Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: taisa    14/01/2017    4 recensioni
Anche Goku si è accorto che Vegeta ha qualcosa che non va. Non gli resta altro da fare se non cercare di aiutarlo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SLEEP TIGHT


Dall’inizio di quella strana ed inaspettata convivenza, mesi prima, si era formata una specie di routine che sembrava mettere d’accordo tutti. La sveglia era alle sei di mattino, costringendoli ad alzarsi delle loro brande per passare la mattina ad adempiere ai loro doveri fino al pranzo. Dopo aver consumato un lauto pasto c’erano gli allenamenti che terminavano giusto per l’orario di cena che decretava la conclusione delle fatiche quotidiane. A fine giornata c’era solo il tempo per rinfrescarsi e per tornare stancamente ai letti.

Goku era sempre troppo esausto per pensare, dopo la massacrante giornata, e una volta raggiunto il materasso si addormentava nel giro di pochi istanti. Alle sei del mattino successivo ricominciava tutto da capo e come i giorni che l’avevano preceduto si trascinava giù dal letto per riprendere da dove aveva lasciato.

Il suo compagno di stanza sembrava avere un ritmo diverso e Goku si illuse, quasi per scherzo, che Vegeta non dormisse affatto. Essendo sempre il primo ad appisolarsi non faceva mai in tempo a vedere il principe dei saiyan fare altrettanto. All’alba la suddetta sveglia non era altro che un calcio che l’amico gli dava senza riguardi. Quando Goku riapriva gli occhi trovava Vegeta già pronto, la battle suit in dosso fatta eccezione di uno o entrambi i guanti. Alle spalle del principe il letto rifatto ed ordinato che non sembrava essere nemmeno stato toccato.

Eppure Goku si era sempre ritenuto piuttosto mattiniero. In quella piccola casetta sui Monti Paoz era sempre lui il primo a svegliarsi, seguito a ruota dalla moglie e qualche ora più tardi dal figlio minore. Quando anche Goten era in piedi e pronto per andare a scuola, Goku aveva già fatto il riscaldamento della mattina e stava cominciando ad abbuffarsi della colazione che nel frattempo Chichi aveva messo in tavola. Poi andava ad arare i campi. Era abituato a svegliarsi alle sei ed infatti non aveva fatto una grinza quando gli era stato detto che per quell’ora doveva cominciare a prepararsi. Vegeta invece sembrava si alzasse almeno mezz’ora prima, dandogli il tempo di sciacquarsi, vestirsi e persino rifare il proprio letto, prima di andare a disturbare il compagno di stanza.

La prima smentita di quell’assurda teoria avvenne quattro giorni prima e Goku si accorse che qualcosa non andava quando, al mattino, non fu l’amico a svegliarlo. Aprendo gli occhi scoprì che di Vegeta non c’era nessuna traccia. Le lenzuola della branda erano state lasciate disfatte. Senza darsi troppo pensiero, Goku era andato a prepararsi tornando qualche minuto più tardi per trovare la stanza come l’aveva lasciata. Incontrò Vegeta non molto tempo dopo, seduto su uno degli alberi piantati accanto al fiumiciattolo. Non indossava la sua divisa, portava solo i boxer con la quale l’amico suppose avesse dormito.

Da lontano lo aveva fissato per un po', domandandosi cosa stesse facendo e perché non fosse ancora pronto. Inutile dire che quando si avvicinò per parlargli non ottenne altro se non la tipica ostilità del principe dei saiyan che dopo qualche insulto e una serie di borbottii si diresse verso la loro stanza per cambiarsi.

Tuttavia il primo campanello d’allarme cominciò a suonare nella mente di Goku quella stessa notte, quando per la prima volta fu svegliato bruscamente. Le urla del compagno di stanza s'introdussero nel suo sonno, modificando di conseguenza i suoi sogni. Dopo alcuni minuti comprese che le grida provenivano dalla realtà ed aprendo un occhio per guardare, vide Vegeta sedersi sul materasso con una lenta ed angosciante respirazione. La luce che filtrava dalla finestra accanto alla quale dormiva il principe ne sottolineò la pelle sudata. Pochi secondi più tardi Vegeta scostò le coperte ed uscì dalla stanza sbattendo la porta, senza preoccuparsi della potenzialità di svegliare il coinquilino ed inconsapevole del fatto che questo era già accaduto.

Goku si mise a sedere sul letto, domandandosi cosa potesse essere successo. Attese nella speranza di veder ricomparire l’amico, ma quando non avvenne il sonno prese nuovamente il sopravvento e tornò ad addormentarsi.

Il terzo giorno comprese che se prima la sua era solo una battuta, era ora divenuta una realtà. Vegeta non stava dormendo e ciò divenne evidente dal viso pallido e dagli occhi stanchi. Goku non aveva ancora detto una parola a riguardo, ma era diventato troppo evidente per non notarlo e quel giorno, il quarto, decise che forse sarebbe stato meglio intervenire.


***


Il compito del giorno consisteva nello spolverare una grossa sala nel palazzo del felino della distruzione. Senza fiatare i due saiyan avevano afferrato uno scopettone a testa e si erano recati sul posto.

Ore dopo non molto progresso era stato compiuto e l’enorme stanza restava per lo più intrisa di polvere vecchia di secoli. Goku era distratto, sollevando di sovente lo sguardo per guardare l’altro saiyan, domandandosi cosa fosse la causa della sua sonnolenza. Dal canto suo, Vegeta non aveva fatto altro che spazzare lo stesso metro quadrato per un tempo indefinibile. Forse troppo addormentato per accorgersene, non aveva fatto altro che passare lo spazzolone in quei pochi centimetri senza scostarsi di troppo. Persino Goku, per quanto assente a sua volta, era riuscito a pulire una parte più ampia del pavimento.

Fermandosi ad osservarlo per l’ennesima volta, si domandò se fosse il caso di chiedere al principe dei saiyan una spiegazione, ma la consapevolezza di ottenere una risposta sul genere “Fatti gli affari tuoi, Kakaroth” lo costrinsero a ripensarci. Così non avrebbe ottenuto molto, se non quello di far arrabbiare l’amico.

“Questa stanza è rimasta come l’ho lasciata” s’introdusse una voce tra i pensieri di entrambi che scostarono simultaneamente il capo in direzione della porta, davanti alla quale il maestro li stava fissando. Lord Whis si portò una mano al volto, per proteggersi dai pulviscoli e si guardò attorno. Scostò prima lo sguardo su Goku, che si grattò la nuca con imbarazzo, poi su Vegeta, più intento a reggersi in piedi grazie allo scopettone che stringeva tra le mani. Su di lui l’uomo dall’aura divina indugiò per un secondo di più, ma non disse nulla in particolare. “A chi di voi signori spetta il compito di ripulire la cucina quest’oggi?” domandò pur conoscendo la risposta, poiché i suoi occhi si scostarono verso il principe. Vegeta lo guardò di rimando per un istante soltanto, e con un’andatura flemmatica si avvicinò alla porta, dopo aver abbandonato la spazzola accanto alla parete. In silenzio si allontanò.

C’era qualcosa che non andava nella sua postura, aveva notato Goku. Vegeta camminava sempre a testa alta, le spalle dritte con lunghe e decise falcate. Quel giorno la sua andatura sembrava quasi instabile, il capo chino, le spalle basse e i piedi che si trascinava dietro a fatica.

Rimasto solo con il maestro, Goku lo fissò. “Ehi, Lord Whis, tu credi che ci sia qualche problema con Vegeta?” chiese, esternando per la prima volta il suo pensiero. Il divino lo guardò a lungo, i fini occhi gelidi lo scrutarono con attenzione. Whis sorrise, “È preoccupato per il suo amico, Signor Goku?” domandò di rimando, portando dietro la schiena la mano che aveva fino a quel momento tenuto sul volto; l’altra stretta attorno all’immancabile bastone.

Il saiyan sembrò rifletterci, si grattò la nuca ed osservò un punto imprecisato della stanza, “Beh, sì” ammise “Se Vegeta non è in forma non possiamo allenarci come si deve” spiegò, tornando a posare lo sguardo sul misterioso maestro. “Capisco” bisbigliò Whis “Se questo è ciò che crede dovrebbe provare a parlare con lui, non trova?” a questo Goku rise, “Vegeta non mi direbbe mai nulla” spiegò. Poi ebbe un’illuminazione “Lord Whis, perché non provi a parlarci tu?” suggerì. Questa volta fu il divino a ridacchiare, “Perché mai dovrei parlarci io, Signor Goku? Sono il vostro maestro, non il vostro confidente” fissò a lungo il saiyan “Per risolvere il problema del Signor Vegeta dovrebbe trovare qualcuno in grado di parlare con lui” detto ciò si voltò, cominciando a ripercorrere il corridoio dalla quale era venuto. Solo quando sentì Goku alle sue spalle esclamare un sorpreso “Ah!” si bloccò.

“Lord Whis! Ho avuto un’idea” esclamò il saiyan, che nel frattempo lo aveva raggiunto. Whis gli regalò uno di quei suoi sottili e misteriosi sorrisi.


***


Bulma poggiò il vassoio davanti ai suoi ospiti, seduti attorno ad un tavolo sull’immenso terrazzo. In seguito trovò posto sulla sedia che aveva lasciato libera per un attimo. “È un lavoro molto prestigioso, Gohan. Spero che tu sia contento di averlo ottenuto” gli disse, osservando il ragazzo grattarsi la nuca in un gesto che le ricordò il padre del giovane. “Ti ringrazio Bulma” le rispose imbarazzato.

“Il mio Gohan sta facendo carriera” rincarò la dose Chichi, appropriandosi di un pasticcino raccolto dal portavivande che le era appena stato posto davanti. Bulma la guardò per un secondo, contorcendo le labbra in un mezzo sorriso un po' sforzato.

“Ehi Bulma!” s’intromise una voce dal nulla, costringendo l’improbabile terzetto ad alzare lo sguardo al cielo. “Papà?” domandò Gohan, “Goku?” farfugliò a sua volta la padrona di casa, “Goku!” urlò invece la moglie del guerriero, scattando in piedi. “Ah! Chichi!” esclamò il saiyan da una galassia lontana, “Quando hai intenzione di tornare a casa?” “Ehm… io non… scusa Chichi, devo solo parlare con Bulma”.

La diretta interessata inarcò un sopracciglio in un’espressione perplessa, “Devi parlare con me?”. Goku annuì, osservando la scena tramite la sfera posta all’estremità del bastone stretto tra le lunghe dita azzurre del divino Whis. “Sì, riguarda Vegeta” iniziò a spiegare il saiyan “Credo non dorma da almeno quattro giorni e di nott...” “Lasciami indovinare” lo interruppe Bulma “Passa metà della notte ad urlare nel sonno, si sveglia completamente sudato e senza fiato. Poi passa ore in un posto tranquillo fino al mattino?” ci fu un attimo di silenzio. “Accidenti! È esattamente così!” esclamò sorpreso Goku, “Tu sai cosa succede?” chiese subito dopo. Bulma sospirò, poggiando le spalle sullo schienale della propria sedia ed annuì, “Devono essergli tornati gli incubi” spiegò chinando il capo. Goku inarcò un sopracciglio, “Incubi? Ma… ma è Vegeta” mormorò, come se non avesse mai sentito un discorso tanto assurdo. Bulma restò in silenzio.

“Aspetta un attimo. Papà, hai detto quattro giorni? Vuoi dire da quando siete tornati sul pianeta di Lord Beerus?” s’intromise Gohan, “Beh, sì” rispose Goku, notando solo ora la coincidenza, ma senza vederne il nesso. Tramite il bastone di Whis vide il figlio rivolgersi verso l’amica, “Bulma, tu pensi che sia per…” chiese lasciando a metà la frase, lei annuì. “Di cosa state parlando?” volle sapere Goku, sentendosi escluso da una parte della conversazione. “Suo figlio e la Signora Bulma ritengono che sia a causa di Lord Freezer” intervenne Whis, parlando per la prima volta. Il saiyan si voltò a guardarlo, “Freezer?” domandò perplesso, “Ma perché? Io e Vegeta abbiamo sconfitto Freezer. Perché dovreb…” “Papà, non siamo tutti fortunati come te” intervenne il figlio. Sebbene le sue parole potessero sembrare crudeli, non c’era nessuna malevolenza nel tono di voce che al contrario suonò rassicurante.

Nella sua mente Gohan tornò ad avere cinque anni. Era di nuovo su Namecc alla ricerca delle sfere del drago, terrorizzato che tutto e tutti potessero ucciderlo. La costante sensazione di panico ad ogni incontro, la paura di essere intercettati a causa della propria aura. I nemici, uno più forte dell’altro che si susseguivano a ritmo incalzante e che, nella maggior parte dei casi, potevano distruggerlo con un solo sguardo. Dall’esercito misterioso che avevano trovato al loro atterraggio, alla squadra Ginew, passando per lo stesso Vegeta che al tempo voleva le loro teste. Ed infine lui, il tiranno, il mostro, il crudele sadico despota intergalattico che su quel pianeta aveva giurato di ucciderli tutti: Freezer.

Dopo l’esperienza namecciana, Gohan aveva trovato conforto negli amici che con lui avevano convissuto quelle vicissitudini. Nell’anno in cui suo padre era da qualche parte nello spazio, erano stati Piccolo e Crilin ad aiutarlo a dimenticare gli orrori vissuti. E se come sempre il namecciano sembrava avere le parole perfette per aiutarlo, era in realtà stato il terrestre a fargli dimenticare gli incubi che per mesi lo avevano tenuto sveglio la notte. Crilin gli aveva confessato, un po' imbarazzato, che anche lui si sentiva vulnerabile nel sonno, quando il terrore dalla pelle chiara e gli occhi rossi tornava a tormentarlo, ricordandogli la sensazione di morire.

Gli anni erano passati e l’incubo Freezer era passato con essi. Nessuno si era più svegliato con la paura di trovarselo di fronte con un sadico sorriso sulle labbra scure. C’erano stati altri momenti in cui le notti erano disturbate da mostri pronti ad ucciderli. Che avessero le sembianze di un insetto gigante o fatti di una gommosa sostanza rosa.

“Tu vedi ogni scontro come se fosse solo un altro avversario da sconfiggere, ma non è sempre così per tutti” gli spiegò Gohan, tornando alla realtà e Goku si grattò la nuca, ancora un po' disorientato. “Ma Vegeta è… Vegeta” argomentò non troppo convincente. C’era qualcosa che proprio non capiva. Come poteva essere che Vegeta, il principe dei saiyan, il guerriero con la quale condivideva la smania di combattere come con nessun altro, si svegliasse nel cuore della notte a causa di un vecchio avversario?

Freezer era storia antica, un nemico che ormai si erano lasciati alle spalle. Il suo potere, indipendentemente dalla sua ultima trasformazione, non era in grado di misurarsi contro di loro. Vegeta stesso lo aveva messo al tappeto dopo un paio di calci… e allora, perché?

“Papà, prova un attimo a pensarci” gli stava dicendo nel frattempo suo figlio, “Prima di stabilirsi sulla Terra, Vegeta era nell’esercito di Freezer. Noi non sappiamo da quanto tempo ha…” “Da quando era bambino” disse Bulma, parlando dopo un lungo silenzio, ma senza guardare nessuno negli occhi “Una volta mi ha detto che è entrato nell’esercito di Freezer quando era un bambino” aggiunse. Gohan le regalò uno sguardo comprensivo, poi tornò ad osservare il cielo, come se potesse intravedere suo padre. “Lo vedi papà? Per lui Freezer non è un avversario come gli altri. Te lo ricordi, vero? Ti ricordi lo scontro su Namecc?”.

A quelle parole anche Goku tornò indietro nel tempo. Per un attimo si ricordò quello che all’epoca era un altro avversario riverso nel suo stesso sangue, mentre tra le lacrime gli chiedeva vendetta. In anni non aveva più ripensato a quel momento. Troppe cose erano cambiate da allora, Vegeta era un amico adesso, un compagno d’allenamenti, un coinquilino. Goku aveva dimenticato l’attimo in cui per la prima volta lo aveva visto nella sua più vulnerabile umanità.

“Direi che a questo punto sappiamo cosa affligge il Signor Vegeta” intervenne Whis, dopo aver visto la comprensione farsi strada sul viso del saiyan al suo fianco. Seguì un secondo di silenzio, nella quale nessuno sembrò più dell’umore adatto per esprimere un’opinione.

“Bulma…” fu Goku a rompere il silenzio, costringendo l’amica a sollevare lo sguardo, “Prima hai detto che gli incubi gli sono tornati? Vuoi dire che fino ad adesso non ne aveva più?” lei annuì. “Non sono mai andati via del tutto, ma sono diventati sempre più rari” gli spiegò “Quindi… come ha fatto a farli passare?”. Bulma si schiarì la voce ed arrossì, in seguito voltò lo sguardo verso un punto imprecisato della terrazza, “Non c’è nulla che voi potete fare” mormorò a fil di voce. “Eh?” rispose confuso l’amico, “Ma se non ci dici nulla come facciamo ad aiutare Vegeta?” “Dannazione Goku! Certe volte sei proprio scemo!” sbottò all’improvviso Bulma, incrociando le braccia e tornando ad osservare il cielo.

“Ma, Bul…” “Goku, mi sembra chiaro che non te lo vuole dire perché sono affari loro. Non fare il maleducato e smettila di chiedere” intervenne sua moglie, che in silenzio aveva assistito alla scena restando in piedi. Il saiyan la guardò attraverso la sfera.

Era sul punto di replicare, quando udì la voce di Whis dire “Se la Signora Bulma me lo permette, io avrei un’idea che potrebbe aiutare il Signor Vegeta”.


***


Per quanto cercasse di tornare indietro nel tempo con la memoria, non riusciva a ricordare con esattezza il momento della sua vita in cui erano iniziati. Era come se fossero sempre stati lì, una parte scomoda e fastidiosa della sua esistenza.

Quando viaggiava in giro per lo spazio era più facile. Passava le sue giornate ad uccidere, dando sfogo a quella parte di lui che aveva bisogno di udire le urla delle sue vittime per dormire sonni tranquilli. E anche quando, per puro caso, un incubo s’insinuava nei suoi sogni si alzava e trovava qualcuno da uccidere per mettere a tacere il suo subconscio. Nappa e Radish non avevano mai fatto troppe domande a riguardo, in quanto Vegeta aveva detto loro di non impicciarsi. I due saiyan accettarono il responso e non chiesero più nulla, non che avessero alternative.

Il momento peggiore era stato dopo essersi stabilito sulla Terra. Non c’erano valvole di sfogo su questo pianeta azzurro, nessuna possibile conquista o un’incurante vittima che poteva spazzare via senza rimorso. Era solo lì, solo con i suoi pensieri, le sue frustrazioni e i suoi incubi.

Si era scoperto molto sorpreso quando quest’ultimi venivano a torturarlo sempre più di rado durante i suoi sogni. Era una di quelle cose per la quale bisogna toccare il punto più basso del baratro per rivedere un barlume di speranza. Vegeta aveva visto il fondo di quella voragine così tante volte nella sua vita che aveva smesso di contare anni addietro; si era imposto di risalire e ricominciare senza fermarsi, ma per la prima volta non era stata la sua forza di volontà a rimetterlo in piedi.

Gli incubi si erano allontanati quando aveva cominciato a condividere i sogni e le notti accanto a quella donna dall’aspetto gracile ma dal carattere tenace. In un primo momento non si era posto il quesito, perché dormire con lei accanto sembrava fargli dimenticare i suoi demoni? Deciso ad ignorare la questione era andato avanti per la sua strada senza fermarsi o a guardarsi attorno. Quando infine decise di soffermarsi a riprendere fiato, si accorse che gli incubi non erano passati da soli o per miracolo.

Gli anni avevano migliorato il suo rapporto con Bulma e ora che con sé stesso poteva essere sincero sapeva che lei era il suo scacciaincubi personale. Ciò che gli impediva di svegliarsi nel buio delle tenebre urlando.

Durante il giorno, quando la vita quotidiana e i suoi pericoli incombevano, quando lei si cacciava in qualche guaio, quando uno degli esperimenti andava storto con conseguenze disastrose, quando un nuovo nemico arrivava per dar battaglia, Vegeta era il suo scudo. La proteggeva con le braccia forti e addestrate al combattimento.

La notte, quando non c’era altro che il buio di una stanza nella grande casa dalle mura gialle, quando lui era lasciato solo con le sue paure più profonde, quando la sua forza fisica e mentale non era sufficiente, Bulma gli ricordava che era tutto diverso adesso e che poteva rilassarsi. Lo proteggeva con le braccia esili abbracciandolo nel sonno.

Anche quando dormiva scomposta, tirando calci e pugni, o quando si raggomitolava sotto le lenzuola in una caparbia lotta per chi doveva rimanere senza, Bulma aveva la capacità di ricordare al subconscio di Vegeta che andava tutto bene e nella notte non c’erano più demoni da combattere.

La prima sera, dopo averlo rivisto, quando Vegeta si ritrovò faccia a faccia con Freezer dal manto dorato che minacciava la sua famiglia durante un sonno agitato, si era girato per istinto al suo fianco. Non aveva trovato Bulma, solo Kakaroth che nel letto dall’altra parte della stanza dormiva sonni tranquilli. Ed allora si era illuso che si trattava solo di un episodio sporadico. D’altra parte avrebbe dovuto pensarci prima, rivedere Freezer era come spalancare di nuovo la porta dei suoi incubi che aveva cercato di richiudere con tanta fatica.

Solo dopo la seconda e la terza notte consecutiva, come non gli accadeva da anni, riconobbe di avere un problema, ma la soluzione era troppo lontana. Lui si trovava su quel pianeta piccolo e piatto all’ombra di un albero, lei era a casa loro che dormiva nel loro letto nella loro casa sulla Terra. Vegeta non aveva modo di raggiungerla, non da solo, ed esprimere ad alta voce la necessità di tornare era come ammettere una sconfitta. Prima o poi sarebbero passati, continuava a ripetersi il principe guerriero, perdendo ore di sonno notte dopo notte.

La quinta sera, quando si svegliò con l’immagine di morte ancora impressa negli occhi della sua mente, ammise almeno con sé stesso che l’avrebbero torturato fino allo stremo. Vegeta era esaurito a causa del sonno e dalla frustrazione di non poter dormire.

Si voltò, notando che il compagno di stanza era beatamente immerso nel mondo dei sogni. Con malcelata invidia ponderò l’idea di svegliarlo solo per crudele divertimento. Cambiò opinione per il semplice fatto che non voleva renderlo partecipe dei suoi problemi, non aveva nessuna intenzione di fornirgli alcuna spiegazione.

Si alzò dal letto e com’era diventata tradizione s’incamminò verso la sponda del fiume, dove l’aria fresca serviva a rinfrescare la sua pelle bollente e sudata.

Restò a fissare l’orizzonte solo per alcuni minuti. “Sapevo di trovarla qui, Signor Vegeta” “Lord Whis” esclamò quando, una volta essersi voltato, vide il divino maestro avvicinarsi all’argine, tra le mani un paio di dolcetti che doveva aver recuperato dalla cucina all’insaputa del dispotico gatto che serviva.

Whis assaggiò uno dei dolci e gongolò “Mmh… sono veramente ottimi” parlottò tra sé. Vegeta li guardò, anche con la mente ottenebrata dal sonno riuscì a riconoscerli, venivano da una pasticceria non troppo lontano da casa, la madre di Bulma era solita comprarne a quintali.

Dopo aver assaporato la leccornia il maestro sembrò tornare serio, “Dunque, Signor Vegeta. A quanto pare lei ha qualche problema a prendere sonno” “Io non ho nessun problema” brontolò, cercando di assumere un’espressione seria, ma l’evidente mancanza di riposo rovinò l’effetto. “Anche il Signor Goku si è accorto che c’è qualcosa che non va” Vegeta incrociò le braccia “Tsk, Kakaroth deve imparare a farsi gli affari suoi”. Whis alzò lo sguardo, osservando per un istante il saiyan seduto sul tronco di un albero, “Forse non l’hanno informata, Signor Vegeta, ma è quello che fanno gli amici di solito… si preoccupano” “Kakaroth non un mio…” “Ad ogni modo, potremmo aver trovato una soluzione per il suo problema” concluse il misterioso assistente del dio della distruzione. Il principe inarcò un sopracciglio, “Quale soluzione?” si scoprì a domandare.

Lord Whis aprì le sottili dita e dal nulla fece comparire il magico bastone. Nella sfera sulla cima di esso si materializzò un’immagine e Vegeta impiegò meno di un battito di ciglia per riconoscere la propria camera da letto alla Capsule Corporation. “Bulma” mormorò quando riconobbe la sua figura seduta sul materasso, circondata dalle scartoffie sulla quale stava lavorando. Sentendosi chiamare, lei alzò lo sguardo, “Vegeta? Sei tu?” domandò apparentemente al vento, “Sì” le rispose lui dopo un po'.

“Questi dolcetti sono davvero buoni, credo che andrò a cercarne altri prima che Lord Beerus si accorga che ci sono” disse a sé stesso Whis, mettendo il proprio bastone tra le mani del saiyan ed allontanandosi in direzione delle cucine. Vegeta lo accompagnò con lo sguardo, poi tornò a guardare la moglie riflessa nella sfera.

“Come stai? Goku mi ha detto che non stai dormendo” “Kakaroth deve imparare a farsi gli affari suoi” forse era dovuto alla sonnolenza, ma quelle parole gli suonarono come un déjà vu. Bulma si poggiò le mani ai fianchi, “Perché devi rendere sempre tutto così difficile. Goku ha fatto bene a parlare con me, lo sento dalla tua voce che hai sonno” a questo lui non rispose. “Che incubo era questa volta?” Vegeta restò in silenzio e per un attimo lei suppose che non avrebbe detto nulla, “Il solito” ammise lui infine. Lei aggrottò la fronte tradendo una leggera preoccupazione, “Vuoi raccontarmelo?” gli domandò e il saiyan sembrò riflettere su questa possibilità.


***


Alle sei in punto, regolare come il più preciso degli orologi, Goku si svegliò. Si concesse ancora pochi secondi per stiracchiarsi, prima di rendersi conto che anche quella mattina la sveglia non era arrivata a suon di calci. Sorpreso e un po' preoccupato, gli occhi ancora assonnati, si voltò alla sua destra per controllare le condizioni del suo compagno di stanza.

Per la prima volta dall’inizio della loro convivenza, Goku fu il primo a svegliarsi. Vegeta era ancora nel suo letto, nel più profondo dei sogni. Nel constatare il ritmo regolare e tranquillo nel respiro dell’amico, il saiyan sorrise. Sapeva che parlare con Bulma era la cosa giusta da fare, per quanto ancora non avesse compreso quale fosse il suo segreto. Ciononostante fu felice di constatare che lei era riuscita ad aiutarlo.

Goku si alzò dal letto, si grattò la testa ad accompagnò il gesto ad un rumoroso sbadiglio. In seguito si rifugiò nella zona dei bagni per lavarsi e per prepararsi all’inizio della nuova giornata.

Quando rientrò nella stanza per recuperare scarpe e polsini, completando così il suo vestiario, lanciò un’altra occhiata all’amico ancora assopito. Ora che stava cominciando a riprendere coscienza lui stesso, si accorse che le sopracciglia di Vegeta restavano fisse nell’angolatura che era per lui così tipica. Era come se, da sveglio, fosse così abituato ad assumere quel cipiglio austero che anche nel sonno cercava di mantenerlo. Sebbene nella sua incoscienza il broncio apparve in una certa misura meno severo.

Ridendo a quella constatazione Goku uscì all’aperto, facendosi accarezzare dalla brezza del primo mattino. Avrebbe potuto svegliarlo, pensò incamminandosi verso il punto d’incontro giornaliero con il maestro, poteva destarlo in modo improvviso ed indelicato, così come Vegeta faceva con lui da mesi. Tuttavia preferì rinunciare a quell’unica possibilità di rivalsa. Goku non era Vegeta, non aveva interesse in piccoli dispetti mascherati ad arte.

“Buongiorno Lord Whis” disse intravedendo la figura alta e longilinea del maestro che, impeccabile, li stava già attendendo. Il dio guardò il nuovo venuto, constatando l’assenza della seconda figura, “Il Signor Vegeta non è con lei, a quanto vedo” sottolineò poi ad alta voce. Goku alzò le spalle e sorrise “No, stava dormendo, ho deciso di non svegliarlo” spiegò, afferrandosi la cintola con entrambe le mani. Quando sentì la propria voce pronunciare quelle parole si rese conto che Vegeta, con ogni probabilità, lo avrebbe rimproverato più tardi, accusandolo di un ipotetico tentativo di boicottaggio. Tuttavia Goku non tornò sulla sua decisione, se Vegeta si fosse arrabbiato sarebbe stata la prova che tutto era tornato alla normalità.

“Molto nobile da parte sua, Signor Goku. In questo caso sarà solo lei a svolgere le mansioni odierne… a cominciare dalla sala che non avete pulito ieri” ordinò Whis, accompagnato da un sottile sorriso, “Ehhhhhh” lagnò Goku.


FINE
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: taisa