28/05/2009
6 recensioniA witch’s best friend
“Che cos’è quello?” chiese Hermione, fissando l’anello con gli occhi sbarrati.
Draco se lo rigirò tra le dita, studiandolo attentamente da tutte le angolazioni, e poi tornò a guardare lei. “Un anello”, sentenziò serio.
“E… è un… un… diamante vero?”: la ragazza finì la domanda con una vocina piccola piccola ed allungò un dito per toccarlo.
Sebbene avesse vissuto situazioni che esulavano dalle esperienze di vita dei suoi coetanei – tra cui quel viaggio a cavallo di un drago che aveva, se possibile, aumentato ancora di più la sua insofferenza nei confronti del volo - Hermione Granger certe cose le aveva viste solo in fotografia o nei documentari in tv, in quei servizi che davano sul canale scientifico tra i reportage sui Dragoni di Komodo e quelli sulla divisione dei compiti nelle società delle Termiti.
“Dovrebbe” ammise lui con un’alzata di spalle, pregando gli dei del cielo che non gli chiedesse se si fosse fatto rilasciare un certificato di garanzia: a distanza di tutto quel tempo, ricordava ancora con orrore il giorno in cui aveva deciso di accontentare la sua mania per quegli stupidi oggettini babbani di vetro Suarovshi.
Anche perché non l’aveva fatto nemmeno per l’anello.
“Dove l’hai preso?”
Draco la guardò, inarcando un sopracciglio: era una ragazza intelligente, una strega molto capace ed un ottimo avvocato ma, di tanto in tanto, con neanche tanto impegno, Hermione Granger sapeva essere molto rincitrullita. Pensò amaramente che fosse arrivato il momento in cui doveva cominciare ad intromettersi riguardo alla questione tempo-da-dedicare-agli-amici-cretini, perché quel comportamento doveva derivare per forza dall’influenza di Potter e compagnia bella.
“Hai presente che si dice i diamanti derivano dal carbone?” cominciò, scrutando attentamente le sue reazioni.
La sua fidanzata, da quale prima della classe che era stata, annuì.
“Be’, da generazioni noi Malfoy ci tramandavamo quello che era un sasso annerito…” continuò, sedendosi sulla sua poltroncina di vimini preferita, “e stamattina, quando mi sono alzato…”
“Draco Malfoy!” lo interruppe Hermione. “Non sono una delle galline che rimorchiavi nei pub il venerdì sera e che potevi incantare con la tua parlantina!”
“Infatti la prima volta che siamo usciti insieme era di domenica pomeriggio.” confermò, afferrando al volo il tovagliolo che la ragazza gli tirò addosso. “Oh quante storie!” esclamò poi mettendosi in piedi, poggiando il tovagliolo sul tavolo ed alzando gli occhi al soffitto. “L’ho preso a Diagon Alley – e spero che la tua prossima domanda non sarà «Perché?» o giuro che, per la prima volta in vita mia, potrei alzare le mani su una donna e non per recarle piacere!” la minacciò, indurendo lo sguardo.
“A dir la verità, ci sarebbe quella questione di tale Andy che non è mai stata chiarita...” bofonchiò la ragazza, incrociando le braccia al petto ed imbronciandosi un poco.
“Quello fu Weasley che… ehi! Non cercare di sviare il discorso!” quasi strillò, agitando un indice in aria.
“Non stavo… ok, stavo.” ammise, lasciandosi cadere sulla poltroncina davanti a quella su cui, nel frattempo, si stava nuovamente sedendo Draco.
“Che ne pensi?” le domandò, sporgendosi in avanti e tornando a sentire il nervosismo che l’aveva colto esattamente due sere prima, fin dal primo momento in cui aveva fatto scivolare quella scatolina di velluto - che ora giaceva dimentica a pochi passi da loro - nella tasca della propria giacca.
“È un bell’anel-” Hermione s’interruppe da sola incrociando il suo sguardo assassino. “Non ti riferivi all’anello, capisco” aggiunse tetra, portandosi alle labbra, con mano tremante, una tazza fumante di tè. La tazza fumante di tè che l’aveva spinta a Malfoy Manor alle cinque di quel pomeriggio: Draco l’aveva chiamata via camino meno di un’ora prima, chiedendole di passare da lui per stare un poco insieme prima della sua partenza per Parigi. “Quindi la storia del viaggio di lavoro a Parigi era una scusa?” s’informò pacata, giusto per sapere se avesse dovuto o meno cambiare ulteriormente i programmi che aveva fatto per quel weekend.
“No, non lo è” disse Draco, scuotendo la testa. “Ma devi ancora rispondere alla mia domanda. Non per farti fretta o sembrarti sgarbato, però… gradirei una risposta, ecco.”
Hermione si alzò con calma dalla poltroncina, tamponandosi le labbra con una salvietta e lisciandosi le pieghe del tailleur. Solo dopo essersi data uno sguardo veloce al grande specchio del salone – giusto per far stare il suo quasi-marito un po’ più sulle spine: in fin dei conti, aveva lasciato a metà la lettura del documento al quale stava lavorando in visione di qualche dolce e banale coccola extra… cielo! Doveva pur vendicarsi del fatto che era arrivata impreparata all’appuntamento che avrebbe cambiato per sempre le loro vite! – e solo dopo aver preso un respiro profondo, si decise a sedersi sulle sue ginocchia, a passargli le braccia intorno al collo ed a tirarlo a sé per baciarlo.
“Devo intenderlo come un sì?” mormorò Draco staccandosi da lei, ed increspando le labbra in un sorriso.
“Intendilo come vuoi, Malfoy…” sussurrò sulle sue labbra, precisando uno «scordati che io acconsenta a lasciare il mio cognome per il tuo» prima di baciarlo di nuovo.
Fine
Nota autora: Gente, eccoci di nuovo qui: mi stupisco io stessa di quanto sia riuscita a scribacchiare negli ultimi tempi. E questa storia è per la nuova iniziativa di Criticoni a cui ho aderito.
Baci baci,
Merryluna.
Ps: Harry Potter non è mio.