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Autore: Sunny9719    12/01/2017    7 recensioni
-Resterò sempre con te.-
-Sempre?-
-E per sempre.-
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve amici!
Eccomi di nuovo qui
J  Scusatemi ancora una volta miei cari lettori ma questa…. è un’altra Sterek.

Mi tocca farlo per fare un regalo alle ragazze del gruppo Whatsapp che hanno reso indimenticabile il mio 2016. Grazie mille a Cinzia N Spurce per la bellissima creazione.

Questa è per voi amori miei, spero vi piaccia :*

 

Era passato già un mese da quando entrambi avevano pronunciato quel “si” all’altare, quel “si” che li avrebbe uniti per sempre. Dopo aver vissuto nella vecchia casa degli Hale per il primo mese di matrimonio, Derek e Stiles avevano trovato una casa tutta loro nel centro di Beacon Hills.

Quella casa era il loro sogno da sempre, da quando avevano capito di amarsi e così si impegnarono duramente per ottenerla, lavorando senza sosta.

Stiles lavorava come bibliotecario nella biblioteca comunale di giorno e di sera faceva il cameriere in un pub, mentre Derek si occupava di tutt’altro. Derek faceva parte di un esercito militare.

Veniva spesso chiamato in missione in paesi lontani, terre sconosciute e mancava da casa per settimane, a volte mesi ma riusciva sempre a tornare dai suoi cari sano e salvo. 

-E anche questo è al suo posto.- disse Derek, dopo aver sistemato il divano nella casa nuova.

-Si, sono sfinito. Non credevo che traslocare fosse così faticoso.- esalò Stiles, lasciandosi cadere sul divano con una mano a coprirgli gli occhi.

-Tu sfinito?!- alzò un sopracciglio il moro. -Stiles, ti sei limitato ad aprire gli scatoloni e a mettere in ordine vestiti e cose del genere.- aggiunse sbuffando una risata. -Io dovrei essere sfinito.- finì stendendosi sul divano, accanto a suo marito.

-Ehi, io sono fragile.- mise un finto broncio Stiles, suscitando la risata di Derek. -Povero piccolo.- lo prese in giro per poi lasciarsi avvolgere dalle braccia di suo marito.

-Ce l’abbiamo fatta Derek.- gli disse il più piccolo, passandogli le mani tra i morbidi capelli corvini. -E’ tutto da vivere ora.-

Derek si tirò su e dopo aver guardato intensamente gli occhi ambra del suo ragazzino, lo coinvolse in un bacio passionale. -Ti amo.- soffiò contro le sue labbra per poi iniziare a spogliarlo e inaugurare casa nuova proprio lì, su quel divano.

***    

-Derek, sono a casa.- Stiles rientrò dal lavoro un po’ più tardi del solito; c’erano stati molti clienti al pub e il direttore gli aveva prolungato il turno. -Derek?- lo richiamò non avendo ricevuto una risposta precedente. Girovagò tutta la casa, trovandolo poi seduto sul loro letto. -Ehi amore. Non mi hai sentito.- gli cinse le spalle da dietro, posando il naso e la bocca vicino al suo orecchio sinistro.

-Si scusa, ero a spasso nei pensieri.- gli sorrise, dandogli un piccolo bacio sulle labbra. -Devo dirti una cosa.- deglutì, tornando a fissarsi le mani come prima che arrivasse Stiles.

Il ragazzo gli si mise di fronte. -Mi ha chiamato il Maggiore Simmons.- iniziò il moro. -Ci sono stati degli attacchi terroristici nei pressi dell’Africa e..-

-Dove devi andare?- lo bloccò Stiles, avendo già capito tutto.

-Uganda.-

Il castano si passò una mano sulla fronte nervosamente. L’Uganda era da sempre terreno di guerra e pochi soldati facevano ritorno a casa dopo aver passato del tempo lì. Non voleva affatto che il suo Derek ci andasse, aveva paura per la sua sorte e non lo si poteva di certo biasimare. -Sai quando dovresti partire?- chiese mordendosi un labbro. Derek scosse la testa e flebilmente gli ripose -Tra due settimane.- facendo abbassare la testa a suo marito, già visibilmente in ansia.

-Ehi, ehi guardami.- gli prese il viso tra le mani e con i pollici gli accarezzò gli zigomi. -Sarà come le altre volte, partirò, vincerò questa battaglia e tornerò da te.- sussurrò ad un centimetro dalle sua labbra. Stiles annuì e si lasciò andare a quelle carezze che tanto amava.

***               

Quelle due settimane passarono in un battito di ciglia e Stiles si sentiva esattamente come ogni volta che Derek aveva lasciato casa per andare a combattere in guerra; ansioso, triste e spaventato a morte all’idea di non rivedere più suo marito.

Accompagnò Derek all’aeroporto e dopo rassicurazioni e raccomandazioni di vario genere, abbracci e un lungo bacio finale… Derek salì su quell’aereo.

 Dieci giorni dopo la partenza di Derek, Stiles si svegliò con una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Credendo si trattasse solo di stress da lavoro e di ansia per la lontananza da suo marito non ci diede peso e così scese in cucina per fare colazione. Stava per versarsi il caffè in una tazza quando qualcuno bussò alla sua porta.

-Buongiorno fratello!- l’allegria di Scott lo travolse tanto da domandarsi dove il suo amico prendesse tutte quelle energie di primo mattino.

-Buongiorno a te.- lo fece accomodare in casa.

Quel giorno Stiles aveva la mattinata libera a lavoro e sperava di passarla in tranquillità, rilassandosi a casa magari aspettando che il postino gli portasse una lettera da parte di Derek e non avrebbe permesso a nessuno, nemmeno al suo migliore amico, di rovinare i suoi piani.

-Notizie di Derek?- chiese Scott, portandosi alle labbra la tazza di caffè offertagli dal padrone di casa.

-Hanno affrontato dei terroristi che volevano attaccare un villaggio indifeso. A parte questo tutto bene per fortuna.- spiegò.

Scott annuì e si morse un labbro indeciso se chiedere o no al suo amico come si sentisse, ma Stiles diventava molto irritabile quando Derek partiva e quindi decise di non chiedergli nulla.

-Scottie vorrei starmene qui tranquillo oggi. Ti dispiace?- gli chiese, cercando di non far apparire quella frase come un “sparisci da casa mia”.

-Oh no no, tranquillo. Tanto devo andare da Allison.-

-Pranzo dai suoceri?- gli chiese ridendo.

-Pranzo dai suoceri.- gli fece eco il moro. -Aggiornami su Derek ok?- lo abbracciò. -Ehi, tornerà da te.- aggiunse, tenendolo per le spalle.

-Grazie amico. Buona fortuna con gli Argent.- detto questo, il giovane si chiuse la porta alle spalle.

Il resto della giornata passò tranquillo ma Stiles non riusciva a calmare ne a capire da dove venisse quella strana sensazione che gli attanagliava lo stomaco da quando aveva aperto gli occhi. Accese la TV per cercare di distrarsi quando un lieve bussare lo distolse da ciò che stava facendo.

-Non ho intenzione di lasciarti qui da solo come ha fatto Scott.- Lydia entrò in casa sua come un uragano.

-Prego entra pure.- rispose sarcastico. -E comunque gli ho chiesto io di lasciarmi solo.-

-E lui tonto come sempre ti ha dato retta.- ribatté la rossa. -Hai cenato?-

-Non ancora. Pensavo di ordinare una pizza e starmene sul divano a guardare la TV.- rispose alzando le spalle.

-Ti faccio compagnia.-

-Lyds davvero non ser..-

-Shh. Gli amici servono sempre caro mio. Allora? Ordino?-

Il campanello di casa suonò in quel momento, lasciando i due ragazzi confusi. -Wow hai ordinato con la mente per caso?- scherzò Stiles.

-Per quanto mi piacerebbe non ho poteri psichici.-

-Il numero della pizzeria è accanto al frigo. Io vado ad aprire la porta.- rise il ragazzo, dirigendosi verso l’ingresso.

Perse il sorriso quando dinnanzi a sé vide stagliarsi la figura di un uomo in divisa. Spalle dritte, portamento fiero e un paio di occhi tristi. Sulla targhetta posta sul cuore il ragazzo lesse “M. Simmons”; il Maggiore di Derek.

-Signor Stilinski?- chiese l’uomo, schiarendosi la gola.

-Si.-

-Sono il Maggiore Simmons, leader della fazione di suo marito.-

-Cos’è successo?- chiese direttamente, incapace di controllare la sua ansia.

-La base militare in Uganda che ospitava i miei uomini è stata attaccata da delle forze terroristiche.- iniziò a spiegare l’uomo. -C’erano sei uomini all’interno al momento dell’attacco.-

-Stiles chi è?- Lydia si congelò sul posto quando vide il militare.

-Non hanno trovato superstiti.- terminò il Maggiore, porgendo a Stiles il cappello sporco e a tratti bruciato di Derek. -Le mie più sentite condoglianze, Signor Stilinski.-

Stiles allungò una mano tremante e prese il cappello di Derek. Dopo che il Maggiore Simmons si fu congedato, Lydia chiuse la porta e rimase in silenzio alle spalle di Stiles, che fissava ad occhi sbarrati il cappello del suo uomo.

-St.. Stiles.- tentò la ragazza, con un filo di voce. In un attimo, il giovane si lasciò andare e cadde sulle ginocchia prendendosi la testa tra le mani. Lydia accorse vicino a lui, cingendogli le spalle nel tentativo di abbracciarlo.

Il ragazzo si lasciò abbracciare dalla sua amica e pianse tutte le sue lacrime mentre Lydia, in lacrime a sua volta, cercava di dargli conforto.

Quella notte fu terribile: Stiles continuava a piangere e ad urlare il nome di Derek e ogni volta che succedeva Lydia, rimasta lì per la notte, accorreva.

Quando per chissà quale miracolo Stiles riuscì ad addormentarsi, la rossa prese il cellulare e compose il numero di Scott, ancora ignaro della tragedia che aveva colpito il loro amico.

-Ehi Lyds! Vi state divertendo?- rispose il ragazzo allegro come sempre.

-Scott.- Lydia si lasciò scappare un singhiozzo.

-Lydia, stai piangendo?-

-Allison è con te?- chiese la rossa.

-Si. Lydia cos’è successo? Dov’è Stiles?- iniziò a preoccuparsi il ragazzo dall’altro capo del telefono.

-Scott.. De.. Derek è..- balbettò, scossa dai singhiozzi.

-Arriviamo subito.-

Lydia posò il cellulare, si sedette con la testa tra le mani  e pianse sul tavolo della cucina cercando di non svegliare Stiles.

Dieci minuti dopo Allison e Scott furono lì e la rossa, con un enorme groppo in gola, raccontò ai due la scena avvenuta con il Maggiore Simmons . Allison rimase senza parole mentre Scott si alzò di scatto dal divano per raggiungere Stiles in camera da letto.

Lo trovò in posizione fetale che stringeva a sé il cappello di Derek.

-Stiles.- il ragazzo si sedette vicino al suo amico, poggiandogli una mano sulla spalla. Stiles in risposta a quel gesto, scattò a sedersi e strinse forte il suo migliore amico tra le braccia piangendo sempre più forte.

 

Da quella notte le cose non furono più le stesse. Stiles passava le giornate a letto ma non dormiva, non mangiava, non andava al lavoro e si rifiutava di parlare con chiunque, persino con suo padre.

Ma dopo quasi un mese Scott e Lydia, stanchi di vedere il loro amico lasciarsi sopraffare dallo sconforto, entrarono di forza in casa di Stiles occupando chi il divano, chi la camera degli ospiti. Scott al mattino lo alzava di peso dal letto, buttandolo sotto la doccia mentre Lydia si occupava della casa e di dargli l’alimentazione forzata. 

-Non mi servono i baby-sitters.- si lamentò Stiles allo stremo.

-Si che ti servono se non ti aiuti da solo.- ribatté Scott.

-Lasciatemi in pace.-

-No, non esiste.- Lydia incrociò le braccia sotto al seno, autoritaria.

-Ma voi che ne sapete? Niente! Voglio essere lasciato in pace!- sbottò, cominciando a piangere.

-Stiles..- esalò Lydia, rilassando la posa. -Siamo solo preoccupati per te. Hai venticinque anni la tua vita non può fermarsi così.-

-La mia vita è andata a puttane quando Derek è partito.- disse sedendosi sul divano. -La morte di Derek è stata un duro colpo per tutti noi. Era nostro amico e tu… lo amavi.- disse Lydia accarezzandogli un braccio e lasciandosi scappare una lacrima. -Ma la vita va avanti, Stiles.- terminò.

-Lo facciamo solo per te fratello.- aggiunse Scott, sedendosi accanto a lui. Quasi d’istinto, Stiles appoggiò la sua testa sulla spalla del suo amico bagnandogli la maglia con le lacrime. -Grazie.- tirò su col naso.

***   

A un anno dalla morte di Derek, Stiles sembrava essersi ripreso quasi del tutto certo la ferita faceva ancora male ma riusciva ad addormentarsi, a mangiare senza qualcuno che lo colpisse in testa con un cucchiaio di legno ogni volta che diceva di non avere fame e cosa più importante era finalmente uscito di casa e tornato al lavoro.

Aveva lasciato il lavoro al pub per dedicarsi totalmente alla biblioteca e anche perché, essendo solo in casa, i costi ridussero.

Fu proprio in biblioteca che Stiles fece la conoscenza di una persona, Nathan.

Nathan era un ragazzo sui ventitré anni, alto, moro, due grandi occhi scuri e assolutamente di bell’aspetto. Stiles lo trovò attraente da subito ma ovviamente, non potendo fermarsi con i clienti, riprese a dedicarsi al suo lavoro. 

-Mi scusi?- chiese Nathan avvicinandosi al banco dei prestiti.

-Mi dica.- rispose cordialmente.

-Sa dirmi dov’è la sezione scientifica? E’ la prima volta che vengo qui e non so orientarmi.- rise il giovane. Stiles uscì da dietro al banco e mostrò al ragazzo la strada per la sezione di libri richiesta.

-Ecco. Qui può trovare tutto quello di cui ha bisogno.- esordì Stiles, gesticolando come suo solito.

-Grazie mille.- ridacchiò l’altro. -Comunque piacere, Nathan Davis.- gli porse la mano.

-Stiles Stilinski.- rispose stringendo la mano del ragazzo.

Dopo essersi presentato, Stiles ritornò al banco per servire una ragazza lasciando Nathan da solo.

Dopo svariate ore, la biblioteca iniziava a svuotarsi ma Stiles non aveva ancora visto Nathan uscire.

Quando lo vide sussultò mentre questi si avvicinava al banco con due libri tra le mani.

-Tutto questo tempo e hai preso solo due libri?- ridacchiò.

-Si, non mi interessa altro.- rispose l’altro alzando le spalle.

-D’accordo.- rispose Stiles. -Vuoi fare la tessera?-

Nathan scrutò Stiles da capo a piedi, facendolo sentire leggermente a disagio. Era da tanto che nessuno fissava Stiles così intensamente, l’ultimo era stato… Derek.

-Sei sposato.- affermò il moro, indicando la fede al dito dell’altro.

-Ehm.. in realtà sono.. vedovo.- una nota di tristezza invase la sua voce.

-Mi dispiace Stiles io non..-

-No no tranquillo. Non potevi saperlo.- si portò le labbra all’interno della bocca. -Allora vuoi fare la tessera o no?- ripeté.

-Se è un modo per avere il tuo numero di cellulare, la faccio immediatamente.- rispose a voce bassa Nathan.

Stiles per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.

-Se te la senti ovviamente.- aggiunse l’altro.

-I..Io.. N..No.. Cioè si ma..- balbettò.

-Stiles riprendi fiato e calmati.- rise Nathan. -Allora, ti va di uscire con me?- tentò di nuovo il ventitreenne

-Ehm.. D’accordo.- si trovò a rispondere affermativamente, maledicendosi immediatamente per aver accettato.  

 

-Secondo me hai fatto bene ad accettare.- gli disse Lydia mentre sorseggiava il suo caffè.

-Ah si? E perché mi sento come se avessi tradito Derek?- le rispose Stiles inespressivo e con una mano chiusa a pugno che gli sosteneva una guancia.

-Tu non hai tradito nessuno.- gli sorrise dolcemente la rossa. -Stiles, è passato un anno e forse non sarà molto ma devi rifarti una vita.-

-E’ difficile Lyds.-

-Lo so tesoro.- gli prese una mano tra le sue. -Tu provaci ok? Se non te la senti di continuare lo spiegherai a Nathan.-

Stiles annuì e così si convinse ad uscire con il ragazzo.

L’appuntamento si svolse perfettamente; andarono al cinema, poi Nathan gli offrì la cena e lo accompagnò a casa senza pretendere nulla di più da lui.

Stiles ammise a sé stesso di aver passato una serata bellissima, neanche se la ricordava più l’ultima volta che si era sentito così bene.

Continuò a frequentare Nathan fino a fargli incontrare i suoi amici una sera a cena a casa sua.

-Beh? Che ne pensate?- chiese Stiles a Scott e Lydia una volta che Nathan fu uscito di casa.  Teneva molto all’approvazione dei suoi amici e si stava torturando un labbro con i denti in preda all’ansia.

-A me piace.- esordì Lydia con un gran sorriso. -E’ simpatico, dolce e sembra che tu gli piaccia davvero.-

-Si anche a me piace.- emise il suo verdetto Scott. -E sembra anche che non abbia preso sotto gamba la questione che per te è ancora presto per buttarti tra le braccia di qualcuno.-

-Credimi amico, non l’ha fatto.-

-Meglio così.- rispose il moro 

-Stiles, lui a te piace?- trovò il coraggio di chiedere Lydia.

-Non lo so. So solo che non mi sono mai sentito così bene con nessuno che non sia Derek.- la voce gli tremò sull’ultima parola. -Non voglio smettere di vedere Nathan.-

-Allora non farlo.- gli sorrise dolcemente la sua migliore amica.

-Grazie.- la strinse in un caloroso abbraccio.

Dopo aver salutato i suoi amici, Stiles sistemò la cucina, si fece una doccia calda e si mise a letto sentendo il cuore più leggero per la prima volta dopo tanto tempo.

 

Lo squillo del cellulare fece sobbalzare Stiles, destandolo da quel dolce torpore che lo avvolgeva.

-Si?- rispose con la voce impastata dal sonno.

-Buongiorno dormiglione.-

-Nathan? Ma.. che ore sono?- domandò stropicciandosi gli occhi per posarli sulla sveglia.

-Le dieci e un quarto e tu sei ancora a letto.- ridacchiò l’altro. -Sono passato in biblioteca ma non ti ho trovato.-

-Giornata libera.- sbadigliò Stiles. -Dove sei?-

-In giro a fare delle commissioni.- ripose. -Ho voglia di vederti.-

Gli occhi di Stiles si aprirono di scatto ascoltando quelle parole ma poi li richiuse ed espirò forte. -Anch’io.- ammise.

-Pranziamo insieme?- tentò Nathan.

-D’accordo. Dammi qualche minuto per ricompormi e poi ci vediamo qui.-

-Perfetto. A tra poco.-

Un dolce sorriso increspò le labbra di Stiles quando terminò la telefonata. Stava nascendo qualcosa tra lui e Nathan, qualcosa che gli riscaldava il cuore ma non riusciva a smettere di pensare a Derek.

Girò il viso verso la cornice posta sul comodino. Il sorriso di Derek mentre lo teneva stretto per la vita era di una bellezza disarmante. Gli mancava ogni giorno di più.

-Ti amo.- sussurrò verso quella foto. -Ma devo andare avanti.- si umettò le labbra.

Si alzò dal letto e si diresse in bagno per farsi una doccia e vestirsi.

Mezz’ora dopo il campanello di casa suonò.

-Ehi!- Nathan lo saluto con un delicato bacio sulla guancia, ancora non aveva sperimentato la zona bocca, ed entrò in casa.

-Spero ti piacciano gli spaghetti al sugo.- esordì Stiles, tornando ad armeggiare con i fornelli.

-Si, mi piacciono.- rispose l’altro.

 

Il pranzo si svolse perfettamente. Chiacchierarono di qualsiasi cosa, Nathan ogni tanto faceva domande su Derek cercando di non far nascere in Stiles ricordi troppo dolorosi.

Il ragazzo, al contrario, fu molto felice di raccontargli della sua storia con il marito. Doveva sfogarsi in qualche modo e doveva imparare a parlarne senza scoppiare in lacrime.

Dopo pranzo si sedettero sul divano e Nathan cercava sempre di avere un contatto con Stiles. Si avvicinava in modo che le loro spalle o le loro ginocchia si scontrassero ma si ritraeva immediatamente quando, a causa di quei contatti, Stiles irrigidiva il suo corpo.

Ma poi la situazione prese una piega diversa quando fu Stiles a cercare contatto con lui.

Preso coraggio, Nathan cinse le spalle di Stiles con un braccio, facendo poggiare la testa del ragazzo sulla sua spalla.

Rimasero in quella posizione in silenzio per alcuni minuti fin quando Stiles non alzò la testa per guardare Nathan.

Il moro di conseguenza abbassò gli occhi su di lui, scrutando il suo viso e spostando lo sguardo dagli occhi di Stiles alle sue labbra. Improvvisamente Nathan chinò la testa e azzerò la distanza che c’era tra loro posando le sue labbra su quelle di Stiles.

 -Scusami non volevo turbarti.- si giustificò Nathan quando il castano si ritrasse a quel bacio.

-N.. No.. Va..Va tutto bene.- balbettò Stiles. -Andava bene.-

-Sicuro?- si preoccupò. -Non voglio farti pensare che sto correndo troppo e tu hai bisogno di tempo e..-

-Nathan.- lo scosse per le spalle. -Calmati.- sorrise. -Va tutto bene.-

Il moro annuì e tornò a sedersi sul divano assieme all’altro, la cosa che lo stupì invece fu il fatto che Stiles si accoccolò contro di lui come prima che si baciassero.

Stiles sapeva cosa voleva ma aveva paura.

Voleva che Nathan lo baciasse di nuovo, voleva sentire di nuovo la sensazione di sentirsi stringere mentre qualcuno lo baciava.

Ma aveva paura. Lasciarsi andare con Nathan significava chiudere totalmente la sua storia con Derek.

Si guardò la fede che ancora non aveva avuto il coraggio di togliere dal dito e pensò tra sé “Devo andare avanti.”, serrò gli occhi per ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di uscire e si sporse verso Nathan, baciandolo.

Nathan fu preso alla sprovvista, ma ciò non gli impedì di circondare il delicato viso di Stiles con le mani e approfondire quel bacio.

-Speravo tanto che lo facessi.- mormorò Nathan una volta separatosi da lui. Stiles annuì ad occhi bassi e l’altro gli fece alzare la testa poggiandogli due dita sotto il mento.

-Stiles, non devi se non vuoi.- gli disse accarezzandolo dolcemente.

-No no, io lo voglio Nathan. Voglio stare con te ma..-

-Hai paura è normale.- continuò senza smettere di accarezzarlo. -Ma anch’io voglio stare con te.-

Stiles si sporse e lo baciò di nuovo. -Diamoci una possibilità.-

E così fecero.

Iniziarono a frequentarsi sempre più spesso fino a diventare una coppia ufficiale agli occhi di tutti.

Dopo il primo anno di fidanzamento, Stiles chiese a Nathan di trasferirsi da lui anche perché ormai Nathan passava più tempo dallo Stilinski che a casa sua.

Così, senza tante cerimonie, il moro prese residenza da Stiles. E si trovarono anche molto bene.

Stiles stava rifiorendo, la convivenza e la relazione con Nathan gli avevano ridato una vita ma non gli avrebbero mai potuto ridare ciò che aveva perso due anni prima. Il ricordo di Derek e dell’amore che provava per lui era sempre lì, incastonato tra i suoi ricordi. L’avrebbe amato  per sempre.

***         

-No Lydia, non voglio una festa di compleanno.- si lamentò Stiles al cellulare.

-Ma perché? Non si compie ventisette anni tutti i giorni.- piagnucolò la rossa in risposta.

-Me ne farò una ragione.-

-Andiamo Stiles.- lo pregò. -Che ti costa?-

-Lydia non voglio nessuna festa. Per favore non insistere.- diventò serio.

-D’accordo.- sbuffò la sua migliore amica.

-Bene. Ora devo preparare la cena, Nathan sarà qui a momenti e sarà affamato.-

-Va bene. A domani, ti voglio bene.-

-Anch’io.-

 

-Stiles, sono a casa.- la voce di Nathan arrivò dalla porta d’ingresso.

-Sono in cucina.- disse sentendo poi qualcuno abbracciarlo da dietro e lasciargli un dolce bacio sul collo. Girò la testa per baciare Nathan sulle labbra.

-Allora..- cominciò il moro continuando a cullarlo tra le braccia. -Domani è il tuo compleanno.-

-No eh? Ci ha già pensato Lydia a farmi venire una crisi di nervi.- rispose sciogliendo l’abbraccio.

-E dai. Vuole solo organizzarti una festa.- rise Nathan.

-Che io non voglio.- ribatté.

-E va bene.- sospirò sconfitto il moro, tornando ad allacciargli le braccia al collo. -Un regalo posso fartelo almeno?-

-Fammi pensare…no.- gli scoccò un veloce bacio sulle labbra e scappò via.

-Sei incorreggibile!- gli urlò dopo essere rimasto solo in cucina.

-Lo so!-

***

La mattina seguente, Nathan era solo in casa mentre Stiles era al lavoro. Il campanello di casa suonò e quando il giovane andò ad aprire si trovò dinnanzi un uragano dai capelli rossi e dal vestito a fiori.

-Stiles è al lavoro, si?- domandò la rossa guardandosi attorno con circospetto.

-Buongiorno anche a te Lydia. Io sto bene e tu come stai?- rise sarcastico Nathan.

-Bene bene, non mi lamento.- rispose la ragazza con nonchalance. -Allora stavo pensando, Stiles torna questa sera per via dell’ora della favola giusto?-

-Si ma Lydia, Stiles non vuole una festa di compleanno.-

-Ci faremo trovare qui solo noi amici intimi con una torta di compleanno e qualche festone in giro per casa.- disse la ragazza sventolando una mano.

-Il che fa di questo una festa.- ribatté il moro.

-Dettagli.- rispose la rossa, suscitando la risata di Nathan.

-E va bene.- rispose passandosi una mano sulla fronte.

-Ora devo uscire a fare una cosa, ti lascio qui i festoni per stasera.-

-Lydia, Stiles non vuole regali.-

-Stiles non vuole molte cose.- cantilenò. -Ma questa la vorrà. Fidati di me.- detto questo, uscì di casa lasciando Nathan alle prese con palloncini e nastri colorati.  

 

Al suo rientro, Stiles trovò la casa buia e silenziosa. -Nathan?- chiamò il suo ragazzo ma non ottenne risposta.

Andò in cucina per prendere un bicchiere d’acqua e, quando accese la luce, per poco non se ne andò al Creatore. -SORPRESA!-

Vide Scott, Lydia, Allison, Malia, Liam, Kira e Nathan sbucare chi da sotto al tavolo e chi da dietro le tende mentre si teneva una mano sul cuore per lo spavento. -Che.. Che..- balbettò incredulo. -VOI SIETE PAZZI!- urlò. -MI AVETE QUASI FATTO VENIRE UN INFARTO!-

-Dettagli. Buon compleanno fratello.- Scott lo strinse forte a sé, seguito poi dagli altri e da un bacio di Nathan -Tanti auguri amore.- gli sussurrò sulle labbra.

La semplice festicciola si svolse perfettamente ed esattamente come Lydia aveva pianificato.

Quando fu il momento della torta, tutti si riunirono attorno a lui cantandogli la classica “Tanti Auguri a Te”. -Coraggio fratello, esprimi un desiderio.- lo incitò il suo migliore amico.

Stiles sentì gli occhi pizzicare. Il suo unico desiderio era quello di riavere Derek.

Poté giurare di vederlo lì, accanto a lui con il sorriso più bello del suo repertorio. Serrò forte la mascella per non scoppiare in lacrime e soffiò forte sulle candeline.

Dopo aver gustato la fantastica torta preparata da Allison, Lydia approfittò di una partita a carte tra Scott e Nathan e del tifo degli altri per prendere il festeggiato in disparte.  -Lyds va tutto bene?- le chiese, notando lo sguardo cupo della rossa. -Si Stiles, va tutto bene.- lo rassicurò e gli porse uno scatolino.

-Lyds avevamo detto niente regali.- l’ammonì.

-Questo è diverso.- sorrise la ragazza. -Sai, Derek me ne parlò un po’ di tempo fa. Voleva tanto regalartelo ma non ne ha mai avuto la possibilità e quando è andato via non ci ho pensato più.-

-Che stai dicendo Lyds?- chiese confuso.

-Una settimana fa sono stata in gioielleria e l’ho fatto fare per te. Su, aprilo.-

Stiles aprì il cofanetto trovandoci dentro un braccialetto d’argento. -Ma cosa c’è scritto qui?- chiese, notando l’incisione di una frase.

“Il mio respiro è il tuo.”

Stiles serrò la mascella così forte che credeva si sarebbe spezzato i denti, i suoi occhi si riempirono di lacrime e alzò la testa, puntando i suoi occhi su Lydia che non aveva mai smesso di guardare il bracciale tra le mani del suo amico.

-Derek non faceva altro che ripetermi che avrebbe voluto dirti quella frase in qualche modo.- tirò su col naso. -Così ci ho pensato io a farla incidere su quel bracciale.-

-Lyds io..- la voce gli morì in gola, non sapendo cosa dire.

-Lo so, Stiles.- la sua amica gli sorrise dolcemente per poi abbracciarlo. Stiles ricambiò l’abbraccio, stringendosi con forza alla sua amica con una tale forza che avrebbe potuto frantumarla se Lydia fosse stata di vetro.

-Ti amava davvero tanto.- gli accarezzò la nuca. -Guardami.- sciolsero l’abbraccio e Lydia circondò il viso di Stiles con le sue piccole mani. -Tesoro devi andare avanti per lui ok? Derek vorrebbe solo vederti felice.- le si inumidirono gli occhi. -Va avanti con Nathan ma non dimenticare mai che lassù c’è una persona che ti amato fino al suo ultimo respiro.- detto questo, prese il braccialetto dalla scatola e lo mise al polso del suo amico.

-Grazie.- sussurrò il ragazzo, stringendo di nuovo la sua migliore amica.

 

 -Bella serata vero?- domandò Nathan, mettendosi a letto.

-Infarto iniziale a parte.- rispose sarcastico l’altro, suscitando la risata del suo ragazzo. Dopo essersi lavato i denti e aver indossato il pigiama, Stiles scivolò sotto le coperte mettendosi su un fianco per poter guardare Nathan dritto negli occhi. In risposta a quello sguardo, il moro portò una mano sul viso di Stiles accarezzandolo dolcemente.

Una mano del castano uscì da sotto le coperte per andare a stringere delicatamente il polso dell’altro.

-E questo?- chiese Nathan, riferendosi al braccialetto d’argento sul polso di Stiles.

-Me l’ha dato Lydia.- sussurrò in risposta. -Solo che.. non è un regalo da parte sua.- Nathan aggrottò la fronte confuso e ciò portò Stiles a rivelare il vero mittente di quel regalo. -Lydia l’ha fatto fare a nome di Derek.- il moro si rabbuiò sentendo quel nome, era sicuro dei sentimenti del suo ragazzo ma il fantasma di Derek avrebbe sempre aleggiato nell’aria e lui, seppur non volendo, non avrebbe mai preso il suo posto.

-C’è scritto “Il mio respiro è tuo”.- sorrise, mostrandogli l’incisione.

-Ti manca tanto?- Nathan si rese conto di aver fatto una domanda stupida quando vide Stiles rannicchiarsi su stesso tra le lenzuola. Scivolò vicino a quel ragazzo fragile e lo strinse forte a sé. -Per quello che vale… ti amo Stiles.- mormorò. -E ti prometto che ti aiuterò a superare tutto.-

Dopo aver sentito quelle parole, Stiles si alzò, puntellandosi sul gomito e portando il suo sguardo sugli occhi dell’altro. Fece viaggiare i suoi occhi da quelli dell’altro alle sue labbra e, dopo aver scrutato a fondo il viso di Nathan, lo baciò.

Si mise a cavalcioni su di lui mentre Nathan gli circondò il busto con entrambe le braccia, portandoselo addosso per avere più contatto con lui.

Stiles scese a baciargli il collo in modo sempre più passionale.

-Stiles.- ansimò Nathan. -Sei.. Sei sicuro?-

Nessuna risposta, il castano continuò a baciarlo disperatamente senza neanche lasciargli il tempo per respirare. -Stiles non voglio che tu lo faccia se non sei sicuro.- gli disse, prendendogli il viso tra le mani bloccando quell’ondata di baci disperati e bisognosi. Stiles aveva gli occhi lucidi e non riusciva a guardare il suo ragazzo negli occhi.

-Guardami.- gli disse, accarezzandolo. -Non devi.- scosse la testa.

-Ti.. ti ho fatto aspettare già troppo.- deglutì a vuoto, Stiles e finalmente trovando il coraggio di guardare negli occhi del moro.

-Stiles io sono disposto ad aspettarti.-

-Ma io no.-

-Ascoltami, questo..- scosse la testa per indicare loro due avvinghiati al centro del letto. -..non lo stai facendo perché te lo stanno dettando i tuoi sentimenti verso di me.- Stiles abbassò gli occhi di fronte a tale constatazione. -Non metto in dubbio ciò che provi per me.- aggiunse Nathan. -Ma non può succedere. Almeno fin quando tu non sarai pronto.-

Stiles annuì debolmente e si lasciò trasportare dall’altro, si ristese e si addormentò così, cullato dalle carezze del suo ragazzo.

Quella notte Nathan non riuscì a chiudere occhio, si alzò dal letto scivolando sul materasso facendo attenzione per non svegliare Stiles e andò in cucina per bere un sorso d’acqua.  Quando chiuse il frigo portò la sua attenzione su una fotografia attaccata alla superficie metallica con una calamita. La foto ritraeva Derek che stringeva la mano di Stiles sul portico della casa al lago di Lydia. Prese la foto e si sedette al tavolo. -Non riuscirà mai a staccarsi da te.- sussurrò, fissando il volto del moro. Tutto ciò avvenne senza che si accorgesse che alle sue spalle, con la fronte appoggiata allo stipite della porta della cucina, Stiles aveva assistito a tutta la scena.

 

La mattina seguente Nathan era solo in casa e così si mise a fare le pulizie generali. Aveva appena finito di lavare il pavimento del bagno quando qualcuno bussò alla porta di casa. -Arrivo!- si tolse i guanti e corse all’ingresso.

-Si?- domandò al suo ospite, squadrandolo dalla testa ai piedi.

-Sono il Maggiore Simmons.- si presentò l’uomo. -Cerco il signor Stilinski.-

-E’ al lavoro. Può dire a me.-

-Lei è un parente?-

-Sono il suo compagno. Mi scusi.- porse la mano al Maggiore che ricambiò la stretta. -Nathan Davis. Di cosa si tratta?-

-Si tratta del signor Hale.-

 

-Nate sono a casa!- Stiles entrò in casa grondante d’acqua. -Ehi.- sorrise quando vide il suo ragazzo avvicinarsi a lui. -Fuori sta diluviando.- disse indicando l’esterno con il pollice della mano. -Meglio che vada a farmi una doccia calda altrimenti rischio di ammalarmi.- cercò di dare un bacio alle labbra di Nathan ma il ragazzo si scostò, confondendo Stiles. -Ehi tutto bene?-

-Stiles, cambiati velocemente. Devo parlarti.-

-Mamma mia che faccia, che è successo?-

-Va a cambiarti.-

 

-Eccomi qui.- Stiles tornò in soggiorno con indosso una tuta grigia e i capelli ancora umidi di pioggia. -Allora di cosa devi parlarmi?- si sedette sul divano a gambe incrociate.

-Stamattina mentre eri al lavoro un uomo si è presentato alla nostra porta.- Nathan cominciò a raccontare guardandosi le mani. -Indossava una divisa tipo quella dei militari e ha detto di chiamarsi Simmons. Maggiore Simmons.- il corpo di Stiles s’irrigidì alla pronuncia di quel nome. -Cercava te, ma siccome eri al lavoro gli ho detto che sono il tuo compagno e che poteva riferire a me.-

-Cosa.. Cosa voleva?- Stiles deglutì a vuoto.

-Stiles.- finalmente portò i suoi occhi su di lui. -Derek è vivo.-

Un tuono fortissimo rimbombò nelle orecchie di entrambi i ragazzi, rendendo ancora più cupa quella situazione. -Co.. Cosa?-

-Stavano rimuovendo le macerie della base militare e hanno trovato un uomo. Hanno chiamato i soccorsi quando si sono accorti che era ancora vivo. Il suo battito cardiaco era quasi impercettibile e respirava a malapena. L’hanno trasferito a Seattle dov’è rimasto in un ospedale per mesi, in coma. Tra due giorni lo trasferiscono qui, a Beacon Hills.-

Stiles sentì il respiro mancargli, come se qualcosa l’avesse trafitto da parte a parte. Non riusciva a credere a ciò che Nathan gli aveva appena raccontato. Derek era vivo.

Sentì gli occhi pizzicare e un groppo enorme formarsi in gola. -Il Maggiore ti.. ti ha lasciato un biglietto, qualcosa per poterlo rintracciare?- il respiro iniziò a farsi pesante.

Nathan tirò fuori dalla tasca un pezzo di carta con su scritto un numero di telefono. -Ha detto che puoi contattarlo a questo numero.-

Con le mani che tremavano, Stiles prese quel foglietto dalle mani dell’altro. -Dammi qualche minuto.- sussurrò. Nathan annuì e si alzò dal divano, andando in camera da letto.

Si sedette sul letto e si prese la testa tra le mani, conscio di ciò che sarebbe successo: avrebbe perso Stiles.

Tornò dal suo ragazzo dopo svariati minuti e lo trovò intento a parlare con Lydia al cellulare. Quando notò la sua presenza, Stiles chiuse la chiamata e si girò verso di lui.

-Ho parlato con il Maggiore Simmons.- Stiles tirò su col naso. Lo sguardo ferito di Nathan non passò di certo inosservato al giovane Stilinski. -Mi chiamerà appena lo porteranno qui.-

Nathan annuì. -Come sta?-

-E’ stato in coma per mesi, Nate. Non sarà in piena forma ma dicono che si rimetterà.- Un sorriso increspò le labbra di Stiles e Nathan non poté non essere felice di vedere gli occhi del suo ragazzo illuminarsi e riempirsi di speranza.

-Dobbiamo solo aspettare allora.- lo accarezzò. -Hai chiamato gli altri?-

-Si, Lydia era con Scott ed Allison. Ci penserà lei a dare la notizia agli altri.-

-Tu come ti senti?- fece quella domanda nonostante la risposta che sapeva avrebbe ricevuto lo spaventava a morte.

-Sono felice Nate. Ho pianto per due anni la morte di Derek e sapere che è vivo mi rende felice.- calde lacrime iniziarono a cadere dagli occhi di Stiles. Nathan si avvicinò a lui, cingendo le sue spalle con un braccio e tirandoselo contro per fargli poggiare la testa sulla sua spalla. -Sono felice per te.-

Rimasero così per un po’, Stiles sapeva cosa tormentava i pensieri di Nathan ma, non sapeva cosa farci. Sapeva di amare Nathan ma Derek stava per tornare da lui.

Aveva continuato ad amarlo nonostante fosse andato avanti. Il desiderio di rivedere Derek si manifestò prepotentemente dentro di lui nonostante si trovasse tra le braccia di un altro ragazzo. Ragazzo che gli aveva ridato il sorriso dopo mesi di lacrime, ragazzo che lo amava e che amava a sua volta, ragazzo che gli aveva dato una seconda possibilità di amare. Quasi si sentì in colpa per provare quel forte desiderio di rivedere Derek ma quando si è innamorati, come lui lo era di Derek, si diventa sordi e non si vogliono ascoltare ragioni. Avrebbe rivisto suo marito.

 

Due giorni dopo il Maggiore Simmons telefonò Stiles sul cellulare per avvisarlo che Derek era arrivato a Beacon Hills e che era stato portato direttamente in ospedale per potergli dare le ultime cure, necessarie a riportarlo in forma.

-Sono nervoso.- disse Stiles a Scott, avanti all’entrata dell’ospedale.

-Andrà bene, coraggio.- tentò di rassicurarlo il suo amico, ma invano. -Come mai non hai voluto Nathan qui con te?- continuò il moro, notando l’ovvia assenza del fidanzato del suo amico.

-Scott.. è difficile come situazione.-

-Lascerai Nathan?-

-Non so che fare. Amo Nathan credimi, ma…-

-Derek è pur sempre Derek.- terminò per lui, Scott. -Poi ci penserai, coraggio entriamo.-

Arrivarono avanti alla stanza di Derek dove a fare “da guardia” alla porta c’era il Maggiore Simmons.

-Maggiore.- disse Stiles a mo’ di saluto.

-La stavamo aspettando Signor Stilinski.- il maggiore gli riservò un sorriso a trentadue denti. -Prego.-

Stiles aprì la porta con le mani che gli tremavano e con il cuore che minacciava di uscirgli dal petto. Quando la porta fu del tutto aperta lo vide, steso in un letto bianco con una flebo attaccata al braccio. Il suo cuore si fermò quando l’altro posò gli occhi su di lui.

-Stiles.- esalò Derek.

Stiles non disse nulla, si precipitò su di lui stringendolo forte tra le sua braccia e versando una quantità indefinita di lacrime.

-Shh sono qui Stiles, sono qui amore mio.- sussurrò Derek, accarezzandogli la schiena e piangendo a sua volta. Si separarono quel tanto che bastava per guardarsi negli occhi.

Quegli occhi verdi e profondi erano mancati a Stiles come l’aria e a Derek, rivedere quei meravigliosi occhi ambrati, fece lo stesso effetto.

Il moro gli accarezzò il viso dolcemente e Stiles chiuse gli occhi, lasciandosi andare a quelle carezze che tanto gli erano mancate.

-Non riesco a credere che tu sia qui.- mormorò Stiles sull’orlo delle lacrime.

-Sono qui e non vado da nessuna parte amore mio.- rispose Derek continuando ad accarezzare quel delicato e fragile viso.

Senza che se ne accorse, Stiles si ritrovò con la bocca di Derek incollata alla sua, in un bacio pieno di amore. Artigliò la nuca del moro per approfondire quel bacio. Per entrambi fu una ventata d’aria fresca.

-Mi sei mancato tantissimo.- esalò Stiles, separatosi da lui per riprendere fiato.

-Anche tu piccolo, anche tu.-

Dopo essersi scambiati altri baci e abbracci, Stiles fece entrare Scott nella stanza. Anche il suo amico si precipitò a stringere l’uomo tra le braccia piangendo. Derek era sempre stato una sorta di mentore per Scott e il ragazzo aveva sentito molto la sua mancanza.  

-Allora.- esordì Derek dopo aver sciolto l’abbraccio con Scott. -Cosa mi sono perso?-

I due ragazzi di fronte a lui si scambiarono uno sguardo che a Derek non fu molto d’aiuto anzi, servì solo a confonderlo di più. -Io vado a prendermi un caffè.- Scott uscì dalla camera per lasciare soli gli altri due.

-Ehi, tutto bene?- chiese Derek al ragazzo di fronte a lui. Stiles allungò una mano, cercando quella dell’altro per far intrecciare le loro dita. Quando Derek calò gli occhi sulle loro mani unite, qualcosa attirò la sua attenzione. Il braccialetto d’argento che Stiles portava al polso, ma la cosa che catturò maggiormente la sua attenzione fu la frase incisa sopra.

-Il mio respiro è tuo.- lesse, sussurrando. -Lydia?- chiese, ovviamente retorico perché la ragazza dai capelli rossi era l’unica a sapere della frase che Derek avrebbe voluto dedicare a Stiles.

-Lydia.- ripeté il giovane, annuendo.

-Cosa hai fatto quando ti avevano detto che.. sai..-

-Che eri morto?- puntò i suoi occhi d’ambra in quelli verdi dell’altro. -All’inizio è stato come se mi fosse crollata la terra sotto ai piedi.- strinse maggiormente la presa sulla mano di Derek. -Non stavo vivendo più fin quando, un giorno, Scott e Lydia hanno fatto irruzione in casa nostra per, sai, tentare di aiutarmi.- l’altro assentì, così lui continuò a raccontare. -Dopo svariati mesi sono riuscito a rimettermi in piedi, o almeno lo credevo.- sbuffò una risata. -Così, sono tornato alla mia vita, al mio lavoro di bibliotecario e lasciando quello al pub.-

-Dovevi andare avanti Stiles, hai fatto bene a non lasciarti sopraffare.-

-Ci ho provato. Ad andare avanti intendo e.. ce l’ho fatta, almeno fino a due giorni fa.-

-Hai..incontrato qualcuno?- Derek ebbe quasi paura di porre quella domanda. Stiles annuì. -Si chiama Nathan. L’ho conosciuto in biblioteca.-

-Sei felice?- chiese, senza chiedere altre spiegazioni.

-Derek.. Nathan mi ha ridato una vita. Una vita che ormai credevo perduta per sempre. Mi ama davvero.- esordì, sistemandosi meglio di fronte all’uomo.

-Tu lo ami?-

-Credevo di si. Ora non lo so più.- gli riservò un sorriso di circostanza. -L’unica cosa che conta per me, ora, è che tu sia qui davanti a me, vivo.-

Derek si protese verso di lui, accarezzandolo dolcemente. -Qualunque sia la decisione che prenderai, io ti amerò sempre.- sussurrò per poi baciarlo delicatamente sulle labbra.

Un’infermiera interruppe quel momento per dichiarare che il paziente aveva bisogno di totale riposo e intimò al ragazzo di uscire. Stiles si voltò verso Derek, riservandogli uno sguardo lucido. -Tornerò domani pomeriggio, dopo il lavoro.- appoggiò la sua fronte su quella di Derek chiudendo gli occhi e, dopo aver sospirato forte, fece appello a tutta la sua forza per staccarsi da lui e uscire da quella stanza.

Quando tornò a casa trovò Nathan sul divano, dormiente.

-Ehi.- sussurrò quando vide che il moro stava aprendo gli occhi, segno che si fosse accorto della sua presenza.

-Ciao.- sussurrò di rimando l’altro. -Come sta Derek?-

Stiles rimase spiazzato da quella domanda. Sapeva quanto quella situazione pesasse al ragazzo e ciò nonostante chiedeva di lui.

-Sta bene. Tra una settimana lo dimetteranno.- rispose, accarezzandogli un braccio. -Nathan..-

-Non dire niente Stiles. Va bene così.- lo bloccò il moro, alzandosi dal divano per dargli un tenero bacio all’angolo della bocca e dirigersi in camera da letto.

-Mi dispiace tanto.- sussurrò il castano rimasto solo.

 

La mattina dopo Nathan si svegliò con un unico pensiero: conoscere Derek. Così, approfittò del turno di Stiles in biblioteca per andare in ospedale e fare la conoscenza del marito, creduto morto, del suo ragazzo.

Quando trovò la stanza, indugiò per qualche secondo prima di trovare il coraggio per bussare a quella porta.

-Avanti.- sentì una voce ovattata rimbombare dall’altro lato della porta, così, preso coraggio, l’aprì.

-Sei Derek?- domandò diretto, deglutendo rumorosamente.

-Si, posso esserle d’aiuto?-

-Mi chiamo Nathan.- si presentò. Derek perse l’uso della parola sentendo quel nome, capendo che dinnanzi a sé c’era la persona che si era presa cura del suo Stiles durante la sua assenza. Annuì e lo invitò a prendere una sedia e sedersi accanto al suo letto.

-Stiles mi ha parlato di te.- disse guardandosi le mani.

-Non quanto mi ha parlato di te, credimi.- sbuffò una risata Nathan.

-Nathan, anche se non l’hai fatto per me, volevo ringraziarti per esserti preso cura di Stiles.- Derek riportò gli occhi sul ragazzo. -So com’è Stiles e non dev’essere stato affatto facile.-

-No, non lo è stato. Ma quando si è innamorati si è pronti a tutto.-

-Nathan, io non voglio portartelo via ma..- tentò Derek.

-Nemmeno io voglio perderlo ma, Derek, tu sei suo marito. Non ha mai smesso di amarti.- i grandi occhi scuri di Nathan si inumidirono, non passando inosservati all’uomo che gli stava di fronte. -Lasceremo decidere a lui.- esalò. -Anche se sappiamo quale scelta farà.-

-Mi dispiace Nathan.-

-Anche a me.- disse il ragazzo alzandosi e riponendo la sedia dove l’aveva presa.

-Nathan?- lo bloccò un attimo prima che il ragazzo uscisse dalla camera. -Grazie per averlo amato e per avergli ridato il sorriso.-

-Non mi è costato molto Derek, io amo davvero Stiles.. lasciarlo.. mi costa tanto ma.. devo farlo.- sospirò.

-E se lui non volesse?-

-Credimi Derek, lo vuole.- detto questo Nathan aprì la porta ed uscì.

Uscito dall’ospedale, Nathan parcheggiò l’auto davanti alla biblioteca comunale, aspettando che Stiles finisse di lavorare. Non aveva voglia di tornare a casa, preferiva starsene in macchina con la musica che passava alla radio, cercando di zittire quella voce nella sua testa che, imperterrita, continuava a ripetergli sempre la stessa cosa: “L’hai perso. Il vostro tempo è finito.”

Una ventata d’aria gelida lo distolse dai suoi pensieri quando Stiles aprì lo sportello per entrare in macchina. -Ciao.- disse il castano stampandogli un bacio sulla guancia. -Grazie per essere passato a prendermi si muore di freddo.- continuò mostrando un sorriso. Stiles notò la stranezza del comportamento freddo dell’altro. -Tutto ok?-

Nathan si leccò le labbra  e poi vuotò il sacco. -Sono stato in ospedale da Derek.- Stiles rimase di sasso davanti a tale notizia. Non si sarebbe mai aspettato ciò. Ma non si arrabbiò anzi, comprese appieno il desiderio di Nathan di conoscere Derek, solo avrebbe voluto che gliene avesse parlato. -Come mai?- chiese soltanto.

-Lo sappiamo tutti e tre come finirà Stiles.- Nathan non lo stava guardando negli occhi e se c’era una cosa che Stiles aveva imparato dell’altro era che se non lo stava guardando negli occhi, Nathan stava soffrendo. Si portò le labbra all’interno della bocca, incapace di trovare una risposta, una contestazione all’ovvietà che Nathan gli stava mostrando.

-Tu vuoi tornare da lui.- continuò il moro. -Ed è normale. E’ tuo marito.- tirò su col naso. -Ma questo non fa meno male.- disse infine trovando nuovamente il coraggio di guardarlo negli occhi.

-Nate io..-

-Non hai mai smesso di amarlo, Stiles.- constatò il ragazzo. -Vero?- Stiles si ritrovò ad annuire a testa bassa. -Come potevi? Lo credevi morto, non vi eravate mica lasciati per chissà quale motivo.-

-Nate io.. io ti amo.- la voce di Stiles tremò.

-Anch’io Stiles.- sorrise l’altro. -Non l’ho mai dubitato, ma, evidentemente, doveva andare così.- continuò guardando oltre il parabrezza dell’auto.

-Ti porto in ospedale e poi torno a casa a prendere le mie cose.- aggiunse, accendendo il motore.

-Cos- No Nate.-

-Quando Derek uscirà di lì dovrà tornare a casa. La vostra casa.- esordì calcando sulla seconda parola. -Stiles, quella era la casa dei sogni tuoi e di Derek. Io non c’entro nulla.-

Stiles non riuscì a rispondere e si ritrovò a calare lo sguardo per non lasciar vedere le sue lacrime al suo ragazzo che, in quel preciso momento, lo stava lasciando.

Nathan accostò la macchina di fronte l’ingresso dell’ospedale, il viaggio in macchina era stato tremendamente silenzioso e la tensione si sarebbe potuta tagliare con il coltello.

-Grazie del passaggio.- sussurrò Stiles ad occhi bassi. -Allora, quando tornerò a casa ti troverò?-

-Non lo so Stiles.- non riusciva a guardarlo. -Credo.-

Stiles scese dall’auto senza rispondergli.

Nathan tornò a casa e quando chiuse la porta vi si appoggiò di schiena, scivolando fino al pavimento. In quell’esatto momento si concesse di essere debole senza sembrare egoista e qualche lacrima cadde dai suoi occhi. Non riusciva a sopportare l’idea di perdere il ragazzo di cui si era innamorato ma, per la felicità di Stiles, si fece forza e andò in camera da letto per preparare le sue cose.

Parallelamente in ospedale, Stiles raccontò a Derek l’episodio avvenuto poco prima in macchina con Nathan.

Derek cercò di rassicurarlo dicendogli  che Nathan non l’avrebbe mai odiato, perché era questa la paura del più piccolo; essere odiato dalla persona che per un anno della sua vita l’aveva reso felice.

-Stiles, sii onesto.- esordì il moro puntando i suoi occhi verdi su di lui. -Vuoi rimanere con lui?-

Stiles sembrò pensarci  per qualche minuto ma poi -Il fatto è che.. Nathan ha ragione. Io non ho mai smesso di amarti e ora che sei qui voglio solo che torni a casa con me.- In risposta Derek gli prese il viso tra le mani e posò delicatamente le sue labbra su quelle di Stiles. -Ti amo.- soffiò contrò le sue labbra. Stiles si strinse maggiormente a lui, riversando in quel bacio tutto ciò che stava provando in quel momento.

Non voleva perdere Nathan ma Derek era l’amore della sua vita. Si sarebbe cavato gli occhi piuttosto che perderlo di nuovo.

-Va’ a casa. Nathan non merita di essere lasciato andare così.-

-Hai ragione. Tra l’altro l’orario di visite è terminato.- ridacchiò Stiles, facendo sorridere anche l’altro. Ma la risata di Stiles si spense immediatamente, lasciando Derek confuso.

 -Cosa c’è?-

-Spero di trovarlo.-

-E allora corri zuccone.- rise Derek. Stiles gli posò un bacio sulle labbra e corse verso casa. Derek aveva ragione, Nathan meritava un ultimo saluto.

Arrivò a casa nell’esatto momento in cui Nathan stava caricando i suoi bagagli nel cofano di un taxi.

-Nate!!- urlò, attirando la sua attenzione. Il cuore di Nathan perse un battito, quasi sperava che il castano avesse scelto lui ma la sua speranza morì nel momento in cui Stiles aprì bocca.  -Non potevo lasciarti andare così.- Si protese verso di lui e lo abbracciò con una tale forza che Nathan si ritrovò ad avere paura di rompersi le costole. Ma ricambiò l’abbraccio, posando la testa tra la spalla e il collo di Stiles, inspirando a pieno il suo profumo. Quando fece per sciogliere l’abbraccio, Stiles gli mise una mano sul viso e lo attirò in un dolce e delicato bacio. -Non potrò mai ripagarti per tutto ciò che hai fatto.- disse con gli occhi lucidi.

-Non preoccuparti. L’ho fatto con il cuore.- gli sorrise il moro. -Auguro a te e a Derek il meglio di ogni cosa.-

-Grazie Nate, davvero.- a Stiles tremava la voce. -Anche a te.-

Si abbracciarono di nuovo, ignorando le lamentele del tassista per il tempo che stavano sprecando.

-Ciao Stiles.- mormorò Nathan, salendo a bordo del taxi. Stiles rimase lì, a fissare quella macchina gialla lasciare il vialetto di casa sua. -Ciao Nate.- sospirò prima di entrare in casa.

 

Una settimana dopo Derek tornò a casa, accompagnato da Scott perché Stiles si era visto costretto ad andare ad implorare il direttore del pub in cui lavorava, prima della scomparse di Derek, per riavere il suo lavoro dato che ora erano di nuovo in due e Derek era stato congedato.

-Grazie del passaggio Scott.-

-Figurati amico.- gli sorrise l’altro. -Serve qualcosa? Vuoi che aspetti Stiles con te?-

-No grazie, sto bene.-

-Perfetto, se hai bisogno chiama.- disse Scott, salendo in macchina.

Appena varcò la soglia di casa, Derek fu investito da un’ondata di ricordi ed emozioni. Era tantissimo che non tornava a casa. La sua casa.

Gli era mancata come l’aria. Finalmente avrebbe potuto lasciarsi alle spalle tutto ciò che aveva passato, finalmente avrebbe avuto la vita che tanto desiderava con Stiles.

 

Il ragazzo rientrò mezz’ora dopo felice come una pasqua. -Ce l’ho fatta!- esclamò appena fu dentro casa, facendo saltare Derek dal divano per lo spavento. -Ma sei scemo?!-

-Oh, scusami.- si grattò la nuca. -Non sono più abituato ad avere gente in casa a quest’ora.- ridacchiò, lasciandosi cadere di peso sul divano accanto a Derek.

-Bentornato a casa.- sussurrò ad un centimetro dal suo viso. Derek chinò la testa, azzerando la distanza con un bacio. -Felice di esserci tornato.- sorrise contro le labbra di suo marito.

Quando le loro bocche si separarono, Stiles si accoccolò contro il fianco di Derek poggiando la testa sul suo petto e lasciando che Derek gli passasse un braccio attorno alle spalle. -Sono così felice che tu sia qui.- sussurrò contro il suo petto. Derek lo strinse maggiormente a sé, gli era mancato da morire.

-Resterò sempre con te.-

-Sempre?-

-E per sempre.-

 

 

Spazio Autrice:

Avevo detto Sterek? Volevo dire Stathan ahah :D Sorry girls!

Ed è con questa FF (che non finiva più) che faccio il mio “coming out” con tutte voi :D

Si, anch’io scrivo e da molto ci tengo ad aggiungere :D

Per quanto riguarda gergo militare e simili, passateci sopra perché ci capisco poco, :D ahah :D sorry

Ora con questa FF (che spero vi piaccia perché non voglio vedere tutto questo lavoro buttato al vento) cercate di non ammazzarmi più ahah :D

Amatemi perché io (STYDIA) ho scritto una seconda Sterek(per chi non lo sapesse la prima s’intitola WHAT YOU MEAN TO ME, passate se volete :));

amatemi perché in principio era una Destiel;

amatemi perché.. mi dovete amare e basta :D

 

Un bacione a tutte voi :*

Michela aka Sunny9719 :*

   
 
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