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Autore: Inveterate Dreamer    19/01/2017    2 recensioni
Bookverse. Ambientata alla fine de "Il Castello in Aria".
***
Sophie dorme e sogna, Calcifer viene svegliato in malo modo e non ne è contento, Morgan passa la sua prima notte al Castello e Howl a volte è premuroso e a volte no.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calcifer, Howl, Sophie | Coppie: Howl/Sophie
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Niente di tutto ciò, a parte l'idea, è mio. Se potete e volete, fatemi sapere cosa ne pensate. :)


In cui le notti al Castello sono poco tranquille
 
 
Sophie si svegliò con un sussulto e il nome di suo marito sulle labbra.
«Howl?» chiamò, tastando il lato del letto affianco a lei «Howl dove sei?»
Brandelli del suo incubo continuavano a tornarle in mente: il djin, con la sua schiacciante presenza, che irrompeva nel castello, Howl che gridava e poi... il buio. Rabbrividì.
“Un sogno, è stato tutto un sogno” pensò “È finita, non devo più preoccuparmi”.
Ma non riusciva a tranquillizzarsi e, soprattutto, non riusciva a trovare il Mago.
Forse si è già alzato”
Si tirò su, impossibilitata a dormire finché non avesse ritrovato la calma e il marito, e si diresse verso la culla di Morgan, sperando di riacquistare un po’ di compostezza guardandolo dormire tranquillo. Quello che vide, o meglio, che non vide, non fece altro che accrescerle l’ansia.
Il lettino era vuoto e il bambino scomparso.
Ormai in preda ad un panico che si rifiutava testardamente di riconoscere, Sophie si precipitò giù dalle scale, arrivando in volata quasi contro il camino in cui Calcifer sonnecchiava, esausto pure lui a causa dei frenetici avvenimenti di poche ore prima.
«Howl!» chiamò la giovane strega «Howl, dove sei?»
Si guardò intorno. Non sembrava esserci niente fuori posto, ma la sensazione di pericolo avvertita nel sogno cominciò a farsi sempre più pressante. In ogni ombra proiettata dalla luce bluastra del demone vedeva incubi in agguato.
«Se stai cercando tuo marito» disse una voce estremamete seccata proveniente dal camino «È fuori in cortile, insieme alla nuova piccola peste»
Senza neanche preoccuparsi di ringraziare Calcifer o di scusarsi per averlo svegliato, Sophie corse fuori, notando distrattamente mentre la oltrepassava che la porta per il cortiletto era effettivamente socchiusa.
Come predetto dal demone del fuoco, Howl era là, intento a canticchiare quella sua canzoncina gallese delle casseruole a Morgan, cercando di farlo riaddormentare. All’arrivo di Sophie si girò con aria interrogativa, sempre senza smettere di cantare. Notando la sua aria sconvolta le si avvicinò velocemente. Lei, al vederli entrambi sani e salvi, aveva tirato un sospiro di sollievo, ma si gettò comunque tra le braccia di Howl – stando comunque bene attenta a non schiacciare il bambino.
Solo in quel momento, a contatto col calore di Howl, si accorse di quanto la notte fosse fredda. La piccola parte della sua mente che non era concetranta a rassicurarla che quella fosse la realtà, e non l’incubo orrendo di poco prima, notò che Morgan era avvolto in ben tre coperte. Come Howl potesse essere un padre così premuroso era al di là della sua comprensione, ma sospettava che Mari c’entrasse qualcosa.
«Sophie? Cosa succede?» chiese il Mago, stupito. Lei non rispose, ma si strinse di più alla suo pigiama, ispirandone l’odore di gelsomino.
«Posso... posso prendere Morgan?» domandò.
«Certamente. Ecco piccolo, vai con quella pazza di tua madre» le allungò il bambino, ormai mezzo addormentato «Si era messo a piangere e non volevo svegliarti» spiegò e se Sophie non l’avesse conosciuto bene, avrebbe giurato che il tono fosse più infastidito che altro.
Contemplando il viso tranquillo di suo figlio, stretta nell’abbraccio di Howl alla luce tremolante di Calcifer che faceva capolino dalla porta, curioso di capire
il motivo di tutto quel trambusto notturno, Sophie si permise di calmarsi. Era a casa, nel Castello Errante, i djin erano lontani e non sarebbero ritornati e c’era un doppio matrimonio in programma per l’indomani. Andava tutto bene.
 
Qualche notte dopo il sonno tranquillo degli abitanti del Castello fu nuovamente interrotto dal pianto di Morgan, che questa volta svegliò entrambi i genitori.
«Oggi vai tu» brontolò assonnato Howl.
«Assolutamente no. Io ho badato a lui per tutto il tempo che siamo rimasti nella caverna, mentre tu te la spassavi in giro sotto forma di genio della lampada» protestò Sophie, che non aveva nessuna intenzione di abbandonare le coperte calde e confortevoli. Sfortunatamente per lei, Howl aveva molta più pratica nel rifuggire le proprie responsabilità.
«Oh, andiamo, Sophie, l’ultima volta che ci sono andato io hai quasi avuto un attacco di panico» lei si voltò verso il marito, pronta a ribattere oltraggiata, e vide  che le rivolgeva il suo miglior ghigno da schiaffi «E poi vedrai che ha fame e dovresti alzarti lo stesso»
Borbottando tutte le oscenità che presto non avrebbe più potuto dire per non insegnarle a Morgan, la strega si diresse verso la culla e tirò su il bambino. Ma se Howl pensava di averla fatta franca, si sbagliava di grosso. Sophie, seccata oltre ogni dire e cominciando ad allattare, si sedette di peso sulla schiena del mago, impedendogli di fatto di riprendere i suoi dolci sogni.
 
Calcifer, dal suo rifugio nel camino, li sentì battibeccare per buona parte della notte rimasta e sospirò. Certe cose non sarebbero mai cambiate.

 
 
  
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