Horrorealumna ha scritto una fanfiction, Danzando sotto la luna di velluto, in cui trasformava l'endig di Rosario+Vampire in una fanfiction. L'idea mi è parsa davvero buona, ma ho voluto farla a modo mio.
Qui trovate l'ending: https://www.youtube.com/watch?v=CbrqK5cjJWM.
Dancing in the Velvet Moon
Moka mugolò, i
suoi occhi sotto le palpebre serrate
fremevano. Allungò un braccio, lasciando intravedere i seni
sodi e nudi coperti
dal lenzuolo di velluto rosso. L’altro braccio ricadeva
abbandonato sopra le
coperte, rivolto verso il basso, accanto alla sagoma del corpo avvolto
dalla stoffa.
I lunghi capelli argentei ricadevano scomposti tutt’intorno
al suo viso
pallido, risaltando sul rosso sangue del letto. Teneva i denti candidi
stretti,
le labbra socchiuse e respirava affannosamente, il suo petto si alzava
e abbassava
leggermente, ma in modo irregolare.
Si svegliò,
socchiudendo gli occhi. Le sue iridi rosso scuro
erano leggermente ingrigite, lo sguardo vacuo. Strinse il pugno
contraendo le
dita affusolate. Si voltò e si diede una spinta, alzandosi
in ginocchio sul
letto. Si portò il pugno chiuso ai seni nudi,
osservò il rosario con la catena
metallica abbandonato sul comodino, il cui ripiano era a sua volta
foderato di
velluto rosso. La vampira chiuse gli occhi e gattonò fino al
limitare del
letto. Mise i piedi delicati sul pavimento di marmo gelido e si
alzò in piedi.
I suoi lunghi capelli argentei le ricaddero lungo le spalle, coprendole
anche i
glutei. Si mise dinnanzi all’ampia finestra e
tornò a fissare il rosario. La
luna della luna che filtrava attraverso i vetri delle imposte, di un
vermiglio
tenue, faceva brillare ritmicamente la gemma magica al centro del
rosario. La
vampira si piegò e prese il lenzuolo, avvolgendo il proprio
corpo latteo
ignudo. Tenne la stoffa ferma con una mano e, con gli occhi socchiusi e
le
labbra tremanti, tornò a guardare il suo sigillo.
Uno spiffero gelato di
vento s’insinuò attraverso la
finestra, percorse la camera da letto e raggiunse una candela
appoggiata sulla
scrivania dall’altra parte della camera. La fiammella
ondeggiò e la luce
aranciata che emanava si fece più tremolante.
Moka allungò la
mano libera verso la finestra e ve la
appoggiò, ticchettando con le unghie aguzze sul vetro.
Alzò lo sguardo udendo
dei passi e vide Tsukune avanzare. Il corpo abbronzato del giovane era
a sua
volta ignudo, leggermente grigiastro in penombra. Le sue iridi castane
erano
spente, mentre quelle rosse della vampira erano tornate limpide e
splendenti.
Tsukune si arrestò davanti a lei, i suoi muscoli
s’irrigidirono e s’immobilizzò,
il respiro basso.
Moka lasciò
andare di scatto il lenzuolo, lasciandolo cadere
a terra, prese di scatto il rosario del giudizio sul comodino alla sua
destra e
lo porse al giovane.
“Tu sei
diventato mio schiavo, succube non solo del piacere
che posso offrire. Mi hai giurato fedeltà eterna, ma hai
lanciato a tua volta
il tuo incantesimo su di me. Mi hai legato con le catene
dell’amore. Ed ora ciò
che era proibito, ti appartiene” recitò. Il
giovane s’inginocchiò davanti a
lei, affondando con il ginocchio nella stoffa del lenzuolo. Sporse il
capo e le
baciò il rosario.
“Io ti
appartengo, mortale, ma ti renderò signore e padrone
di ogni vampiro, di ogni mostro, se sarà questo il tuo
desiderio”. Proseguì con
voce gelida la supervampira. Tsukune abbassò lo sguardo.
“Desidero solo rimanervi accanto” rispose con voce meccanica. Si rialzò in piedi e la vampira scattò, gli apparve alle spalle. Fece aderire il suo corpo a quello di lui e sorrise, assottigliando gli occhi. Tsukune piegò di lato il capo con un mugolio di piacere, il suo viso era in ombra, coperto dai suoi capelli scuri. Moka gli accarezzò il collo, socchiuse le labbra rosa pallido e sfoderò i lunghi canini aguzzi. Lo morse, conficcandoli nella carne e sangue che sgorgò dalla ferita scivolò lungo la pelle di Tsukune.
"Io libererò voi, mia regina, come voi liberate me" sussurrò lui, rabbrividendo di piacere.