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Autore: Moon_Wolf    24/01/2017    2 recensioni
Toc, toc.
Una spia rossa lampeggiò e, subito dopo, il suono piatto e acuto dell’allarme rimbombò nella sala.
Posò immediatamente le fiale sul tavolo in acciaio. Qualcuno stava bussando alla porta del suo appartamento.
“Perché proprio ora?”
[...]
Una storia riguardante uno scienziato (molto) pazzo, una sorella impicciona, e un incontro a sorpresa.
Enjoy~
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blowhole, Doris, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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   Non tutto si può prevedere

Pallide luci tremolavano nel laboratorio segreto, provocando il crearsi di numerose ombre, fra le quali si ergeva la sagoma di un certo villain, di quelli con la V maiuscola, che stava lavorando pacificamente, come suo solito, a una delle sue creazioni. Proprio come piaceva a lui, non c’era alcun rumore se non il lento stridio delle sue macchine a lavoro, per non parlare della dolce e melodiosa sinfonia del gorgogliare degli alambicchi. Certo, questo era nulla al confronto delle urla dei suoi nemici, torturati. Ma ahimè, si sarebbe dovuto accontentare di questo, per ora .

Una delle motivazioni plausibili al perché di tanto silenzio, si trovava anche nel congedo anticipato dei suoi sottoposti. Ebbene sì, per una volta era stato magnanimo, strano a dirsi.
Infatti, in precedenza aveva ordinato ai suoi servitori di essere lasciato solo con suo lavoro, poiché in non così pochi singolari casi preferiva fare da sé, sperimentando dove gelosamente custodiva le sue invenzioni malvage. Era un po’ come un proprio regno personale, dove tutto filava come doveva andare: nessun errore, nessuna variabilità, che portasse ad un’eventuale imprevisto, come accadeva invece con loro. Quante probabilità c’erano che cadesse dal cielo proprio quella specie di leccapiedi del suo ex alleato e li liberasse? Lo 0.0000021 per cento, eppure…

“I Pinguini e la loro stramaledetta fortuna! Ma la prossima volta…”

Ridiede subito la sua completa attenzione a ciò a cui stava lavorando, dando un’altra occhiata alle formule ed equazioni, complicate a tal punto da sembrare illeggibili, per chiunque non fosse dotato di un super-cervello come il suo, e tali persone si contavano sulle punte delle dita; Non c’era niente di più meraviglioso di quel posto per lui, dove poteva trascorrere quanto tempo voleva nell’abbandono più totale alla sperimentazione.                                                                                                                                        
“Colore viola…

Annotò la reazione sul Peraphone*, che tecnicamente, e soprattutto legalmente, sarebbe giunto sul mercato fra due anni. Ridacchiò, pensando a come Kowalski riusciva ancora ad usare un misero notebook--Patetico.
Essere dalla parte del bene non pagava affatto, e soprattutto dalla parte dell’esercito. A loro non interessava la scienza. Soprattutto non quando devi utilizzare apparecchi costosissimi, o sostanze ritenute illegali, come il Magniflonio(1).                                                                                                                                                                   
Ripensò per un istante, a quando anche lui era stato così… un misero scienziato che lavorava in uno squallido laboratorio, facendo tutto solo per la scienza, per il bene nel mondo, e tutte quelle belle parole senza basi reali, perché tutti e tutto hanno un prezzo, ormai l’aveva imparato, a sue spese d'altronde.
Fece una smorfia al solo pensiero. Per sua fortuna, aveva poi finalmente compreso che solo col male sarebbe riuscito nel raggiungimento dei suoi scopi. E perciò, tutto sommato, doveva ringraziare anche coloro che l’avevano reso così. Forse avrebbe dovuto farlo--prima di ucciderli, si intende.                                                                                                                                   
Aggiunse un’altra goccia di uranio.

“Energia irradiata: 2,7 kilowatt…Risultato ottimale.”

Aveva previsto tutto, nulla lo avrebbe disturbato… Beh, quasi tutto.

Toc, toc.

Una spia rossa lampeggiò e, subito dopo, il suono piatto e acuto dell’allarme rimbombò nella sala.
Posò immediatamente le fiale sul tavolo in acciaio. Qualcuno stava bussando alla porta del suo appartamento.

“Perché proprio ora?”

Abbandonò a malincuore il suo esperimento e corse all’ascensore che lo avrebbe condotto alla sua camera da letto. Uscì, e in fretta e furia si tolse la giacca di laboratorio, che volò con poca eleganza da qualche parte nella stanza insieme all’occhio bionico, grazie al quale riusciva a nascondere in parte le due cicatrici, ancora rosse, lungo l’occhio destro.

Toc, toc, toc.

I colpi divennero più impazienti.
- Arrivo, arrivo! - gridò, sistemandosi la felpa grigia in maniera decente, e togliendo i guanti. Scivolò nel salotto, e quasi inciampando nei suoi passi riuscì ad arrivare alla porta. Un secondo prima di aprire però, prese un profondo respiro e riacquistò la sua proverbiale compostezza.
Quindi aprì la porta.
 
- Fraaaancis! - esclamò vivacemente una ragazza bionda cenere, saltandogli praticamente addosso e abbracciandolo. La stanza si riempì del profumo di Coco Chanel numero 5. E per qualche disguido, lei assomigliava oltretutto molto anche a Marilyn Monroe. Ovviamente non glielo avrebbe mai detto, altrimenti avrebbe rischiato di essere sbeffeggiato a vita perché guardava film e ascoltava musica antecedenti alle guerre puniche… come se non gli fossero già bastate le prese in giro durante l’adolescenza poi.

Chi poteva essere a quest’ora se non lei?”

Non appena si fu staccata, tossì in una mano per attirare la sua attenzione. Infatti stava già cominciando a curiosare fra le sue cose, da buona sorella impicciona quale era!

- Ma tu ci vivi davvero in questo posto? – chiese, guardandosi intorno. Era tutto immacolato, non un granello fuori posto. Avrebbe giurato che tutto sembrava nella stessa identica posizione dell’ultima volta in cui era venuta. Cioè due settimane fa, circa.

- Doris, cosa ci fai qui? - le domandò senza rispondere alla prima domanda, e abbastanza freddamente, con la voce simile a quella di una persona grande che si rivolge ad un bambino piuttosto capriccioso, cosa non tanto distante dalla realtà: Doris Harris, sebbene avesse già venticinque anni compiuti, sembrava non averne più di sedici delle volte. Ma dopotutto lo diceva anche la mamma, lui era stato da sempre quello più maturo fra i due fin da piccoli.

- Non posso venire a trovare mio fratello ogni tanto? - gli rigirò indietro innocentemente, sbattendo le ciglia biondissime, non annerite dal mascara che usava abitualmente per i suoi appuntamenti. Lui la fissò interrogativo, a braccia conserte. -Ok- ammise sospirando- La mamma è preoccupata per te. Si chiede sempre perché il suo figlio maggiore non la va a trovare quasi mai. –

- Perfetto, ora puoi dirle che sto bene- ribatté stizzito, spingendola di peso verso la porta. Non aveva bisogno che gli ricordasse il fallimento come figlio che era.

- E poi, ora dobbiamo uscire. – aggiunse, illuminandosi come una lampadina.

- Uscire? – domandò atono, bloccandosi. L'affermazione lo aveva colto impreparato.

Lei annuì, con un sorriso a trentadue denti- non ricordi? Mi hai promesso che saremmo usciti insieme a fare shopping questo pomeriggio! –

-…Ma certo che me lo ricordo- disse lui cercando con scarso risultato di essere convincente, e guardando il calendario.

“Visita della scocciatrice, nota anche come Doris… come ho fatto a dimenticarlo?”

Stavolta fu la volta di Doris, di guardarlo indispettita - Si, come no - aggiunse sbuffando, e gonfiando le guancie quasi in modo buffo, segno che era infastidita - Stavi lavorando fino a nemmeno cinque minuti fa, non è vero? – indovinò, anche se era assolutamente certa che era così. Probabilmente, se non lo avesse trascinato lei, non sarebbe mai venuto a Natale o il giorno del ringraziamento per festeggiare con lei e i genitori.

- Era importante – si arrese Blowhole, non evitando però di sottolineare il suo punto. Effettivamente questa non era nemmeno una bugia. Stava lavorando alla prossima arma letale, ed aveva bisogno della massima tranquillità e concentrazione. E comunque, non era una novità che stesse nel laboratorio anche per quindici o più ore di fila, quando inventava e progettava si estraniava completamente dal mondo.

- Lo dici sempre - contrabbatté Doris, posizionandosi davanti a lui in segno di sfida- anche se non so perché lo è più di tua sorella e di una vita sociale! -

– Te l’ho già detto. – disse stavolta fermamente, e leggermente intimidatorio. Quante altre volte avrebbero dovuto affrontare la questione? Mai e poi mai le avrebbe rivelato in cosa consisteva realmente il suo lavoro… aveva già dovuto cambiare tre volte la serratura e passaggio segreto! Ma sua sorella insisteva a venire da lui, soprattutto ultimamente, per risanare il loro rapporto fratello-sorella, o qualcosa del genere. Addirittura, a volte, era stata proprio vicina a scoprire la verità che lui cercava constantemente di celarle, anche per il suo bene. Non che la odiasse, ma… Ok, in effetti Blowhole si sarebbe sbarazzato dopo nemmeno cinque nanosecondi di quella noiosa interferenza, ma purtroppo la sua metà schifosamente buona, nota anche come Francis al resto del mondo, non glielo avrebbe mai permesso perché per lui era la sua tanto amata sorellina.

Doris roteò gli occhi- Certo. Devi lavorare su un contratto di vitale importanza, e bla bla bla…- disse imitando la sua voce con una smorfia – Comunque,- aggiunse con un tono che doveva essere un esortazione, ma lasciava trapelare il comando - vestiti- non volendo continuare questa lotta, per il momento almeno, perciò si limitò a fulminarlo con gli occhi, quasi come a sfidarlo ad obbiettare.

E Blowhole, sebbene infastidito, si diresse nella camera, dove si presupponeva dormisse. Mai attirare l'ira della sorella. Per quanto minuta, poteva essere altamente pericolosa.
 
Mia sorella rimarrà sempre la stessa! Una tiranna, ecco quello che è! Bene… dove ha detto Rosso Uno di aver messo i miei camici?” – pensò aprendo un cassetto del suo armadio. 

– E non non ti azzardare a indossare un camice! – gli urlò dietro.

Lui sbuffò sonoramente. Stava già scegliendo il colore. E oltretutto poteva vedere, senza nemmeno guardarla in viso, il sorrisetto diabolico stampato in lettere cubitali della sua "adorata" sorellina.  



***

La porta elettronica di uno delle tante boutique della Grande Mela si aprì silenziosamente, lasciando uscire in mezzo alle strade trafficate da newyorkesi indaffarati, chi per un motivo chi per un altro, una donna dai lunghi capelli biondi raccolti in uno chignon, seguita da un uomo poco più alto che brontolava  fra di sé.
– Ti prego, dimmi che abbiamo finito. Le mie appendici, e soprattutto la mia sanità mentale, non reggono più. – supplicò, cammina ndo a stento a causa dei pacchetti che gli ingombravano la visuale, sì, nientemeno che Blowhole. E lui che pensava di essere cattivo, quello a cui l'aveva sottoposto la sorella era stata semplicemente una lenta e dolorosa tortura- E poi con quali soldi avresti esattamente pagato tutti quelle scarpe? –

Doris chiuse lo specchietto con il quale si stava controllando il trucco, ma rispose solo alla seconda domanda - Con questa! – disse, sventolandogli in faccia una carta di credito.

Blowhole spalancò gli occhi – La. Mia. Carta. Di. Credito. – strabuzzò un po’ poi, quasi comicamente, per prendergliela di mano - Doris!!!-

Lei ridacchiò, evidentemente divertita dalla sua reazione- Così la prossima volta ricorderai quando mi prometti qualcosa, no? -

Strinse gli occhi, non divertito affatto.               

“Non la puoi congelare. No, no, NO!” gli disse Francis, una volta capito quello che voleva fare il suo alter-ego.

Se continua così, lo faccio!”

- E adesso prossimo negozio… - il cellulare le vibrò improvvisamente. Non appena visualizzò da chi era l’sms, aggiunse - Scusa fratello, devo andare! Non ti dispiace, vero? Bene. –

- Cosa? Dove devi andare ora?! -  

- Ho un appuntamento con Charles! - esclamò, sorridendo eccitata.

- Charles? Che fine ha fatto Mark? –

- Con Mark ho rotto un mese fa – disse, nemmeno guardandolo in faccia, ma riservando interamente l’attenzione a messaggiare sul suo i-phone.

- …Ah - disse seccamente, per niente stupito- conosceva la sorella del resto- ma abbastanza seccato. Ora avrebbe dovuto trovare informazioni su questo “Charles”, e cancellare tutti i file su quello di prima.  L’unica nota positiva era che ora avrebbe potuto essere libero, e tornare alla dolce tranquillità del suo laboratorio…

- Ops, ho dimenticato di dirti che oggi tu dovrai accompagnare la mia amica- aggiunse tranquillamente Doris.

I sogni di Blowhole, dove progettava nuovi e stupefacenti piani per distruggere i suoi acerrimi nemici, furono interrotti bruscamente - Amica? -

“Cosa avrà combinato stavolta?”

- Si, le avevo detto che ci saremmo incontrate a Central Park, ma visto che non posso andare e che lei non risponde, ci andrai tu ad avvisarla di rimandare-

- Scordatelo- ribbatté lui.  

Mi mancava solo questa!”

- Per favore – chiese la bionda, sbattendo nuovamente le ciglia, mordendosi il labbro inferiore.

- Con me, questi trucchi non funzionano Doris- replicò, deciso a non fargliela vincere.

- Bene, voglio vedere cosa dirà la mamma quando saprà che non aiuti il sangue del tuo sangue- disse in modo melodrammatico in stile “tragedia greca”.

- è un ricatto? – chiese guardandola con stizza.

- Secondo te io farei mai qualcosa del genere? - chiese lei, sarcasticamente, prima di aggiungere – qual era il numero di mamma… ah, si-  

“Accidenti a te, Doris!”

-E va bene- la fermò -incontrerò questa tua amica, ma poi me ne andrò--oofff-

Doris lo aveva affrontato in un altro abbraccio stritolante, lasciandolo senza fiato – Grazie, grazie! A dopo fratello! – esclamò facendo “ciao” con la mano e salendo sulla moto del suo nuovo “fidanzato a lungo termine”, che a quanto pare era un motociclista, ed era appena arrivato.

- Ehi! E i pacchi?! – le gridò dietro, scuotendoli per attirare la sua attenzione.

- Portali tu a casa! – disse abbracciando la schiena del tipo, che oltretutto non si vedeva nemmeno in faccia a causa del casco.

- Ma…- non riuscì ad obbiettare che lei se ne era già andata.      

“Perfetto!” sbuffò pesantemente “Questa non era la mia idea di pomeriggio divertente…”

***

Si sedette a una panchina mezza ghiacciata di Central Park.

Non posso credere che sto facendo questo!” lamentò mentalmente.

Sospirò annoiato, formando una nuvoletta di vapore che subito si disperse nell’aria. Rivolse lo sguardo al cielo, che era coperto da un candido manto grigio quasi bianco, segnalando a chi lo poteva cogliere che da lì a poco avrebbe probabilmente nevicato.

“Eccomi qui, ad aspettare una ragazza che nemmeno conosco e non ho mai visto in vita mia, con una temperatura che tocca circa i tre gradi, mentre potrei al momento essere nel mio caldo laboratorio!”

Maledisse una volta in più la sorella, rabbrividendo a causa del gelo, talmente intenso, da penetrargli nelle ossa, nonostante portasse un soprabito grigio. Lì per lì non aveva fatto caso all’insistenza della sorella a vestirsi pesante, ma ora cominciava a sospettare che questo fosse premeditato.
“L’inverno…la stagione peggiore dell’anno! Quando avrò finito il mio attrattore molecolare ci sarà un perenne clima tropicale.”

Aspettò altri quindici minuti, poi decise di andarsene.

“Probabilmente con questo tempo sarà rimasta a casa… chiunque sano di mente lo farebbe, a parte Doris”
Si alzò, e imboccò uno dei viottoli laterali. Ma all’improvviso, il fato volle che scivolasse su una lastra di ghiaccio, portando giù con sé tutti le borse della sorella.
“Si, decisamente non è la mia giornata questa!” pensò, cercando di alzarsi, dopo la dolorosa caduta. Tutti i muscoli gli dolevano a causa del duro impatto.
-Si è fatto male? – domandò improvvisamente una candida e acuta voce dall’alto.

- Uhm, no…- borbottò una risposta allo sconosciuto, alzò gli occhi verso la figura e riconobbe in un pesante soprabito beige, una ragazza bruna dagli occhi cioccolato… O forse erano verdi?                                                       
Dopo essersi accorto che la stava fissando, Blowhole riabbassò lo sguardo, propagandosi piuttosto a cercare di raccogliere il contenuto rovesciatosi nella caduta. 

- Aspetti, le do una mano se non le dispiace– si inginocchiò e cominciò ad aiutarlo, o almeno finché non le capitò fra le mani uno specifico oggetto– Anche questo è suo? – lei stessa ridacchiò, non appena lo chiese.

Blowhole alzò lo sguardo dalla camicetta di seta che stava prendendo, e sbiancò di colpo, arrossendo subito dopo per qualche stupido motivo, non appena vide quello che aveva fra le mani: delle mutandine merlettate in pizzo nero.

Alla sua espressione, mezzo sconvolta e mezzo imbarazzata ogni oltre limite, lei si mise a ridere, pur mettendoli nell’apposito contenente – Ehi, scherzavo… Sono della sua fidanzata? Ops, scusi non volevo farmi gli affari suoi– 

-…Fidanzata? – ripeté come un pappagallo, prima di elaborare - Oh, no. Derivano dallo shopping di mia sorella - bene, parole. Andava già meglio, ma si sentiva ancora molto imbarazzato. Nella sua mente poteva udire anche la risata sguaiata della sorella, che amava imbarazzarlo con certi argomenti fin da quando erano adolescenti.
 
Decise di non aggiungere altro, per conservare almeno quel poco di dignità rimastagli. 
Lei annuì distrattamente, poi guardò l’orario sul suo cellulare – oh, accidenti sono in un ritardo mostruoso! Il fratello di Doris sarà arrabbiato con me, sicuramente – si alzò di scatto ridandogli ciò che aveva raccolto.

Come la realizzazione di chi era lo colpì, la fermò subito – aspetta, quindi tu sei l’amica di mia sorella?! –

La ragazza si mostrò lievemente confusa, ma un secondo dopo circa, arrivò all’evidente soluzione anche lei -O per tutti i… Eri tu! >> si mise a ridere per la situazione che si era creata.

Di riflesso, anche Blowhole sorrise lievemente.
“Blowhole, stai sorridendo” lo canzonò quella vocina che ora assomigliava in modo estremamente inquietante a Doris.
“Cosa? Non è vero…È un ghigno!”
“Ti rendi conto vero che non puoi mentirmi, visto che io sono te stesso tecnicamente?”
“Sta zitto!”
-…Quindi come si chiama? -
Non aveva ascoltato quasi nulla di ciò che lei aveva detto, concentrato com’era in quella conversazione con Francis, o la sorella, o chiunque fosse quella vocina, ma le ultime quattro parole bastarono a ricondurlo all’attuale situazione.  
-Blo--no, cioè… Francis, si, questo è il mio nome- si corresse rapidamente, ma può darmi anche del tu se vuole.

-Piacere di conoscerti, Francis. Io sono Marlene, ma tutti mi chiamano Lene-

-Perché abbreviare un così splendido nome? Ricorda le mele- disse, senza pensare. Si accorse troppo tardi del suo errore.
Calò per un secondo il silenzio.

“Che diavolo mi sta succedendo? Mi comporto come Kowalski quando sbava per mia sorella!”

In cui lei lo stava fissando e lui non sapeva come romperlo, ma fortunatamente durò poco, perché subito dopo aggiunse - …Bè, grazie, credo. Uhm, che ne dici se andiamo a prendere una cioccolata calda? Devi esserti congelato per aspettarmi, hai le guance rosse per il freddo- notò, e poi sarebbe il minimo per avermi aspettato tutto il tempo.
“Quasi morto assiderato sarebbe la parola giusta” questo era quello che avrebbe voluto dire. Ma si limitò a inserire le mani in tasca e a minimizzare tutto - Non era niente di che-
- Su, andiamo! - disse allegramente, prendendogli la mano con forza, e conducendolo, strattonandolo praticamente, a un bar appena fuori il maestoso parco.


***

Blowhole salì stancamente le scale per arrivare al suo appartamento. L’ascensore, che si era guastato proprio quel giorno non era ancora stato riparato, poiché ovviamente, c’era anche lo sciopero dei lavoratori. Questo non sarebbe stato poi un problema semplicemente, se doveva viveva, non si trovasse al nono piano, e non dovesse trasportare quei pacchetti che sembravano contenere mattoni, tanto erano pesanti. Forse in effetti, avrebbe fatto meglio a portarli prima a casa di sua sorella.
“Stanza 113 c. Finalmente!”

Prese il mazzo di chiavi dal giubbotto, e girò la chiave nella serratura, che fece uno scatto e aprì la porta. Camminò nel soggiorno poiché le luci erano aperte…

“Aspetta, cosa?”

Lui le aveva chiuse, ne era sicuro. E c’era un'unica soluzione a ciò: Qualcuno era entrato in casa sua. Camminò piano, scorgendo una ombra in cucina.
- Doris! -esclamò riconoscendola.

-Ciao Francis-lo salutò tranquillamente, sfogliando una qualche rivista, di moda probabilmente, come se non fosse per niente strano trovarla seduta sulla sedia della SUA cucina.
“Non cambierà mai!”  pensò prendendo un bicchiere d’acqua e scuotendo leggermente il capo.

-Allora, dimmi, come è andato l’appuntamento con Marlene? >> chiese alzando lo sguardo dal giornale, e accavallando le gambe.
Quasi si strozzò << …appuntamento? – si bloccò, improvvisamente tutto si fece chiaro- TU. Tu non avrai organizzato tutto questo…VERO?!-
Lei rise, e come se fosse ovvio aggiunse << Siete usciti insieme, no? >>
- Questo non vuol dire niente!-
Doris lo guardò, e poi con un sorrisetto aggiunse – sbaglio, o stai arrossendo fratello? –
-..È solo il freddo! - sbottò, un po’ troppo velocemente.
-Non sai quanto ci credo… -disse, prima di prendere il frutto del suo shopping pomeridiano, e di uscire chiudendosi la porta alle spalle, ridendo sonoramente lieta che il suo “piano” ingegnoso avesse funzionato.     
                                                                                                                         




NDA
Salve mondo! (Aka quelle due persone che sono arrivate fin qui)
Allora… spero davvero di non aver fatto un pasticcio o aver reso alcuni personaggi OOC, soprattutto Blowhole. È un personaggio abbastanza particolare e bè, non vorrei averlo reso male. Quindi accetto le eventuali critiche o suggerimenti per migliorarla. O anche nel caso di Doris o Marlene. È la seconda volta che mi butto nel mondo dell’Au e quindi preferirei cadere sui materassi.
Sí, sono battute del tutto scadenti quelle che avete letto, ma pardon, questa storia è vecchia di tre anni più o meno. L'ho ritrovata sepolta negli archivi di word e quindi ho deciso di pubblicarla, occupava solo spazio tanto...
Ah, per coloro che l’hanno visto –anche se sono pochi, ne sono sicura – ci sono un paio di riferimenti qua e là, al “Dr. Horrible sing along blog”, dove il protagonista non è altri che Patrick Harris ovvero la voce originale di Blowhole. Vi consiglierei di vedervelo anche solo per le canzoni se amate questo personaggio.                                                                                                                                 
Ok, basta. Mi dileguo. 
Adieu~                                                           
 
 
   
 
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