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Autore: Nirvana_04    13/01/2017    2 recensioni
La storia si basa su un gioco di parole che ultimamente mi ha ispirato molto: l'acronimo!
Il cuore di Lavanda palpitava solo per il suo Ron-ron, folle d'amore e pieno di passione da donare al suo amato. Ma il tempo a sua disposizione scarseggia, e nella sua folle impresa Lav rischierà di perdere anche la testa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Lavanda Brown, Ron Weasley | Coppie: Lavanda/Ron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Folle idea... sentirti mio







 
Le lunghe dita intrecciate al suo amato, se ne stava accucciata contro il suo fianco, il cuore che palpitava all’impazzata nel suo petto, come quello di un colibrì.
Ansimava di dolore nel sapere che la sua felicità correva come un treno su rotaie, che terminavano bruscamente contro un grosso cartello, il quale diceva: fine della corsa.
Vedeva i suoi occhi cercare lei nella massa, sfuggente al suo sguardo quanto anelante a quello della Granger.
Acquiescente, si lasciava palpare; sentiva le sue mani tastare la sua pelle come un cieco alla ricerca di qualcosa che, ella lo sapeva, non avrebbe trovato sul suo corpo.
Nauseata d’amore, chiudeva gli occhi e ricacciava indietro le lacrime; mandava giù l’amaro sapore della sconfitta, e stampandosi sul viso un riso eccitato, urlava di piacere rabbioso.
Dal rientro delle vacanze natalizie, l’ansia era cresciuta: decuplicava nel suo petto a ogni smorfia che si disegnava sul suo viso; scandiva istericamente il tempo che le restava, mentre ella, sempre più forsennata, decantava il suo amore per i corridoi.
A vederli finalmente scendere insieme, complici, con la disinvoltura di chi le sbatteva in faccia l’ovvietà della sua illusa follia, l’ira scoppiò come un petardo, superò la cacofonia della sala comune e raggelò i sorrisi sui volti degli astanti, calamitando lo sguardo dei Grifondoro.
Ratto di taverna! Ecco cos’era. Urlò e urlò ancora; e più urlava, più i loro visi restavano lì, a fissarla, compiaciuti.
Ormai, però, di esser chiamata sciocca non le importava.
Nascose le mani tra i capelli crespi e, finalmente libera, sputò la sua disfatta.
   
 
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