Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: James Potter II    21/01/2017    1 recensioni
Ma pensa, siamo già nel 2017, mi sembra solo ieri che questi umani erano impegnati nelle guerre puniche.
Non che oggi siano messi meglio. Dunque... credo di dovermi presentare. Sono Ipos, un conte e principe infernale. Ho trentasei legioni di stupidi demoni sotto il mio comando, ma tanto non servono a un granché.
Sono il demone dell'arguzia, del coraggio e della superbia, e a quanto pare avrei il corpo d'angelo e la testa di leone (davvero? C'è davvero qualcuno che mi ha rappresentato così?) sono il figlio di Lucifero.
Ora sono un po' nella merda, dato che sono impegnato a combattere un male che manco Satana. Tecnicamente non è male, ma neanche bene. È il "nulla". E non ha neanche un nome. Il caro Signore Dio lo eliminò qualche tempo fa, tipo all'inizio di tutto, e ora che è ritornato ci ha lasciato il compito a noi. Già, ora sono alleato degli angeli. È partito tutto da quel giorno che mi annoiavo, e sono salito sulla terra...
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mi giravo e rigiravo nel mio letto. Un grande letto ad acqua (si insomma, l'effetto era quello, conteneva lava in realtà) che era caldo e comodo, ma quel giorno lo detestavo. Mi annoiavo, ecco tutto.
Mi alzai. La mia camera era moderna. Tutta sui toni del rosso e del nero, con il pavimento di ossidiana e una grande finestra. Da lì si poteva vedere l'inferno. No, letteralmente. Il mio castello sorgeva su un lago di lava enorme. Il cielo era rosso, il che dava alla luce un colore fastidioso. Meno male che le mie luci chiare e naturali aiutavano.
Decisi che non potevo rimanere un altro minuto in quel posto.
Mi diressi verso l'armadio lucido. Aveva un'anta nera e l'altra rossa. Ne aprii una (quella rossa. Vi interessa?) e rivelai lo specchio che era al suo interno. Specchiandomi notai che avevo addosso solo un paio di mutande a righe blu e nere. Il mio fisico era atletico, muscoloso. Avevo la tartaruga ovviamente. Le braccia e gli addominali erano scolpiti, così come le gambe. Sì, ok, la smetto. Però dai, ero un figo.
Cioè, non sono il demone più bello dell'inferno a caso. Sì, ok, il secondo più bello. O il terzo, se contiamo anche le donne. Dopo mio padre e, eventualmente, quella gran porca di Lilith. Ok, queste cose non le devo dire. Però, dai, è davvero una puttana.
Ok, ok, la smetto. Torniamo a noi. Ero davanti allo specchio. 
Presi dall'armadio un paio di pantaloni di pelle e gli indossai. Poi presi una t-shirt. Era bianca, con un teschio messicano stampato sopra. Ed infine il pezzo forte, il mio cavallo di battaglia. Una giacca di pelle nera borchiata. Aveva punte d'acciaio sul colletto, sulle spalle e sulle maniche.
Tirai fuori dalla maglietta la collana con il pentagramma rovesciato. D'accordo, molti lo riconoscono come simbolo satanico, ma cazzo, mi stavo grattando le palle all'inferno, direi che col satanico ci vado a cena.
Indossai sopra i calzini neri un paio di anfibi di cuoio. Avevano varie cinghie, una delle quali era addobbata con proiettili disposti in fila.
Feci un gesto con la mano e dopo pochi secondi stringevo un flacone spray di gel. Mi scompigliai i capelli biondi. Poi con un altro gesto trasformai il gel in una boccetta nera di profumo da uomo. Me ne spruzzai un po' sul collo. Ero pronto.
Non mi preoccupai nemmeno di uscire dal castello. Aprii solo la porta scorrevole della mia camera e, vedendo una domestica, una demone dalla pelle bianca e le corna di capra, le urlai.
-Splendore, avverti che starò via. Non so quanto-
Avevo la fissa di chiamare la gente "splendore". Pensa come si sentiva il potente Asmodeo, noto per la sua forza, a sentirsi chiamare così.
Comunque.
Mi bastò un pensiero e subito mi dileguai.
Molti si chiedono com'è teletrasportarsi. Se si attraversa un tunnel dimensionale, una camera buia o non so cosa. No, in realtà vedi un paesaggio sparire per lasciare posto a un altro. Un po' come una presentazione su powerpoint.
Scelsi come destinazione una delle mie città preferite: Roma.
Era dai tempi di Romolo Augusto che non ci andavo.
Il paesaggio che mi ritrovai davanti non fu particolarmente spettacolare. Un vicolo puzzolente. Letteralmente.
-Guarda, un servo del male- disse una voce. Fantastico. Sapevo chi fosse.
-Guarda, una mignotta con le ali-
Solo allora mi girai. Davanti a me c'era una ragazza. Dimostrava circa diciassette o diciotto anni, come me, ma sapevo che non era così.
Indossava una camicietta a scacchi, larga e con le maniche corte. Portava leggings di pelle e sotto stivaletti col tacco aperti in punta. I capelli rossi e mossi erano sciolti e volavano al freddo vento di gennaio, gli occhi verdi mi guardavano.
-Sempre delicati, voi demoni- disse. Il viso pallido e ricoperto di lentiggini era impassibile.
-Dai, ma ti sei guardata con l'armatura? Più succinta di Xena, la principessa guerriera. Sei un po' una troia, ammettilo-
-Stai dando della meretrice a un arcangelo, Ipos- pronunciò il mio nome con disprezzo. Ma dico, è un nome bellissimo cazzo!
-Meretrice? Ahah, non lo sentivo dal seicento, splendore- la presi in giro.
-Non chiamarmi splendore- mi rispose.
Suscettibile, l'angioletto.
-Ti prego splendore vattene, mi annoio e di certo non mi divertirò con una santarellina come te-
-Il tuo divertimento provoca urla tra i mortali-
-Cos... Ti riferisci a quella faccenda dell'incendio a Roma? Dai, sono passati millenni. Anche se è stato divertente vedere i cristiana torturati, non lo nego- lei mi guardò con disgusto. Quella troia mi stava stancando -voglio solo divertirmi. Ma in modo più innocuo. Discoteca, puttane, alcol e...- uno spinello mi apparve in mano. Me lo misi in bocca e lo accesi col dito -erba. Magari anche qualcosa di più pesante. Quella roba uccide gli umani, ma per me è poco più di una redbull-
-Non avete queste cose, all'inferno?-
-Puttane sì, ma mi hanno stancato, alcol orrendo, erba sì, te lo concedo. Ma i locali infernali? Tzè, dovresti vederli. Squallidi, noiosi-
-Non ti lascerò vagare sulla terra demone!-
-Che palle voi angeli. Ma da quando in qua chiamano una del tuo grado per scacciare un demone?-
-Sei un principe infernale. Sei troppo forte per un angelo comune-
-Cazzo splendore, lo so, ma sono onorato che l'arcangelo Aphrel si sia presa la briga di venire fin qui. Senti, ti assicuro che non sono venuto a fare danni. Sei l'angelo della verità giusto? Non senti che sono sincero?-
Lei sembrò perplessa. Non ti aspettavi che dicessi la verità eh?
-Ti tengo d'occhio- concluse.
Aspetta, cosa?? Mi lascia andare così? Davvero? Ma ha preso il titolo di arcangelo con i punti del supermercato?
-Se mi vuoi vedere scopare, bere e fumare, fai con comodo. Non mi vergogno di mostrare la mia mascolinità-
Si dissolse con un viso che, vi giuro, mi fece morire dal ridere. Un misto di odio, rabbia, disgusto, perplessità che sembrava un quadro di Picasso.
Con il mio spinello in bocca presi a camminare per la strada.
Come aveva fatto la capitale del mondo a ridursi così? Voglio dire, le strade sono sempre state sporche, ma gli edifici, le statue, i palazzi? Non sono un cultore dell'arte ma cazzo, gli umani sono davvero idioti.
Dunque, cosa potevo fare? In discoteca ci si va la sera, a puttane ci sarei andato dopo la discoteca, e stavo già fumando. Non mi rimaneva che andare a bere. Trovai presto un bar. Entrai.
Notai il cartello "vietato fumare". Non per Ipos il Ruggente, splendori.
Mi sedetti a un tavolo. Una ragazza si avvicinò a me.
-Non puoi fumare qui dentro, non ha letto il cartello?-
-Non riesco a leggere splendore, la luce dei tuoi occhi mi ha accecato- ma mi tolsi lo spinello e lo diedi a lei. A che serviva scomodare la polizia. E poi forse Aphrel mi teneva davvero d'occhio.
-Ma ti prego- continuai -portami un negroni-
Lei si allontanò disgustata con la canna in mano, che buttò nel secchio vicino alla porta.
Dopo una lunga attesa ritornò con un bicchiere pieno di un liquido rosso con una fetta d'arancia che vi galleggiava.
Lo scolai senza fermarmi, in un sorso. Non male, in realtà, ma niente di eccezionale.
-Splendore, saresti così gentile da portarmene altri due? Anzi no, uno solo, portami invece un bicchiere di prosecco-
E un'altro quarto d'ora passò. Adoro gli italiani, ma non sanno cosa sia la puntualità.
Il negroni era il mio cocktail preferito, anche se non era perfetto l'ho apprezzato, ma anche il prosecco non era male. 
E dopo un black russian, un americano e altri due negroni fui invitato a uscire. Ma cosa? Non ero neanche ubriacato. Non è colpa mia se voi umani appena vi bagnate le labbra perdete la ragione. Io sono un demone, per ubriacarmi dovrei farci il bagno nel negroni. Cosa che una volta ho fatto.
Finì che rovesciai un paio di tavoli e minacciai il proprietario. Un omone grasso e pelato. Certe persone dovrebbero andare a nascondersi secondo me.
Insomma, dai, fai schifo al cazzo splendore (si fa per dire).
Non so bene cosa gli dissi. Lo chiamai botte di merda, questo lo ricordo, e forse accennai a sua madre. Più di una volta. Credo avrebbero chiamato la polizia, ma fui meno fortunato. Quella scocciatrice di Aphrel decise di salvare quegli insulsi mortali. 
-Leonardo Di Bella, cosa cavolo fai?! Non so come faccio a uscire con un imbecille come te!-
Non sono un idiota, stava fingendo di essere la mia ragazza, ma cazzo, Leonardo Di Bella? Sul serio?
-Che palle Erminia, sei una guasta feste-
A sentire il nome Erminia strabbuzzò gli occhi. Oh sì troietta, tu mi chiami Leonardo Di Bella? E allora eccovi Erminia, la sua ragazza rompicoglioni.
Mi diede un pugno sulla pancia che mi fece piegare dal dolore.
Mi pare di aver besstemmiato, ma sembra che non sia il caso di scriverlo.
Si scusò col grassone e gli allungò delle banconote. Hai capito l'angioletto. Saranno stati almeno duecento sesterzi. No, che dico, ora andavano gli euri. Euri? Si dice? Dollari si dice. Ma credo sia euro anche al plurale.
Uscii dal bar accendendomi un'altro spinello.
Aphrel. No, Erminia, mi raggiunse.
-Ma cosa fai?! Avevi detto che...-
-Sono loro che hanno iniziato splendore- la interruppi. Feci un tiro di canna.
-Fantastica. Qui le chiamano "ciospe"-
-Le ciospe sono le sigarette. Quella robaccia la chiamano solo canna- mi correse Aphrel.
-Sì, sì, ok splendore come vuoi-
Era comunque un dono del demonio. Quindi fantastica.
   
 
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