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Autore: Pepaleon    17/01/2017    2 recensioni
Quella mattina fu una voce lontana ad insinuarsi nel suo sogno, ma come ogni mattina non voleva svegliarsi, non ancora almeno. I suoi erano sogni così dettagliati, così reali che avrebbe potuto pensare di essere sveglia se non si fosse trattato di luoghi e persone, che era certa non aver mai visto ne conosciuto [...] Non era sola nella stanza, con lei c’era un ragazzo, più alto di un paio di centimetri, i capelli di un castano molto scuro che richiamavano il colore dei suoi grandi occhi. Il suo corpo sembrava stanco, respirava affannosamente ma sul suo viso non c’era ombra di stanchezza, al contrario, sembrava essere la persona più felice del mondo, i suoi occhi la guardavano in un modo che avrebbe sciolto con facilità anche un iceberg intero.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Subito dopo averle raccontato quella storia, Gavriil congedò la ragazza scusandosi per la brevità di quell’incontro. Hope aveva ancora molte domande fa fare, ma pensò che l’anziano avesse fretta di assicurarsi sulle condizioni del suo amico, che aveva lasciato la stanza visibilmente turbato. Lasciò a Logan, che entrò con un tempismo a dir poco perfetto, il compito di accompagnarla nella sua nuova camera. Lei lo seguì fuori dalla stanza, camminarono in silenzio per tutto il tragitto, poco prima di aprire la porta però, fu Hope a rompere il silenzio.

<< Hai ascoltato tutto >> disse senza esitare.

<< Si, mi dispiace >> rispose abbassando lo sguardo sulla mano che teneva la maniglia << ero venuto a cercare Alastair, pensavo sarebbe stato lui a raccontarti tutto >>.

<< Non ha voluto, non so il perché sembrava molto scosso. Ha lasciato il compito a Gavriil >> aveva lo sguardo fisso ed inespressivo perso nel vuoto. Hope non aveva bisogno di specchiarsi ancora per sapere che i suoi occhi non erano cambiati. Si sentiva ancora esplodere dentro ogni tipo di brutta emozione e allo stesso tempo vuota come il nulla. Cominciava a chiedersi se sarebbe mai tornata quella di un tempo e la risposta sembrava essere no. Fu Logan ad interrompere i suoi pensieri.

<< Vieni, ti faccio vedere la tua stanza >> aprì la porta ed entrando. Hope notò subito come quella stanza riuscisse a rappresentarla così bene. La libreria che occupava quasi tutta una parete conteneva molti dei suoi libri preferiti e molti CD, vi era persino un poster della sua band preferita affissa alla parete. Se avesse potuto manifestare qualsiasi tipo di emozione, di sicuro sarebbe stata di stupore.

<< Non hanno mai smesso di aspettarti. Questa stanza è sempre stata pronta per te, per ognuna delle tue vite. Cambiamo l’arredamento a seconda delle fasi della tua vita, infanzia, adolescenza, maturità… Volevano assicurarsi che se un giorno fosse successo qualcosa avresti avuto almeno un posto dove potessi sentirti a tuo agio >> spiegò Logan. Il ragazzo rimase in piedi in un angolo mentre Hope fece lentamente il giro della stanza. Tutta quella roba non faceva altro che ricordarle la sua vita, una vita che aveva condiviso quasi interamente con Elle. Il suo cuore si incupì ma le lacrime sembravano essere bloccate, Logan rimase a guardarla per qualche secondo prima di avvicinarsi poggiandole una mano sulla spalla.

<< Posso aiutarti, se me lo permetti >> nei suoi occhi c’era tristezza ed Hope sapeva di esserne in qualche modo la causa.

<< Non posso mettere le cose al loro posto >> si affrettò a chiarire << ma se continui a tenere tutto dentro presto o tardi esploderai e so per esperienza che in quei casi potresti fare cose di cui ti pentiresti >>.

<< Come puoi aiutarmi? >> domandò Hope cercando, senza successo, di dare un tono diverso alla sua voce.

<< Ho come la sensazione che qualcosa mi stia schiacciando il cuore, fa male. Non riesco a respirare. Parlare mi procura dolore, allo stesso tempo però mi sento vuota, incapace di qualsiasi tipo di emozione o sensazione >> spiegò.

<< Non sai come gestire quello che ti sta accadendo, non in queste condizioni almeno >> si diresse verso la porta << fidati di me, permettimi di aiutarti >>.

Usciti dalla stanza di Hope incontrarono Nathan, sembrava stesse cercando Logan, ma lui gli fece un cenno con la testa che l’amico capì e senza nemmeno aprire bocca e si limitò seguirli. Percossero un breve tratto di corridoio prima di scendere tre rampe di scale ritrovandosi d’avanti la porta di una stanza. Entrarono ed al suo interno, inaspettatamente, Hope vide un’altra camera che sembrava essere blindata. Logan aprì la porta di quella camera, entrò dentro la stanza ed invitò la ragazza a fare altrettanto, lei lo seguì ed entrambi si fermarono al centro esatto. Sembrava essere uno scantinato, non vi erano finestre ne altre porte, nessuna luce che potesse filtrare dall’esterno. Le pareti erano tutte dello stesso color beige sporco e tutte completamente vuote, fatta eccezione per quelli che, aguzzando la vista, la ragazza riconobbe come dei graffi sparsi ovunque macchiati di sangue. Hope poteva sentire tutta la rabbia e l’angoscia che quel posto racchiudeva.

 << Perché mi hai potata in questa stanza? Che intenzione hai? >> chiese a Logan.

<< Io non farò niente, sarai tu a fare tutto >>

<< Cioè? >> 

<< Urla >> le disse, sembrava più un consiglio che un ordine << senti quel peso sul cuore e cerca di buttarlo via urlando. Hai già visto come funziona a scuola, sai che dopo starai meglio >>.

<< Non hai visto cos’è successo? >>

<< Si, il tuo urlo ha raggiunto anche noi >> ed indicò se stesso e il suo amico che si trovava sul ciglio della porta, non sembrava molto contento di trovarsi li.

<< E tu vorresti che lo rifacessi? >> non capiva, ancora una volta le sfuggiva qualcosa, perché mai avrebbe dovuto voler di nuovo trovarsi piegato in due dal dolore, quale persona sana di mente lo avrebbe fatto?

<< Si esatto! Per questo ti ho portata qua. Vedi questa stanza? la usiamo quando alcuni di noi si trovano in condizioni un po' delicate ed è necessario che nessuno possa sentirli. Se rimani qua dentro non c’è pericolo che tu possa fare del male a nessuno di noi >>.

Hope lo guardò, non poteva fare a meno di credere alle sue parole, i suoi occhi erano come un filo diretto con i suoi pensieri, voleva aiutarla lo sapeva bene, quindi fece cenno di si con la testa. 

<< Bene >> concluse Logan << vedrai che non te ne pentirai, ne sono certo >> disse dirigendosi verso la porta, raggiunto il suo amico si voltò verso Hope che lo guardava allontanarsi. 

<< Mi troverai fuori dalla porta appena avrai finito >> di nuovo le sorrise e di nuovo lei capì che non stava mentendo.

I ragazzi uscirono dalla stanza e chiusero la porta. Adesso Hope era sola, per un attimo sperò che Logan non andasse via, ma sapeva che non sarebbe stato possibile per lui resistere inerme alla sua voce. Abbandonò quel pensiero e si concentrò su tutto quello che era accaduto quel giorno. Lo sparo, la ragazza morta, quegli individui che le prendevano, pensò alla sua famiglia che probabilmente non avrebbe rivisto per molto tempo e poi… le sembrò nuovamente di sentire il collo di Danielle rompersi a pochi centimetri dal suo orecchio. Non ci volle molto prima che le lacrime tornassero a lottare per farsi strada e con loro quel macigno sul petto. Stavolta però non aspettò di esserne schiacciata. Raccolse tutto il fiato che aveva in corpo e iniziò ad urlare. Sentì quell’enorme masso sul suo cuore sgretolarsi lentamente, Logan aveva ragione, urlare era l’unica cosa che la facesse sentire meglio. Così, dopo un’intero giorno che credette di non poter respirare, andò avanti  per un tempo che le sembrò infinito. Ad un certo punto della notte, senza neppure sapere quando, si addormentò sul pavimento all’angolo della stanza con il viso ancora bagnato dalle lacrime. Non appena sveglia, riuscì immediatamente a sentire l’enorme differenza. Non aveva dimenticato tutto quello che era accaduto ed il suo cuore era ancora triste, ma lo sentiva libero. Riusciva a respirare profondamente senza che l’aria le si bloccasse in gola, nessuna stretta dolorosa al cuore che sentiva di nuovo battere in modo regolare. Si avvicinò alla porta e per aprirla dovette mettere più forza di quanto si aspettasse, quando ci riuscì, un po delusa, non vide nessuno. Si diresse verso le scale per raggiungere la sua stanza, ma dopo il primo passo, inciampò su qualcosa che le fece perdere l’equilibrio. Si voltò ed un mezzo sorriso non poté fare a meno di formarsi sul suo viso. La cosa su cui era inciampata era il piede di Logan, che dormiva per terra con le spalle poggiate al muro, proprio di fianco la porta. La testa curva verso destra e le braccia conserte. Hope gli si avvicinò. Nonostante fosse in una posizione davvero scomoda il suo viso sembrava molto sereno, le sue labbra ed i suoi occhi chiusi erano rilassati come se stesse dormendo su un letto di fiori. Continuò a guardarlo per qualche minuto prima di poggiare una mano sulla sua spalla e cominciare a chiamarlo.

<< Logan, Logan svegliati >> dovette ripeterlo tre volte prima che i suoi occhi si aprissero << mi dispiace averci messo così tanto, non avresti dovuto aspettarmi qui >>.

<< Non preoccuparti, io riuscirei a dormire anche appeso a testa in giù >> rispose sorridendo.

<< Volevo comunque ringraziarti, qualsiasi cosa sia successa la dentro ha funzionato >>

<< Lo so >> disse sicuro delle proprie parole.

<< Come? >> chiese Hope incuriosita; 

<< I tuoi occhi >> non aggiunse altro, si alzò e le prese la mano << vieni ti faccio vedere >>. La portò su per le scale e finita la prima rampa girò a sinistra, si fermò di colpo, mise Hope davanti a se voltandola di spalle. Entrambi si ritrovarono davanti ad uno specchio abbastanza grande da riflettere sia lui che la ragazza, la cornice d’orata era formata da rampicanti.

<< Vedi? >> disse Logan guardando gli occhi di lei attraverso lo specchio. Solo in quel momento Hope si rese conto di non riuscire a sostenere il suo sguardo, così cominciò a guardare il proprio volto riflesso nello specchio e capì subito di cosa stesse parlando. I suoi occhi non erano più blu, erano tornati del loro colore naturale, un caldo marrone che fu felicissima di rivedere. Potrò una mano sul suo viso per assicurarsi che quello specchio stesse riflettendo la verità. Si avvicinò di qualche passo, nuovamente le sue labbra si piegarono accennando un sorriso.

<< Qualcuno una volta disse che gli occhi sono lo specchio dell’anima, ho sempre pensato fosse vero e nel nostro caso è solo più evidente >> le mise una mano sulla spalla. 

<< Il colore dei tuoi occhi naturali è molto meglio secondo me >> le disse facendole l’occhialino.

<< Grazie, anche a me piacciono più così >> mentre si fissava allo specchio iniziò a sbadigliare strofinando gli occhi con i polpastrelli.

<< Che ore sono di preciso? >> domandò a Logan, lui si voltò ma non vide orologi in giro; 

<< Non lo so >> rispose continuando a guardarsi intorno.

<< Scusa non hai un cellulare? >>

<< Ah già >> tirò fuori il cellulare dalla tasca e guadò lo scremo per un secondo. 

<< Sono le 5:27 del mattino >> poi la guardò sbadigliare di nuovo << forse dovresti andare a riposarti un po nella tua stanza, hai avuto una nottataccia dopo una giornata ancora peggiore >>.

<< Sono un po a pezzi >> ammise in tono arrendevole, fece per incamminarsi verso la sua stanza ma dopo un paio di passi si fermò senza muoversi.

<< Cos c’è? >> le chiese Logan avvicinandosi,

<< Nulla, solo che non so da che parte sia la mia stanza, penso sia di qua >> e non appena riprese a camminare Logan la fermò.

<< Vieni, di qua si fa prima >> lo seguì senza discutere, salirono due rampe di scale e girarono un paio di corridoi, Hope si ripromise che avrebbe dovuto rifare tutta la strada non appena ci sarebbe stata più luce ed il tempo. Percorsero il corridoio per un paio di metri arrivando così alla sua stanza, prima di chiudere la porta ringraziò Logan per averla portata in quella camera blindata, per averla aspettata tutta la notte e per averla riaccompagnata.

<< Figurati, a buon rendere >> rispose facendole l’occhiolino, e se ne andò.

Hope rimase da sola nella sua stanza ma non ebbe ne la voglia ne le forze per esplorarla. Si diresse subito a letto, che a differenza di quello a cui era abituata sembrava grande il doppio. Si tolse le scarpe tirandole via con i piedi e si buttò letteralmente sotto le coperte, non passò molto tempo prima che riuscisse a riprendere sonno.

   
 
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