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Autore: _Destinyan_    15/01/2017    3 recensioni
Inghilterra, 1945.
Antonio ha vissuto tutta la sua vita in un orfanotrofio, vorrebbe che la gioia trovata lì non finisse mai. Sarà però costretto a dover affrontare la realtà una volta capito che cosa significa crescere, conoscere il mondo... e affrontare qualsiasi tipo di viaggio pur di rivedere Lovino.
Genere: Angst, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenze iniziali: Alcune parti potrebbero risultare confusionarie per quanto riguarda la lingua. Quando le parole sono scritte con questo tipo di scrittura significa che i personaggi stanno parlando in un'altra lingua diversa dall'inglese (dato che la storia è ambientata in Inghilterra).
La storia si collegherà ad altre che sto scrivendo dello stesso universo, ma con personaggi differenti. Le varie trame sono intersecante fra loro e vi aiutano a capire meglio le storie di alcuni personaggi.
Detto questo vi auguro una buona lettura!


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Inghilterra, Marzo 1945

 
Erano le ultime giornate di marzo, l’acqua continuava a picchiare sulla finestra della buia stanza dell’orfanotrofio. Era un posto vecchio e polveroso che non ospitava troppi bambini.
Quella sera quasi nessuno di questi ultimi dormì.
Il suono dei tuoni ricordava troppo il suono delle bombe che venivano lanciate durante gli attacchi aerei. Non potevano stare tranquilli.
Fra questi bambini c’era colui che dormiva sotto la finestra alla fine della stanza, Antonio. I suoi grandi occhi verdi non smisero mai di guardare l’acqua che colpiva il vetro, ne era quasi affascinato, quanto spaventato.
“Ehy, Gil!” chiamò il suo amico Gilbert, accanto a lui. “Gil!”
“Antonio, cosa c’è adesso?” Gilbert si alzò infastidito “Stavo cercando di prendere sonno!”
“Devo andare in bagno.” Antonio ammise un po’ imbarazzato. Si voltò verso il suo amico albino.
Gilbert, sentendo quelle parole, tornò sotto le coperte “Neanche per sogno! Ormai abbiamo 8 anni, sei abbastanza grande per andare da solo.” Affermò.
“Gil!” un’altra voce chiamò il bambino “Devo andare anche io in bagno…”
Sentendo quella voce Gilbert si alzò dal letto e andò verso il bambino che aveva parlato, Ludwig, suo fratello. Gli prese la mano e aggiunse “Forza, andiamo.”
“ASPETTATEMI!” Antonio urlò saltando giù dal letto, cadendo bruscamente. A quel punto Arthur perse la pazienza “State zitti, stupidi, sveglierete Alfred!”
“Sta zitto Arthur!” Antonio rispose alzandosi in piedi.
“No, zitto tu!” Arthur alzò la voce. Veniva spesso preso in giro dagli altri bambini a causa delle sue sopracciglia grandi e scure, per questo non andava molto d’accordo con nessuno, se non con Kiku e Alfred. Aveva gli occhi grandi e verdi, i capelli spesso scompigliati, lisci e biondi, molto gracile e con dei lineamenti teneri.
“Smettetela di urlare!” Francis urlò verso gli altri bambini “E’ già abbastanza difficile dormire.” Francis era molto amico con Antonio e Gilbert, anche se era il più grande fra tutti. I bambini cominciarono a discutere, e alla fine si alzarono tutti dal letto.
Un tuono ruggì e fece zittire e sobbalzare tutti.
Nello stesso momento il suono del campanello si sentì in tutto l’edificio e dopo alcuni secondi qualcuno scese le scale di corsa. Il portone si aprì.

Silenzio.

Il portone venne chiuso di nuovo.

“Presto, tutti nei vostri letti!” Kiku consigliò a tutti quanti. Era un bambino asiatico molto più maturo dei bambini più grandi. Tutti seguirono l’ordine.
La porta della stanza si aprì lentamente e un fascio di luce illuminò i letti dei bambini. La signorina Braginskaya entrò nella stanza seguita da due bambini.  Antonio cercò di guardare meglio i volti… pensò fossero gemelli. Avevano entrambi i capelli castani, ma uno aveva gli occhi nocciola mentre l’altro li aveva verdi chiaro.
“Aspettatemi qui, vi porto qualcosa di asciutto da indossare.” La signorina Braginskaya disse con una voce dolce. Era una donna molto giovane, il cui unico scopo era occuparsi dell’orfanotrofio dei genitori, i quali stavano diventando troppo vecchi per curarsene da soli. Lei uscì dalla stanza sorridendo ai gemelli.
Nella stanza calò il silenzio che venne interrotto dai singhiozzi di uno dei due bambini.
Quando la signorina tornò con dei vestiti, si preoccupò di tranquillizzare il bambino con gli occhi nocciola.
Antonio voleva sapere cosa stava succedendo, ma era stanco di ascoltare storie tristi.
Si girò dall’altra parte e chiuse gli occhi, cercando di non ascoltare il pianto dei nuovi arrivati.

***

Il mattino seguente la signorina andò a svegliare i bambini alle 7:30, come sempre.
Nessuno aveva dormito molto bene quindi si svegliarono tutti riluttanti.
Quando Antonio si alzò andò subito verso la finestra per aprirla, il temporale era finito. Quando aprì la finestra entrò l’odore di erba bagnata insieme al freddo e l’umidità di quella mattina. Antonio prese una boccata d’aria e poi andò subito a vestirsi insieme agli altri bambini.
Quando si avviarono per uscire dalla stanza, Antonio si accorse che i due nuovi arrivati erano ancora seduti sul letto. Decise di avvicinarsi, forse non sapevano bene cosa fare.
“Uhm, ciao!” disse lui sorridendo e facendo un cenno con la mano “Voi non venite?”
Il bambino con gli occhi nocciola rispose subito contento “Dove dobbiamo andare?”
L’altro guardò solo spaventato verso Antonio, il quale continuò a parlare “Bisogna andare giù a fare colazione!” lo disse come se la cosa fosse ovvia.
“Veeh, allora veniamo anche noi.” Il bambino saltò giù dal letto, poi andò verso il fratello “Lovi, vieni anche tu?”
Antonio non sapeva bene cosa fare, dato che Lovi continuava a guardarlo in modo strano. Allungò la mano verso di lui cercando di convincerlo “Vieni anche tu, Lovi! Altrimenti la signoria Braginskaya si arrabbierà.”
“Mi chiamo Lovino!” Rispose lui offeso, Antonio si sentì  intimorito da quel bambino, eppure era così piccolo in confronto a lui “Vengo solo se mi dici cosa c’è per colazione.”
Antonio ci pensò un attimo, solitamente c’era una tazza di latte, ma non sapeva bene cosa aspettarsi, quindi rispose nel modo più semplice possibile “Sicuramente qualcosa di molto buono.” Sorrise.
Sentirono le scale scricchiolare, e Antonio riuscì a riconoscere il suono dei passi della signorina Braginskaya.
Quando ella entrò nella stanza guardò inarcando un sopracciglio verso i tre bambini.
La signorina Katyusha  Braginskaya aveva quasi 25 anni, una ragazza di origine russa. Aveva i capelli biondo platino corti con gli occhi azzurri, e indossava sempre un cerchietto dello stesso colore dei suoi occhi. “Cosa state facendo voi tre?” disse lei abbassandosi accanto a loro.
Antonio rispose subito alla signorina “Questa volta non ho fatto ritardo! Vede, sono già pronto!” fece guardare i suoi abiti a Katyusha, che vedendo il ragazzino così allarmato si mise a ridere.
“Non preoccuparti non voglio sgridarti.” Poi gli poggiò la mano sulla testa e gli accarezzò i capelli “Sei stato molto bravo a restare qui con Feliciano e Lovino.” Ogni volta che la signorina Braginskaya era gentile con lui si sentiva pervaso dalla gioia. Si raddrizzò con la schiena e le sorrise.
“Riguardo a voi due… cosa succede?” Si avvicinò verso il letto.
“Non sapevamo ben cosa fare…” Feliciano spiegò un po’ imbarazzato.
“Volete venire con me? Vi porto a fare colazione.” Allungò le mani, Feliciano strinse subito una mano. “Vieni anche tu Lovino. Ti faccio conoscere gli altri bambini.”
Sentendo quelle parole sembrò ancora più spaventato, ma strinse la mano anche lui e si avviarono verso la porta seguiti da Antonio.

A tavola Antonio consumò tranquillamente la sua colazione al suo solito posto, accanto a Francis e Gilbert. Ogni volta che erano insieme venivano spesso richiamati dato che giocavano insieme invece di mangiare tranquillamente come gli altri bambini.
Lovino e Feliciano gli sembrano molto affamati, dato che chiesero spesso se potevano avere altri biscotti oppure frutta. Parlarono poco con gli altri bambini, anche perché non sembravano molto in vena di fare nuove amicizie.

***

Dopo qualche giorno sembrava che si fossero ambientati, Antonio era molto curioso di sapere nuove cose dai i due bambini. Scoprirono che erano italiani, il che fece suscitare in tutti i bambini dell’orfanotrofio una certa ammirazione, volevano sapere tutto sull’Italia!
Antonio scoprì che avevano da poco compiuto 5 anni, quindi avevo circa l’età di Matthew, Ludwig, Alfred e Kiku. La signorina Braginskaya cercava sempre di farli stare insieme… sembrava che Lud e Kiku avessero legato molto con Feliciano, ma Alfred e Matthew non volevano mai staccarsi da Francis e Arthur.
Nessuno sapeva se Alfred e Matthew erano fratelli o meno, la signorina Braginskaya li trovò davanti il portone dell’edificio, in due ceste, senza nessuna nota. Antonio li confondeva spesso. Forse erano gemelli anche loro.

Era l’ora della pausa dalle lezioni, e i bambini stavano giocando tutti al piano inferiore. Antonio decise di salire nella stanza per prendere alcuni giocattoli, entrato nella sala notò Lovino. Era di tre anni più grande, eppure sentiva che Lovino non era come i bambini della sua età… non era nemmeno all’altezza di Francis forse.
“Come mai sei qui da solo?” i suoi occhi verdi guardarono verso il piccolo italiano. Il quale alzò la testa, e cominciò a piangere.
“Oh cielo!” Esclamò Antonio, molto spaventato “Ti fa male qualcosa? Vuoi che chiami la signorina Braginskaya?”
“No! Stupido! Stai zitto!” Lovino rispose arrabbiato come sempre. Antonio si ammutolì e si tranquillizzò. Se sentiva in imbarazzo a venir rimproverato da un bambino così piccolo, eppure non riusciva a ribattere, era troppo gentile con tutti.
“Come mai non vieni giù a giocare?” si sedette sul letto accanto a Lovino.
“Ho litigato con Feli.” Disse lui asciugandosi le lacrime. Iniziò a singhiozzare. Antonio lo abbracciò, la signorina Braginskaya lo faceva sempre quando qualche bambino piangeva.
“Perché?” Chiese lui.
Lovino provò più volte ad allontanare Antonio, ma non ci riuscì “Non vuole più stare con me.”
“Davvero?” Non se n’era accorto.
“Passa tutto il suo tempo con Ludwig e Kiku!” guardò Antonio negli occhi, con il naso e le guance tutte rosse.
Antonio sbatté le palpebre, pensò a qualcosa prima di parlare, voleva tirarlo su di morale. “Feliciano si è fatto dei nuovi amici, è normale!” Lovino abbassò lo sguardò verso il pavimento. Aveva paura che cominciasse a piangere di nuovo quindi continuò a parlare “Ma anche tu hai dei nuovi amici adesso, quindi non preoccuparti, non rimarrai da solo.” Sorrise poggiando la mano sulla spalla dell’altro.
Lovino lo guardò incerto “...Siamo amici?”
Antonio annuì contento.
Lovino si asciugò le lacrime.

***

8 maggio, 1945.

Fu una giornata di festa per tutti quanti. Per l’orfanotrofio, per le persone in paese, per l’Europa intera.

Quando arrivò il giornale la signorina Braginskaya saltò dalla gioia, accese la radio, e poi disse ai bambini di mettere le giacche perché sarebbero andati in paese.
Durante il tragitto le persone che abitavano nei dintorni corsero fuori per parlare con la signorina dell’accaduto, la signora che abitava difronte l’orfanotrofio piangeva di gioia. A quanto pare sarebbe riuscita a rivedere suo marito e suo figlio.
Antonio era felice come non mai, sentire e leggere le parole “La guerra è finita” gli fece venire la pelle d’oca. Non riusciva a crederci che era tutto finito, tutte le bombe e gli aerei, i soldati, le donne che piangevano per la scomparsa di qualche familiare… non avrebbero sentito più nulla. Nessuno avrebbe più sofferto.
“Antonio! È bellissimo non credi?” Gilbert stava piangendo e saltellava da tutte le parti. “Posso rivedere papà finalmente!” abbracciò Antonio con forza, per pochissimo. Non aveva mai visto Gilbert così contento. Prese il braccio suo fratello e corse dalla signorina Braginskaya la quale gli regalò un grosso sorriso.
Lui era il più toccato.
In paese c’era un tale caos, tutti erano contenti, c’erano delle ragazze che correvano nel paese tutte ben vestite che accoglievano i soldati americani. Antonio ne rimase affascinato.
C’erano bandiere che pendevano da alcuni balconi, gente che beveva, chi si abbracciava. Non aveva mai visto nulla di simile.
Era una giornata molto importante quella.
Quando aveva tre anni Antonio aveva vissuto tutti i bombardamenti fatti in Inghilterra, non li ricordava bene, ma ricordava la paura.
Ora era solo un brutto sogno, non si sarebbe più ripetuto.

***

Luglio, 1945.

Antonio adorava l’estate, e quel giorno era perfetto. Quindi la signorina Braginskaya lasciò i bambini liberi tutto il giorno, senza fare nessuna lezione. Il sole si vedeva splendente oltre le montagne.
L’orfanotrofio era fuori città, quasi nella campagna, c’era solo qualche casa nei dintorni, ma c’era il paesaggio più bello di tutta l’Inghilterra… o almeno Antonio la pensava così.
Stava giocando con Gilbert e Ludwig quando…
“….tutte le genti che passeranno,
o bella ciao, bella ciao, bella, ciao, ciao, ciao.
Tutte le genti, che passeranno, ti diranno che bel fior.”


Sentirono le voci provenire oltre la siepe. Si avvicinarono e videro Lovino e Feliciano.
“Cosa cantate?” chiese lui. Avevano cantato in una lingua che non lui non conosceva.
“Una canzone che cantava sempre papà.” Feliciano spiegò contento.
“Non si capiva nessuna parola!” Gilbert disse sedendosi accanto ai piccoli italiani. “Non era inglese?”
“Era italiano.” Lovino rispose tranquillo “Non lo avete mai sentito?” chiese abbassando lo sguardo verso il terreno.
“Di che parla la canzone?” continuò lui con le domande.
“Non riusciamo a capire tutto.” Disse Feliciano.“ Mamma e papà ci hanno sempre detto che è troppo difficile per noi due. Però… la parte che abbiamo cantato parla di un fiore.”
“Abbiamo piantato un fiore qui.” Lovino indicò un gruzzolo di terra che era accanto a loro. Entrambi i bambini erano sporchi di fango.
“Perché?” Ludwig chiese mentre guardava il terreno.
“Perché i fiori sono belli e piacciono molto alla mamma.” Feliciano disse pulendosi dello sporco sulle gambe “Il nostro giardino era il più bello di tutti!” quando lo disse Lovino distolse lo sguardo.
“E adesso cosa fate?” Ludiwg si sedette accanto a Feliciano.
“Aspettiamo che cresca.” Lovino disse senza distogliere lo sguardo dall’erba.
Decisero di restare tutti ad aspettare, dopo poco Gilbert si annoiò e decise di andare a giocare con Francis.
Antonio e Ludwig invece rimasero lì ad ascoltare i loro amici cantare.

“… è questo il fiore del partigiano
o bella ciao, bella ciao, bella, ciao, ciao, ciao…”


***

Natale, 1945.

Natale era la festa preferita dai bambini dell’orfanotrofio.
La signorina Braginskaya portava lì anche i vecchi proprietari, i suoi genitori, e i suoi fratelli minori, Ivan e Natalya. Avevano entrambi i capelli e gli occhi molto chiari. Ivan era più grande di Antonio, mentre Natalya era più piccola. In realtà i bambini dell’orfanotrofio non erano molto amici con i due russi, però la signorina Baraginskaya insisteva sempre per farli giocare tutti insieme.
Ivan e Natalya ricevevano tanti regali dai diversi familiari. Eppure sembravano non accontentarsi mai, ogni anno chiedevano qualcosa di più complesso, mentre ad Antonio e gli altri bastava un piccolo giocattolo nuovo o qualche vestito. Quell’anno Antonio ricevette una macchinina giocattolo, entusiasta la mostrò a tutti quanti.
“Quest’anno hai ricevuto quello che volevi, Tony?” disse Gilbert guardando la macchinina sorpreso. “E’ bellissima!”
Antonio la mise davanti il volto dell’albino “Visto? È anche rossa!” rise contento. Si sentirono le scale scricchiolare e videro che era Francis che le scendeva di corsa.
“Perché eri di sopra?” Gilbert chiese alzando un sopracciglio mentre l’amico si avvicinava.
Francis aveva legato i suoi lunghi capelli biondi in una coda e indossato un gilet diverso. “Non noti niente di diverso?” disse sorridendo fiero verso Gilbert.
“Uhm, no.” Ammise lui alzando le spalle.
Francis aggrottò le sopracciglia “Ho messo il gilet nuovo!”
Antonio alzò la mano e disse contento “Oh, io me ne ero accorto!” toccò il gilet sentendone il tessuto morbido “Questo è il tuo regalo di Natale?”
“Già!” annuì molto contento. Gil non parlò molto, non aveva ricevuto quello che voleva anche quella volta.
Gilbert ogni anno chiedeva di poter rivedere il padre almeno il giorno di Natale, eppure ogni anno riceveva solo un giocattolo, non ne rimaneva quasi mai contento. Antonio non poteva capirlo.
Una volta Gilbert gli disse che non avrebbe mai capito nulla a riguardo, se non aveva mai avuto una mamma e un papà non avrebbe potuto sapere cosa si provava a non averli più. Era vero, Antonio non lo sapeva, però a lui faceva piacere stare con gli altri bambini nell’orfanotrofio… eppure non sembrava essere una cosa che rendeva felici tutti gli altri. 







***Angolo dell'autrice***

Salve a tutti! 
Sono tornata con una nuova fanfiction, è una cosa a cui sto lavorando da moltissimo tempo, e che spero piaccia a tutti voi. Sarei felice se commentaste dicendomi cosa ne pensate, dato che è la prima volta che faccio una storia di questo tipo ;; se le recensioni saranno positive continuerò con piacere. 
Alla prossima!

Le canzoni cantante da Feliciano e Lovino sono canzoni esistenti, penso "Bella ciao" la conosciate tutti quanti, l'altra canzone invece è "Lily Marlene." Trovate sia una versione tedesca, una italiana e una inglese. (Personalmente la adoro, quindi ve la consiglio)
   
 
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