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Autore: _Akimi    23/01/2017    2 recensioni
[Trattato dell'Eliseo - 22 Gennaio 1963] [Germania - Francia]
"Non prova pena per lui, no, non è assolutamente compassione; inizia quasi ad ammirarlo perché la guerra sembra un brutto ricordo per entrambi e le cose tra di loro possono davvero funzionare, devono essere solamente i primi a crederci.
«Ma non stiamo parlando dell'Unione Europea oggi, è qualcosa di speciale, solo per noi.»"
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Germania/Ludwig, Nyotalia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22 Gennaio 1963 – Parigi

Quando Ludwig mette piede nel salone non può che abbassare immediatamente lo sguardo; non ha il coraggio di entrare nella stanza e dimenticare tutto ciò che è accaduto pochi anni prima, non ha il coraggio di guardarla negli occhi e fingere che i problemi tra di loro si siano risolti solamente perché sono stati i loro presidenti a desiderarlo.
Ludwig ama il proprio paese, ama la nazione che rappresenta, ma le ferite della guerra sono ancora aperte e la vergogna che prova nell'affrontare Francia lo fa sentire inutile e misero.
Ogni passo che lo avvicina a lei gli ricorda tutte le occasioni in cui si sono trovati ai lati opposti di un campo di battaglia: la linea Maginot è sempre stata uno scherzo, una sciocca speranza per la nazione francese di difendersi dall'aggressività tedesca, ma Ludwig ora lo sa, è lui lo sconfitto e gli Alleati hanno avuto ben più di un motivo valido per vendicarsi.
La Germania è spezzata, il suo popolo è diviso e gli stessi Beilschmidt non possono che vivere solo di ricordi: non vede Gilbert da tempo, hanno vite diverse e sebbene abitino a poca distanza l'uno dall'altro, vi sono non pochi ostacoli a dividerli.
È un paradosso – pensa Ludwig – sapere che il suo peggior nemico stia per divenire il suo più caro alleato; sono tempi duri, quelli che l'Europa e il mondo intero sta vivendo, ma Germania si fida dell'uomo che ha le redini del potere perché si parla di riappacificarsi con un vicino, trovare una nuova alleanza, una sana alleanza, finalmente.

Continua a riflettere, Ludwig, e senza neppure rendersene conto ha già raggiunto il centro del salone; la sua figura viene riflessa dal pavimento lucido, la stanza è ariosa e le grandi finestre permettono alla luce di illuminare l'intera sala.
Ludwig riflette e si volta per assicurarsi di non essere rimasto solo perché ha paura di perdersi, come negli anni precedenti, e di lasciarsi trasportare di nuovo da un senso di vendetta che oramai non ha più valore.
Konrad Adenauer lo guarda dall'ingresso, è una semplice occhiata per assicurarsi che stia bene; per il politico è ovvio che Ludwig sia nervoso, ma non lo obbliga a mostrarsi la nazione che non è.
Naturalezza e onestà – Germania cerca di non dimenticarsi la conversazione avuta con lui la sera precedente, ma non è semplice accettare la realtà perché nessuna congettura o supposizione può difenderlo dal carattere imprevedibile di Francia.
È sempre stata così, unica – in un intricato senso – e sebbene Ludwig abbia affrontato nemici più temibili, non può che sentirsi in soggezione al solo pensiero di dover parlare con lei, completamente soli.
Marianne non è una donna paziente, non dimentica e perdona solo quando crede sia necessario; è una nazione che è disposta a scendere a compromessi, ma semplicemente perché non è più la Francia degli anni '40, è un nuovo paese in cerca di una nuova amicizia.
Non si rinnovano i vecchi rapporti e Ludwig spera che il loro primo avvicinamento possa servire a creare una pace duratura, non un falso accordo di convenienza.
Pesano ancora le battaglie del passato: Sedan, la foresta delle Argonne, Parigi occupata; sono tutti momenti che nessuno dei due dimentica, ma Germania crede, vuole credere, in un futuro in cui due grandi nazioni come loro possano essere più forti assieme.

«Non vuoi proprio rimanere solo con me, c'est vrai?»
Francia compare nella sala, accenna un sorriso sarcastico e non smette di osservare l'uomo che, nel frattempo, cerca di trattenere un'espressione di stupore.
Il suo sguardo pare impassibile, ma Marianne ha imparato a leggere le emozioni in quel paio di occhi color ghiaccio già da troppo tempo e Ludwig non sa che cosa dirle, temendo di partire con il piede sbagliato.
«Tu e tuo fratello non provavate così tanto timore davanti alle donne francesi un paio di anni fa.»
Il suono dei suoi tacchi riecheggia nella stanza, si muove lenta, tra l'indice e il medio una sigaretta e un vestito non troppo elegante a fasciarle il corpo sinuoso.
Non è la stessa Francia di quegli anni di cui parlano, è diversa – come tutti, in fondo – e Ludwig cerca di capire se sia un cambiamento da apprezzare o da cui evitare un confronto.

«Pensavo che il tuo presidente non apprezzasse molto gli americani.»
I suoi occhi scivolano sul pacchetto di sigarette che l'altra nazione sta per nascondere nella tasca – delle Chesterfield, dalle lettere che riesce a riconoscere – e osserva come un sorriso divertito illumina il suo volto pallido.
«È anche per questo che siete qui. Siamo europei prima di tutto, giusto?»
Ludwig può sentire l'odore del fumo mischiarsi al profumo che indossa, è così vicina da spingerlo ad indietreggiare, ma riesce a stare immobile poiché è il suo fisico imponente a sovrastare su di lei, anche se Marianne non appare più come la Francia aggressiva che era abituato a conoscere.
«Charles de Gaulle sostiene...»
Il solo parlare dell'attuale presidente francese non lo aiuta, è un nome che non pronuncia volontariamente e non può ignorare l'orgoglio dipinto sul volto di Marianne che, per metterlo in difficoltà, cede alla dolce tentazione di interromperlo.
«Le Général è contento di avere dei tedeschi di cui fidarsi, gli inglesi dovranno aspettare un po' prima di aggiungersi alla nostra cosiddetta Unione, ma che cos'è l'Europa senza qualche litigio?»
Iridi lillà ne incontrano di celesti, rimangono in silenzio per attimi che paiono durare un'eternità e sebbene vi sia della rabbia repressa nell'animo di Francia, Marianne si addolcisce davanti alla figura di Ludwig.
Non prova pena per lui, no, non è assolutamente compassione; inizia quasi ad ammirarlo perché la guerra sembra un brutto ricordo per entrambi e le cose tra di loro possono davvero funzionare, devono essere solamente i primi a crederci.
«Ma non stiamo parlando dell'Unione Europea oggi, è qualcosa di speciale, solo per noi.»
Non vi è malizia nelle sue parole, nessuna provocazione per vedere Ludwig imbarazzarsi; è la verità, anche Beilschmidt lo comprende, e la loro storica rivalità muore velocemente, come se nulla di drammatico tra di loro fosse mai accaduto.

«È un giuramento sulla mia Repubblica.»
Germania allunga la mano destra verso di lei, appare formale – come sempre, dopo tutto -, ma non vuole più fraintendimenti né bugie tra di loro.
Suggellano un patto, promettono reciprocamente di rendere il continente un luogo migliore, una terra teatro di un nuovo polo di potere per contrastare la tensione internazionale.
«Io sull'orgoglio di ogni singolo francese.»
Marianne non ricambia il gesto amichevole, ma con la mano sfiora la guancia arrossata del tedesco e lì schiocca un piccolo e umido bacio, lasciando le tracce del suo rossetto scarlatto come se fosse una firma d'inchiostro nero su bianco.
«E sai bene quanto siamo orgogliosi, noi francesi.»
  
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