Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Taila    15/01/2017    2 recensioni
Charlene si spostò verso lo specchio rettangolare che le stava indicando la commessa e osservò soddisfatta il suo riflesso. Si era ridotta all’ultimo momento, visto che quella era l’ultima prova per il suo vestito e solo due giorni dopo si sarebbe sposata, ma l’abito le stava d’incanto. Si girò appena per studiare il suo riflesso di tre quarti e sorrise contenta nel notare come l’abito fasciasse perfettamente la sua silhouette. Quand’era ancora una ragazzina, aveva sognato che si sarebbe sposata con un vaporoso abito da principessa, simile a quello indossato dalla Cenerentola disneyana, ma con qualche aggiunta di suo gusto per renderlo davvero bello. Da adulta, invece, aveva fatto una scelta completamente diversa: il modello che aveva scelto era del tipo a sirena, di raso real color avorio e con un breve strascico, che dava una maggiore eleganza alla sua figura. [...] Era il giorno del suo matrimonio, il suo grande giorno e doveva essere bellissima.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve salvino gentili lettori e lettrici ^_^ Rispunto dopo un altro mostruoso ritardo nell’aggiornare, ma a mia discolpa posso dire che, oltre alle vacanze natalizie con parentado allegato, ci sono stati un paio di ship che mi hanno un po’ monopolizzato. Comunque, ritornando al nostro amato tenente Moore, confesso che con questo capitolo mi ha davvero fatto impazzire: siamo arrivati a un momento clou dei ricevimenti matrimoniali e ho dovuto fare un bel po’ di ricerche su siti per spose e su google immagini per poter accontentare i gusti raffinati e gli alti standard qualitativi di Charlene _ _’’’ Per il resto, la nostra adorabile sposina darà il meglio (o il peggio, dipende dai punti di vista ^^’’’) di sé anche in questo capitolo. Ringrazio: BlackCobra e Harryet che hanno lasciato un commento allo scorso capitolo. Ringrazio: BlackCobra, Harryet e perlanera che hanno inserito questa long tra i preferiti. Ringrazio: dasli22, hurry, orny81, RedMoon_, romy2007, Selvaggia Egle e vallinda che hanno inserito questa long tra i seguiti. Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto e tutti coloro che leggeranno e/o lasceranno un commento a questo capitolo.
Adesso la smetto di chiacchierare e vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \O/


Domenica – Parte IX

Ancora mano nella mano con Ben e decisamente impaziente, Charlene osservava i due camerieri, che erano stati assegnati a quell’operazione dal direttore di sala del ristorante dell’hotel, preparare il più speditamente possibile il tavolo su cui sarebbe stata appoggiata la sua torta di nozze. Era così snervante dover attendere che quelle due lumache facessero un lavoro tanto semplice e lo era ancora di più all’idea che, per causa loro, lei stava facendo una figura barbina con il capitano e sua moglie: una volta tornata dal suo viaggio di nozze, si sarebbe occupata anche di quei due, non solo di Lehmann e dell’idiota con cui s’accompagnava. E pensare che aveva progettato fin nei minimi particolari quel momento: dagli altri matrimoni a cui era stata invitata, aveva appreso che il classico taglio della torta si trasformava, immancabilmente, in un momento in cui alcuni invitati facevano insensati scherzi agli sposi, che aveva come unico risultato quello di rendere grotteschi sia gli uni e che gli altri. Per questo, Charlene era stata fermamente determinata a evitare che tali ridicolaggini andassero a macchiare anche il suo matrimonio (al ricevimento di nozze di Sharon, una delle sue amiche intime del liceo, i due testimoni del marito avevano regalato alla sposa un fallo di cioccolato e due tavolette di cioccolato al latte su cui erano stati riprodotte, con decorazioni in cioccolato bianco, alcune posizioni del kamasutra: non appena li aveva visti, Sharon aveva iniziato a emettere urletti striduli, tre le risate generali. Lei, al contrario, non riusciva a trattenere un moto di ribrezzo ogni volta che ricordava la grettezza di quella scena) e aveva pensato al taglio della torta come a un momento sobrio, di classe ed eleganza, che andasse a esaltare lei e la sua raffinatezza, come del resto aveva fatto e avrebbe dovuto fare ogni singolo dettaglio di quella giornata così particolare.
Charlene represse a stento l’impulso a mettersi a battere un piede sul terreno, perché quei due deficienti dei camerieri sembravano essere davvero decisi a mettere alla prova la sua pazienza: dopo aver spostato un tavolino rettangolare al centro del giardino, lo avevano ricoperto con una tovaglia lunga fino a terra e di lucido raso rosa antico, in mezzo al quale doveva essere posta la torta su un piccolo piedistallo di legno laccato di nero. Peccato che il meraviglioso dolce che aveva scelto non fosse stato ancora esposto agli sguardi ammirati degli invitati, perché quei due impediti stavano ancora costruendo la piramide di coppe per lo champagne – erano arrivati appena a metà della torre – sopra il lato destro del ripiano. Se Charlene ripensava a tutta la fatica che aveva fatto per trovare una torta nuziale che fosse all’altezza sua e del suo ricevimento, le veniva voglia di mettersi a urlare, perché quei due ebeti stavano rischiando di vanificare tutti i suoi sforzi: sentiva gli invitati, che si trovavano alle sue spalle, parlottare tra loro, probabilmente commentando quella vergognosa attesa a cui li stava costringendo… e non voleva nemmeno pensare che tra di loro c’erano pure il capitano e Liza. La colpa di tutto quello era di Lehmann, sua e del bamboccio con cui era venuta al suo matrimonio: se quei due non si fossero messi a pavoneggiarsi in quel modo mentre ballavano, se non si fossero messi in mostra in quel modo indecente davanti agli invitati, lei non avrebbe reagito in modo così repentino e imprevidente, ma i due rintronati dei camerieri avrebbero avuto tutto il tempo di lavorare, mentre loro si divertivano.
Quella era un’altra delle cose che avrebbe inserito all’istante nella sua infinita lista nera e per cui la carissima Abby avrebbe pagato un conto salatissimo. Come meritava, d’altronde. Charlene avrebbe fatto in modo che Lehmann rimpiangesse finanche il giorno in cui aveva deciso di venire a lavorare nel dipartimento di Sioux Falls, con quello che le avrebbe fatto: non avrebbe avuto nessuna pietà. Finalmente i due camerieri finirono la piramide di coppe e si diressero verso l’entrata dell’albergo, per poter prendere la torta dal frigo del ristorante e portarla all’esterno. Charlene non vedeva l’ora di ritornare al posto che le spettava, ovvero sotto gli sguardi carichi di meraviglia degli invitati, per dare mostra ancora una volta di più della sua bellezza e dalla sua grazia. I camerieri tornarono con la torta nuziale e, mentre partiva dagli invitanti un applauso scrosciante, la deposero delicatamente sul piedistallo, che era già stato predisposto sul tavolo. La sposa osservò il dolce con soddisfazione, perché era davvero degno dell’apprezzamento che stava ricevendo dagli invitati. Infondo era stata lei a sceglierlo: non poteva certo essere altrimenti. La torta nuziale era stata una delle prime cose che aveva scelto. Se avesse potuto, sarebbe andata da sola a sceglierla e ordinarla nella migliore pasticceria della città, ma sua madre aveva insistito che coinvolgesse anche Ben, perché dopotutto lui era sempre lo sposo e doveva dargli delle responsabilità, non poteva pretendere che facesse tutto lei. Sua madre si era trovate in una di quelle sue fasi in cui non sentiva le ragioni di nessun altro, oltre le sue ed era riuscita a prenderla per sfinimento e a convincerla a portarlo con sé all’appuntamento col maestro pasticcere. Alla fine aveva avuto ragione lei, a non volerlo coinvolgere a priori. Al solito, Benedict aveva dimostrato che lui e il buon gusto viaggiavano su binari paralleli e che non si sarebbero mai neanche sfiorati, visto che si era subito invaghito di una torta che sarebbe stata bene solo al compleanno per i sedici anni di un’adolescente dai gusti terribilmente kitsch: un dolce a tre strati di misura decrescente man mano che si procedeva verso l’alto, rivestiti di pasta di zucchero verde scuro, su cui erano stati applicati dei fogli di cioccolato ricoperto di colorante dorato, a formare delle decorazioni romboidali che, sul piano più basso e, quindi, che era anche il largo, erano semplici linee dorate incrociate a formare una simile trama e si infittivano sul secondo piano, dove erano dei veri e propri rombi accostati l’uno all’altro, lasciando l’ultimo e il più piccolo strato privo di decorazioni dorate. Certo, era sempre meglio della torta a piani sbilenchi color bronzo e pesca, che brillavano come se fossero ricoperti di brillantini, che Benedict aveva adocchiato dopo che lei aveva bocciato e senza possibilità di negoziazione, il primo dolce. Se non fosse intervenuta in prima persona, Charlene nemmeno osava pensare a cosa si sarebbe trovata davanti per il giorno del matrimonio.
La torta nuziale che lei aveva scelto, invece, era di tutt’altro livello. Non era solo bella da vedere, ma anche di classe e si inseriva nel delicato mosaico del suo matrimonio, formando un unico, armonioso quadro. Il dolce in questione era formato da cinque piani, rappresentazione dell’infinito, rivestiti di pasta di zucchero bianco ghiaccio che era stata disposta su ogni strato come se questo fosse avvolto da un piccolo drappo, completo di pieghe e scivolava sempre un po’ oltre il bordo. Ogni velo era fermato sul bordo del piano superiore con cinque rose, sempre fatte con la pasta di zucchero, di colore bianco con il bordo di ogni petalo sfumato appena di rosso, prima di continuare verso lo strato successivo. Tutta la composizione terminava sopra il quinto piano, che era anche il cilindro di pan di spagna più piccolo, dove era stata posta una coppia di colombe affrontate, scolpite anch’esse con la pasta di zucchero, una delle quali, che sarebbe dovuta essere il maschio, teneva le ali aperte ai lati del corpo e tese appena verso l’altro uccello, come se volesse abbracciarlo. La sua torta era di sicuro impatto visivo, senza dimenticare che trasmetteva anche un’aura di romanticismo e rendeva bene la loro immagine di coppia innamoratissima.
Charlene represse a fatica un ghigno, al pensiero che, in quel momento, anche Lehmann stava ammirando a bocca aperta la sua torta nuziale, consapevole che, quando sarebbe stato il suo turno, non sarebbe mai stata in grado di mostrare ai suoi invitati una tale meraviglia e per due motivi: per prima cosa, aveva un gusto che rasentava l’orrido, quindi non sarebbe mai riuscita a presentare qualcosa che fosse, anche solo lontanamente, di classe e poi il maestro pasticcere che aveva realizzato quella torta era un nome nel suo campo ed era sua ferrea norma non realizzare mai due dolci uguali. La sposa dovette ammettere che la sua scelta era ricaduta su di lui anche per quel motivo, perché così nessuno avrebbe mai potuto copiarla e la sua torta sarebbe stata per sempre stupendamente unica e ripetibile.
- Forza, forza. Andate dietro il tavolo.- Rosemary ordinò loro, indicando il tavolino con gesti bruschi delle mani e cercando di usare un tono basso, in modo che soltanto i due sposi la udissero e fallendo miseramente, visto che la voce le era uscita abbastanza alta che gli invitati più vicini l’avevano sentita ugualmente.
Charlene non riuscì proprio a evitare di piegare le labbra in una smorfia che trasudava tutto l’imbarazzo e la stizza che stava provando in quel momento, a causa di quegli atteggiamenti popolareschi della madre. Ma si ricordava ancora che, tra gli invitati, c’erano anche il capitano e la moglie? Che cosa avrebbero pensato di lei vedendola comportarsi in quel modo? Che era cresciuta in una casa di zotici, com’era quella di sua cugina Violet? Avrebbe dovuto intervenire presto e smussare quel lato del carattere di sua madre, considerò la sposa con un cipiglio irritato. Charlene espirò lentamente dal naso, cercando di calmarsi perché doveva ritrovare il suo sorriso più radioso, che il fotografo avrebbe immortalato, scattando loro tutta una serie di foto mentre tagliavano la loro torta di nozze e mostravano a tutti quanto fossero felici e innamorati. Poteva già sentire le persone che le avrebbero viste, elogiare la sua bellezza e grazia e quale delizioso quadretto formava con Ben. Fermandosi a riflettere su questo punto, si disse che, magari, avrebbe anche potuto regalare una di quelle foto, contornata con una cornice di argento finemente decorata, a Liza: era sicurissima che avrebbe apprezzato moltissimo il suo dono e l’avrebbe esposta su una delle mensole del salotto di casa, forse proprio accanto alla bomboniera del suo matrimonio.
Riemergendo da quelle piacevoli prospettive a occhi aperti, Charlene trascinò Benedict dietro il tavolo e così sperando che la madre smettesse quegli atteggiamenti inopportuni, che stonavano nella classe generale del suo matrimonio. Una volta che furono al posto che era stato indicato loro da Rosemary, una accanto all’altro e dietro la torta, la sposa notò con sollievo che la madre si era infine calmata ed era ritornata al suo posto accanto al marito. Charlene ebbe appena il tempo di notare questo particolare, che tutti gli invitati iniziarono ad applaudire e inneggiare agli sposi e il pensiero che tra di essi si trovasse anche Lehmann e che anche lei la stesse acclamando, fece diventare più abbagliante il suo sorriso. E rendeva tutto ancora più dolce di com’era di suo. Sentendosi di nuovo al centro dell’attenzione degli invitati, la protagonista indiscussa di quella scena che aveva curato fin nei minimi dettagli per mesi, il tenente Moore si rese conto una volta di più di quanto le convinzioni della sorella fossero puerili e ridicole. Mentre discuteva con la madre su come desiderava che sarebbe stata la sua torta nuziale, Veronica se n’era uscita con un’altra delle sue balzane idee alternative: per il suo matrimonio aveva deciso che non ci sarebbe stata nessun dolce nuziale, ma avrebbe fatto preparare per ogni invitato una mini torta, formata da due cupcake impilati uno sopra l’alto, la base più grande e il piano superiore più piccolo, rivestiti di pasta di zucchero bianca decorata con fiorellini di color glicine fatti con lo stesso materiale. La sua sorellina detestava l’idea di trovarsi sotto i riflettori – e visto il suo aspetto mediocre non poteva darle completamente torto su questa sua fisima – e aveva pensato che questo fosse un’alternativa divertente al classico, e nel suo caso tragico, momento del taglio della torta. Quando l’aveva sentita esporre questa sua ennesima bizzarria, Charlene non era riuscita a credere a tanta stoltezza: come poteva, Veronica, anche soltanto pensare di poter rinunciare a un momento del genere, in cui tutti gli occhi erano puntati su di lei e tutti pendevano dalle sue labbra, attendendo col fiato sospeso di vedere quello che avrebbe fatto? Ma, cosa ancora più importante, come poteva credere che gli invitati sarebbero stati pienamente soddisfatti con un paio di tristi cupcake, invece che con una succulenta torta che non era solamente meravigliosa da vedere, ma anche incontestabilmente squisita? A volte il tenente Moore si domandava davvero cosa aveva mai fatto nella sua vita, per essersi meritata come sorella una simile sciagura, che, tra l’altro, non si rendeva conto che, con le sue scemenza controcorrente, trascinava nell’imbarazzo pure lei?
Charlene scosse appena la testa per scacciare quelle facezie, dando l’impressione come se stesse scacciando dalla fronte un ricciolo ribelle che era sfuggito dall’acconciatura, cercando di nascondere l’esasperazione che provava nei confronti della sorella visionaria e irragionevole che si era ritrovata e di ritornare a concentrarsi su ciò che stava accadendo attorno a lei, cosa per altro molto più importante delle assurdità con cui Veronica si era riempita la testa. Mentre il fotografo faceva loro segno di avvicinarsi e mettersi in posa per scattare una foto, il tenente Moore ne approfittò per fare una panoramica degli ospiti e sondare le loro emozioni rispetto a quel momento: sua madre li stava guardando con gli occhi colmi di lacrime che, di tanto in tanto, tamponava con il bordo di un fazzoletto, mentre il padre stava sorridendo nella loro direzione ma con quell’espressione stralunata che aveva ogni volta che la sua attenzione era attratta da quelle stramberie da intellettualoide con cui amava riempire il suo tempo libero; Veronica invece se ne stava in disparte, imbronciata e incupita e, di sicuro, dolorante perché era la prima volta che indossava dei tacchi così alti e per una giornata intera, pensò la sposa cercando di soffocare un sorrisino compiaciuto perché, per quanto riguardava la sua sorellina, quel giorno era stato parecchio produttivo, visto che era riuscita a ricordarle chi era quella che comandava tra di loro era e sarebbe sempre stata lei. Fece scorrere lo sguardo oltre e una smorfia disgustata le arricciò per un attimo le labbra quando vide che nemmeno in quel momento Lehmann e l’agente Kemble avessero trovato la decenza di staccarsi un po’ l’uno dall’altro e parlottavano fitto tra loro: l’intrigante agente del GBI stava dicendo qualcosa alla sua insulsa metà mentre le indicava la sua torta e quello scarafaggio di Lehmann gli rispondeva ridendo, senza staccare gli occhi da essa. Una vampata di rabbia attraversò la sposa da capo a piedi al solo pensiero che stessero ridendo del dolce: sei quella coppia di inebetiti aveva la spudoratezza di mettersi a criticare la sua bellissima torta nuziale, la tempesta con cui aveva giurato di investirli per averle rovinato il suo grande giorno, sarebbe parsa loro solo una leggera e piacevole brezza, al confronto di ciò che gli avrebbe fatto allora.
- Discorso!- gridò Rosemary dopo che il fotografo ebbe scattato un’altra foto agli sposi, strappandola ai suoi foschi pensieri di vendetta.
Charlene si guardò intorno con un sorriso pago, mentre gli invitati si univano mano a mano alla richiesta di sua madre e si disse che quello era un ottimo momento per fare ancora una volta bella mostra di sé agli occhi del capitano e della moglie: doveva sfruttare al meglio ogni occasione che le si presentava, anche quella che pareva essere la più banale, se voleva fare la sfolgorante carriera che aveva sognato da sempre per se stessa. Anche se quella volta il capitano era totalmente dalla sua parte, Savannah era soltanto un misero distretto provinciale appena più grande di Sioux Falls e, a causa di questo, non era assolutamente all’altezza delle sue alte ambizioni: era nient’altro che un trampolino di lancio che l’avrebbe portata al comando di un distretto di una città veramente importante, di quelle che contavano davvero e che erano conosciute ovunque. In nome di tutto ciò e della sua carriera, Charlene si armò del sorriso più dolce e delicato del suo repertorio e, dopo che ebbe assunto un’aria compita e profondamente emozionata, incominciò il suo discorso decisa a usare tutte le sue doti da affabulatrice per fare un altro passo avanti nelle grazie del suo superiore.
- Io e Benedict siamo profondamente grati a tutti voi per essere intervenuti qui oggi: questo è il giorno più importante della nostra vita e avervi accanto, avere vicino tutte le persone a cui teniamo di più è il regalo più grande che potessimo avere. – la sposa si fermò un attimo, battendo le palpebre un paio di volte, come per ricacciare indietro le lacrime per non scoppiare a piangere e deglutendo, come se stesse facendo di tutto per evitare alla commozione del momento di sopraffarla – Scusatemi. – disse poi e la voce le tremò un pochino, Benedict portò la sua mano, che ancora stringeva con la propria, alle labbra per baciarne il dorso e farle coraggio facendole sentire la propria vicinanza e lei si girò verso di lui per ringraziarlo con un piccolo sorriso. Un applauso partì spontaneo dagli invitati e il sorriso della sposa, nel ritornare a girarsi verso di loro, si fece più radioso – Grazie, grazie di cuore a tutti voi per il profondo affetto con cui ci avete circondati oggi, rendendo per noi questo giorno, già così speciale di suo, ancora più prezioso. Non parlo soltanto dei nostri familiari a cui siamo legati da un’affezione profonda e reciproca, ma anche e soprattutto ai nostri amici che, partecipando a questa cerimonia, hanno dimostrato, più che con gesti evidenti, l’amicizia che provano nei nostri confronti. E, se Ben e voi tutti me lo permettete, vorrei rivolgere un grazie particolare al capitano Conrad e a Liza, sua moglie, che mi hanno fatto l’immenso onore di accettare l’invito al nostro matrimonio e, con questo piccolo, grande gesto che hanno compiuto nei miei confronti, hanno commosso infinitamente Ben e me. – Charlene si girò per guardare dritta negli occhi il suo superiore e la sua consorte – Grazie di cuore, davvero.- disse con un tono di voce intenso, che tremava appena per l’emozione che stava cercando di trattenere.
Un applauso scrosciante partì di nuovo dal gruppo degli invitati e Charlene riuscì a stento dal trattenersi dal mettersi a fare la ruota di pavone, compiaciuta come non mai nell’avvertire tutto quell’apprezzamento per il suo discorso e nei suoi confronti. Come avrebbe voluto vedere la faccia di Lehmann in quel momento e rendersi conto con i propri occhi di quanta invidia stesse provando nei suoi confronti, perché era stata così abile da riuscire a catalizzare l’attenzione generale su di sé grazie al suo discorso semplice, efficace e sentito, conquistando ancora più punti con il capitano e la moglie, mentre lei non sarebbe mai stata capace di fare una cosa simile. Girando il viso di lato, per celarlo agli invitati mentre fingeva di tamponare le lacrime che le inumidivano gli occhi e mostrare, così, un atteggiamento schivo e timido, la sposa per un attimo si concesse un rapido sorriso compiaciuto.
- Amore tagliamo la torta, ok?- Benedict disse e la sua voce era bassa e carezzevole.
Lui portò nuovamente la sua mano alla bocca e le lasciò un altro piccolo bacio sul dorso delle dita piegate e ancora intrecciate con le sue, appena uno sfioramento pelle contro pelle per richiamare la sua attenzione. La sposa si volse verso l’uomo che era appena diventato suo marito e gli sorrise in un modo che trasmettesse a chi li stava guardando quanto innamorata fosse di lui, perché era l’uomo che aveva era riuscita a strappare a Lehmann, quello che teneva ben fermo al suo fianco perché era come un trofeo, la testimonianza vivente di come era riuscita a battere la sua rivale, perché lui era l’unico uomo che voleva avere al suo fianco e a cui non avrebbe mai rinunciato. L’effetto sui presenti doveva essere stato decisamente ottimo, visto che immediatamente cominciarono a chiedere un loro bacio. Ben ricambiò il suo sorriso e, poi, si chinò su di lei e la baciò, solo un piccolo bacio a stampo, niente di troppo spinto, ma riuscì a strappare lo stesso versi deliziati alle signore presenti. Solo qualche settimana prima, Charlene si sarebbe domandata di quale tonalità di verde si era colorata la pelle di Lehmann nel vederla baciare Benedict, ma visto che ormai anche quello scarafaggio si era trovata (e il come avesse fatto, trascendeva le sue facoltà razionali) un bellimbusto e sembravano ben decisi a passare il tempo a sbaciucchiarsi come due adolescenti imbarazzanti, era abbastanza sicura che quella scena le avrebbe fatto effetto solo perché, quella volta, sotto i riflettori non c’era più lei e non poteva soddisfare le sue manie di protagonismo, come aveva fatto prima sulla pista da ballo.
Dopo il bacio, gli sposi impugnarono insieme il manico finemente decorato a sbalzo di un coltello d’argento e con esso tagliarono la classica, simbolica prima fetta della torta nuziale, mentre il fotografo continuava a far loro una foto dietro l’altra, in una cascata di clic e flash. Charlene pensò che era un peccato distruggere un capolavoro simile, tuttavia si consolò pensando che comunque era stata immortalata in una fotografia e con essa avrebbe continuato a fare invidia alle sue amiche e colleghe che non erano potute venire al suo matrimonio. Mentre finivano di tagliare la fetta di dolce, il tenente Moore pensò che avrebbe potuto mandare una foto della sua torta (mascherandola magari in una cartolina ricavata da una fotografia in cui c’erano anche lei e Ben insieme al dolce) a Mikaela, una collega di quando aveva lavorato a Miami, con cui aveva legato fin da subito (forse perché le ricordava molto Celia e le amiche che aveva frequentato quando andava al liceo) e con cui, anche dopo il trasferimento, era rimasta in ottimi rapporti. L’amica si era sposata due anni prima, con un avvocato dell’ufficio della procuratore (anche lei lo conosceva bene, perché avevano lavorato a stretto contatto spesso: era un tipo carino, sempre curato nel vestirsi e nel presentarsi, educato nei modi e così bravo nel suo lavoro da avere ampie prospettive davanti a sé, si vociferava anche che nel giro di pochi anni sarebbe stato promosso lui stesso procuratore) e, poiché era stata così carina da invitarla, era andata al matrimonio insieme a Benedict. La cerimonia era stata molto semplice e graziosa, ma niente a che vedere con la raffinatezza della sua, peccato che il tutto fosse stato rovinato dalla torta: una mostruosa torre di dodici piani di pan di spagna, ognuno separato dall’altro e appoggiato sul ripiano tondo di un struttura di sostegno come se fosse una torta a se stante, con i bordi ricoperti di granella di nocciole e la parte superiore spalmata di panna e con ciuffi della stessa sostanza disposti lungo tutta la circonferenza, mentre la superficie era ornata con la scritta “Viva gli Sposi” con una gelatina che a tratti era verde e a tratti rossa e, più sotto, erano stati disegnati con la polvere di cacao due cuori intrecciati; ricordava perfettamente che il pan di spagna era così impregnato di rum e umido, che bastava pressarlo appena un po’ con la forchetta che il liquore scorreva fuori in rivoli: era sottinteso che lei non si era arrischiata nemmeno ad assaggiare una briciola di quella schifezza. Charlene per poco non si era sentita male davanti a tutto quel pessimo gusto e alla faccia tutta orgogliosa della sua amica per quell’orrore: era alquanto convinta che, spedendole una copia di una fotografia di loro due con la torta, la sua amica avrebbe finalmente compreso cosa fosse davvero il buon gusto e quale infima figura avesse fatto al suo matrimonio con quella torta faraonica e assolutamente kitsch… per poi rodersi il fegato nel rendersi conto, col confronto che ne sarebbe inevitabilmente seguito, quanto invece la sua torta fosse sobria, elegante e un perfetto ornamento del suo perfetto matrimonio.
Dopo un’altra rapida serie di foto scattata mentre gli sposi versavano lo champagne a cascata dalla bottiglia e sulla torre di coppe di cristallo, per riempirle e avere accettato i calici che il cameriere aveva recuperato per loro dalla cima della struttura (con una cautela esagerata, forse perché avvertiva su di sé lo sguardo da falco della sposa che scrutava ogni suo gesto, anche il più piccolo, per vedere se faceva qualcosa di sbagliato), Ben e Charlene brindarono all’inizio di quella nuova vita insieme. Una vita che, a ogni giorno trascorso, sarebbe stata assolutamente perfetta, pensò la sposa mentre beveva un sorso di champagne, in un impeto d’orgoglio. Adesso che aveva conquistato il capitano e sua moglie e li aveva ambedue portati dalla sua parte, il tenente Moore si sentiva come se tutti i suoi sogni e le sue aspirazioni fossero a portata della sue mani. Lei era una donna troppo concreta e razionale per perdersi dietro di deliri romantici con cui le altre donne ricoprivano il matrimonio: per lei era soltanto un’altra tappa della vita sociale di una persona, per poter vivere e integrarsi totalmente nel gruppo di persone che la circondavano. Era semplicemente qualcosa che tutti si aspettavano che facesse, perché era qualcosa che quasi tutte le donne facevano e che le apriva porte che ai single erano precluse. Inoltre, agli occhi degli altri e soprattutto dei suoi superiori e di coloro che dovevano decidere delle sue promozioni, il fatto che fosse sposata denotava una stabilità emotiva e un forte equilibrio mentale, visto che esisteva qualcuno che era disposto a starle accanto per tutta la vita. Questa differenza tra donne sposate e single era un qualcosa che rientrava nell’immaginario della società (anche da single, infatti, lei era stata una funzionaria affidabile, diligente e incline a lavorare sodo, proprio come lo era stata da quando Benedict era entrato nella sua vita), ma, visto che quella visione faziosa del mondo andava a suo vantaggio, che male c’era ad assecondarla? A quel pensiero, Charlene nascose un sorriso compiaciuto dietro il bordo della coppa, da cui bevve un sorso di champagne e lo assaporò come se fosse il dolce nettare della vittoria che già sentiva di stare stringendo tra le dita.
Una vittoria a cui sarebbe seguita sicuramente la sconfitta definitiva di Lehmann.

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Taila