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Autore: belle_delamb    17/01/2017    2 recensioni
A volte la noia può diventare una malattia, o almeno è quello che pensa il marchese Janet, la cui figlia è perennemente preda di questo morbo. Ma forse una soluzione esiste, infatti deciderà di recarsi da Mesmer, medico appena giunto a Parigi, capace, a suo dire, di guarire da ogni male.
Storia partecipante al contest "Magiche Emozioni” Indetto da Dollarbaby sul forum di EFP
Genere: Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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-Credete davvero che questo metodo possa funzionare?-
-Credetemi, questo Mesmer [1] è un medico rinomato, è arrivato da Vienna poco tempo fa ed è già uno degli uomini più conosciuti di Parigi -
Il marchese Janet restò un attimo immobile, intento a meditare sulla notizia che il suo caro amico gli aveva dato. Normalmente non si sarebbe affidato a pratiche non chiare per la sua unica figlia, ma lo stato di torpore in cui versava, quella ennui perenne, non gli dava altra scelta. Inoltre il giovane figlio del suo amico, il duca di Saint-Germain, gli aveva elencato un gran numero di persone dell’alta nobiltà che si erano rivolti a quest’uomo. In giro si diceva che fosse anche un protetto della regina Maria Antonietta.
-Il suo studio non dista molto da qua- insistette il giovane Saint-Germain, un ragazzo sui vent’anni, che assomigliava tremendamente al padre a quella stessa età.
-Avete assistito personalmente a una di queste sedute di … - in quel momento gli sfuggiva il nome di quella pratica.
-Magnetismo-
-Sì, avete assistito a una di queste sedute?-
-Sì- disse dopo un attimo di esitazione.
-E come funziona?-
Il giovane Saint-Germain si mostrò molto reticente al riguardo, secondo lui il marchese doveva vedere personalmente. –Non vi costerà nulla e nemmeno a vostra figlia, anzi, ne verranno solo benefici-
E al marchese cosa costava provare? –Va bene- cedette –quando posso venire?-
Il ragazzo promise che avrebbe pensato lui a tutto e si misero d’accordo per rivedersi l’indomani.
Il marchese Janet osservò il figlio dell’amico andare via, quindi uscì dal suo studio e andò in salone dove la figlia, con un ampio vestito grigio, come tutti gli abiti che indossava da un anno, se ne stava sdraiata sul divano, i boccoli scuri che le circondavano il volto diafano, le caviglie incrociate, le scarpette di velluto.
- Catherine – la chiamò.
La ragazza alzò appena la testa, lo fissò un attimo, quindi tornò a osservare le sue lunghe dita e a sbadigliare.
-Non dovresti suonare al piano?- chiese l’uomo.
-Oh, padre, mi annoiavo tremendamente-
Il marchese socchiuse un attimo gli occhi. L’acuto dolore alla testa, che era sempre pronto ad assalirlo, iniziò a farsi avanti. – Catherine, mia dolce figlia, ti ricordi che cosa mi avevi promesso?-
Lei sospirò stancamente. –Che mi sarei impegnata-
-E adesso non mi sembra che tu ti stia impegnando- disse lui, cercando di mantenere la calma.
Lei girò gli occhi. Quando faceva così ricordava proprio sua madre. –Padre, io ci ho provato-
E fu allora che l’uomo prese la decisione. –Domani pomeriggio tieniti libera, devi accompagnarmi in un posto-
-Come desiderate- disse lei sbadigliando.

Il giovane Saint-Germain fu puntuale. Entrò nello studio del marchese con un enorme sorriso e avvampò quando vide la figura di Catherine seduta sulla poltrona, intenta a sfogliare languidamente un libro.
-Mia signora- esclamò, con un enorme inchino.
Lei gli rivolse un vago cenno con la mano. Il padre osservò la scena, aggrottò la fronte e sorrise. Gli piaceva quel giovanotto e non gli sarebbe dispiaciuta un’unione tra le due famiglie. Prima di tutto però doveva cercare di trovare una cura per la figlia.
-Posso parlarvi un attimo- disse il ragazzo al marchese.
L’uomo annuì e si allontanarono da Catherine, anche se lei non sembrava minimamente interessata ai due.
- Messer Mesmer ha acconsentito a vedervi oggi stesso, è molto positivo al riguardo della guarigione-
-Bene-
-Normalmente le sue sono cure collettive-
-Mia figlia non verrà curata davanti ad altra gente-
-Ho affrontato questo argomento con lui e sono riuscito a convincerlo- disse con un sorriso soddisfatto.
Il marchese annuì. Non era il momento di farsi prendere dai ripensamenti. –Va bene- disse lui –sono pronto-

Catherine acconsentì a quella visita con la solita indifferenza. Lasciò che Saint-Germain le sistemasse il mantello sulle spalle, quindi si fece aiutare a salire in carrozza e rispose con apatia alle domande del giovane sui suoi studi. Il marchese osservava la scena senza intervenire, chiedendosi se avesse preso la decisione giusta. Quando arrivò allo studio di Messer Mesmer era tutto tranne che convinto.
-Padre- esclamò Catherine, appendendosi al braccio del marchese –rallentate un po’ il passo-
-Certo, certo- disse lui, sempre soprapensiero.
Entrarono nell’atrio della casa e furono ricevuti da un cameriere alto con folti baffi bianchi che li accompagno in una stanza. Un uomo di stazza grande stava in piedi in mezzo ad essa e venne subito loro incontro quando entrarono.
-Signori- disse con un profondo inchino.
-Messer Mesmer – disse Saint-Germain facendo un passo avanti, quindi si voltò verso Catherine –questo è il famoso dottor Mesmer, sicuramente avrete sentito parlare di lui-
La giovane parve pensarci un attimo e poi annuì. –Oh sì, i magneti-
-Sarei deliziato se mi concederete di provare la mia terapia su di voi, vi prometto che non sarà per nulla dolorosa-
Ci fu un attimo di silenzio. Il marchese non pensava che la richiesta sarebbe stata così diretta e si rimproverò di non aver chiesto precedentemente a Saint-Germain cos’avesse in mente.
-Accetto- disse la ragazza, lasciando il braccio del padre –cosa devo fare?-
-Mettetevi solo comoda qua- e indicò una poltrona –al resto penserò io-
Catherine ubbidì senza dire nulla e si accomodò, alzando leggermente il lungo abito grigio per non inciampare.
Mesmer sparì nella stanza accanto e tornò un attimo dopo accompagnato da due domestici che portavano grandi sbarre di metallo che vennero posizionate intorno alla fanciulla.
-Così mi sembra di essere in gabbia- disse lei.
-Questo serve per la nostra terapia-
La ragazza non si lamentò più.
-Perché le sbarre?- chiese il marchese a Saint-Germain, sempre meno certo di ciò che stava succedendo.
-È un nuovo metodo, non usa più i magneti come una volta, adesso crea il magnetismo con quelle sbarre-
Poco convinto l’uomo annuì e si limitò ad osservare. Mesmer disse qualcosa alla figlia, quindi impose le mani sulle sue spalle. La reazione della ragazza lo sorprese, ebbe un sussulto e un gridolino le sfuggì dalle labbra.
-Che succede?- chiese a Saint-Germain.
-Fa parte della terapia-
In quel momento la ragazza aveva gli occhi chiusi e le braccia abbandonate lungo i fianchi, poi si sentì la sua voce.
-Mi sentivo tanto sola- disse –in quella torre, mi dispiace quello che è successo, ma io non volevo più restare lì dentro-
Il marchese lanciò uno sguardo a Saint-Germain.
-Capita che a volte parlino- rispose subito lui, ma c’era qualcosa sul suo viso che all’uomo non piacque.
-Ho meritato tutto-
-Che cosa?- chiese Mesmer.
-Ho ingannato Robert affinché mi salvasse, gli ho detto che lo avrei amato per sempre se mi avesse liberata dalla prigionia della torre- s’interruppe un attimo –mio padre mi aveva rinchiusa là dentro perché non conoscessi il mondo e non ne fossi mai ferita, ma io ero così annoiata, non potevo sopravvivere oltre a tutta quella noia-
-Cosa sta dicendo?- chiese il marchese, sempre più preoccupato.
- Robert mi ha fatta scendere dalla torre e mi ha portato con sé a corte, era un valoroso cavaliere e voleva presentarmi al suo re- sospirò –ma il sovrano non appena mi vide restò colpito dalla mia bellezza e mi volle per sé. Robert mi disse di scappare con lui, ma dove potevamo andare senza denaro? Gli preferii il re, preferii il lusso al suo amore e così il mio cavaliere mi maledì a questa noia perenne, esattamente quella dalla quale lui mi aveva salvata, non basterà la morte a salvarmi da essa, ma continuerà, vita dopo vita, fino a quando non riuscirò a provare vera riconoscenza per qualcuno-
Il marchese fissava la scena a bocca aperta. Cosa voleva dire tutto quello? Era forse uno scherzo? Una vendetta da parte della figlia? Le sbarre di metallo luccicavano intorno alla ragazza facendola sembrare una vera prigioniera.
-Ero una principessa- continuò –ma mi sono comportata nella maniera sbagliata- e in quel momento fu scossa da profondi brividi.
-La crisi risolutiva- esclamò Saint-Germain, pallido come se fosse stato anche lui turbato da quella scena.
La giovane fu preda di forti convulsioni per alcuni secondi, durante i quali le sbarre di ferro sembrarono diventare più luminose, quindi si accasciò sulla poltrona e rimase immobile. Mesmer le sfiorò il polso.
-Sta bene- dichiarò –anche se la storia che ha raccontato è molto strana-
Al marchese parve che in quella storia ci fosse qualcosa di profondamente illogico. –Irreale è il termine esatto- disse senza crederci per davvero.
In quel momento arrivò un domestico con i sali, a quanto pare in quella casa erano abituati a fanciulle che svenivano. Catherine si riprese subito e parve non ricordare nulla di ciò che era successo. Questo tranquillizzò un po’ il padre, anche se la figlia pareva annoiata come sempre.
-Non ha funzionato- disse al giovane Saint-Germain non appena rimasero soli.
-No, ma voglio tentare ancora una cosa- e si congedò.

Il marchese non sentì parlare del figlio dell’amico fino alla settimana successiva, quando questo si presentò alla sua porta con un gran numero di libri in mano e farneticando frasi apparentemente senza senso.
-Parlate con calma- esclamò l’uomo.
E così Saint-Germain gli spiegò che aveva fatto alcune ricerche e che aveva scoperto che la storia che durante la seduta di magnetismo era stata raccontata dalla ragazza non era inventata. –In questo libro è raccontata la storia di una principessa rinchiusa dal padre in una torre e che da essa fu salvata da un cavaliere- disse –ma c’è di più, qui si parla di una maledizione gettata sulla giovane, una noia eterna, fino al momento in cui ella non avrebbe compreso gli altri-
Il marchese volle leggere personalmente la storia e gli ci volle tutta la sua forza di volontà per crederci. Alla fine si lasciò cadere sulla poltrona e fissò il vuoto, lo sguardo sgranato. –Non è possibile- mormorò dopo un lungo silenzio.
-Invece lo è- disse Saint-Germain –e forse io so come farle comprendere gli altri-

Quando Catherine ricevette la notizia che suo padre aveva perso tutti i beni e che avrebbe dovuto trasferirsi in campagna per un periodo di tempo non specificato la sua reazione fu un semplice stringersi nelle spalle.
-Va bene, padre- e acconsentì a partire per la campagna quella sera stessa con solo l’abito grigio che aveva indosso e la promessa che ne avrebbe trovati altri dello stesso colore a destinazione.
Il marchese guardò la figlia andar via sperando che il piano funzionasse. Non poteva esprimere a parole quanto gli dispiacesse privarsi della sua bambina, ma se in quel modo poteva guarire lo faceva con gioia. Osservò la carrozza allontanarsi con il cuore stretto in una morsa.

Catherine, sempre annoiata, si abituò presto alla vita di campagna, anche perché non le dava maggiore soddisfazione di quella di città. La zia presso cui era ospite, sorella del padre ripudiata dalla famiglia perché si era sposata per amore, era abbastanza cortese con lei. La ragazza svolgeva anche i lavori di casa, seppur sbuffando. Passarono così due settimane senza che la povertà le avesse permesso di comprendere gli altri. Al termine di questi il padre la mandò a chiamare. La figlia giunse da lui con il solito sorriso fittizio e lo abbracciò.
-Padre, sono felice di rivedervi- disse con voce monotona.
- Catherine, come ti senti?-
-Come mi dovrei sentire?- chiese lei, facendo spallucce –Come sempre-
L’uomo sospirò, la baciò sulla fronte e la congedò, quindi mandò a chiamare il giovane Saint-Germain per dirgli che non aveva ottenuto nessun risultato.
-Io non so più cosa fare- si lamentò il marchese –non potrà mai essere felice-
-Io tenterò di renderla felice se mi concederete la sua mano- disse tutto d’un tratto il ragazzo, rosso per l’imbarazzo, lo sguardo basso.
L’uomo lo fissò sorpreso. Non si aspettava una proposta di matrimonio, non prima che la figlia fosse guarita. –Non sta solo a me decidere-
-Io, padre, seguirò il vostro desiderio- disse Catherine entrando nella stanza.
-Cosa?- chiese l’uomo sorpreso.
-So che voi desiderate che mi sposi e io lo farò, ma prima voglio dirvi una cosa: io non sono malata come dite voi- sospirò –La noia è il più nobile dei sentimenti umani in quanto ci mostra l’insufficienza delle cose esistenti di fronte alla grandezza del desiderio nostro-
Sia il padre sia il giovane Saint-Germain la fissarono a occhi spalancati. Per la prima volta, infatti, Catherine sembrava aver abbandonato il velo della noia per difendere qualcosa che le interessava per davvero. Buffo che questo argomento fosse proprio l’ennui.
-Sposerò questo nobiluomo- disse Catherine, la schiena dritta e lo sguardo fermo.
E in quel momento il padre comprese: la maledizione si sarebbe spezzata quando la ragazza avesse compreso gli altri e lei aveva compreso il suo desiderio di vederla sposata con un uomo nobile e buono.

Al matrimonio della marchesina Catherine Janet vennero persone da tutta la Francia e anche qualche parente che si era trasferito in Italia e in Olanda. Nessuno aveva mai visto fanciulla più bella ed entusiasta e molte donne furono invidiose del vestito color panna che faceva risaltare il candore della pelle della sposa. Chi la conosceva da molto tempo non poteva credere al cambiamento e quando si rivolgevano al padre della giovane questo rispondeva sempre nello spesso modo.
- La noia è il più nobile dei sentimenti umani in quanto ci mostra l’insufficienza delle cose esistenti di fronte alla grandezza del desiderio nostro- con un sorriso soddisfatto, come se fosse l’uomo più felice del mondo e non volesse minimamente fingere di non esserlo.

Note:
[1] Medico del settecento famoso per aver dato le basi a quello che poi diventerà l’ipnosi.
   
 
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