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Autore: Dreamer In Love    23/01/2017    2 recensioni
Nami è rassegnata a passare il solito viaggio in treno nel solito e noioso modo ma un incontro inaspettato la obbligherà ad abbandonare la sua routine.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami | Coppie: Rufy/Nami
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Solita mattinata (o quasi)
 
Era una solita mattinata afosa d’inizio estate. Nami si sistemò i capelli rossicci dietro l’orecchio, mentre sfogliava annoiata la rivista di moda che alcuni addetti le avevano rifilato prima di salire in treno. Poteva vantare un certo stile nel vestire - come dimostravano gli short di jeans e la maglia a maniche corte scollata sul seno - e i capi che le modelle indossavano tra le pagine erano della stagione passata, antiquati ormai. Ripose nella borsa il materiale cartaceo, sperando di trovare qualcosa di meglio da fare per passare il tempo. All’improvviso, fu colta da un dolore lancinante proveniente dal mignolo del piede destro. Osservò stralunata i suoi amati sandali rossi pestati da un enorme infradito. Alzò lo sguardo sul possessore di quell’arma mortale con il cipiglio più adirato che potesse assumere.
- Sta attento!  -
Il giovane davanti a lei diede una scrollata di spalle e le sorrise, noncurante: uno ‘scusa’ appena accennato e quella gioia ebete che aveva letto sul volto del molestatore la fecero desistere dal monologo petulante che aveva in serbo. Sarebbe stato come parlare al vento, inutile.
Il ragazzo si sedette malamente sui sedili di pelle ridendo sguaiatamente con il cellulare all’orecchio. Il volume era esageratamente alto e con uno sbuffo, Nami si rassegnò ad ascoltare la solita noiosa telefonata.
- Non preoccuparti Usopp! -
- No, Rufy! Tu non capisci. Stavolta ti bocciano. -
- Non essere pessimista. Vedrai che in qualche modo riuscirò a passare l’esame. –
Un lungo sospiro di rassegnazione provenne dall’apparecchio tecnologico.
- Vedi di non perderti, chiedi indicazioni se necessario, e ripassa! -
Rufy rimise in tasca l’aggeggio, aprì lo zaino ed estrasse un block-notes malandato. Fogli pasticciati e svolazzanti finivano abbandonati sul sedile vuoto accanto al loro proprietario che stava selezionando i riassunti. Trovati quelli di suo interesse, assunse una smorfia attenta: gli occhi scuri - sorprendentemente belli, pensò Nami - vagavano a caso sulle parole riportate e, man mano il tempo passava, un’espressione di dubbio si alternava a quella di pura noia. La rossa si trovò a sorridere divertita per quelle smorfie. Intanto, il moro parve riflettere per qualche secondo, giusto uno o due, per poi scrollare le spalle, abbandonare lo studio e voltarsi verso il finestrino, appoggiando il mento alla mano. Le iridi seguivano avide ogni figura del paesaggio e la ragazza ne approfittò per guardarlo meglio, improvvisamente incuriosita dalla novità che era il suo ospite rispetto ai soliti viaggi. Bermuda color cachi e una camicia rossa coprivano un corpo asciutto e magro. I capelli neri cadevano spettinati sulla fronte. Arricciando le labbra e annuendo tra sé, Nami pensò fosse molto carino.
Un verso di pura estasi la scosse dai suoi pensieri. Attaccato al vetro del finestrino con entrambe le mani e il naso spiaccicato, Rufy saltellava, entusiasta.
- Guarda il mare! -, coinvolse la sfortunata vicina di posto, afferrandola per il braccio e costringendola a partecipare alla sua felicità.
Era vero, dovette ammettere Nami, la vista era stupenda: il sole del mattino creava sull’acqua piccoli bagliori accecanti, come se sotto le onde salate ci fosse un enorme tesoro. Eppure, si sentiva a disagio, troppo vicina a quel ragazzo bello e imprevedibile: lei, che non si faceva scalfire da una mosca e che, anzi, seduceva impertinente chiunque le parlasse. Rufy si era rivolto a lei privo di qualsiasi fine: voleva solo condividere con lei quei piccoli momenti di vita e la ragazza se ne sentì lusingata; ma anche delusa, perché si aspettava che quel modo di attaccare bottone fosse per provarci.
- Ah! Quanto mi piacerebbe partire per mare e viaggiare! - continuò il ragazzo ributtandosi sui sedili con le braccia dietro la testa. - Vedere cosa c’è oltre tutto quel blu. –
Poi, Rufy puntò le iridi scure su Nami, il sorriso a trentasei denti sempre spalancato sul mondo circostante.
- Qual è il tuo sogno?-
La rossa rimase a boccheggiare per qualche secondo: era una domanda così intima, personale, ma allo stesso tempo infantile, piena di speranze e opportunità.
- Sto studiando tipografia. -, spiegò la ragazza, infine.
Era impossibile non rispondergli, con quel fare sbrigativo e privo di malizia.
- Come ti chiami? -
- Nami. –
Rufy batté le mani, entusiasta.
- Beh! Nami! Ci vedo proprio bene su una piccola barca a vela tra le onde: tu che guidi il timone ed io che t’indico la direzione. Poi, ci vorrebbero anche un cuoco e un musicista per cantare sotto le stelle. –
Nami rise di gusto a quell’immagine che, man mano Rufy parlava, aveva preso forma nella sua mente.
- Sarebbe divertente. -, commentò solo ricambiando il sorriso contagioso di lui.
La frenata del treno, che la spostò in avanti, le indicò di essere arrivata a destinazione. Vide Rufy accumulare alla rinfusa i fogli sui sedili e rimetterli nello zaino. Lei afferrò la borsa e se la mise in spalle, avvicinandosi, insieme agli altri pendolari, alle porte del treno. Scese con passo svelto, desiderosa di mettere tra sè e quello strano ragazzo più metri possibili. Rufy le aveva rivolto quelle parole con fare scherzoso, nella complicità data dal gioco che stavano facendo. Eppure, aveva la sensazione che fosse anche un invito: si era sentita improvvisamente a suo agio, anche se confusa, in una promessa di dolcezza e divertimento. Sorrise tra sé, stringendosi nelle spalle, mentre scendeva gli scalini della stazione.
Poi, si bloccò: non lo aveva nemmeno salutato. Si voltò cercandolo disperatamente tra la folla ma non scorse nessuna camicia rossa. Con un sospiro, riprese a camminare.
Un leggero toccare sulle spalle la fece voltare terrorizzata. Non appena scorse il viso dello sconosciuto, il corpo si rilassò e il viso s’illuminò di rimando a vedere il sorriso di Rufy. Questo, però sembrava decisamente impacciato.
- Mi ero dimenticato di dirti che mi chiamo Rufy. Piacere. –
Allungò una mano che Nami afferrò decisa, prodigandosi in una vigorosa scossa.
- L’avevo sentito dal tuo amico, al telefono. –
Il moro scoppiò a ridere.
- Usopp ha la tendenza a urlare quando è isterico. –
La ragazza si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, intimidita.
- Posso immaginare. –
Rufy scosse le spalle, noncurante, per poi schiarire la voce e gonfiare il petto.
- Posso chiederti un favore? Mi faresti da navigatore? Non ho la minima idea di come raggiungere l’aula per l’esame.–
- Ma, io, veramente… -, cominciò la rossa stupita da quelle parole.
Il volto del ragazzo si corrugò in un piccolo broncio.
- Oh! Va bene. -, acconsentì alla fine Nami, contenta, dopotutto, di poter passare ancora del tempo con lui.
- Ah! C’è odore di cibo! Che fame! Hai qualche soldo da prestarmi? –
- Sono solo le otto di mattina! –
- C’è sempre tempo per uno spuntino. –
La rossa sospirò rassegnata. Quella che doveva essere una solita mattinata si era trasformata in un’avventura e forse, nell’inizio di una nuova amicizia.
 

 
  
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