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Autore: gufostorm    22/01/2017    0 recensioni
“Cos’è un ricordo felice?”
Un giorno, qualcuno, non ricordo bene chi, mi fece questa strana domanda. Ricordo di avergli risposto in modo semplice, banale, ma ora non ricordo bene quali furono le mie parole; non ricordo più tante cose.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Cos’è un ricordo felice?”
Un giorno, qualcuno, non ricordo bene chi, mi fece questa strana domanda. Ricordo di avergli risposto in modo semplice, banale, ma ora non ricordo bene quali furono le mie parole; non ricordo più tante cose.
Un’incidente, avvenuto ormai quasi cinque mesi fa, mi privò di tutti i miei ricordi. Ogni tanto, durante la notte, mentre cerco di addormentarmi e non pensarci, piccoli frammenti di memoria ritornano, come questa domanda.
“Cos’è un ricordo felice?”
Sono due giorni che tento di dare una risposta sensata, ma non riesco a trovarla. Dopotutto, come posso dare una risposta quando tutti i ricordi che ho sono di un lasso di tempo così breve?
Così, per alleviare questo senso di irrequietezza che questa domanda ha portato con se, l’ho posta alle persone che mi sono vicine, che stanno cercando di aiutarmi. Inutile dire che ogni risposta era diversa dall’altra.
Mi è stato detto che un ricordo felice “è qualcosa che ti fa star bene” o “è ciò che ti permette di volare”, che poi non mi sembra avere molto senso come risposta. Alcuni mi hanno risposto con i loro ricordi felici, come mia madre, che con gli occhi accesi da una strana luce e voce lievemente tremolante mi disse che per lei, un ricordo felice, era l’immagine di me distesa sulla barella del pronto soccorso, il giorno del mio incidente, ricoperta di sangue, di bende, ferita ma viva.
Che ricordo felice del cavolo, però. Che cos’ha di felice il ricordo di me ferita, ridotta in quello stato? Quello non era più un ricordo triste? Non era un ricordo pieno di sofferenza, dolore, ansia e paura?
Quella notte non riuscii a dormire, la risposta di mia madre continuava a tormentarmi, e più ci pensavo meno riuscivo a comprendere. Cercai di sforzarmi di ricordare di quel giorno, di ricordare mia madre, ma tutto era così sfocato. Poi finalmente riuscii a ricordare qualcosa. Ricordai il volto pieno di lacrime di una sconosciuta madre, mentre cercava di abbracciarmi, nonostante tutte le mie bende e fasciature. Ricordai i suoi singhiozzi, i suoi tremori, l’espressione che fece quando le chiesi chi fosse. Poi ricordai il suo sorriso. Un sorriso lieve, dolce e pieno di felice tristezza.
Lentamente aprii gli occhi, svegliandomi con una sensazione mista tra malinconia, tristezza e felicità.
Ora capivo cosa intendeva dire mia madre, capivo perché un ricordo così triste fosse anche felice.
Perché, essenzialmente, per poter essere felici, per poter provare quella strana sensazione di volare nel vuoto, per potersi sentire bene, prima bisognava aver toccato il fondo, aver provato qualcosa di diverso, di triste e malinconico.
Finalmente avevo una risposta a quella domanda che da giorni mi assillava, finalmente sapevo come rispondere.
“Cos’è un ricordo felice?”
“E’ quel ricordo che, più di tutti, ti fa piangere”.
   
 
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