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Autore: Rhoy    30/05/2009    11 recensioni
Puro disprezzo. E nient'altro.
Amare una persona del genere significa accettare le lacrime.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Virginia. Spero vivamente che ti piaccia ^^

Contempt


Notte fonda. Eppure il sonno non arrivava. Era una cosa piuttosto irritante.
Aprì gli occhi. Si rigirò tra le coperte. Li richiuse. Due secondi ferma e poi…
Accidenti...
Niente. Anche quella posizione non stimolava la parte del suo istinto umano che includeva il “riposo”.
Riaprì gli occhi. Si mise a pancia sotto. Poggiò la fronte sul cuscino ed un braccio sotto di esso. Palpebre giù e…
No. Decisamente. Non è nottata.
Con uno scatto si rimise a pancia su, innervosita.
Stava seriamente pensando di far comparire una clava e darsela in testa, quando lo vide.
Sul suo comodino, pesante e polveroso come sempre. Così familiare ed invitante. Così comprensivo, complice. Così amico.
No. Devi dormire. Chi le affronta, altrimenti, le lezioni domani?
Con gli occhi fissi sull’oggetto, che per lei solo un oggetto non era, sospirò, malinconica.
Si passò una mano fra i capelli e, piano, richiuse gli occhi.
Brava, Hermione. Così. due secondi. Ti stai comportando da ragazza responsabile. Cinque secondi. E’ inutile e debole cedere alle tentazioni, no? Otto secondi. Ora dormi.
Undicesimo secondo di tentato sonno. Una voglia irrefrenabile.
Con uno scatto felino saltò a sedere sul letto ed afferrò il libro tanto agognato. Se lo strinse al petto e chiuse gli occhi, contenta.
Hermione Granger decise che per quella sera poteva bastare. Provare a dormire e non riuscirci sarebbe stato inutile. Tanto valeva rilassarsi con la sua dolce e rassicurante lettura.
Scivolò silenziosamente fuori dal letto, per non svegliare le compagne di stanza ed andò ad infilarsi una tuta.
Con le braccia incrociate sul libro stretto al petto, iniziò a scendere le scale, raggiungendo la Sala Comune. L’attraversò, uscendo dalla porta ed iniziando a percorrere, veloce e silenziosa, i corridoi di Hogwarts.
Sentì un crampo infelice quando passò davanti all’Aula di Aritmanzia. Era il sesto anno e la parola che definiva meglio quel periodo era “stress”.
Studiava come un pazza, persino più degli anni precedenti. Il che era già di per sé impossibile da immaginare per un umano, ai quali occhi, Hermione Granger era la ragazza più studiosa sul globo terrestre.
E pensare che lo studio non era neanche la prima preoccupazione. Con il fatto di Voldemort... le lezioni di Harry con Silente... il pericolo...
Strinse appena le labbra, cercando di cambiare la direzione del flusso dei suoi pensieri.
Finalmente raggiunse il parco ed uscì. Era corsa via dal dormitorio senza scarpe. I calzini che indossava si bagnavano ad ogni passo di più. Ma non le importava.
Quella sensazione di fresco ai piedi le dava piacere e tranquillità, nonostante fosse quasi inverno.
Si affrettò giù per una discesa d’erba arrivando al lago nero e decidendo di sedersi sotto ad un albero, a leggere.
Trovò una quercia, imponente e stabile, a pochi metri dalle rive. La guardò. Sembrava perfetta.
Si avvicinò, sedendosi poi ai piedi di essa e la trovò stranamente comoda.
Faceva freddo, ma non eccessivamente.
Sotto la sola luce lunare argentata, aprì la pagina piegata all’angolo del libro che teneva in mano. Prese la bacchetta.
-Lumos-
Una luce dalla perfetta intensità si riflesse sulla pagina invecchiata, ingiallita e vissuta che Hermione sfiorava delicatamente con i polpastrelli, per sentirne la consistenza ruvida.
Iniziò a leggere, persa nel suo mondo.
Crack.
Un rumore. Come se qualcosa di piccolo si fosse spezzato.
Hermione alzò gli occhi di scatto, improvvisamente all’erta. La bacchetta in mano, puntata davanti a sé.
Non vedeva nulla. Solo il buio dei confini della foresta, che andava perdendosi in dettagli tra foglie, cespugli ed alti alberi dalla fitta chioma. Tutto ciò che aveva visto anche prima di abbassare lo sguardo sul tomo, che ora aveva poggiato sul terreno ricoperto di foglie secche, accanto alle radici della quercia.
Si alzò in piedi, costringendosi a non sbattere neanche le palpebre. Aveva sentito quel rumore. Non se l’era sognato.
Una creatura magica. Certo, poteva essere. Ma la prudenza non era mai troppa.
Poi un altro rumore. Stavolta riconducibile, non solo alla specie terrestre da cui proveniva, ma alla persona stessa.
Una risata.
Quella voce, conosciuta fin troppo bene. Che odiava e... che avrebbe voluto odiare di più.
Si girò verso destra, trovandosi faccia a faccia con un impeccabile, ghignante e tranquillo Draco Malfoy.
Non aveva abbassato la bacchetta. Ma Malfoy non sembrava preoccuparsene. Anzi... avrebbe detto che ne era divertito.
-Tu…- ringhiò Hermione con odio.
Lui doveva godere della sua furia, ora ne era certa, perché, nel sentire il suo tono, il ghigno mozzafiato sul viso diafano si allargò appena.
-Che diavolo ci fai qui?- chiese lei.
Malfoy alzò un sopracciglio. Controllato ed imperturbabile.
-Tralasciando il fatto che vado dove ho il piacere di andare... potrei farti la stessa domanda, Mezzosangue- voce vellutata e tranquilla.
Hermione evitò di ribellarsi al soprannome a lei riservato da anni, ormai. Una protesta sarebbe stata miele per lui.
-Il parco è grande, Malfoy. Trovati un altro posto- asserì, senza abbassare lo sguardo.
Malfoy si fece dapprima serio. Poi subì un’ulteriore, tagliente e dolorosa, trasformazione.
Sul suo viso comparve un’espressione di puro disgusto. Gli occhi color ghiaccio sporco si indurirono, mostrando un disprezzo difficile da provare davanti alla peggior frode. Le labbra mascoline si contrassero ad esprimersi in una smorfia di ripugnanza.
-Credi che mi sposterò per una come te, Granger? Sei solo una sporca mezzosangue. Illusa.
Nessuno, nel ristretto gruppo di chi ha una dignità, muoverebbe un muscolo per te. Dovresti sparire da questo mondo. Tu e la feccia del tuo genere-
BUM.
Un altro colpo. L’ennesimo.
L’ennesima caduta nel baratro al quale ormai era abituata. L’ennesima frustata dal rumore sferzante sul punto più delicato del suo cuore. L’ennesimo respiro mancato, sostituito da un alone di agonia che le dava l’istinto di tossire. Senza ossigeno.
L’ennesimo giro del coltello nella piaga, inflitto da quegli occhi sprezzanti, che avrebbe voluto vedere con un’altra aria.
Gli stessi occhi che sognava. O che popolavano i suoi incubi.
Ma aveva saputo dal primo incontro che Malfoy sarebbe stato tutt’altro che ciò che desiderava. Che sarebbe stato un nemico. Il peggiore, magari.
Con la bacchetta in mano, iniziò a tremare. Di rabbia o di dolore? Erano troppi entrambi, per distinguerli.
Non pianse. Quello no. Non gli avrebbe dato quella soddisfazione.
Devi essere forte. Nessuno può trattarti così. Nessuno.
Deglutì. Abbassò piano la bacchetta.
Assunse un’espressione tranquilla ma attenta, senza smettere di guardarlo. Orgogliosa.
Parlò con voce chiara e seria, sebbene sentisse di star cadendo a pezzi dentro.
Maledizione a lei ed alla sua idea di lasciare il dormitorio, quella sera.
-Mi fai schifo, Malfoy- enunciò con lentezza tagliente. Dicendo la verità, ma anche una menzogna. -Non hai nessuno. Solo troppi soldi per renderti conto della malriuscita creazione che sei. Ma sì. Definisciti ricco solo per questo. Fai pure. La realtà è che sei un poveraccio. Solo. Ora come per sempre- concluse sussurrando, graffiante.
Socchiuse gli occhi con disgusto.
L’espressione di Malfoy si fece infuriata e, se possibile, ancor più sprezzante di poco prima.
Sembrava sul punto di sputare veleno, ancora, dicendo ciò che avrebbe potuto ferirla nel peggiore dei modi. Distruggerla. Spazzarla al suolo. Più di quanto non avesse già fatto. Ma Hermione si girò, intenta a prendere il suo libro e tornare al dormitorio.
Per quella sera era decisamente abbastanza. Aveva bisogno di riposare. O di urlare.. forse piangere.
Deglutì nuovamente.
No. Ne era certa. Avrebbe pianto, eccome.
Fece per portare un braccio verso il libro, quando un colpo la fece rigirare e sbattere contro il tronco della quercia.
Malfoy, con espressione irata, le teneva schiacciata contro il legno, con le mani a stringerle le braccia. Il suo corpo davanti a quello di lei, rendendole impossibile scappare.
Hermione, rimasta senza parole per un secondo, si rese conto di qualcosa riguardo alla quale avrebbe fatto volentieri a meno di pensare.
Se non fosse stato per il modo violento e lo sguardo di vero e proprio odio nei suoi occhi, quella era la posizione in cui aveva immaginato il loro primo bacio. In un sogno, ovviamente.
O in un mondo in cui lui non era quello che era in realtà.
Riprese il controllo di sé, guardandolo minacciosa.
Ma lui la precedette con un sibilo.
-Non osare parlarmi così, Mezzosangue. Non osare. Non sei nessuno-
Hermione lo guardò. Non sapeva cosa rispondere.
Ogni parola, anche la peggiore, sarebbe stata troppo poco. Troppo, troppo poco.
Decise di agire d’astuzia. Ciò che più poteva ferirlo era essere ridicolizzato. Non venir preso sul serio.
Scoppiò a ridere. E rise sul serio. Non fu solo finzione.
Rise per non piangere. La situazione in cui si trovava era penosa.
Rise per cercare di ridicolizzare sé stessa, prima di lui. Come poteva provare qualcosa per quella vipera?
Ti odio, Hermione si disse.
Lui, nel vederla sbellicarsi dalle risate, reagì come previsto. Si infuriò ulteriormente.
La furia di Malfoy consisteva in una freddezza immobilizzante. Quegli occhi argentati… sembravano capaci di uccidere.
Strinse la presa sulle esili braccia di lei.
Questa fu la reazione che Hermione Granger, che continuava a ridere, cristallina, aveva immaginato. Sì. Non la seguente.
Assolutamente.
Perché lui si abbassò su di lei, facendo incontrare le loro labbra in un bacio che non aveva nulla di delicato o dolce. Un bacio violento. Un bacio dato con il solo scopo di infliggere dolore. E spingere quello già esistente più a fondo.
Ma c’è una cosa da dire. Quel bacio non era falso. Non esprimeva finte emozioni. Ne esprimeva di diverse: odio, repulsione e violenza, invece di amore, passione e dolcezza. Ma vere.
Il che, in questo caso, rendeva tutto più tragico. Per la Grifondoro, ovviamente.
Lui sarebbe tornato nel suo dormitorio, vittorioso e trionfante. Ed avrebbe scordato quel bacio (non prima di averlo usato per umiliarla) al più presto.
Draco Malfoy si allontanò da Hermione Granger, con uno sguardo agghiacciante.
Quello sguardo stava a significare che lui aveva vinto. Che l’aveva zittita. Che aveva anche capito quanto fosse debole dentro, nonostante la facciata, per non essersi ribellata a quel gesto.
Le riservò un’ultima occhiata altezzosa, come se nulla fosse successo. Poi si girò e se ne andò, noncurante di lei, lì, che lo fissava a bocca aperta.
Iniziò a camminare, altero ed orgoglioso, con il castello a fare da background alla sua perfetta figura.. Ed ogni passo che faceva, allontanandosi da lei, era una soffiata di gelo, in inverno.
Si accasciò su sé stessa, sul terreno sporco ed invaso dalle foglie fredde e morte.
Ti odio, Hermione si disse, di nuovo.
   
 
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