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Autore: HikaRygaoKA    13/01/2017    0 recensioni
Questa avrebbe anche solo potuto essere la storia di come Damian ricevette il pugno nello stomaco più forte della sua vita, invece è il racconto di come tre ragazzi salvarono un impero. Storia vincitrice del secondo posto nel concorso "Steampunk tendencies" di Haykaleen.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Orestea
 


A Ton,
senza la quale questa fan fiction non sarebbe mai stata completata 

 

1-  Checkers
 


Quando Ico tornò dalla sua perlustrazione, Damian si distese, sollevato dal leggero ronzare del piccolo droide. Questi rotolò fra le sue mani, e la superficie metallica del suo corpo sembrò emanare un tetro lucore nel fitto buio della stanza, il checkers si strinse tra le mani la piccola palla metallica che sprigionava un piacevole tepore. “Grazie amico” Damian sorrise al piccolo occhio rosso posto al centro della sfera, e in cambio ricevette un piccolo btzz affettuoso di risposta. Dopo aver estratto dal droide il chip di controllo, Damian lo posò nella borsa legata alla cintura, aprì il Decodificatore e iniziò a esaminare i dati raccolti da Ico. Mentre file di numeri e codici scivolavano in un rosso abbacinante lungo lo schermo ovale, fuori dalla finestra sottotetto dell’Ala Ovest, il Palazzo Imperiale di Londra, Capitale Suprema della Confederazione Europea, si imponeva sul paesaggio cittadino in tutta la sua maestosità: l’edificio non era il più alto in città, bensì era sovrastato dalla Torre dell’Orologio e dalle guglie delle molteplici cattedrali gotiche che puntellavano i cieli perennemente grigi della capitale; ma le solide mura bianche, illuminate dalle centinaia di lampioni elettrici che circondavano la struttura, lo rendevano possente ed elegante, come potevano esserlo stati solo templi di antichi e grandi imperi del passato della cui antichi fasti, tuttavia, non era rimasto altro che il mito. La grande Cupola Centrale che sovrastava la Sala del Parlamento, rifletteva la luce dei fari dei dirigibili che fluttuavano sul palazzo. La maggior parte erano sfarzosi dirigibili aristocratici, quello con cui lui era atterrato sul tetto ero piccolo e discreto, scuro come la divisa dell’Accademia Reale, come unico tratto distintivo lo stemma della famiglia reale di Inghilterra dipinto su di una fiancata. Mentre la luce abbacinante dei fari illuminava a giorno il giardino del Palazzo, sorvegliato da innumerevoli androidi color bronzo, Damian continuava a decifrare le informazioni fornitegli dal decodificatore, senza apparenti risultati. Eppure, se i documenti che Cassandra aveva trovato in quel posto erano corretti, questo sottotetto avrebbe dovuto essere un eventuale nascondiglio di chi o cosa stavano cercando.  Intimamente era contento il luogo fosse deserto. Dopo aver letto i dati, avviò il programma di conversazione privata del Decodificatore e, pochi secondi di bip cadenzato dopo, una voce femminile amica gli rispose “Dimmi che non hai fatto saltare niente in aria, non hai portato allo scoppio di una crisi internazionale o, peggio, causato danni all’attrezzatura". La voce di Cassandra, vagamente increspata dalle distorsioni del Decodificatore a causa della distanza che li separava, gli perforò fastidiosamente le orecchie (e l’ego). “L’attrezzatura è in stato perfetto, e ho causato un incidente diplomatico una volta soltanto! E sono ancora il tuo capitano, per la cronaca. E, comunque, c’era anche Adam lì con me, quel giorno!”. “Allora, capitano, la informo che gli altri checkers stanno continuando a perlustrare il palazzo, non senza difficoltà. Mimetizzarsi  fra la folla con addosso la divisa dell’Esercito imperiale non si sta rivelando semplice.” Cassandra fece una breve pausa “Io e Adam ti aspettiamo”, dopodiché chiuse la comunicazione. Il ragazzo si scostò con uno sbuffo una ciocca di capelli neri dal naso. Nulla a proposito di essere checkers era semplice. Damian era dotato, come tutti i checkers, di un “talento peculiare” sin dalla nascita, ed era stato selezionato dal Governo per entrare nelle file del gruppo d’èlite dell’esercito imperiale, strappato alla propria famiglia, come tutti, in tenera età, e cresciuto fra le austere mura dell’Accademia Reale, costretto a sottoporsi a un addestramento tanto severo da potersi definire spietato, ed impossibilitato a riconciliarsi per sempre con i propri cari, ormai solo una memoria sbiadita. I checkers, infatti, non appartenevano ad una famiglia, non appartenevano a sé stessi: erano al servizio della loro Nazione, che era un altro modo per dire che erano una proprietà della Regina.
Mentre si preparava a lasciare il sottotetto, il rumore di un’esplosione lo sorprese: dalle finestre poté vedere un grande incendio divampare dalla Sala del Parlamento e udii le urla dei nobili in fuga. Trattenne un’imprecazione tra i denti e si fece strada fra il ciarpame della stanza, verso la grande finestra da cui era entrato, prese il Decodificatore e si preparò a chiamare Adam. Forse fu perché  era sopraffatto dall’ansia che non lo notò. E forse il rumore frenetico delle sue dita che componevano il numero sulla tastiera metallica, pesante e con bottoni tondeggianti, coprì il leggero scricchiolio alle sue spalle. Fu perché troppo concentrato a decifrare le cifre sullo schermo che non vide i due piccoli occhi arancioni fluttuare nel buio. Fu Per tutto questo non si accorse dell’enorme sagoma nera alle sue spalle. Un attimo dopo il golem lo colpì con ferocia.
 

Quarantotto ore prima…


L'Agenzia segreta Imperiale di Sua Maestà non era un corpo militare qualsiasi, bensì uno di natura smaccatamente spionistica che aveva contatto diretto con sua Maestà, e i cui membri vestivano tutti piuttosto bene il nero. Era normale per l’Agenzia ricevere richieste particolarmente complesse e delicate, che riguardassero tanto intrighi di Corte che avrebbero potuto portare a un golpe, tanto quanto missioni segrete atte a prevenire sanguinosi conflitti o, qualche volta,  annaffiare le piante nella serra della Regina. Era stato tramite l’Agenzia che, pochi giorni prima, Damian era stato incaricato di una missione particolare: trovare i rapitori del principe Edward. Solo che il principe non era stato rapito, eri a corte, vivo e vegeto e principesco, a firmare mandati reali e a disputare partite di polo come ogni principe dovrebbe fare. La Regina, tuttavia, era certa di aver scorto qualcosa di strano, profondamente innaturale nel suo primogenito. Allo stesso tempo, una misteriosa serie di sparizioni si stavano verificando nella capitale: tutti di ragazzi compresi fra i 16 e i 18 anni, tutti di corporatura esile, alti, dalla carnagione spruzzata di lentiggini e, spesso, con occhi verdi e capelli color rame: tutti molto simile alla sua maestà imperiale Edward. Il numero delle sparizioni, ormai, era troppo alto per passare inosservato.  Era, pertanto, necessario indagare.
Orientarsi fra le strade di White Chapell di sera significava evitare barriere urbane invisibili a causa della nebbia infittita dal vapore delle macchine e dei droidi di sorveglianza in giro. Damian, Adam e Cassandra riuscirono, dopo un estenuante peregrinare, a scovare il The old Oxford Pub: ad aiutarli nella loro ricerca vi fu la celeberrima puzza di rancido della stamberga. Non appena i tre giovani checkers entrarono nel pub, furono accolti una fitta selva di sorrisi aguzzi, qualche grugno di malcontento ma, principalmente, un non proprio timido schieramento di armi bianche che brillavano un po’ nella penombra della stanza. “Yo Pitt! Come ti butta?” Damian diede una pacca sulla spalla all’energumeno dietro al bancone del bar e con un sorriso rilassato si sedette su uno degli sgabelli di legno. Cassandra e Adam rimasero alle sue spalle, vigili e con le mani alle armi. Pitt rispose con un cordiale ghigno e qualche parola colorita sulla madre del ragazzo (Damian non se la prese, nemmeno si ricordava di lei). “Cani della Regina, so cosa volete chiedermi, ma non ho le risposte che cercate: le sparizioni non sono affare mio, lo sapete”. No” rispose monocorde Cassandra “tu preferisci il campo della prostituzione”. Pitt la guardò come guardava un pezzo di carne dal macellaio prima dell’acquisto, per giudicarne la qualità, e poi le sorrise, quasi complice . Cassandra, disgustata, fece per colpirlo quando Adam, padrone della situazione come suo solito, intervenne con un sorriso amichevole “Non cerchiamo risposte da te, ma prove. Qualcuno ci ha detto che tu hai qualcosa che potrebbe interessarci. O meglio qualcuno. Dacci il nome”. Il barista sembrò sorpreso della calma con cui l'allampanato ragazzo dalla pelle scura gli si era rivolto, nonostante la differenza di stazza fra i due. A volte pensava che essere degli idioti narcisisti e fin troppo sicuri di sé come Damian, dovesse essere una caratteristica richiesta dal Governo per diventare un cane di sua Maestà. Il locandiere soffiò fra i denti, come se stesse per sputare, e poi sbattè sul tavolo di legno ruvido e vecchio un foglio ingiallito “Questo è tutto quello che posso darvi: un luogo. Nessuno dei miei contati in città ha saputo dirmi di più riguardo i casini che stanno succedendo qui a White Chapell. E sì, tenevo pronto il foglietto per voi. Se volete le informazioni, pagatemi e poi sparite mocciosi”. “Non pensavo ti importasse tanto della situazione da compiere una vera e propria ricerca tutto spiano” Cassandra commentò sorpresa, come se avesse qualcosa su cui ricredersi. Pitt le mostrò il suo sorriso giallo e storto “Giovani uomini fra il 16 e i 18 anni, mia cara, sono una parte fissa della mia clientela. Non di quella che viene al bar, ovviamente. Non potrei mai servire alcolici a dei minorenni” Cassandra stava per rispondergli qualcosa di molto sconveniente che riguardava la madre di Pitt ( di cui lui, invece, si ricordava bene) quando Damian si alzò in piedi con eleganza, gli rivolse uno dei suoi sorrisi più cortesi e gli parlò “Ti siamo sinceramente grati per il tuo aiuto Pitt, così tanto che, credo, chiuderemo un occhio sulle condizione del tuo... rustico (lo disse trattenendo un attimo la parola sulla punta della lingua) pub all’Ufficio di Igiene. Credo ci sia da risparmiare parecchio in multe, ma non sono un esperto di economia, quanto di queste, piuttosto” Sfilò dalla cintura un massiccio revolver il tempo necessario perché Pitt notasse quanto la canna fosse grande “E non devi ringraziarci, non preoccuparti” Gli fece un occhiolino e uscì con i suoi due compagni da quel tugurio angusto e maleodorante, mentre la voce di Pitt, che sbraitava cose molto poco carine anche sulle madri di Cassandra e Adam li raggiungeva  (nessun problema, nemmeno Cassandra e Adam conservavano alcun ricordo della loro famiglia). Damian continuò a sorridere “Adoro quando vincono tutti”. 
  
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