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Autore: Redferne    12/01/2017    5 recensioni
Un figlio, si sa, è sicuramente il tesoro più prezioso, per un genitore.
E la sua felicita rappresenta per lui il massimo traguardo raggiungibile.
Ma fino a che punto sarebbe disposto a spingersi, pur di poter realizzare il suo più grande desiderio, quello che coltiva sin da piccolo?
Scopriamolo in questo racconto che segna il ritorno alle atmosfere comico-demenziali delle mie prime due storielle degli esordi.
E che mi ha permesso finalmente di poter dire la mia su due personaggi importantissimi, ma che fino ad ora non ho mai avuto occasione di trattare.
Enjoy!!
Genere: Comico, Demenziale, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellwether, Bonnie Hopps, Judy Hopps, Sindaco Lionheart, Stu Hopps
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CUORE DI MAMMA

 

(PRIMA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ci dica, signor sindaco: quando prevede che verranno ultimati i lavori di completamento della nuova superstrada? E per quanto riguarda il ponte sullo stretto a nord di MUDDY SWAMP? Quello che dovrebbe finalmente collegare il distretto di RAINFOREST con le MARSHLANDS? Cosa ci può dire, a riguardo?”

“Mmmh...mi sta chiedendo quando verranno ultimati i lavori in corso, giusto?”

 

Bravissimo, Leodore. Quando non sai che pesci pigliare, rispondi sempre ad una domanda con un’altra domanda. La stessa, possibilmente. E poi datti la risposta da solo. Funziona SEMPRE.

 

“Mmmmh...domanda più che legittima, direi. Del resto, é senz’altro quello che si staranno chiedendo tutti quanti, qui a Zootropolis e dintorni. Orbene, credo sia giunto il momento di dare ai miei stimati concittadini una chiara risposta, in merito. Comprendo che la situazione stia creando parecchi disagi, ed é profondo il mio rammarico nel constatare che i tempi di realizzazione si siano oltremodo allungati. Ma vi do la mia parola che, da ora in poi, mi impegnerò in prima persona affinché il problema venga risolto nel più breve tempo possibile. Ve lo prometto, sul mio onore!!”

 

Tsk! Quando verranno ultimati i lavori? Che domanda cretina, MAI!! Con tutto quello che io e i miei collaboratori guadagniamo in tangenti e bustarelle...ma che vogliamo scherzare, forse? E poi come farei ad intascare tutti quei bei soldoni da spendere per i miei COSTOSISSIMI capricci personali? Dovremmo essere tutti quanti rimbecilliti di colpo, per rinunciare ad un affare così redditizio!!

 

Questo pensava Leodore Lionheart, stimato ed acclamato imp...cioé, sindaco della ridente città di Zootropolis, dove ognuno può essere ciò che vuole (see...come no: che ci credano pure, se la cosa li aggrada, e se hanno voglia di credere alle favole: l’importante é che ci credano o, meglio, che glielo si faccia credere!), mentre riavvolgeva il filmato dell’ultima intervista, cliccando l’apposita icona di REWIND sullo schermo del portatile. Per poi farlo ripartire da capo e riguardarlo per l’ennesima volta.

Era un’abitudine ormai consolidata da tempo, e faceva parte di un lungo e collaudato processo di auto-perfezionamento. Lo stesso utilizzato da suo padre Edward, sindaco anch’esso. E lui aveva deciso di ereditarlo. Sapete come si dice: con gli insegnamenti dei genitori, fai come con il formaggio di soia. Tieni il buono e scarta la crosta. Preserva ciò che é utile e butta via il resto. E nel suo caso, tutto ciò che poteva tornar comodo per una sfolgorante, luminosa ma soprattutto LUNGA carriera politica, lo aveva giudicato degno di essere tramandato. A sé stesso.

 

Ricorda, figliolo: la folla é femmina. Glielo diceva sempre, il suo vecchio. E in quanto tale, ama essere lusingata e corteggiata, fino allo sfinimento. Ma, prima di ogni altra cosa, ama il bell’aspetto, i modi gentili e garbati e le promesse a lungo termine. Trattala da principessa e diventerai un re, per lei.

Tieni bene a mente questo mio discorso e, un bel giorno, tutto questo sarà…

 

“...Mio. E soltanto mio.” proclamò, con un ghigno di orgoglio misto a soddisfazione.

Parole sante, quelle del vecchio. E lui ne aveva fatto tesoro. Ottenendo la piena fiducia da parte di tutta la città. E delle zone limitrofe.

Ma era un risultato che pretendeva un alto tributo. Soprattutto in termini di rapporti con il pubblico.

Nelle apparizioni ufficiali e durante le interviste, tutto doveva essere curato in ogni minimo dettaglio.

La postura, prima di tutto: ben eretta e slanciata verso l’alto, chiara metafora dei successi e degli obiettivi raggiunti, nonché dei traguardi futuri; la sicurezza nel tono della voce, dal timbro suadente e con quella punta di spavalderia unita a quel pizzico di strafottenza. Un binomio che non solo non guasta, ma é anzi indice di assoluta sicurezza in sé stessi e nelle proprie capacità; l’espressione del volto, con il sorriso perennemente stampato, a riprova della fiducia nel proprio operato e in un avvenire sublime e radioso; and last but not least, ultima ma non meno importante, la gestualità, con strizzate d’occhio ed ammiccamenti vari, in modo da creare una subitanea corrente di simpatia ed empatia nei confronti di chi guarda ed ascolta, creando in loro la certezza che qualcuno stesse VERAMENTE pensando a loro, e ai loro problemi.

L’insieme ben dosato ed amalgamato di tutte queste caratteristiche dava vita un sindaco popolare, e quindi amato. E quindi, VOTATO. ED ELETTO. E RIELETTO.

Ancora, ancora, ed ancora.

Certo, c’era tutto il fastidioso corollario di pratiche da consultare, visionare ed approvare, e nugoli di scartoffie da firmare. A chili, ogni santo giorno. Che puntualmente scaricava sul minuscolo groppone della sua fidata assistente, Dawn Brutt...ehm, cioé, Bellwether.

Santa pecorella, la signorina Dawn. L’unica, in grado di sopportare i suoi improvvisi cambi di programma e di umore, logiche e nefaste conseguenze di un incarico tanto sfibrante quale era il suo, nonché di sobbarcarsi di una così gran mole di incombenze senza mai fiatare essendo dotata, come e più di tutti quelli appartenenti alla sua specie, di una mansuetudine, di un servilismo e di una PECORAGGINE (AH! BUONA DAVVERO, QUESTA! MA COME GLI VENIVANO?) pressoché uniche al mondo.

Certo avrebbe potuto, o quantomeno dovuto, occuparsene lui di persona, ma...sfortunatamente, il lungo ed estenuante lavoro su sé stesso portava via tutto quanto il suo tempo. Esiguo, tra l’altro.

“Mmmh, devo rammentare a quei babbei della ZNN di modificare l’angolo di vista, durante le riprese.” puntualizzò dopo l’ultima visione. “Devo essere io a risaltare, non ciò che si trova o mi accade vicino! Quello conta meno di zero, al mio confronto! E devono cambiare profilo: lo sanno, che vengo meglio con la parte destra in evidenza. Glielo avrò già ripetuto mille e mille volte, fino alla nausea, a quegli inetti, ma se lo dimenticano sempre… e occorrono più riflettori che mi puntano contro. Devo avere come un’aureola di luce, intorno alla criniera. Razza di buoni a nulla...devo insegnarglielo io, come si realizza un servizio quantomeno decente! IO!! CHE NON SONO NEMMENO GIORNALISTA!! E meno male che é il loro lavoro, DANNAZIONE!! E poi si stupiscono di non riuscire mai a combinare nulla di buono, nelle loro miserabili vite!!”

Proprio mentre era sul punto di esaurire finalmente gli improperi, e dare così il via alla cinquantaquattresima replica della stessa intervista, udì un cicalino.

Era l’interfono.

Cominciò a salirgli il nervoso ancora prima di rispondere.

“Si può sapere che c’é, Brutt-wether?” Chiese sbuffando, dopo aver premuto il pulsante. “Le avevo specificatamente raccomandato di non disturbarmi!!”

“M-mi scusi, signor sindaco, ma mi é appena giunta una segnalazione dall’ingresso al piano terreno. C-c’é una visita per lei.” squittì quest’ultima, con la sua vocina flebile.

“Allora lei non mi ascolta quando parlo, Brutt-wether!!” Sbraitò Leodore. “Mi sembrava di averle detto che oggi sarei stato MOLTO IMPEGNATO, e che non avrei concesso la disponibilità ad alcun genere di colloquio, per nessun motivo! Se lo ricorda, oppure no?”

“V-veramente, signore,” puntualizzò lei, “c-ci sarebbero tre appuntamenti in agenda, previsti per il tardo pomeriggio. Alle quattro arrivano quelli per l’autorizzazione del nuovo impianto di depurazione, alle cinque quelli della viabilità e alle sei bisogna decidere per l’approvazione del monumento ai caduti.”

“Oh, questa é veramente bella! Dover fare una riunione per decidere di regalar soldi ad un lercio SFRISA-BRONZO! E per che cosa, poi? Per fargli realizzare una crosta e poi intitolarla ad un branco di idioti che incespicano e cascano perché non guardano dove mettono le zampe!!”

“C-come ha detto, scusi?” Domandò la pecorella, stupita.

“I CADUTI, NO? Sveglia che é giorno inoltrato, Brutt-wether! Se si fosse svegliata prima, il giorno che hanno iniziato la distribuzione dei cervelli, avrebbe ottenuto qualcosa di meglio, al posto di quell’accrocchio funzionante in differita che lei si ostina a definire tale! Invece é arrivata ultima, tanto per cambiare! In compenso, però, si é rifatta con gli OCCHIALI!! Lei é talmente imbranata che se qualcuno organizzasse le olimpiadi degli imbranati, sa come si classificherebbe, eh ? LO SA?”

“I-io n-non saprei, signore...”

“Ma si che lo sa, e andiamo...sforzi un pochino quelle sue ridicole meningi e vedrà che ci arriva, pian piano. Avanti, me lo dica.”

“P-prima, f-forse?”

“NO, PER LA MISERIA! SECONDA! E lo sa, il perché? PERCHE’ E’ IMBRANATA, ECCO PERCHE’!!”

“M-ma signor sindaco, i-io n-non...”

“CADUTI...IMBRANATA...niente, eh? E va bene, vorrà dire che gliele spiegherò poi con calma, in privato. Dobbiamo URGENTEMENTE fare qualcosa per questo suo spirito di patata, Brutt-wether! Comunque, se proprio mi tocca, vorrà dire che parteciperò a tutte e tre. Razza di rompiscatole...e per oggi hanno già abusato a sufficienza, del mio tempo e della mia pazienza. Riferisca quindi allo scocciatore privo di invito di alzare i tacchi e SPARIRE. E di ripresentarsi a data da destinarsi! Il trentadue del mese del poi e dell’anno del mai, possibilmente!!” Ordinò, spazientito.

Richieste, richieste ed ancora richieste.

Sempre, a tutte le ore.

Possibile, che nessuno fosse in grado di capire il terribile prezzo che richiedeva la notorietà? Quanti sacrifici comportasse recitare la parte del sindaco in modo convincente e spontaneo?

Gente priva di comprensione e misericordia, ecco cos’erano. Tutti quanti, nessuno escluso.

“M-ma signor sindaco, la SIGNORA qui presente ha fatto un lungo viaggio per venire fin qui...” insistette la pecorella. “Almeno, ascolti cos’ha da dirle con così tanta urgenza. Per favore...”

Fermi tutti. Un momento. Cosa aveva appena balbettato? UNA SIGNORA?

Non appena ebbe udito quel termine, Lionheart drizzò le antenne. E, con tutta probabilità, qualche altra appendice.

“Aspetti un attimo, Brutt-wether: ha forse detto SIGNORA?” Richiese, questa volta a voce alta.

“Ehm...si, esatto, signore. Viene da Bunnyburrow.”

BUNNYBURROW, eh? Ecco un’altra parolina molto, molto interessante. Forse, non tutto il male veniva per nuocere, questa volta. In fin dei conti, é da un po' che aveva iniziato a lavorare ai fianchi la tribù degli sgranocchia-carote. Erano tanti, tantissimi, da quelle parti. E sempre in costante aumento. Capirai: due cose erano in grado di fare, laggiù. Coltivare la terra e sfornare prole. Di continuo. Benvenuti a Bunnyburrow, gente! Anche in questo istante, mentre vi sto parlando, state pur certi che due conigli stanno figliando! L’unica cittadina al mondo dove il contatore demografico elettronico non si ferma mai!

Si ricordò che una volta finì addirittura per esplodere. Accadde qualche mese dopo la prima installazione. Non era stato tarato per ritmi di lavoro tanto elevati.

Se fosse riuscito a conquistarsi la loro fiducia, avrebbe ricevuto in cambio tanti di quei voti da rimanere seduto sulla poltrona di sindaco fino a consumarla. Fino al giorno del giudizio, come minimo. Ne era più che certo.

Era dunque il caso di tenersi buono il popolino (già, proprio il termine adatto, viste le loro dimensioni!), almeno per questa volta. Soprattutto se dotato di incisivi sviluppati e di lunghe orecchie. E, parlando di FEMMINE, anche di una graziosa coda a fiocco e chiappette belle soffici e cotonate.

Proprio come quelle della giovane coniglietta a cui aveva autorizzato l’accesso all’accademia di polizia non molto tempo fa. Come diavolo si chiamava?

Pfff. Un coniglio poliziotto. Che assurdità. Di questo passo, tra un po' sarebbero spuntati fuori persino i gerbilli astronauti, pronti per andare sulla luna!

Beh, che venissero anche loro! Pensò Lionheart. Nella MIA CITTA’ vi é posto per le aspirazioni di chiunque, se servono a portare anche un solo voto in più. Far sognare non costa nulla e rende tantissimo!

“E va bene, dica a quel fannullone piantonato alla reception che lo autorizzo a farla salire.”

“Come...come vuole, signor sindaco. La faccio entrare, allora.”

Leodore mollò il pulsante. Le allettanti prospettive che gli erano appena apparse all’orizzonte non erano bastate a togliergli il malumore di torno. Ma forse si poteva ancora rimediare, almeno da quel punto di vista. In fin dei conti, pure con l’ascensore, ci sarebbe voluto ancora un po' di tempo prima di raggiungere il super-attico dove era situato il suo ufficio. E magari quella rimbambita di una pecorella si era scordata di interrompere le comunicazioni anche questa volta. Per sua sfortuna, l’interfono non si spegneva in automatico.

Premette nuovamente il tasto, tendendo le orecchie e rimanendo in fiduciosa attesa. Che fu prontamente ripagata.

“Roba da matti...fa il minimo indispensabile, per essere un sindaco, e quel minimo gli pesa pure!” Reclamò la voce stizzita di Bellwether, dall’altro capo del ricevitore. “E certo! D’altronde, che saranno mai bazzecole insignificanti come la viabilità, l’urbanistica e l’ordine pubblico di fronte allo stare imbambolato come un autentico idiota davanti allo schermo del computer, a guardare e riguardare sé stesso mentre sorride come un imbecille, facendo le mossette! Ma come si fa, dico io...se gli abitanti di questa città sapessero come lavora il loro STIMATO primo cittadino...”

Un ghigno di trionfo attraversò il muso di Lionheart.

Perfetto! Sublime! La cara, vecchia Bellwether non lo deludeva mai. Si faceva beccare in castagna che era una bellezza, dandogli sempre occasioni di ilarità e divertimento. Quasi si mise a ringraziare il cielo, se mai avesse davvero provato il bisogno di ringraziare qualcosa o qualcuno, per avere un’assistente così sempliciona e sprovveduta. Del resto, che vita sarebbe mai questa, senza un po' di sano SPASSO? Guai, se così non fosse. Un lavoro infame come il suo diventerebbe veramente insopportabile.

Decise di prendersi ancora un secondo, per meglio gustare la terribile rappresaglia che si sarebbe abbattuta di lì a poco, tra capo e collo della povera sventurata.

Poi, dopo aver preso un bel respiro per meglio scandire la voce…

“BRUTT-WETHER!!” Tuonò imperioso.

“Si, vecchio tromb...OH! OH, M-MI SCUSI, SIGNOR SINDACO! I-IO N-NON C-CREDEVO...N-NON I-IMMAGINAVO C-CHE...”

“Ahi, ahi, ahi, ahi...é forse un VECCHIO TROMBONE, quello che ho appena udito, Brutt-wether?”

“I-io n-non...”

“Mi dica: parlando di terminologia applicata, le dice niente la parola LICENZIAMENTO IN TRONCO?”

“Oh...oh no, signore...” gemette la poverina. “...l-la p-prego, l-la scongiuro, i-io...”

“Mmmh...vediamo, forse potrei ripensarci...ma, in cambio, mi servirebbe una piccola cortesia.”

“Q-qualunque cosa, signore! QUALUNQUE COSA, GLIELO GIURO!! N-non ha che da chiedere!”

“Bene. Ha presente le nuove VETRATE INFRANGIBILI? Quelle che abbiamo provveduto a far installare su tutto l’edificio? Ecco...diciamo che non sono molto convinto, a riguardo. Pertanto, gradirei che le testasse personalmente.”

“T-testarle? E...e c-cosa d-dovrei fare per la precisione, signore?”

“E’ molto semplice: dovrebbe anzitutto prendere una bella rincorsa, per poi sbatterci contro con la sua testolina, in modo da verificarne la resistenza.”

“SBA...SBATTERCI CONTRO? M-ma signor sindaco, i-io...i-io n-non...” balbettò la pecorella.

“Niente ma, Brutt-wether! E SI MUOVA, PIUTTOSTO!” Sbraitò lui. “O le garantisco che la faccio finire sul marciapiede qui di fronte prima che questa conversazione abbia termine, E’ CHIARO?!”

“A-agli ordini, signore.” rispose lei, rassegnata. “C-come desidera.”

“Eccellente, Brutt-wether. Ed ora, proceda. Lo sa che mi fido ciecamente, del suo giudizio. E mi raccomando, tenga la comunicazione aperta. Voglio sentire lo svolgersi dell’operazione, per filo e per segno. Non me ne voglio perdere nemmeno un istante!”

Dall’altro lato, a partire dall’istante successivo a quelle sue parole, si udì il cigolio di una porta che si apriva, a cui seguirono nell’ordine un rumore di piccoli zoccoli al trotto, una sorda e sinistra cacofonia di impatto contro un’ampia e dura superficie ed il tonfo soffice di un corpicino che stramazzava sulla moquette.

Musica celestiale per le mie nobili orecchie, pensava il sindaco, in preda ad un riso sguaiato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Come promesso, ecco la seconda storia breve che ho realizzato durante le feste natalizie.

Chiedo scusa per il ritardo, ma in questa settimana una fastidiosa congiuntivite mi ha letteralmente impedito di mettermi davanti al computer.

So che la neve sta creando parecchi problemi, in varie zone d’Italia, ma qui a Milano, dalle mie parti, la qualità dell’aria é veramente pessima, di questi ultimi tempi. Se non arriva un po' (tanto) di pioggia o neve a ripulirla, la vedo molto grigia...

Questa volta, come vi avevo già anticipato, si tratta di un racconto comico-demenziale molto simile alle due storielle brevi che avevo pubblicato quasi un anno fa, quando ho iniziato a muovere i primi passi in questo fandom (Si dice così?): INDOVINA CHI VIENE (PURTROPPO) A CENA e ANCHE I CONIGLI PIANGONO.

Però, é già passato quasi un anno…

Avrei voluto ricominciare già con il nuovo capitolo di THE PROMISE YOU MADE (che comunque é quasi pronto, non preoccupatevi!) ma, come spesso accade, mentre realizzavo CICATRICI mi é venuto di getto anche quest’altro racconto.

E, anche stavolta, ho dovuto dividerlo in due parti, altrimenti sarebbe venuto veramente TROPPO lungo.

Ma soprattutto, esattamente come é successo con CICATRICI, ero partito con una storia comica ed ho finito con il prendere tutta un’altra direzione, creando una satira feroce (del resto, parlando di un predatore…) della politica e di certi difetti riscontrabili in chi fa parte di quel mondo. E’ ovvio che non voglio assolutamente generalizzare: per fortuna, non tutti quelli che fanno questo lavoro sono così!!

Ci si rivede tra qualche giorno per la seconda ed ultima parte.

Intanto, ringrazio Freez shad, MizukiZukishima28, nami92 e Plando (questi ultimi tre anche per averlo messo tra i preferiti!) per le recensioni della seconda parte di CICATRICI.

E, visto che questa volta sono pochi (almeno per ora!), ringrazio anche alegenoaentella, Carol12, WildeFox, Alessialuna25, iris1996, Lunastorta1999 e Nozorae per aver apprezzato.

Credo che, o prima o poi, dovrò fare la stessa cosa anche con la mia long, ma in quel caso la lista é moooolto lunga...e va beh, o prima o poi ringrazierò tutti anche lì.

Alla prossima,

 

 

See ya!!

   
 
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