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Autore: DonnieTZ    19/01/2017    2 recensioni
[Lifeless]
Adam, Ash, un mattino qualsiasi di tante mattine qualsiasi...
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Adam non è abituato a sognare, non è abituato a credere, e forse non lo fa neanche in quel momento. Sa che finirà, sa che è un idillio temporaneo, che la vita non regala nulla. Sa che la vita presta e poi si riprende.
Eppure, nonostante questa certezza, non può fare a meno di abbandonarsi. Alla risata di Ash, al sesso con Ash, a...
La parola si incastra perfino nella sua mente, anche se Adam la prova e non ha bisogno di darle forma. Cazzo, l'ha sempre provata, anche quando non voleva.
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C'erano angoli polverosi di disperazione nelle loro anime e, ogni volta che si baciavano, la luce filtrava fino a lì, illuminandoli.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Adam apre piano gli occhi.
Dei capelli scuri gli solleticano il viso, perché Ash è rannicchiato contro il suo corpo, il volto affondato nell'incavo fra la spalla e il collo, il respiro ad infrangersi contro la pelle.
Cerca di non muoversi, Adam, di non svegliarlo, ma si allunga comunque verso il comodino per prendere il pacchetto stropicciato che di solito è nella tasca dei jeans. Si porta una sigaretta alle labbra, accendendola quieto, e appoggia il posacenere scheggiato sul petto tatuato.
Il primo respiro della giornata è un respiro di nicotina e tabacco.
Quasi non ci crede, che siano lì, a rubare tempo fra un lavoro e l'altro, a dimenticare il mondo in cui vivono e i loro doveri.
Adam non è abituato a sognare, non è abituato a credere, e forse non lo fa neanche in quel momento. Sa che finirà, sa che è un idillio temporaneo, che la vita non regala nulla. Sa che la vita presta e poi si riprende.
Eppure, nonostante questa certezza, non può fare a meno di abbandonarsi. Alla risata di Ash, al sesso con Ash, a...
La parola si incastra perfino nella sua mente, anche se Adam la prova e non ha bisogno di darle forma. Cazzo, l'ha sempre provata, anche quando non voleva.
 
Ash era entrato di fretta. Avevano una notte – una sola – e poi chissà quando si sarebbero potuti rivedere. Adam se l'era ritrovato addosso, in quella squallida stanza di motel, come molte altre sere. L'aveva spinto contro la parete e c'erano state solo labbra e denti e lingua. Eppure sembrava sempre la prima volta. C'erano angoli polverosi di disperazione nelle loro anime e, ogni volta che si baciavano, la luce filtrava fino a lì, illuminandoli.
Poi Ash si era staccato appena, il fiato rotto dall'irruenza, un sorriso ampio sul viso.
«Come stai?» aveva chiesto, piano, in un sussurro.
«Ti sembra il momento di chiederlo?» aveva risposto Adam, divertito.
No, non era tempo di parlare.
 
Ash si muove un po', il lenzuolo si increspa. Posa un piccolo bacio sulla pelle di Adam, nonostante non sia ancora uscito del tutto dal sonno, e poi si volta, mettendosi sulla schiena proprio come l'altro.
«Buongiorno» mormora, con voce roca.
«Ehi» è la risposta di Adam.
Ash si gira di nuovo, irrequieto, per finire sullo stomaco, la testa sollevata e sorretta dai gomiti. Ruba la sigaretta ad Adam e se la porta alla bocca.
È scompigliato, le labbra gonfie dalla nottata, la pelle arrossata dove è stata morsa e succhiata. Adam lo guarda e non vorrebbe vedere altro, per il resto dei suoi giorni, che non sia quell'immagine.
«Se vuoi una sigaretta basta chiedere» gli fa notare.
«Hanno più gusto quando te le rubo» sorride Ash, prima di rimettergliela fra le labbra e lasciare uscire il fumo dalle narici.
 
Erano finiti sul materasso, Adam su Ash, il peso del suo corpo a defluire sui gomiti. Si erano premuti uno sull'altro, ancora e ancora, senza interrompere il contatto delle loro bocche.
«Cazzo» aveva sibilato Adam, all'ennesima spinta frustrata.
Troppi vestiti, troppe barriere, troppi ostacoli.
Così avevano iniziato a spogliarsi, febbrili, con dita veloci e sguardi liquidi di desiderio. Quando erano rimasti solo pelle – una pallida, l'altra tatuata – Adam aveva pensato quello che aveva pensato sin dal loro primo bacio: lo voleva.
Era sceso a baciargli lo stomaco, prendendosi del tempo per accarezzarlo con la punta del naso, mentre l'altro aveva fatto scorrere la mano fra le ciocche bionde.
E poi era sceso ancora, per prenderlo fra le labbra, per farlo scorrere sulla lingua. La prima volta che l'aveva fatto, Ash aveva passato tutto il tempo a dirgli che non era obbligato.
Ma, dannazione, Adam aveva iniziato a vivere solo per i momenti in cui poteva prenderlo così, in bocca, senza vergogna. Sentire il suo sapore, sentire le sue dita che stringevano i capelli e i suoi sospiri di piacere.
 
La sigaretta finisce mentre pensano a dove andare a fare colazione. Poi Adam dovrà rimettersi a lavoro e Ash dovrà fare altrettanto. Lì, però, lontano dalla città, lontano da occhi indiscreti e pugni chiusi, possono ancora rubare qualche ora davanti a uova, pancetta e caffè.
«Vieni qui» sussurra Adam, rimettendo il posacenere sul comodino e allargando appena le braccia.
Ash obbedisce subito. Si stringono e tutto sembra incastrarsi alla perfezione: braccia, gambe, respiri.
Il tempo è un nemico contro cui nessuno dei due può nulla: passa senza aspettarli, passa e fa avvicinare il momento in cui dovranno salutarsi. Tutto quello che possono fare è non sprecare neanche un attimo.
Hanno già buttato via anni. Ora ogni istante è prezioso.
 
Ash era diventato presto un ammasso tremante di gemiti e suppliche. Così Adam si era allungato, aveva preso un preservativo e il lubrificante, aveva fatto tutti quei gesti meccanici che richiedeva il sesso con un uomo.
«Adam, ti prego.»
Ma Adam l'aveva torturato un altro po', con le dita e lo sguardo, bevendosi l'immagine di Ash che si ancorava alle lenzuola, le gambe spalancate per lui. E lì si era posizionato, poi, spingendogli le ginocchia ancora più in alto, indirizzandosi per bene, facendosi spazio in lui.
Ash aveva serrato gli occhi, come ogni volta, ingoiando il fastidio iniziale di quell'invasione.
«Va bene?» gli aveva chiesto Adam.
«Non smettere» era stata la risposta.
 
«Non voglio andare» sussurra Ash, mentre Adam lo tiene su di sé, se lo stringe contro, accarezzandogli la schiena.
Adam vorrebbe dire qualcosa, una cosa qualsiasi, ma gli si è incastrato tutto dentro e non riesce a dare voce a quello che sente, a quello che pensa e prova.
Dirgli che è tutto il suo mondo, che la vita ha un senso solo quando si specchia nei suoi occhi scuri, che ammazzerebbe per lui come ha già fatto in passato, che quei momenti sono i momenti a cui penserà prima di crepare, sorridendo alla morte.
Invece gli esce qualcosa di ancora più stupido
«Non andare.»
E sa che è un'illusione, sa che non c'è posto in cui scappare e nascondersi, sa che sogni di quel tipo possono farli finire in una bara, nella migliore delle ipotesi. Fosse per lui scapperebbe, sì, ma non può mettere in pericolo Ash. Semplicemente, non può.
Ash lo bacia ed è un piccolo bacio triste, che concretizza tutti i pensieri che Adam sta avendo.
«Doccia?»
«Doccia» risponde Adam, pensando che se lo vuole prendere anche lì, contro il vetro, sotto il getto caldo, un'ultima volta prima di salutarsi.
 
Alla fine avevano combaciato alla perfezione e Adam si era abbandonato ad un verso soddisfatto. Lentamente, avevano iniziato a spingersi uno nell'altro, ondeggiando contro il materasso, riempiendo l'aria di gemiti e piccole frasi spezzate.
«Così, ti prego, non ti fermare.»
«Cazzo, sei perfetto Ash, sei perfetto.»
E altre parole, insensate, dettate dal piacere, finché Adam non aveva sentito di essere vicino e aveva stretto Ash nel palmo, seguendo con la mano il ritmo del suo corpo.
Si erano abbandonati all'orgasmo a pochi secondi di distanza uno dall'altro. Adam era poi crollato su Ash, cercando di far calmare il cuore e il respiro.
«Ti amo» gli aveva sussurrato Ash, come ogni volta.
E Adam, come ogni volta, si era sollevato e l'aveva guardato dritto negli occhi.
Dillo, aveva pensato. Digli che lo ami anche tu, che lo hai sempre amato. Diglielo, cazzo.
Invece l'aveva baciato, cercando di imprimere in quel gesto tutto quello che provava, sperando che bastasse.
 
Seduti al tavolo, davanti alla loro colazione, si guardano e sorridono appena, complici, freschi di doccia. La notte passata sta scivolando via, stanno per tornare alla realtà.
«Ehi, Adam.»
«Dimmi.»
«Non importa se non lo dici. Io lo so» confida Ash, sorridendo, prima di infilare in bocca una forchettata di uova strapazzate.
E Adam sorride.
Perché, cazzo, lo ama davvero.
 


 
Salve!
Questa storia è una fanfiction su Lifeless di Artefenis e sui suoi due protagonisti, Adam e Ash, perché sono troppo belli e avevo bisogno di scriverne. 

Inoltre, ecco una paginetta facebook da me creata per celebrare questi due! 
A presto!!
DonnieTZ



 
 

 

   
 
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