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Autore: war    22/01/2017    0 recensioni
Fra gli esorcisiti, per combattere il Conte del Millennio e i Noah, viene inviato dal Vaticano un aiuto, giunto direttamente da quel Dio che a volte ci si dimentica di amare... La strada da percorrere è una sola: ed essa è sempre stata perfettamente delineata davanti ai nostri piedi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Enoc, scrittore di giustizia, va’,
annunzia agli angeli vigilanti del cielo che hanno abbandonato il cielo eccelso
e la sede santa in eterno
e si sono corrotti
con le donne
e hanno agito come i figli degli uomini”
12.3-6 – Libro di Enoc – testo Apocrifo



Sfortunatamente, quel giorno, malgrado la mia intuizione sul dove trovare Allen Walker sia stata giusta, io l’ho mancato.
Qualcuno prima di me lo ha trovato.
Probabilmente un Noha ed io ne ho perso le tracce; di entrambe.
Un po’ demoralizzata cerco una locanda dove passare la notte mentre , senza darmi affatto per vinta mi risolvo per riprendere la ricerca più tardi.
Magari in qualche bettola.
Per il momento mi concedo un bagno caldo in stanza.
Certo non sono più, ufficialmente, alle dipendenze della Santa Sede, ma in seicento anni ho avuto tutto il tempo di mettere da parte una piccola fortuna. E comunque, di solito non sono una che spende soldi inutilmente.
Chiudo gli occhi, infilando la testa sott’acqua e alla mente mi si affaccia il volto di Padre Leone.
Quando ero partita per Matera, il Camerlengo mi aveva infilato una busta nella tasca interna della giacca, e tra una cosa e l’altra non ho fatto in tempo a leggere.
Forse è il caso di farlo… diciamo subito.
Con un sospiro esco dalla vasca, mi avvolgo nella morbida spugna della salvietta e prendo la lettera.
Mi lascio cadere sul letto e inizio a leggere.
Man mano che proseguo nella lettura una ruga profonda e sottile mi si disegna in fronte.
A quanto pare sono in molti ad aver perso la bussola, in questa guerra.
Le notizie interne alla Santa Sede sono forse più inquietanti di quelle all’esterno. A quanto pare nemmeno il Camerlengo è più informato su tutto quello che il Papa ha deciso di fare. Gli Apocryphos stavano sviluppato una volontà indipendente. Ma questo ce lo eravamo aspettati, sia io che Padre Leone, in quanto per loro stessa natura essi erano nati con il solo scopo di proteggere il Cuore.
A questo punto però, se i servitori iniziavano ad agire autonomamente c’era da chiedersi se la Santa Sede interpretasse il volere di Dio o di qualcun altro e ancora c’era da tenere in conto la possibilità che fosse il Cuore ad essersi allontanato dalla strada tracciata da Dio…
Sicuramente Azael avrebbe saputo la risposta. Ma Azael era diventata un'unica entità con Angel e ormai aveva perso la facoltà di sentire cosa il Padre diceva.
L’incontro con Lord Michael poi, non aveva aiutato per nulla, se non a gettare altre ombre su tutta la faccenda.
Cosa dovrei rivelare e a chi?



Indosso un paio di aderenti pantaloni neri, una camicia bianca che impreziosisco con un una cravatta rossa, gli stivali e la mantella. Ho tirato indietro i capelli e sebbene il mio volto sia privo di barba, posso passare per un ragazzo giovane.
Avere un fascino androgino a volte è vantaggioso.
Di certo non potrei infilarmi nelle taverne malfamate per scommettere soldi nel gioco del poker se fossi una fanciulla.
Prima di lasciare la hall della locanda in cui alloggio scorgo un cilindro sulla cappelliera.
Sorrido bieca mente lo prendo a prestito senza chiedere.
La mia coscienza, o forse Azael, mi punzecchia un po’ il fianco con quel sentimento chiamato rimorso.
La metto a tacere iinformandola che lo restituirò una volta rientrata e il proprietario nemmeno se ne accorgerà. Dopotutto non è che un rispettabile gentiluomo se ne vada per bettole nell’ora più prossima a quella delle streghe!



Inutile dire che ho fatto un buco nell’acqua.
Probabilmente Allen ha deciso di restare nascosto per un po’.
Non posso dargli torto, dato che è esattamente quello che io avrei fatto al suo posto. Tuttavia il tentativo doveva essere fatto.
E poi, il mio istinto mi dice che l’Esorcista non ha ancora lasciato Lisbona. O forse è Azael che me lo suggerisce.
L’Innocence sa sempre dove c’è altra Innocence.
E quella e’ stata la prima volta che il pensiero, quello che mi ronzava in testa da un po’ di tempo, quello che non aveva una forma precisa ma che era lì, nascosto fra i gangli nervosi del mio cervello, venne a galla.
E scomparve.
Maledetti pensieri inconsapevoli.
Troppo rapido per essere colto e compreso, ma non così rapido da non aver lasciato traccia.
Torno sui miei passi, cercando freneticamente con lo sguardo che cosa avbbia potuto far scattare il meccanismo di quel pensiero inconsapevole…
Non sono stati i sampietrini sconnessi della strada che sto percorrendo.
Nemmeno la giallastra luce dei lampioni ad olio che getta coni di luce contro le tenebre della notte.
Non è stato lo stralcio di cielo stellato.
E nemmeno il paesaggio informe degli alberi del parco alla mia sinistra, o la cancellata dalle sbarre lanceolate che riflettono debolmente la luce in quanto fatte di metallo…
Osservo la facciata del palazzo alla mia destra.
Nell’insieme non mi dice nulla, non mi fa scattare nessun pensiero. Nessuna lampadina o nessuna illuminazione.
Osservo un poco più nel dettaglio.
La pietra con cui hanno edificato il palazzo è di un colore chiaro, paglierino.
Gran parte della facciata, ricoperta da Azulejos che riproducono delle statue e delle greche in stile neoclassico… Acqua e terra quelle del primo piano, il buio non mi permette di leggere i nomi di quelle dei piani superiori… anche il ballatoio del secondo piano è protetto da una ringhiera di ferro battuto dal gusto barocco che si ripete in quella della mansarda… Tuttavia è sottotetto a colpirmi come uno schiaffo.
Esattamente sotto l’apice del tetto si dipana uno pseudorosone.
Un cerchio perfetto che contiene la stella a sei punte e poi il triangolo con l’occhio. La stella di David e…
Un simbolo massonico.
….Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per fare i miracoli della realtà Una…. *
La mia mente mi ripropone uno stralcio di conversazione.
Non erano parole di Leonardo ma le avevo sentite da lui e stava citando qualche filosofo o sapiente del passato…
Leonardo era sempre stato interessato agli alchimisti, all’esoterismo e ai simboli massonici e questo gli era costato la nomea di stregone e il rischio di essere messo al rogo se non fosse fuggito Oltralpe…
E sono certa che l’orecchino che indosso sia il frutto di accurate ricerche in questo senso. Non so quanto la sua funzionalità di detenere il mio potere divino fosse dovuta alla sua composizione e al suo simbolismo latente o quanto fosse coercizione del mio pensiero e quindi vincolo da me medesima imposto.
Ma credo che alla luce della mia rigenerazione, qualsiasi potere abbia posseduto quel monile ora non lo ha più. Eppure non riesco a toglierlo. Non riesco a privarmi di quel legame con un passato ormai chiuso, che non tornerà più.
E provo un’inspiegabile sentimento di malinconia e di collera, per non avere altra scelta.
Lungo la strada che percorro non ho possibilità di tornare indietro.
Posso solo muovermi o stare ferma.
E forse, muovendomi, magari compierò un giro talmente largo o talmente lungo che mi riavvolgerò sulla spirale del tempo stesso e tornerò al punto di partenza….
Ma quale partenza?
Quella di Angel o quella di Azael?
E di nuovo afferro un pezzetto di quella consapevolezza, che ho ma che non ricordo. Chi è il Quattordicesimo e chi è il Conte?
E se Angel e Azael convivono in una sola esistenza, allora anche i Noha lo fanno?
Sono le memorie di Noè e al tempo stesso sono solo uomini?
E fino a che punto le due cose sono fuse?
Forse questo, però, riesce a spiegare perché una lacrima di Tikki Mykk mi ha potuta riportare indietro.
Non avrebbe dovuto.
MA lo ha fatto.
Quindi era pura.
Può un Noha essere puro?
No, questa è una contraddizione in termini.
- Allen… Dove sei? - sussurro appena.
Cosa voglio dirgli?
In realtà so che dovrei dirgli di fare la cosa giusta, di debellare il Quattordicesimo, di tornare in grembo all’Ordine e di continuare ad essere un Esorcista… ma mi rendo conto che no, non è questo che voglio dirgli.
Voglio dirgli di non avere paura.
Di scegliere in massima libertà cosa fare.
Vorrei dirgli, se è possibile di indagare e di scoprire il perché di tutto quello che gli è accaduto.
Di provare a conoscere il Quattordicesimo, anche se forse non potrà mai comprenderlo. Ma di non temere, che da qualche parte, dentro di lui continuerà ad essere Allen, anche se si farà carico delle memorie del Quattordicesimo e per tutto il mondo diventerà il Quattordicesimo Noha… Neah…
E che un giorno porremo fine a tutto questo.
E sopravviveremo.
Per trovarci tutti, sotto lo stesso cielo.
E non so se sia la preghiera di Angel o il desiderio di Azael.
E’ solo grazie al mio istinto che evito di essere trafitta.
Apcryphos.
Dannazione ma che cos’hanno? Un radar che gli permette di trovarmi sempre nei momenti meno opportuni!?!
Non posso iniziare una battaglia in questo posto.
Posso solo scappare, e se proprio il dannato mi vuole seguire allora fuggirò nel parco, dove forse portò rispondere ai colpi senza timore di scatenare il terrore per le strade nel cuore della notte.
E poi ho solo voglia di combattere e di distruggere.
Ed è la prima volta che mi accade.
Ho sempre combattuto col desiderio di proteggere, mai con il deliberato intento di spazzare via qualcuno.



Un lampo di luce e poi qualcosa che sembrano petali di ciliegio allungati che salgono verso il cielo.
L’Apocryphos si sta dissolvendo.
L’ho ucciso.
Quindi sono davvero passata alle schiere nemiche.
Ed improvvisamente divento consapevole della realtà che mi circonda.
Realizzo che a terra ci sono parecchi rami.
Che i nostri colpi hanno lasciato solchi nel prato…
Che io ho i piedi a bagno nella fontana… e che la statua di Poseidone dietro di me ha perso il suo tridente, mentre il rampante cavallo marino non ha più un orecchio e la coda.
Le mie gambe tremano.
Le ginocchia stanno per tradirmi, faccio appena in tempo a sedermi sul bordo per evitare di finire a mollo nell’acqua.
Sto piangendo.
Sono singhiozzi quelli che scuotono le mie spalle e non brividi di freddo.
Ma non posso fare niente in questo stato.
Solo aspettare che i cocci finiscano di cadere e poi raccoglierli.
Posso solo contemplare la distruzione portata dalla mia rabbia e continuare a chiedermi perché, perché io mi senta così in colpa e così dispiaciuta… Non è la mia prima battaglia e non è nemmeno la mia prima uccisione… Quindi non so perché questa volta debba fare così male…
E poi mi rendo conto che invece lo è.
La prima volta che ho combattuto altra Innocence con istinto belligerante.
Quindi ho davvero voltato le spalle a cosa sono… Senza possibilità di ritorno….
E Azael dentro di me si chiede se è questo ciò che ha provato Lord Lucifero quando ha sollevato la spada contro il Cielo e gli altri angeli suoi fratelli… Se questo è quello che ha provato anche Lord Michael e se questo è ciò che sentono, gli angeli ogni volta che affrontano i loro fratelli caduti.
Azael sa che era questo il dolore che Lord Lucifero voleva risparmiarle.
Ma Angel le sta suggerendo di abbracciare quel dolore. Perché sarà esso che le darà la possibilità di comprendere, perchè le lezioni di vita più grandi, dagli uomini, vengono apprese attraverso il dolore.
E dal dolore distillano consapevolezza e a volte anche felicità.



Riposo il cappello sulla cappelliera e mi tolgo la mantella.
Nulla di fatto.
Bhe, non proprio.
Ho racimolato qualche soldo, una batosta morale, e una pedicure indesiderata.
Meglio se mi concentro sulla prima cosa.
Non sono un gran baro, ma sono brava a leggere le espressioni della gente, quindi se non ho davanti a me un giocatore troppo esperto o troppo bravo posso portare a casa qualche vittoria.
- Quel copricapo non ti dona. Per niente –
La voce alle mie spalle mi fa sobbalzare.
La mia mano trema mentre ripone il cappello nel suo spazio.
Mi volto adagio ma l’odore del tabacco, di quel particolare tabacco mi ha già avvolta.
- In effetti è un po’ grande – sorrido appena.
Non ho voglia di combattere di nuovo. Ma lo farò se mi sentirò minacciata, per questa ragione raddrizzo la schiena.
L’uomo disaccavalla le lunghe gambe.
Gli stivali di pelle producono un leggero fruscio, come la stoffa dei pantaloni neri e aderenti.
Il bianco della camicia stona contro la penne scura del torace che si intravede sotto i primi tre bottoni lasciati aperti.
In realtà, per quanto indossi abiti di ottima fattura, sono un po’ gualciti e portati con noncuranza. Come se si fosse messo comodo, mentre mi ha aspettata.
Regge fra le dita un calice di vino rosso rubino e i capelli mossi gli ricadono sulla fronte, nascondendo le croci delle stigmati.
Gli occhi dorati mi fissano duri come pietre, mentre le belle labbra morbide sono piegate ad un sorriso cordiale.
- Mi fai compagnia? – chiede sollevando il calice in un invito che sa anche di brindisi.
Scuoto la testa.
- Non bevo dopo cena – rispondo mentre mi tolgo la mantella che lascio cadere distrattamente sulla panca, sotto gli appendiabiti tutti pieni di cappotti di altri avventori.
La reception è vuota e anche il ragazzo al bancone del bar ripone l’ultimo bicchiere e soffoca uno sbadiglio.
Tikki svuota in un solo sorso il bicchiere che ha in mano.
- Stai qui – mormora a denti stretti mentre a lunghe falcate restituisce il bicchiere e dice due parole al barman che si affretta ad annuire.
Non sono tenuta a farlo.
Aspettarlo, intendo… Ma qualcosa mi dice che forse dovrei.
Guardo con calma il divano di velluto blu con i profili di legno argentato, e due poltrone gemelle, il tavolino in ferro battuto e cristallo con un vaso di fiori che definirei eccentrico, le pareti bianche sobriamente rifinite e la greca a una spanna dal soffitto con dei gigli fiorentini blu…
L’occhio mi cade sull’affresco del soffitto, con il trito tema mitologico dei putti e del cielo con le nuvole e le colonne, e gli arabeschi barocchi del lampadario con ciondoli di cristallo molato.
Anche i tavoli sono apparecchiati per la colazione con tovagliette bianche blu, dagli eleganti arabeschi.
Sono stanca.
Ho freddo.
E non vedo l’ora di togliermi gli stivali fradici.
I miei occhi corrono alla scala che porta al piano di sopra e alle camere.
Sconveniente?
Quasi certo, ma non me ne può importare di meno.
Inizio a salire le scale.
Sento il rumore fradicio che producono i miei stivali.
Bello schifo, davvero.
Tikki mi raggiunge a metà della scala.
- Ti avevo chiesto di aspettarmi – sussurra afferrandomi il polso, saldamente.
- Veramente mi hai detto di stare lì… - borbotto senza troppa convinzione.
I suoi freddi occhi gialli si piantano di nuovo nei miei… e improvvisamente una luce un po’ più calda li invade.
- Donna, non la smetti mai polemizzare? – chiede brusco.
Mi stringo nelle spalle.
- Non resterò piantata come uno stoccafisso nell’ingresso o a metà di una scalinata solo perché qualcuno mi dice di stare lì. Se vuoi parlare seguimi, se vuoi uno scontro mettiti in fila, ne avrò anche per te! –
L’oro si accende di un sottile divertimento.
La sua mano lascia il mio polso.
E’ stano come il suo tocco sia caldo.
Scaccio quel pensiero e raggiungo la mia stanza.
E’ spaziosa ma non eccessivamente lussuosa.
Tolgo gli stivali mettendoli a fianco della stufa di ghisa che emana calore, per domattina saranno asciutti mi sposto verso il bagno notando a malapena le impronte bagnate che le mie calze lasciano sul pavimento di legno.
- Sei finita in una pozzanghera? – chiede Tikki, seguendomi curioso.
E’ meglio quando è anche silenzioso.
- Apocryphos insistente – ribatto mentre sfilo i pantaloni senza farmi problemi.
Afferro l’accappatoio mentre lascio cadere a terra il resto dei vestiti. Stringo la cintura di spugna e apro l’acqua della doccia.
Si, una doccia calda è quello che mi ci vuole.
Tikki è seduto sul bordo del lavandino.
Non so perché lui, che è il Noah del Piacere non accenda in me nessun tipo di desiderio.
Nella mia testa non è diverso da un pezzo di arredamento, e se mi imbarazzo è solo a posteriori, quando ricordo a me stessa che lui è fisicamente un maschio…
- Aaarggghhh! – sbotta lui arruffandosi i capelli in un gesto esasperato.
Inarco un sopracciglio, francamente perplessa.
- Sono il Noah del Piacere, il Piacere, hai presente? –
Annuisco.
- E tu… Tu te ne stai lì con quasi niente addosso, per nulla interessata a me! Non sono bello? Non mi trovi affascinante? –
- C-come? – chiedo spiazzata
- Non mi desideri? Questo corpo… - dice sfiorandosi le clavicole in modo che è sensualità pura – il suo calore… - prosegue umettandosi le labbra – il sapore dei miei baci… -
- Per il calore c’è la doccia… In quanto al sapore dei tuoi baci, vino e tabacco non sono un mix vincente, credimi. –
Quello che si dipinge sul bel viso del Noha è puro sgomento.
Poi lui scatta.
Sento un dolore alla base della nuca, dove ho picchiato la testa contro le piastrelle del muro. E poi un calore bruciante sul collo dove le labbra del Noha si sono posate e succhiano. Sento poi gli schiocchi dei baci che risalgono verso l’orecchio, il solletico che mi fanno i suoi capelli serici ma nessun batticuore furioso e niente farfalle nello stomaco.
Tikki si allontana un poco e torna a fissarmi negli occhi.
Mi lascia andare.
Il suo sguardo è strano…
- Ti aspetto di la… Dobbiamo parlare di Allen Wolker – mi dice lasciandomi sola.




• cit: Ermete Trismegisto
  
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