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Autore: Slayer87    29/05/2009    9 recensioni
a samek per il suo compleanno.
Possibile che l’unico giorno in cui Artù non si era cacciato nei guai ci finiva lui?
Genere: Generale, Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: La cascata
Autrice: Slayer87
Pairing: Arthur/Merlin
Rating: R
Note: la storia, purtroppo, non è betata. Appena la mia beta me la guarda rimedierò subito alle gigantesche cantonate che avrò preso. Chiedo venia. Oltretutto, l’ho scritta in gran parte ascoltando i Led Zeppelin, che potesse venirmi fuori qualcosa di sensato mentre cantavo a squarciagola era improbabile, no?
Dedica: a samek per il suo compleanno. Non ci conosciamo benissimo, tesoro, ma hai già un paio di qualità che mi fanno pensare molto bene: prima di tutto sei nata solo un giorno prima di me, siamo entrambe gemelline come Draco, mica male quindi. Secondo, amo le tue storie. E terzo… beh avevo voglia di regalarti questa storia. Sono sufficienti come motivazioni? Tanti auguri carissima, passa un buon compleanno. Spero che questa cosa ti piaccia. Un bacio. Slayer

La cascata

“Merlino!”

L’esclamazione lo fece trasalire. Da quando Artù veniva fin nella sua stanza per chiamarlo?

Man mano che l’iniziale stordimento passava, si accorse che qualcosa non andava. Le lenzuola sotto cui era sdraiato non erano ruvide come al solito, e avevano anche una consistenza diversa. Poi non aveva freddo come tutte le mattina, anzi… Sentiva il tepore di un corpo caldo vicino al suo.

Frena frena, Merlino. Un corpo caldo?

Aprì gli occhi, incrociandone un altro paio che lo guardavano con un’espressione indispettita.

“Ti vuoi muovere, Merlino?”

Il peso dei ricordi cominciò a cascargli addosso, lasciandolo stordito, e non di certo per il sonno.

Mentre Artù continuava a inveirgli addosso, Merlino lasciò che la memoria completasse quei pochi flash che lo avevano colto prima.

***

Quel giorno nulla faceva presagire un tale epilogo.
Merlino si era alzato nel suo solito letto ed era andato a svolgere le sue solite incombenze per conto di quell’Asino Reale di Artù.

Il mattino era passato senza troppi scossoni: l’Asino non aveva ancora cercato di farsi ammazzare e lui era riuscito, per una volta, a fare tutto quello che doveva fare.

Il resto della giornata si prospettava molto tranquillo. Fin troppo, al dire il vero, ma lui non aveva nessuna intenzione di lamentarsene.

Potendo finalmente riposarsi per un po’, aveva deciso di andare a fare il bagno nel fiume poco distante dal castello. Aveva accuratamente evitato di incontrare Artù, vista la pessima abitudine che aveva preso di affidargli ogni minima incombenza, e si allontanò dal castello senza fretta. Era una bella giornata, calda ma non afosa, e il fiume era calmo. Merlino si spogliò, tuffandosi subito dopo. Era un sollievo dopo giorni passati a pulire le stalle del Principe. Cominciava a pensare che quell'odore non se ne andasse più dalla sua pelle. Si abituò presto alla temperatura gradevole dell’acqua, e si rilassò, lasciandosi cullare dalla lenta corrente.

Con tutta probabilità si addormentò solo pochi minuti dopo. La stanchezza era troppa, e giacere rilassato sul pelo dell’acqua aveva sciolto i suoi muscoli sia dalla fatica che dalla tensione. Sognò Artù, irritandosi nel sogno con sé stesso per il fatto che anche nel sonno la sua mente non riuscisse a pensare ad altro. Vide nuovamente il loro primo incontro, quando ancora non sapeva che quel ragazzo un po’ arrogante fosse il Principe di Albion, e si ricordò del brivido che aveva provato nel momento in cui Artù gli aveva rivelato il suo nome. Quella voce… sognò di avvicinarsi a lui, e proprio nel momento in cui Artù avrebbe iniziato a parlare lui si sarebbe girato e avvicinato e…

I suoi occhi si aprirono di scatto, e rischiò di affogare. Riuscì ad emergere e a tenersi a galla, scoprendo che era ben lontano da Camelot. Imprecò in maniera molto creativa, mentre si accorgeva che la corrente aumentava notevolmente di velocità. Aggiunse qualche altra colorita esclamazione, cercando, invano, di tornare indietro a nuoto.

Ormai si era rassegnato a seguire la corrente, quando si ricordò con orrore di un dettaglio a dir poco terrificante: quel fiume finiva in una cascata! Cercò di non farsi prendere dal panico, la sua mente lavorava a piena velocità per trovare un modo di uscire da quella situazione. Possibile che l’unico giorno in cui Artù non si era cacciato nei guai ci finiva lui?

Pensava di andare incontro a morte certa, se bene ricordava erano parecchie alte quelle cascate, e in quel momento gli balenarono in mente le parole del Drago: siete due facce della stessa medaglia, aveva detto, insieme a tante altre cose che Merlino aveva cercato con tutto cuore di scordare. In un flash gli balzò alla mente l’incantesimo che poteva salvarlo. Non preoccupandosi della sua nudità, al momento l’ultimo dei suoi pensieri, lo pronunciò. Le cascate distavano meno di quello che si ricordasse. Si salvò per un soffio.

Cadde carponi nel sottobosco, non senza procurarsi qualche lieve escoriazione, e si meravigliò di due cose: primo, l’incantesimo aveva funzionato al primo colpo, secondo, c’erano due piedi davanti ai suoi occhi. Alzò gli occhi, preparandosi a qualche giustificazione assolutamente folle, ritrovandosi davanti agli occhi l’ultima persona che avrebbe voluto trovare in quella situazione: Artù.

Un Artù decisamente pallido, che lo stava guardando con gli occhi sgranati. Merlino notò solo in quel momento che il Principe era senza armatura e a torso nudo.

“Cosa ci fate senza armatura?” esordì, cercando nel contempo di deviare l’attenzione da sé stesso e di capire che diavolo ci facesse l’Asino in quel posto.
Artù non rispose. Continuava a guardare alternativamente il punto in cui Merlino stava per precipitare nelle cascate e lui, con l’espressione più sbalordita che avesse mai visto. Non aveva ancora detto una parola, finché non balbettò uno stentato: “Qui… la… cosa?”

Fu a quel punto che Merlino capì che l’aveva visto. Si era salvato dalle cascate per cadere nelle mani del boia di Uther. Doveva essere la sua giornata fortunata.
Fece un ultimo, disperato, tentativo di salvare la situazione: “Non è come sembra…”

A quelle parole Artù lo guardò dritto negli occhi.
“E com’è che sembra, Merlino?” Torreggiava su di lui, usando la voce come solo un principe, addestrato a comandare fin da piccolo, poteva fare. Non che il tono di comando avesse qualche conseguenza su Merlino, anche doveva ammettere che quella voce dava un’aria piuttosto… Piuttosto nulla! Non aveva pensato nulla riguardo alla voce di Artù. Era una voce da arrogante. Punto.

“Sembra che…” E adesso che si poteva inventare? Era lì, nudo come un verme, ed evidentemente bagnato. Artù l’aveva visto. “Posso spiegare…”

“Sono in attesa di questa spiegazione.”
“Oh… Ehm…”
“Molto eloquente!”

A quel punto Merlino poteva sperare solo nella sua buona stella, se ancora ne aveva una.

“E va bene. Avete vinto. Sono un mago.” Si alzò rivelando la verità, guardando Artù fiero ed orgoglioso del suo talento. Vide con stupore lo sguardo del Principe dirigersi verso il basso. Si era di nuovo dimenticato di essere nudo. Ma a quel punto non gli importava più di tanto. Sarebbe morto di lì a poco, in fondo.

Restò immobile per un paio di minuti, in attesa dell’arresto, o della condanna. Non credeva che lo avrebbe ucciso lì, su due piedi, ma quel silenzio era tutt’altro che confortante.

“Volete dire qualcosa?” disse alla fine, spazientito. Poteva sopportare tutto, ma quel mutismo prolungato lo stava uccidendo. Artù sembrò riscuotersi: “Se sei un mago, perché non ti metti qualcosa addosso?”

La domanda lo colse impreparato. Aveva l’occasione perfetta, in fondo poteva inventarsi qualche patetica giustificazione alla quale nessuno dei due avrebbe creduto, e il gioco sarebbe potuto andare avanti per un po’, ma la verità era che non aveva più voglia di mentire. Che Artù facesse quello che meglio credeva. Borbottò un incantesimo per coprirsi, lasciando la responsabilità di quello che sarebbe successo nelle mani di Artù.

“Pezzo di cretino. Ti avevo fornito la scusa su un piatto d’argento? Che hai nella testa? Letame?” gli sbraitò addosso il Principe. “Possibile che tu sia così tonto? E ora? Secondo te dovrei farti arrestare e poi vederti morire? Non riesco a credere a quanto tu possa essere stupido.”

Merlino restò impassibile di fronte a quelle parole. Certo sapeva che Artù era in qualche modo legato a lui, ma… No. Nessun. Ma. Non. Era. Di. Certo. Come. Stava. Pensava. Vero? Vero?!

C’era qualche lato di lui che però non la pensava così: “Perché?” disse, prima di rendersi conto di cosa aveva detto. Si vergognò molto di più per quella domanda che non per la sua nudità.

“E hai anche il coraggio di chiedermi perché, zuccone che non sei altro? Ma ti rendi conto di cosa hai fatto? Se qualcun altro ti avesse visto?”

Merlino realizzò che forse Artù non sarebbe corso proprio immediatamente a denunciarlo, e rivalutò le sue priorità. Un Principe arrabbiato era peggio di un’esecuzione, dopotutto.
Fu in quel momento di debolezza, per così dire, che fece la più grossa sciocchezza della sua vita, anche se, a posteriori, si rivelò la migliore cosa che potesse fare. Appoggiò le mani sulle spalle di Artù. Ora erano vicinissimi. Come quando Merlino aiutava Artù a mettersi l’armatura, ma diverso, in un certo senso. Non c’era metallo freddo a separarli, adesso. Restarono immobili per attimi, minuti, ore forse… prima che Merlino leggesse negli occhi azzurri di Artù la presa di consapevolezza successiva ad una decisione. Deglutì vistosamente, e un attimo dopo si ritrovò contro il tronco dell’albero, mentre la sua bocca era divorata da un’animale che aveva le curiose sembianze del principe. Resistere? Forse, ma sarebbe stato controproducente, decise, e prima di accorgersi di cosa stava facendo, stava ricambiando il bacio con uguale passione. Le mani di Artù si infilarono senza possibilità di scampo sotto i vestiti che indossava, accarezzando, toccando ed esigendo contemporaneamente. Merlino non incontrò ostacoli, a parte la pelle. Voleva andare oltre quella barriera sempre più calda, toccare l’essenza stessa di quei muscoli scattanti che sentiva fremere quando li sfiorava.

Improvvisamente le loro erezioni si scontrarono, facendoli staccare per boccheggiare sconvolti dall’intensità delle sensazioni che stavano provando. Merlino riprese possesso di quelle labbra che erano diventate sue, e pur non sapendo cosa fare, spinse con il bacino. Era la mossa giusta. Gemettero entrambi, l’uno nella bocca dell’altro, mentre i fianchi scattavano senza alcun controllo. Da quel momento, fu questioni di secondi perché l’orgasmo arrivasse per entrambi.

E ora? Pensò Merlino, ora avevano una bella gatta da pelare. Artù però lo sorprese nuovamente. “Inutile scappare adesso, giusto?” sussurrò al suo orecchio, talmente flebile che il mago pensò che forse il principe avesse parlato più con sé stesso che con lui. Decise comunque di rispondere.

“Beh non so a quanto servirebbe, scappare.” Artù era d’accordo, a giudicare dal modo in cui non si era ancora staccato da lui e continuava a dare leggeri morsi sul suo collo.

“Continuiamo il discorso nella mia stanza?” Merlino sbattè le palpebre un paio di volte. Possibile che avesse sentito proprio? “Allora?” Sì, aveva proprio sentito quello. Annuì, incapace di parlare.

Avevano continuato il discorso, quella notte, parlando di tutto. Sembrava che la rivelazione del suo talento avesse portato alla luce altre cose, come in una reazione a cascata, che dopotutto non erano così nascoste, se perfino Artù se n’era accorto. La sua neanche ben tanto mascherata attrazione per il Principe era stata più evidente di quello che pensava, anche se quando il principe gli disse che sospettava da tempo che fosse un mago, Merlino rimase di sasso. Era stato così attento. Al che Artù aveva ribattuto con un’interessante divagazione del fatto che nessuna armatura, per quanto il servitore potesse essere zelante, poteva essere ripulita in meno di dieci minuti.

A quella conversazione ne era seguita un’altra, di un tipo più materiale, ma altrettatto bene accetta.

Fu così che Merlino si addormentò esausto, sia fisicamente che mentalmente, tra lenzuola morbide e setose.

***

“Ti vuoi muovere, Merlino? Merlino!?”

Il mago si riscosse, guardando Artù come se lo vedesse per la prima volta. Era seduto tra quelle stesse lenzuola in cui si era addormentato la notte precedente. E Artù non l’aveva cacciato. Quindi non era un sogno.

“Artù.”
“Si mi chiamo Artù, grazie. Ma mi stai ascoltando?”
“Artù.” Riprovò senza risultato. Decise di tentare vie più immediate. Si alzò e catturò le labbra del principe, si corresse, del suo principe, in un bacio spettacolare. Quello riuscì ad ottenere l’effetto sperato.

“Artù, dimmi. Con calma. Grazie.”
“Merlino. Sta per venire Morgana, vuoi che ci trovi così?”
“Così come?”

Intervenne una voce: si girarono entrambi con estrema lentezza, mentre vedevano Morgana farsi avanti con un sorriso che definire raggiante sarebbe stato riduttivo. Diede un rapido sguardo alla stanza, ad Artù e Merlino, prima di dare un bacio sulla guancia a ciascun dei due ragazzi.

“Tranquilli, sarò muta con un pesce.”
“E’ quello che mi preoccupa, Morgana.”
“Fai bene a preoccuparti. Ma ora fatti un bagno caldo, immagino che non ti serva aiuto, vero?”
“Vattene.”
“Certo Artù.”

Quando Morgana ebbe richiuso la porta, Merlino si girò verso Artù che stava ancora fissando il punto in cui la ragazza se n’era andata.

“Non dirà niente, vero?”
“Oh, se fossi in te non mi preoccuperei di quello.”
“Ah no?”
“No. Mi preoccuperei di più di cosa potrebbe chiederci in cambio del silenzio. È capace di qualsiasi cosa, Morgana.”

Merlino quasi impallidì. Artù sorrise a quella vista.

“Non ti preoccupare. Sarà una cosa che metterà in imbarazzo più me che te, credimi.” Disse con sicurezza. “Ed ora, se non ti dispiace, vorrei ricordati la promessa che mi avevi fatto stanotte.”
“Quale promessa?” Artù alzò un sopraciglio, guardandolo in maniera molto significativa.
Quella promessa, Merlino.”

Merlino arrossì. Quella promessa. Non pensava che Artù si ricordasse proprio tutto della notte appena trascorsa.

Si diresse verso la vasca da bagno con Artù, consapevole di cosa lo stesse aspettando di lì a poco.

The End???

Son stronza a lasciarlo così eh? Sì, lo sono. Ma tranquille, ho in mente come proseguire. Idee su quella promessa… vediamo chi ci prende! Sono proprio curiosa. Ripeto, la storia non è betata, e secondo me è anche un po’ frettolosa, ma come al solito mi trovo a finire sempre all’ultimo minuto. Mi odio per questo, ma non cambierò mai, mi sa. D’altra parte ci tenevo a regalarla a Hikaru per il suo compleanno, quindi chiudete pure tutte e due gli occhi sulle gigantesche castronerie che sicuramente avrò scritto, prometto che la riposto corretta appena una delle mie numerose beta XD! me la guarda. Ultima cosa, nella storia c'è una citazione... 1000 punti stima a chi riesce a trovarla!
Besitos
Slayer
   
 
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