Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Cannie Follett    11/01/2017    2 recensioni
La rosa immarcescibile che non canto,
quella che è peso e fragranza
quella dell'oscuro giardino della notte fonda,
quella di qualunque giardino e qualunque sera,
quella che risorge dalla tenue
cenere per l'arte dell'alchimia.
~
E poi, c'era lei.
La Signora della Notte.
Bellissima ma letale.
Come una guerriera.
Non una principessa, ma una guerriera.

[One-shot, 662 parole]
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

||Guerriera||

(...)
la rosa immarcescibile che non canto,
quella che è peso e fragranza
quella dell'oscuro giardino della notte fonda,
quella di qualunque giardino e qualunque sera,
quella che risorge dalla tenue
cenere per l'arte dell'alchimia
(...)
  -La rosa, Jorge Luis Borge


Le rose erano tantissime, nel giardino della regina, ognuna di un colore diverso.
Rosse come il sangue, bianche come i cadaveri, gialle come gli stendardi dorati del nemico.
E poi, c'era lei.
La Signora della Notte.
Era una rosa grande quanto la mano aperta di un adulto, nera e vellutata come il buio più profondo, talmente bella che tutti la paragonavano a una principessa. Ma Diana sapeva che la Signora aveva anche delle spine lunghe almeno quanto il suo palmo, e appuntite come tanti piccoli pugnali. Ed era per questo che nessuno osava tagliarla: una Signora come lei non si sarebbe meritata di seccarsi in un comune vaso di vetro. Lei sapeva come difendersi, sapeva farsi rispettare.
Bellissima ma letale.
Come una guerriera.
Non una principessa, ma una guerriera.
***
Quel giorno, Diana si trovava come al solito nel giardino. Aveva osservato a lungo la Signora, poi si era arrampicata in cima al muro di pietra che circondava il palazzo reale. Trovato il giusto appiglio su cui appoggiarsi, sbirciò tra le merlature del palazzo. Poco distante, stava alloggiano l'esercito, o meglio, ciò che ne rimaneva. I soldati non erano tanti come quelli del nemico, e non sembravano così ben forniti.
Diana scorse molti giovani, ragazzi che a malapena potevano dirsi uomini, mariti e padri strappati dalle famiglie, vecchi zoppi che pregavano e sorridevano davanti a sé: ormai il loro destino era segnato, l’unica cosa che potevano fare era accettarlo.
E poi, molto più lontano, quasi sulla linea dell’orizzonte, la ragazza vide un linea sottile ma all’apparenza interminabile.
Le truppe del nemico.
Diana le fissò a lungo.
Passarono le ore, e scese la notte. La luna sorvegliata tutti quanti -amici e nemici- dall’alto, col suo solito cipiglio saggio e distante. Fu allora che Diana prese una decisione.
Corse nel palazzo, si diresse nelle sue stanze e chiuse la porta a chiave. Poi recuperò il baule in cima all’armadio, quello che non poteva aprire da quando il papà, re Kholan il Giusto, era morto in battaglia.
Erano stati sempre loro -i nemici dagli stendardi dorati- a ucciderlo. La guerra esisteva da prima che Diana fosse venuta alla luce, e sembrava voler durare in eterno. Era una brutta bestia, la guerra, ti si appiccicava addosso per nulla e poi ti inseguiva dappertutto, sempre e comunque.
La ragazza aprì il baule, e ne tirò fuori un corsetto spesso, che suo padre chiamava giustacuore, un paio di pantaloni di foggia maschile, un lungo mantello di lana. Fece per andarsene, poi notò un luccichio in fondo al baule.
Un pugnale.
Decise di prenderlo: sarebbe stata la sua unica arma, la sua arma d’assalto, il suo portafortuna in quel mondo maledetto.
Corse nuovamente nel giardino.
Percorse quei sentieri che aveva fatto mille e mille ancora volte da quando aveva imparato a camminare, ed infine si fermò. Davanti a lei, oscura e bellissima, svettava la Signora. Diana si spogliò in fretta del lungo abito lilla che indossava, per indossare subito i vestiti trovati nel baule.
Erano i vestiti che usava Kholan da giovane, quindi un po’ larghi, ma doveva farseli andare bene. Poi si sporse in avanti, lasciando scivolare i lunghi capelli scuri oltre la sua spalla, afferrò il pugnale e, con un colpo netto e deciso, li recise all’altezza della nuca. Infine, si avvolse nel mantello, e sistemò l'abito e i capelli tagliati ai piedi della rosa nera.
Da quel momento in poi, avrebbe fatto parte dell’esercito. Avrebbe combattuto e combattuto, senza arrendersi mai, e avrebbe sconfitto il nemico, quello stesso nemico che portava la morte in sella a draghi dall’aspetto sanguinario, che radeva le città al suolo con l’ausilio di orde demoniache, colui che aveva causato tanto dolore.

Non sarebbe stata più una principessa, ma una guerriera.
***
[662 parole]
 
~Hello, it’s me~
Buonsalve, popolo di Efp, questa è una delle mie prime one-shot, e spero di non essere stata troppo banale o vaga. Se vi è piaciuta o se avete qualche consiglio o critica da darmi per migliorare, fatemelo sapere^^
E, magari, lasciatemi anche una piccola recensione che mi fa tanto happy :P
Oltre a questa pseudo one-shot, sto scrivendo una serie di flashfic, che potete trovare nella sezione Disney (Disney? A quindici anni? La maturità è andata a farsi un giro, tsk).
-Cannie
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Cannie Follett