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Autore: RainbowChia    20/01/2017    3 recensioni
-Io ho peccato, Athelstan. E con te posso confessarmi.-
Ragnar e i suoi dubbi sul Cristianesimo continuano.
(Ambientata durante la prima stagione)
Genere: Erotico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Athelstan, Ragnar Lothbrok
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sin

 

Ragnar si sporse verso Lagertha per assicurarsi che stesse dormendo. Il respiro era regolare, gli occhi chiusi, il petto si muoveva in su e giù. Le scostò i capelli dalla fronte prima di baciarla e alzarsi dal letto, cercando di fare il meno rumore possibile.

Rabbrividì al contatto dei suoi piedi nudi col pavimento. S'infilò i pantaloni, uscendo poi dalla stanza e avviandosi verso quella del suo servitore. Era un impulso più forte di lui quello di vederlo; non riusciva a dormire e tutto ciò a cui riusciva a pensare erano gli occhi verdi di Athelstan.

Aprì la porta e lui era lì, sul suo piccolo letto, le gambe incrociate, completamente assorto nella lettura. Ragnar provò un'inaspettata tenerezza a quella vista, un piccolo sorriso gli si dipinse sul volto.

Ci volle un po' di tempo prima che il monaco si accorgesse della sua presenza; quando finalmente alzò lo sguardo e lo vide, spalancò gli occhi e chiuse il libro di scatto, riponendolo frettolosamente sotto il letto. -Ragnar! Non ti avevo sentito entrare-

Il vichingo gli si avvicinò. -Me ne sono accorto. Sei sempre preso da quel tuo Libro Sacro- fece un gesto, indicando l'oggetto.

-La Bibbia.-

-Sì, insomma quello.-

Athelstan ridacchiò, prima di schiarirsi la voce. -A cosa devo questa visita?-

-Non riuscivo a dormire.- alzò le spalle Ragnar. -Troppi pensieri per la testa.- si sedette sul letto accanto al monaco che, come al solito, non gli toglieva gli occhi di dosso, monitorando ogni suo singolo movimento.

-Posso aiutarti?-

Gli occhi azzurri di Ragnar luccicarono nel momento in cui incontrarono i suoi. -Lo spero proprio.- rispose, il tono furbo che mise subito in allarme Athelstan.

Nonostante quale brivido avesse iniziato a percorrergli la schiena, il moro gli fece cenno di andare avanti.

-Ho altre curiosità riguardo la tua religione.-

Fu Athelstan stavolta ad illuminarsi. Era sempre un piacere discutere della sua fede con Ragnar: a lui importava, interessava veramente conoscerla il più possibile. Al contrario di tutti gli altri vichinghi, che si divertivano solamente a prenderlo in giro.

Non aveva mai conosciuto nessuno che sapesse ascoltare come faceva Ragnar.

-Cosa pensano i cristiani di due uomini che giacciono insieme?-

Per poco Athelstan non si strozzò con la sua stessa saliva. Colto alla sprovvista, si sarebbe aspettato qualsiasi domanda fuorché questa. D'impulso si fece il segno della croce, suscitando una risatina nell'altro. Ma lui non trovava niente di tutto ciò divertente, sperava che Dio gli avrebbe dato la forza sufficiente per dare una risposta a quell'assurda domanda evitando qualsiasi tipo di imbarazzo.

Ragnar fu sicuro di aver messo in difficoltà Athelstan, di solito il prete non ci metteva così tanto a rispondere, così gli chiese se avesse capito la sua domanda.

-Certo, certo, ho capito perfettamente. Mi stavo solo chiedendo come ti fosse venuta in mente.-

In tutta risposta, Ragnar gli si avvicinò ulteriormente e Athelstan indietreggiò di riflesso.

-Per colpa tua, prete.-

Athelstan avvertì i battiti del suo cuore accelerare a tal punto che gli rimbombavano nelle orecchie. Sentiva il sangue pulsargli nelle vene. E questo solo per la vicinanza con il vichingo.

Che vergogna stava provando per se stesso.

L'odore di Ragnar era forte ed inebriante, gli faceva male al cuore il pensiero di non poterlo assaporare appieno.

Formulava questo tipo di pensieri, seguiti da maledizioni verso se stesso.

-E' considerato peccato.- le parole gli uscirono dalla bocca senza che se ne fosse accorto. Non era chiaro se stesse rispondendo finalmente a Ragnar o se se lo stesse dicendo da solo, come a fermare ogni tipo di impulso si stava lentamente insinuando in lui.

Ragnar lo guardò interrogativo. -Un peccato? Cos'è un peccato, Athelstan?-

Il monaco sospirò.

Non sarebbe stato affatto facile.

- “Peccato” è una mancanza contro la ragione, la verità e la retta coscienza.- iniziò a spiegare.

Ragnar si distese, le braccia incrociate dietro la testa, lo sguardo attento e curioso rivolto ad Athelstan. Amava ascoltarlo quando parlava della sua religione, ne era affascinato pur riconoscendo che fosse assurda e senza senso la maggior parte delle volte.

-E' una trasgressione nei confronti dell'amore vero, quello verso Dio. È un'offesa, un'offesa molto grave, quella che hai appena citato. Il peccato è amore di sé fino al disprezzo di Dio, Ragnar.-

Seguì qualche istante di silenzio: il biondo continuava a fissare insistentemente l'altro, che teneva lo sguardo basso. Non gli era facile parlare di certi argomenti, e sapeva che se avesse ricambiato gli sguardi di Ragnar non sarebbe riuscito a parlarne facilmente.

Ogni volta che i suoi occhi si posavano su di lui sentiva di starsi allontanando sempre di più dal suo Dio.

-Quindi se, per ipotesi, io violassi il tuo corpo, Dio ti punirebbe?- la domanda di Ragnar, diretta come al solito, provocò una stretta allo stomaco di Athelstan, che fu sul punto di rimettere la cena della sera precedente.

Si limitò ad annuire. -Dovrei confessarmi. Allora mi perdonerebbe.- non sapeva esattamente con quali forze stesse mandando avanti quella conversazione.

-Cosa significa?-

Naturalmente.

Athelstan era sull'orlo delle lacrime.

Sospirò.

-La confessione è il momento in cui, davanti ad un sacerdote o ad un prete-

-Come te- lo interruppe l'altro.

Athelstan annuì. -Sì. Come me. Si dichiarano i propri peccati e si chiede il perdono. È la consapevolezza di aver fatto qualcosa che è sbagliato e contro natura. Il prete, grazie allo spirito santo che è in lui, è in grado di assegnare a ciascuno la giusta penitenza.-

-Al posto di Dio?-

-Esatto.-

-Che tipo di penitenza? Bere del sangue? Il taglio di una mano?-

Ad Athelstan sfuggì una risatina. -No-

-Taglio dei genitali? Avrebbe senso...-

-Recitare un determinato numero di volte delle preghiere specifiche.-

Ragnar parve deluso. -Oh. Non avete molta fantasia voi cristiani.-

Athelstan avrebbe potuto ribattere che loro, invece, di fantasia ne avevano sin troppa, ma non osò; Ragnar e le sue reazioni erano sempre imprevedibili.

E infatti, ciò che uscì dalla bocca del vichingo qualche istante dopo fu del tutto inaspettato.

-Facciamo una prova-

-Una prova?- Athelstan era leggermente confuso.

-Voglio confessarmi a te.-

Il monaco sperò con tutto il cuore che stesse scherzando, ma l'espressione seria sul viso dell'altro non lasciava spazio ad alcun dubbio.

-Ma...- iniziò.

-Tu sei un prete, giusto?-

Athelstan annuì, rassegnato.

-Io ho peccato, Athelstan. E con te posso confessarmi.- il tono di Ragnar non ammetteva repliche.

-Ragnar, tu non sei cristiano...- provò a dissuaderlo il moro, anche se non era molto convinto ci sarebbe riuscito. Nessuno sapeva essere testardo come il vichingo.

-Voi state meglio dopo la confessione?- infatti parve non ascoltarlo.

-Sì, è un sollievo.- sospirò Athelstan; mentire tanto non sarebbe servito.

-Molto bene.- sorrise Ragnar. Si alzò a sedere ed incrociò le gambe. Incatenò i suoi occhi con quelli dell'altro prima di -Ho molto peccato, prete.- ripetere.

A quel punto Athelstan non potè fare altro che assecondarlo. -In che cosa hai peccato, Ragnar Lothbrok?- mentalmente si scusò col suo Dio per la blasfemia che stava compiendo in quel momento.

-In pensieri.- gli occhi di Ragnar erano furbi, sembrava non aspettasse altro che la domanda successiva.

Il prete inghiottì a vuoto. -Che genere di pensieri?-

Ed eccolo di nuovo lì. Quel maledetto sorriso pieno di malizia.

-Pensieri impuri. Sul mio servo britannico.- quelle parole, pronunciate dalla voce raschiante di Ragnar, fecero venire la pelle d'oca ad Athelstan. Avrebbe dovuto dire qualcosa? Non lo sapeva, non voleva più sapere altro, non poteva continuare, non ce la faceva. Aveva paura di quello che sarebbe potuto uscire dalla bocca di Ragnar e, in realtà, anche dalla sua.

Erano al limite, tutti e due.

Come se gli avesse letto nel pensiero, il vichingo riprese, senza chiedergli nulla:

-Immagino sempre più spesso di baciarlo, prima lentamente perché, sai, lui è un'anima pura, potrebbe spaventarsi.- gli si avvicinò, e Athelstan stavolta non si allontanò, troppo impegnato a non perdere un solo movimento dell'altro, tra il terrorizzato, il curioso e l'eccitato.

-Dopo poco so che non resisterei, attirerei ancora più vicino il suo viso, forzandolo con una mano dietro al suo collo liscio. La mia lingua e la sua inizierebbero ad assaporarsi e a quel punto anche lui mi stringerebbe più forte. Ne sono sicuro.- il tono di Ragnar si faceva sempre più basso; Athelstan continuava a non proferire parola, solo, ascoltava, cullato da quella voce sensuale e roca. Quasi sobbalzò, quando avvertì la mano di Ragnar accarezzargli lentamente la nuca.

-Immagino di togliergli i vestiti in fretta, perché è da quando l'ho visto in quel monastero per la prima volta che voglio strappargli quella dannata tunica di dosso.- Ragnar scostò un ciuffo di capelli dall'orecchio di Athelstan, per poi continuare a mormorare: -Mi prenderei del tempo per ammirare il suo corpo.- sospirò. -Per Odino, quanto desidero vedere il suo corpo nudo. Leccare ogni centimetro della sua pelle, succhiare il suo collo, marchiarlo. Lui è mio, nessun altro deve toccarlo.-

Quell'ultima frase fece perdere un battito al moro, che non fece in tempo a riprendersi perché Ragnar riprese subito: -Voglio essere io l'unico a farlo e gustarmi la sua reazione.- Athelstan stava ormai perdendo del tutto la lucidità. Ogni parola era una stretta allo stomaco, un brivido, un tremito in più.

Voleva fermarlo, sapeva che doveva farlo, ma non aveva più il controllo delle sue azioni, non poteva dire o fare nulla per impedire a Ragnar di torturarlo così.

-Mi struscerei su di lui, per farlo impazzire, per farmi desiderare ancora di più, finché alla fine non mi implorerebbe di possederlo. E allora immagino di entrare in lui, così stretto perché non ha mai avuto alcuna esperienza. Io sono il primo e sarò anche l'ultimo, ne sono sicuro.-

Quasi impercettibilmente e contro a sua volontà, Athelstan si ritrovò ad annuire.

Cos'era quella sensazione che stava provando? Si sentiva come sotto un incantesimo, del tutto ipnotizzato da ciò che Ragnar stava dicendo.

Desiderava che tutto si realizzasse, ma allo stesso tempo si sentiva incatenato, incapace di agire poiché contro ogni insegnamento ricevuto fino a quel momento. Voleva urlare, ma la gola era secca; voleva zittire Ragnar con un bacio, ma le catene erano troppo strette.

-Lui urla e geme sotto di me.- proseguì il biondo. -e io spingo, lo bacio fino a che non ci manca l'ossigeno, tocco il suo corpo dappertutto, lui mi tira i capelli.-

Il respiro e i battiti di Athelstan accelerarono, il calore stava diventando insopportabile, trattenersi quasi impossibile.

-Invoca il suo Dio appena prima di venire, mentre io faccio altrettanto dentro di lui.-

Ci fu un attimo di silenzio.

Il moro aveva gli occhi velati di lacrime, il viso arrossato, la mente appannata.

-Ecco.- il respiro di Ragnar contro il suo orecchio. -Questo è il mio peccato, prete.-

Athelstan chiuse gli occhi, tentando disperatamente di riacquistare le sue facoltà mentali.

-Per il potere conferitomi- Athelstan alzò una mano, tremava, sperò che l'altro non ci facesse troppo caso. -Ti assolvo dai tuoi peccati- iniziò a fare il segno della croce davanti a Ragnar, ma il vichingo gli afferrò il polso, bloccandolo a mezz'aria.

-Dovrei sentirmi meglio adesso?- un'improvvisa rabbia parve coglierlo.

Athelstan non capiva, riuscì solo a dire a mezza voce: - È così.-

-Dovrei smettere di desiderare ciò che ho appena confessato?-

-Sì. Dovresti.- adesso era Athelstan quello deciso.

Ragnar strinse appena la presa, prima di lasciare andare la mano del moro e, in un attimo, si era alzato dal letto e aveva raggiunto la porta, senza lasciare ad Athelstan possibilità di reagire.

-Ciò che desidero non puoi cancellarlo con un semplice segno della croce.- disse, e uscì dalla stanza.

Athelstan era di nuovo solo, un vuoto enorme dentro di lui lasciato da quelle ultime parole di Ragnar.

Baciò la croce che portava al collo, la sua catena, mentre la consapevolezza che sino a quel momento aveva tenuto a bada riaffiorava forte in lui.

Il peccato di Ragnar era anche il suo.

 

 

  
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