Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |      
Autore: nique_j    23/01/2017    1 recensioni
Viveva in un mondo dove la razionalità regnava sovrana. Un mondo fatto di calcoli, di fatti, di rapporti causa-effetto. Eppure non aveva mai tenuto in considerazione che nella vita ci sono cose che non si possono prevedere. Eventi che succedono e basta, e tutto quello che fanno è trascinarci giù con loro.
Dalla storia:
Accendendo un’altra sigaretta e buttandosi a peso morto sulla poltrona, sentiva la mente leggera. Per una volta nella vita Sherlock Holmes si sentiva leggero.
Niente enigmi, niente misteri da risolvere. Nessun pensiero, se non quello di aspirare la nicotina, di fare entrare alcool nel suo corpo.
Assaporava come il sapore del fumo si mischiava con la freschezza della bevanda alcolica.
E senza rendersene conto, in quel momento il buio lo avvolse e scivolò in un sonno profondo, cullato dal momentaneo silenzio dei suoi pensieri

*(Storia pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Avventura, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Come un fischio.
Era da quando si era svegliato quella mattina che si sentiva come se ci fosse stato un fischio nella sua testa. Fastidioso, irritante. Lo stordiva.
Un dannato fischio.
Era tutto il giorno che si aggirava in vestaglia per il soggiorno, una tazza di thè ormai raffreddata in una mano e una maledetta sigaretta nell’altra. Perché sì, i cerotti alla nicotina non erano abbastanza in questo caso.
Il bisogno di qualcosa di forte, che lo stordisse, che lo trascinasse in un altro mondo.
Voleva sentirsi lontano, perso, in balia dell’irrazionalità.
Aspirava a pieni polmoni dalla sigaretta, sentendo come secondo per secondo la nicotina passava dall’oggetto che teneva stretto tra i polpastrelli alla bocca, alla gola, fino a riempire i polmoni.
Poi espirava. Buttava fuori la nube di fumo con uno sbuffo, veloce, mentre il suo sguardo rimaneva fisso fuori dalla finestra. Guardava oltre o almeno, ci provava.
E una volta terminata la sigaretta buttava il filtro sul bicchiere di plastica consumato adagiato disordinatamente per terra.
No, non aveva nessun posacenere perché aveva smesso di fumare, perché fumare fa male. Perché era passato ai cerotti.
La routine fu la medesima per tutto il giorno. Una sigaretta dietro l’altra, un’occhiata fuori dalla finestra dopo l’altra. Con la sola differenza che quella che era diventata una tazza di the verde con due zollette di zucchero e mezzo, con il passare delle ore diventò un bicchiere di whishy doppio malto. Poi due, poi tre, poi quattro, poi non riusciva più a contarli.
E guardava fuori dalla finestra.
Backer Street era deserta, era buio. Che ore saranno state?
Accendendo un’altra sigaretta e buttandosi a peso morto sulla poltrona, sentiva la mente leggera. Per una volta nella vita Sherlock Holmes si sentiva leggero.
Niente enigmi, niente misteri da risolvere. Nessun pensiero, se non quello di aspirare la nicotina, di fare entrare alcool nel suo corpo.
Assaporava come il sapore del fumo si mischiava con la freschezza della bevanda alcolica.
E senza rendersene conto, in quel momento il buio lo avvolse e scivolò in un sonno profondo, cullato dal momentaneo silenzio dei suoi pensieri.
 
John Watson era preoccupato per Sherlock Holmes.
Era tutto il giorno che provava a chiamarlo, e il telefono squillava a vuoto.
Non che fosse una cosa inusuale anzi, era l’abitudine. Lui al telefono non rispondeva quasi mai. Non poteva essere interrotto mentre pensava, mentre si trovava all’interno del suo palazzo mentale. Mentre notava l’impossibile, formulava ipotesi che quasi sempre si dimostravano veritiere.
D’altro conto, quando Sherlock Holmes aveva bisogno di John Watson, quest’ultimo doveva rispondere, sempre. Ovunque si trovasse, qualsiasi cosa stesse facendo, John Watson doveva correre quando Sherlock Holmes lo chiamava.
La cosa che a John Watson pareva strana non era il fatto che l’amico non rispondesse, ma il fatto che non lo avesse chiamato.
Tre giorni, senza risposta.
Non era una novità. Anzi, ci sono stati casi in cui passava un mese senza che i due si vedessero per esplicito volere di Sherl… (cosa ve lo dico a fare, di chi se no?) perché l’unica cosa di cui aveva bisogno era isolarsi. Perché doveva pensare. Perché i pensieri di coloro che lo circondavano lo disturbavano. Per analizzare situazioni, risolvere enigmi, cercare risposte.
MA la differenza tra questa volta e tutte le altre volte era che non c’era alcun enigma.
Non c’era nessuna indagine da fare. Non alcun c’era delitto da risolvere o colpevole da scovare.
Questa volta John Watson era davvero preoccupato.
 
Driiiiin
 “No signora Hudson, non lo voglio il suo maledetto the”
Driiiin
“Quante volte ancora glielo devo dire?”
Driiiin
Driiiin
Driiiiin
Sherlock si alzò dal letto. Controvoglia. Molto, controvoglia.
Stava sognando, uno di quei sogni dal quale lui non si sarebbe più voluto svegliare.
Girò la chiave con un gesto secco, impugnò la maniglia e ancora più velocemente strattonò la porta tirandola a sé.
Gli occhi ancora annebbiati dalla nube di fumo e dall’oscurità che regnava in casa sua da una settimana. Ci mise qualche frazione di secondo a distinguere la figura davanti a lui.
No, non era la signora Hudson.
“L’ho trovata”  

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: nique_j