidenti più stretti, per quanto affascinati, tutti liquidavano la storia con commenti semplici e poco impressionati come: “Sono tutti bei sogni, vuol dire che sei in salute.” oppure “E’ troppo forte, domani quando vai a dormire prova a pensare a me, magari siamo insieme nel sogno!” o ancora “Si vede che hai tanta fantasia, fin da bambino ti piacevano queste storie strane! Hai mai pensato di scrivere un libro di fantascienza?” Scrivere, tsk. Che sciocchezze: avevo progetti ben più alti. Durante gli anni di scuola la mia propensione per la scienza fu sempre più evidente, ero affascinato da tutto ciò che perpetuava la vita nel nostro mondo. Lo consideravo qualcosa di assolutamente meraviglioso, dentro di me mentre crescevo mi convincevo che dovevo trovare il modo per dare la vita anch’io. Ma non una volta o due, sempre, sempre: ogni giorno, se fosse possibile. Così decisi che sarei diventato ostetrico: quando, seguendo il primo parto della mia carriera, per la prima volta tenni un bambino fra le mani, sentii per la prima volta i suoi polmoni riempirsi d’aria e respirare forte, sì, forte, respira, piangi, vivi, bambino mio, vivi...!
Venne da piangere anche a me, quando per la prima volta presi un neonato in braccio, lo lavai, lo vestii e lo riconsegnai nelle mani di sua madre. Era una bella donna, me la ricordo: aveva i capelli corti, mori, tutti appiccicati alla fronte, gli occhi scuri erano arrossati per lo sforzo, annebbiati per la fatica, ma una luce dal di dentro li illuminava così tanto che quasi non riuscivo a guardarli. Però li guardai comunque, mentre le consegnavo il bambino: perché le stavo delegando la responsabilità di quella vita che avevo sentito respirare per la prima volta. E’ una resposabilità grande, io la assaporo in piccole dosi ogni giorno: in quel momento scorgo l’infinito potenziale della vita, dopodichè smetto di essere importante. Ho fatto nascere tantissimi bambini, ma raramente loro sanno chi sono io.

{Questa non è un’esercitazione, veloci, veloci! Dobbiamo proteggere il Presidente!}

Saltuariamente, in modo apparentemente casuale, ho continuato a sognare quel mondo fantascientifico: interagivo con quell’universo grande come una città, ogni volta che mi addormentavo vivevo una scena differente, del tutto sconnessa. Solo con gli anni ho incominciato a mettere insieme i pezzi. Così facendo, mi sono accorto di una cosa: quel mondo non era in pace.
Mi è sempre piaciuto giocare ai videogames, da studente ci passavo le nottate, insieme ai miei amici: mio padre ci aveva rinunciato dopo i primi tempi e mi lasciava fare, a patto che non facessi troppo rumore e non distruggessi la console per una partita persa. I primi tempi succedeva, sì, lo ammetto. A dirla tutta sono sempre stato anche abbastanza irritabile. Il punto è un altro però: data la mia passione per i videogiochi, all’inizio non mi sono sorpreso affatto di fronte a scontri armati, nel mio mondo onirico, anzi, rendeva il tutto ancora più interessante. Il mio ruolo era quello di creare un vero e proprio esercito di androidi perché combattessero contro degli ultraevoluti, dei ragazzi con dei poteri sovraumani.
Così, in sogno e nella realtà, vivo per dare la vita, per alimentarla e sentirla nelle mie mani, per poi, appena pronta, consegnarla al mondo così com’è, in modo che si verifichi quanto stabilito per lei.


{Smettila di chiamarmi per cognome, mi sento sempre in ufficio! Heikichi va bene…}

Il mio lavoro mi piace davvero, non riuscirei ad immaginarmi a fare qualcosa di diverso. Non posso dire di non essermi valorizzato nella vita professionale, da quel punto di vista ho tutto quello che desidero. Nel tempo libero colleziono modellini di robot che costruisco ed espongo in una camera della mia casa; si hanno un sacco di camere libere quando si vive da soli. Ma ultimamente penso sempre più spesso ai sogni che hanno caratterizzato il mio sonno da quando ricordo, in pratica. Avevo l’impressione che dedicassi la mia vita solo al lavoro, anche in questo caso, trattandosi di me… avevo torto.
Io nel sogno vivo per ricevere l’approvazione e soprattutto le attenzioni di Heikichi Toudou, il Presidente. Tutti lo chiamano così, io stesso in molte occasioni mi riferisco a quest’uomo con quest’appellativo autorevole, ma non sempre. Perché io e il Presidente, io e Toudou ci amiamo. Mentre saggio questa parola sulle labbra, per sapere come pronunciarla meglio, so benissimo cosa intendo.

Toudou è un uomo dalla carnagione chiara, i capelli lunghi e scuri, gli occhi rossi porporini ed è il Presidente.
Toudou è un uomo pacato, ragionevole, emotivo ed è il Presidente.
Toudou è un uomo che si addormenta ascoltando la musica classica, che nasconde Kafka sotto la scrivania quando qualcuno entra nel suo ufficio, che trasalisce sentendo abbaiare un cane da dietro un cancello ed è il Presidente.
Nel mondo in cui vive tutti lo chiamano “Presidente” ed ignorano il resto.

Io so queste cose perché lui me le ha mostrate; lui con il suo amore, lui con la compostezza e la riservatezza che lo caratterizzano, lui con le sue parole difficili e con i suoi libri cartacei che gli piace collezionare…
Durante la mia vita ho incontrato molte persone, ma non mi sono innamorato di nessuno. Adesso so che avevo torto. La verità è che da sempre sono innamorato di una persona che non ho ancora incontrato.
Ma non ce la faccio più ad aspettare, per questo mi sono messo in viaggio. So che ha origini austriache ed è un leader politico: quest’aereo fra poco atterrerà e io andrò a prendermi quello che mi appartiene. Io e quell’uomo ci apparteniamo, è una vita che lo sogno. Quando lo vedrò, saprò che si tratta proprio di lui: lo chiamerò per nome, gli snocciolerò tutte le informazioni che già conosco, dopodiché lui mi guarderà con quegli occhi cremisi scintillanti ed a sua volta intenderà già il mio nome.
“Sono innamorato di te come il primo giorno” gli dirò “Sono innamorato di te da una vita” mi dirà.

















Sakamaki sale sul primo taxi in fila nel parcheggio e comunica l’indirizzo all’autista. Quando passano sul lungofiume della capitale un debole chiarore si sta già levando dall’orizzonte.
-Stop here, please.
-Here?
-Yes, thank you.
Paga il dovuto e scende dal taxi, che subito si allontana. Attraversa una decina di metri di prato e si avvicina ad una panchina, che sembra messa lì apposta per guardare il vuoto. Ci butta sopra lo zaino che porta sulle spalle, ma non si siede.
“E’ passato un anno da quando sono partito dal Giappone. Appena sceso da quell’aereo mi sono subito messo alla ricerca del Presidente dei miei sogni. Ho cambiato più volte città di questa grande nazione europea, imparando la lingua sono riuscito a leggere le notizie di cronaca, mi sono interessato all’assetto politico del Paese, facendo domande dirette, cercando informazioni nei siti ufficiali…”

Un lembo di sole spunta già dall’orizzonte. Il sole sembra muoversi più velocemente che di giorno, sembra possibile coglierne la velocità, come se avesse fretta di venire fuori.
“La mia ricerca non ha trovato soddisfazioni nella politica attuale, così ha spaziato anche nei politici pensionati, nelle cariche ricoperte anni fa: ho parlato con ambiasciatori, delegati esteri, chiunque potesse aiutarmi a trovarlo, nel caso non fosse presente sul territorio nazionale.
E’ passato un anno da quando sono partito dal Giappone. Non ho smesso di sognarlo. Ma i suoi occhi, quei rubini scintillanti, che nei sogni spesso si rivolgono a me, mentre la guerra continua e io ho paura di non riuscire a salvarlo, quei rubini non sono stato capace di trovarli.
Se fossero fuoco volentieri mi farei bruciare da loro, ci scioglierei dentro ogni essenza di me, ogni mio pensiero… Se fossero sangue riuscirebbero a nutrirmi, a tenermi in vita e non solo, avrei sangue a sufficienza per allenarmi e vincere qualsiasi tipo di competizione sportiva.

Volevo trovarlo. Pensavo di poterlo fare. E’ un uomo così carismatico, così preparato… Con lui al potere le cose dovevano andare bene per forza. E qui va tutto bene, maledettamente bene!
Dove sei, Presidente? Perché non ti trovo? Non ti nascondere, so che il tuo è un lavoro difficile e che non puoi venire a trovarmi tu perché sei molto impegnato, ma adesso sono qui, sono arrivato fino a qui solo per te! Dove sei? Ti posso amare, Presidente. In un altro mondo, in un altro tempo, l’ho già fatto. Lo so e lo sai anche tu. Permettimi di farti felice, Presidente, permettimi di trovarti.”
La curva del fiume è piatta e spazzata dal vento, Sakamaki è l’unico a guardarla. Finalmente la gigantesca palla rossa si stacca dall’orizzonte, come una bolla incadescente. Per un momento pensa ai movimenti rotatori degli astri e dei pianeti, al sole che la sera cade alle sue spalle e al mattino risale lì di fronte. Tutti i giorni, dentro e fuori dall’acqua, che lui sia qui a guardarlo oppure no.

Lentamente le tonalità dell’azzurro si attenuano e l’azzurro chiaro della mattina comincia ad emergere dal fondo con gli altri colori, prendendosi prima il fiume, il cielo e la città tutta.
“Io e il Presidente, io e Toudou ci amiamo. Ho abbandonato la mia casa, il mio lavoro, la mia vita soddisfacente per un anno intero, nella speranza di trovarlo.
L’ho fatto perché conosco il Presidente. E’ un uomo con molte responsabilità e molto solo. Conosco la sua solitudine, me l’ha mostrata lui, e so di poterla combattere. Nel mondo in guerra dei miei sogni, quelli combattuti più di tutti sono quelli che danno gli ordini.
Pensavo che anche in questo mondo Toudou fosse solo e fosse potente. Pensavo che anche in questo mondo avrebbe potuto amare solo me.
Ma in questo mondo Toudou è un uomo dalla carnagione chiara, i capelli lunghi e scuri, gli occhi rossi porporini ed è una persona qualunque.
Toudou è un uomo pacato, ragionevole, emotivo ed è una persona qualunque.
Toudou è un uomo che ascolta la musica prima di andare a dormire, che ama la letteratura del suo Paese, che ha tirato su una famiglia che ama: è una persona qualunque.
In questo mondo nessuno conosce il suo nome, se non i suoi amici più stretti e la sua famiglia, è un uomo come me, che si è fatto una vita così come la desiderava, senza dover dire grazie a nessuno.
E’ felice.

La sua felicità lo porta ad essere invisibile.
Non lo troverò mai. Neanche se dovessi bussare a tutte le porte di questa nazione, di questo mondo.”
Aspetta che si spegna anche l’ultima fiammella viola sull’orizzonte e, in mezzo alla nebbiolina che lentamente si disperde, si avvia a piedi verso l’aereoporto. Torna a casa.
“Sono felice per te, Toudou, perché qui nessuno ti chiama Presidente e forse nei sogni dove condividiamo le giornate è proprio questo il tuo desiderio più grande. Continuerò a volerti bene, anche se in questa vita non vedrò i tuoi occhi. Vincerò la guerra nei miei sogni prima di morire, in modo da poterti dire…

Ti amo da sempre.
Ti amo come il primo giorno.”
“Ma è troppo tempo fa perché possa ricordarmelo…”
 



































A.A

Buonasera a tutti!
Dopo un tempo indefinibile pubblico qualcosa che supera le duemila parole, sono emozionata per me stessa *w* A parte gli scherzi, era davvero da tanto tempo che non mi riusciva di liberare la mente e mettermi alla tastiera come è successo nell’ultima settimana… Quindi, che dire, il nuovo anno promette bene! Anche se in ritardo auguro a tutti buon anno e buon rientro a scuola – so che è dura ma facciamoci coraggio tutti insieme <3 Intanto che sono in argomento ne approfitto per fare ancora gli auguri a Lau, che oggi compie gli anni e festeggio con questa pubblicazione, spero sia all’altezza dell’attesa visto che impegni mi hanno trattenuta fuori casa fino ad ora e pubblicare era difficile fuori--
Cerchiamo di spiegare sinteticamente che cosa ho pubblicato, adesso. .w. Ardua impresa.

Dunque, partiamo dicendo che il prompt su cui ho fatto affidamento anche se in maniera indiretta è stato “Reicarnazione”; ci tenevo a sviluppare la storia sentimentale, di relazione di Sakamaki e Toudou che “si protrae” anche nelle vite precedenti/successive. Nella prima parte della storia ho voluto presentare il protagonista e per introdurlo ho utilizzato come escamotage un Oc non mio direttamente, ma di Lau, che ho avuto modo di apprezzare assai. Nella seconda parte, dove Sakamaki parla in prima persona, ci sono riportate delle citazioni, alcune riprendono mie shot precedenti sempre su questa pair, alcune l’anime (sono sicura che non siano precisamente quelle, ma non avendo disponibili gli episodi al momento della stesura della shot sono andata di intuito e fantasia, chiedo venia per questo <3): spero di esser stata sufficientemente chiara nell’esposizione dei pensieri di Sakamaki, in cui cito molti miei headcanon (purtroppo su questo genere di personaggi non si può fare altrimenti sigh sob), in ogni caso sostanzialmente lui sogna quella che era un’altra sua vita, in cui ha avuto modo di incontrare ed amare Toudou, quella durante la CS, ecco!
Infine la risoluzione della storia… ahimè triste, ma era il finale più adattabile a questa situazione che sono riuscita a trovare! Come si dice: “Riprova, sarai più fortunato.” Okay, forse questa era cattivella.
Spero di non aver fatto piangere nessuno, se così fosse non era mia intenzione, vi coccolo tutti come pegno <3 Un bacione a tutti, grazie per aver letto, se trovaste il tempo per lasciarmi una recensione mi farebbe davvero piacere!


Sissy




  
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