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Autore: nigatsu no yuki    14/01/2017    3 recensioni
Raccolta di nove oneshot a tema natalizio, ognuna su una coppia diversa e con prompt diversi. Spero possano piacervi :3
1) Silent night | Ukatake
2) Brithday night | Kagehina
3) Warm night | Tsukkiyama
4) Bitter night | Iwaoi
5) Santa Claus' night | Asanoya
6) Funny night | Levyaku
7) Lonely night | Kuroken
8) Endless night | Daisuga
9) Magic night | Bokuaka
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Queste storie partecipano al contest “Christmas Game – Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it!
[All'interno link dell'evento]
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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One shot | Daisuga | 2600 parole | Traccia 28 "A e B non si vedono da molto tempo.
Si incontrano di nuovo quando le loro famiglie/amici organizzano il cenone insieme."



 
Endless night
 

Suga sapeva fin troppo bene che quella sua scelta gli si sarebbe inevitabilmente rivoltata contro: era un uomo adulto ormai, sapeva venire a patti con se stesso quando pensava di non poter reggere più certe cose. Non per la vecchiaia - come a volte gli piaceva chiamarla - di per sé, semplicemente perché il tempo che passava non era qualcosa che si poteva ingannare. E il tempo, inevitabilmente, cambiava tutti.
Aveva capito troppo tardi che declinare quell'invito non sarebbe sembrato così sconveniente come accettarlo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per non trovarsi in quella situazione. 
 
Nishinoya l'aveva chiamato entusiasta la mattina del 23 dicembre chiedendo la sua partecipazione per il cenone che lui e Asahi avevano organizzato la sera dopo. Aveva assicurato che ci sarebbero stati tutti i vecchi membri della Karasuno - gli unici mancanti, avrebbe poi scoperto sarebbero stati Kageyama e Hinata, entrambi in vacanza in Europa, e Yachi bloccata a casa dalla febbre.
Non ce l'aveva fatta a dire di no all'ex libero, alla sua esuberanza e, segretamente, a ciò che il suo cuore agognava da anni: rivedere Daichi.
Il problema era che se ne sarebbe pentito perché lui, Sugawara Koushi, 30 anni di lì a pochi mesi, era un codardo.
Yuu l'aveva accolto in casa saltandogli praticamente al collo. Erano nella vecchia casa di campagna che aveva ereditato da sua nonna, ci passava spesso le vacanze con Asahi, tant'è che aveva deciso per quel ritrovo di vecchi amici per Natale potendo usufruire delle numerose stanze per gli ospiti. 
«Suga-san! Sono così felice che tu sia venuto!» esclamò Nishinoya, perché lui era sempre così eccitato per tutto. 
Rivide ognuno dei suoi vecchi amici, erano tutti lì: Tanaka accompagnato dalla moglie e dal figlioletto, più o meno della stessa età della bambina più grande di Ennoshita - il più piccolino non era ancora in età scolare e rimaneva in braccio alla madre con espressione assonnata. Narita e Kinoshita erano entrambi accompagnati dalle rispettive fidanzate - anzi, ora che guardava meglio gli anelli dorati, il primo era già sposato. La bella manager Kiyoko, anche lei era in dolce compagnia, nonché in dolce attesa, a testimoniarlo il ventre pieno che si notava appena sotto il largo maglione dalle improbabili fantasie invernali. Tsukishima e Yamaguchi erano da soli, anche se il secondo stava già intrattenendo i bambini quando Suga arrivò.
Mancava Daichi e il ragazzo cercò con tutto se stesso di non provare dispiacere. Anche perché era inutile, oltre ad essere sconveniente e controproducente da ogni punto di vista.
Asahi fu l'unico a guardarlo con sguardo comprensivo quando Noya si fu allontanato dopo aver avvisato tutti del suo arrivo. Il moro gli mise una mano sulla spalla sorridendo nel suo solito modo gentile, voleva essere rassicurante, ma Koushi era da troppo tempo schiavo di sentimenti negativi, una festa di Natale non avrebbe certo rimesso insieme i cocci della sua vita.
 
Arrivò in ritardo, l'ex capitano, erano già tutti seduti a tavola quando il campanello suonò con insistenza. Suga si ritrovò a pensare, prima che l'altro ragazzo varcasse la porta, che non lo vedeva da più di cinque anni. Non aveva avuto - anzi non aveva voluto - più sue notizie da quando si era diplomato, gli anni dell'università erano scivolati silenziosi tra alti e bassi: tra silenzi imbarazzanti e piccole gioie, ma soprattutto tra singhiozzi soffocati con unico spettatore Asahi. Il vero colpo di grazie Koushi l'aveva ricevuto quattro anni prima, ed era patetico, perché lui non l'aveva mai superato.
Poi apparve sulla soglia e, quasi fosse la cosa più prevedibile di quel mondo, il cuore del ragazzo moltiplicò i battiti e il suo stomaco fece una capriola: era arrivato da solo. O meglio, non era affatto solo, perché stringeva in braccio una bambina di non più di tre anni, ma accanto a lui mancava una figura che Suga si sarebbe aspettato di vedere.
Daichi salutò tutti e quando il suo sguardo si posò sull'ex alzatore sembrò addolcirsi, mentre sussurrava un "Ciao" solo per lui. E come era prevedibile Koushi sentì le membra stringersi e il malessere bloccargli il respiro in gola: di nuovo quell'idea, di nuovo si maledisse per essere andato a quella cena.
 
L'alcol aveva finito di scorrere appena un'ora dopo la mezzanotte, col finire di questo i bambini si erano già tutti addormentati da un pezzo e ognuno di loro era stato inviato verso le due grandi stanze disponibili. Suga avrebbe voluto liberare la sua risata isterica quando Noya lo indirizzò verso quei due futon, nella stanza adibita agli uomini, quando vide che su uno di essi dormiva la bambina di Daichi.
Capì che voleva andarsene a casa, non gli importava del sake ancora in circolo, non avrebbe potuto sopportare quella notte che stava diventando infinita.
Era lì, seduto per terra, le tempie che pulsavano dolorosamente, mentre già Narita e Tanaka dormivano. Poi sentì un fruscio, qualcuno si sedette vicino a lui.
Non aprì gli occhi subito, si fece cullare dall'illusione che fosse Asahi.
«Dannazione ho bevuto davvero troppo» sussurrò piano Daichi.
Il castello di vetro nella mente di Koushi si sbriciolò fragile, sentiva quasi i pezzi taglienti conficcati nel petto: non poteva sostenere una conversazione con lui, non era sicuro che ne sarebbe stato in grado neanche da sobrio. Ma ne fu costretto.
«Non abbiamo più l'età, vero?» disse semplicemente Suga dischiudendo piano gli occhi, posandoli su Daichi che lo fissava attentamente. Arrossì e sperò che, con l'oscurità dalla sua parte, non si notasse. 
«Non sei cambiato per nulla Suga» disse Sawamura, sorridendo piano «non ci vediamo da anni, avevo quasi paura di ritrovare qualcuno di estraneo» rise, per smorzare un po' di tensione «non pensavo comunque venissi da solo, Asahi non me lo aveva detto.»
Koushi si ritrovò a ringraziare mentalmente l'amico, ringraziò la sua riservatezza e intanto cominciò a pensare a cosa poteva dire.
Asahi era l'unico a sapere la verità su di lui: Koushi lo aveva sempre pregato perché non dicesse a nessuno quella sua verità, era terrorizzato dal giudizio degli altri. Cosa avrebbero pensato una volta saputo che gli piacevano gli uomini? Non ci voleva neanche pensare.
Si sentiva però in dovere di raccontare a Daichi la verità - o almeno parte di essa, in modo da non sentirsi poi in colpa quando avrebbe rigirato su di lui la stessa domanda.
«Ho avuto una relazione di quasi quattro anni» incominciò con un sussurro «ma è finita qualche mese fa, questa persona... ci tenevo tanto a lei, ma ha accettato un lavoro in Inghilterra e non riuscivo proprio a mollare tutto per seguirla.»
Koushi aveva conosciuto quel ragazzo quando aveva iniziato la specialistica: aveva qualche anno più di lui ed era un medico a tutti gli effetti, un radiologo. Aveva fatto una lezione sulle indagini strumentali agli specializzandi di pediatria. Si erano frequentati, ed andava tutto bene, ma Suga avrebbe mentito a se stesso dicendo che non si era lanciato in quella relazione per dimenticare. Per dimenticare la notizia che Asahi quasi con timore gli aveva lasciato: il matrimonio di Daichi.
Poi si era davvero affezionato, ma nell'ultimo anno c'erano stati più litigi che perdoni, e l’altro aveva accettato quel posto a Londra.
«Mi dispiace» replicò piano Daichi «immagino come tu possa averla presa, non è mai facile.»
Parlava con una strana amarezza nella voce e la curiosità di Koushi era troppa, anche se sapeva che sarebbe stata la sua rovina.
Si voltò piano verso la bambina sorridendo «È davvero bellissima» disse piano: era la verità, uguale identica a Daichi, tranne che per gli occhi, erano più chiari.
L'amico sorrise dolcemente «È la cosa migliore che mi sia capitata, anche se spesso guardandola ripenso alle tue parole e a quelle di Yui.»
A Koushi si bloccò il respiro in gola, sia per le parole in sé, sia per aver risentito il nome della vecchia amica di Daichi.
Lui continuò senza accorgersi di nulla «Lo dicevate sempre, quella matricola non faceva per me, ironico come me ne sia accorto solo un anno dopo il matrimonio e la nascita della bambina.»
A Suga tornò in mente ogni cosa: la sua mente fu annebbiata da ricordi vecchi, ricordi di quei primi anni universitari, ricordi che catalogava nella sua mente come troppo pericolosi, che forse, da un lato, avrebbe preferito dimenticare del tutto.
Le università erano diverse, ma ci si ritrovava spesso a passare i weekend insieme per locali: lui, Daichi, Asahi e Michimiya. A volte capitava una festa, altre andavano semplicemente a cantare al karaoke.
Alcune volte Asahi non andava con loro e si permetteva un'uscita con Noya, a volte era il piccolo ex libero ad unirsi a loro; altre volte anche la ragazza non usciva con loro e Suga e Daichi si ritrovavano ad andare al cinema insieme o a fare compere, magari proprio nel periodo delle feste. Quelli erano i momenti peggiori per Koushi, perché dentro di sé sapeva che li analizzava in modo sbagliato: Daichi era un suo amico, non sarebbe mai stato nulla di più, anche se Suga stesso era arrivato a pregare - non sapeva neanche bene lui cosa - le notti che quei sentimenti che provava fossero ricambiati. Era un ingenuo e lo sapeva fin troppo bene.
Daichi aveva conosciuto quella ragazza il loro terzo anno di università: era una matricola e stravedeva per lui, tant'è che l'ex capitano della Karasuno si era fatto ammaliare da quel volto perfetto. A nulla erano valsi gli avvertimenti di Koushi e di Michimiya: visti dall'occhio esterno di Asahi, entrambi fin troppo poco disinteressati. Suga lo sapeva, sapeva che Yui provava per Daichi ciò che provava anche lui e dentro, nel suo profondo, nascosto dalla visione di tutti, nascosto dalla sua parte buona, lui la odiava. Perché lei era una ragazza e avrebbe avuto tutte le opportunità che a lui erano negate; nonostante quello non si era mai fatta avanti.
Durante il secondo anno di università, in un impeto di coraggio Koushi aveva chiesto all'amico cosa pensasse di Michimiya: Daichi era arrossito profondamente balbettando qualcosa di sconnesso molto simile a "È una mia amica ed è bellissima... ma non ho mai pensato a lei in quel modo." Mentiva e Suga lo sapeva, ma sorridendo nel modo migliore che riusciva gli aveva detto "Mr. Romanticone non ti credo affatto" aveva sussurrato in un soffio "credo che dovresti darle una possibilità."
L'aveva visto sorridere e per un attimo la tristezza era andata via anche dal suo animo: si era quasi convinto che l'importante fosse la felicità di Daichi, anche se quella felicità non era lui. Era un bel pensiero e ci aveva creduto, ma si ricordava che quel weekend - quel weekend impresso a fuoco nella sua mente - era crollato, era andato ad una festa senza Asahi e aveva bevuto così tanto che aveva quasi scordato tutto. In quello stato di euforia si era dimenticato della tristezza e stava quasi bene, non sapeva che a quella festa c’era anche Sawamura e non capiva come, questo ad un certo punto questo se lo era caricato in spalle e lo aveva riportato a casa, dicendogli quanto fosse irresponsabile e chiedendogli quale fosse il problema. E Koushi era sicurissimo che fu l'alcol a parlare per lui, a muoversi per lui, poiché appena chiusa la porta di casa si aggrappò con forza all'amico attirandolo alla sua altezza e baciandolo. Aveva realizzato ciò che bramava da anni, la sua mente era focalizzata su quello, non si chiedeva perché Daichi stava rispondendo a quel bacio - lo avrebbe capito giorni dopo, una volta scoperto che Michimiya usciva con un ragazzo, una volta scoperto quanto l'amico l'aveva presa male - si lasciò trasportare da quel momento, mentre sentiva il cuore esplodergli nel petto.
A volte involontariamente la mente tornava a quei secondi confusi, quando il bacio si era intensificato sempre più e con urgenza Suga si era liberato della sua maglia per fare la stessa cosa con quella del compagno, le mani che sfioravano la pelle sulle spalle e sui fianchi. Era arrivata a quel punto la consapevolezza nell'altro, che si era staccato da lui ansimando e bloccandolo per i polsi: nel suo sguardo aveva letto cose che non avrebbe mai voluto vedere. "Cosa stai facendo Suga?" gli aveva chiesto "cosa sto facendo io..." si sarebbe poi detto.
Koushi ricordava come se ne fosse andato a dormire barcollando senza dirgli più nulla, come avrebbe finto, il giorno dopo, di non ricordarsi nulla per non distruggere ogni cosa, come avrebbe pianto l'anno successivo una volta scoperto che Daichi si era fidanzato con quella ragazza del primo anno, lasciando smarrito sia lui che Michimiya.
Ritornò nel presente, si costrinse a farlo, anche perché sentiva le unghie che affondavano nei palmi delle mani con insistenza. Pensò quanto fosse inutile ritornare nel passato, quanto fosse doloroso, quanto rendesse solo più lunga ed interminabile quella notte. Si fissò le mani, senza la forza di alzare lo sguardo sull'amico; capì che quegli anni passati lontano da lui gli erano serviti, aveva potuto lavorare su se stesso, imponendosi quasi, di non essere più innamorato di Daichi. Ci aveva provato con tutte le sue forze, adesso era bastata quella festa a far vacillare tutto ciò che si era costruito, e non era pronto a perderlo, avrebbe fatto di nuovo troppo male.
«Stiamo parlando di argomenti fin troppo tristi per una festa, non trovi?» si fece uscire a quel punto Daichi, sempre a bassa voce, per non svegliare nessuno.
«Sono le nostre storie, possono essere tristi, ma raccontano ciò che siamo» replicò piano Suga.
Sawamura rise sommessamente «Sei sempre così saggio» gli disse.
A quel punto il ragazzo si concesse un sorriso, cosa che non passò inosservata a Daichi «Finalmente sorridi, avevo iniziato a temere che non sopportassi più la mia compagnia» scherzò.
Gli avrebbe volto dire tante cose: che la sua compagnia era ciò che desiderava da sempre, che non avrebbe voluto perdere quegli anni, sfilacciati dalla lontananza, che aveva voglia di togliersi il peso dal petto che lo opprimeva da quando aveva sedici anni. Ma non poteva, non avrebbe mai potuto.
«Koushi» iniziò Daichi e nel sentirsi chiamare per nome il ragazzo trattenne il respiro «ascolta volevo chiederti...» si bloccò e Suga riportò lo sguardo su di lui lasciando che questo lo analizzasse: sembrava combattuto, voleva domandargli qualcosa, forse non si osava. Ebbe paura di sentirla quella domanda, ebbe paura di non essere in grado di dargli una risposta senza irrimediabilmente esporsi.
Daichi però scosse la testa, fece incontrare i loro sguardi e gli sorrise «No, nulla» disse infine.
Era meglio così.
«Mi sarebbe piaciuto rivedere anche Yui, sono almeno due anni che non ci sentiamo» riprese così da nulla, forse per alleggerire la tensione, ma quello fece solo cadere un macigno sullo stomaco di Suga.
Sorrise piano, sperando che la sua voce non tremasse «Anche lei è diventata mamma da poco» riferì quelle stesse parole che Asahi gli aveva detto qualche mese prima, non tanto perché lui avesse chiesto, ma erano uscite leggere, come nulla.
«Sì l'ho saputo» disse piano «solo che adesso ripensare a lei mi fa tornare in mente quelle tue parole di una volta, ti ricordi vero?»
Koushi sentì il cuore rallentargli nel petto.
«Sono stato un vero idiota» disse piano, poi si voltò ad accarezzare la testa della sua bambina, quasi volesse redimersi con lei per quel suo ultimo commento.
Suga si voltò piano, appena in tempo per nascondere nel buio una lacrima che gli stava solcando il volto, chiedendosi di nuovo perché di quei suoi sentimenti, pregando perché sparissero pur di non farlo soffrire in quel modo, ma rimanendoci attaccato come se fossero la cosa più preziosa che aveva «Lo siamo tutti» sussurrò piano, più a sé stesso che ad altri.
Alzando lo sguardo verso la finestra notò che aveva cominciato a nevicare: fu Daichi a sussurrare poi «Buon Natale Suga» e fu Koushi che rimase a fissare quella finestra piuttosto che rispondergli, riuscendo con chissà quale forza di volontà a ricacciare giù le lacrime.










Angolino

°---w---°
Salve!
Di solito a questo punto inizio giustificarmi per il ritardo nel pubblicare (scusatemi, ma la prossima settimana ho due esami ç.ç) e per l'angst (di questo non mi posso scusare però).
Quindi nulla sopportatemi queste altre due righe :3
Adoro questa mia coppia è ho un sacco di headcanon tristi su di loro: primo tra tutti Daichi innamorato di Yui, Suga innamorato di Daichi e quindi sofferenza ç_ç
Magari ce la farò invece a scrivere su di loro in chiave coppia felice, magari... anche perché sono tra i miei preferiti nel fandom!
Detto questo vi anticipo che dato che domani il contest finisce, e io sono in ritardo :') l'ultima os arriverà domani sera, probabilmente sarà una flashfic e beh, direi che la coppia che manca sia abbastanza ovvia (no okay, magari solo per chi mi conosce OYA!)
Come al solito grazie a tutti voi per il vostro supporto, non pensavo che questa raccolta piacesse così ç.ç i vostri pareri mi riempiono di gioia :3
Che dire, quindi a domani! :D

 
   
 
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