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Autore: cin75    25/01/2017    11 recensioni
Come il legame dei due fratelli riesca ad andare anche oltre l'incoscienza. La forza del sentimento fraterno che li lega riesce a raggiungerli anche quando non possono comunicare.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Restare accanto ad un Sam così profondamente addormentato e paradossalmente sereno, sarebbe stato rilassante per Dean se non fosse stato consapevole, però, del motivo di quel sonno così profondo.
Il cacciatore non riusciva a distogliere lo sguardo dal fratello.
L’ultima volta che si era trovato in quelle condizioni così drastiche, le Tre Prove avevano quasi ucciso Sam e lo avrebbero fatto se lui non lo avesse ingannato con l’espediente di Gadreel.

Tirò un respiro profondo, si chinò in avanti , sporgendosi verso il letto e allontanando la schiena dalla spalliera della sedia su cui era seduto. Poggiò i gomiti sul bordo del letto di Sam. Congiunse le mani come se stesse per pregare. Posò il mento sulle dita, come a voler sostenere il peso dei pensieri che gli affollavano la mente in quel momento.
“Ti prego, non morire. Non morire, Sammy!” e questa volta lo disse forse aiutato dal fatto che Sam non poteva sentirlo. Forse, frustrato dalla consapevolezza che questa volta Sam avrebbe davvero potuto morire.

Poi come se si fosse reso conto che almeno lui non poteva cedere e doveva essere forte, si tirò di nuovo su dritto, contro la sedia.
“Sai?!…Lewis dice che non puoi sentirmi e forse è vero. Forse è meglio così perché questo significa che quello che sto per dirti rimarrà tra me e questa stanza e mi servirà solo per non impazzire fin quando Cas non mi chiamerà per dirmi che quel figlio di puttana è in viaggio di sola andata per il purgatorio.” iniziò a parlare.
“Ricordi quando dissi a Chuck o Dio o…insomma a Lui, che io ti mentivo e ti chiedevo scusa ogni volta che ne  combinavo una e che ormai era diventata una cosa normale per me?” chiese e poi tacque come se Sam dovesse rispondergli da un momento all’altro.
 
Niente!
Ok!, pensò ironicamente. Sam davvero non lo sentiva. Quindi poteva continuare.
 
“Beh! non è vero. Mentii anche allora.” confessò. “Io non ti mento perché ormai per me è normalità farlo, ma perché voglio proteggerti o perché a volte mi vergogno talmente tanto di quello che fatto che non ho ….che non trovo il coraggio per dirti la verità.” fece ancora. “So che se tu adesso fossi sveglio a questo punto mi chiederesti una spiegazione e so che io mentirei pur di non dartela. Ma tu non sei sveglio e quindi approfitterò di questo momento di grazia….” disse sorridendo, sperando ancora che un minimo segno di disapprovazione per quella battuta , fosse visibile sul volto del fratello.
 
Niente! Ancora!
Forse davvero Sam non si sarebbe mai più svegliato.
 
Ma Dean non voleva, non poteva crederci e quindi andò avanti con quella sua confidenza credendo solo alle parole di Lewis.
“Ok!...mesi fa, quando quel lupo mannaro ti sparò, quando poi tutta quella storia ebbe fine e tu in macchina mi chiedesti cosa avevo fatto quando ti credevo morto? Ti ricordi, Sammy?....io…io ti dissi che pensai solo a come sistemare a sala per gli hobby la tua stanza. Perché…perché sapevo che non eri morto.” e inspirò, ricordando la disperazione di quel momento. Di quando uscì da quella baita credendo di aver perso per sempre Sam.
“Ti ho mentito, Sammy. Non lo sapevo. Io ero certo che fossi morto. Ti ho lasciato su quel pavimento, credendoti morto e giurandoti che sarei tornato a prenderti.  Ma non volevo andarmene, ero già pronto ad affrontare da solo il resto del branco fregandomene di come poteva finire, se non fosse stato che nella mia testa ti sentivo dire “Salva i due innocenti. E’ questo che facciamo noi, Dean. Salviamo le persone!” Così feci e portai quella coppia in salvo. Quello che non sai ancora è che lo sceriffo mi mise ko con un teaser e quando mi svegliai in ospedale non riuscivo ancora a capacitarmi di averti perso e allora andai nella farmacia ospedaliera e buttai giù non so quante pillole. Avevo deciso che se fossi morto o almeno andato vicino, di certo, un mietitore si sarebbe palesato e indovina un po’??!!” domandò retoricamente. “Billie !!!, in tutto il suo splendore di Miss Mietitrice del mese, venne a riscuotere il premio. La pregai, la supplicai di prendere me al tuo posto. Che era uno scambio vantaggioso data la situazione con Amara che c’era allora. Che tu potevi fare molto più di quello che avrei potuto fare io. Ma lei mi spiazzò dicendomi che tu non eri morto ma che io lo sarei stato molto presto e lo ero quasi ormai, se non fosse stato per quella dottoressa che non mi lasciò andare!” e raccontò tutto di un fiato questo suo ricordo. Come se avesse bisogno di coraggio a confessare tutto anche ad un Sam incosciente.
“Non potevo perderti, Sammy. Non potevo lasciare che tu morissi così. Non potevo accettarlo e credo che non lo accetterò mai.” parve concludere quel suo racconto.

Restò per un attimo in silenzio, fissando suo fratello dormiente.  Sapeva che se Sam avesse mai saputo quella storia , sarebbe andato su tutte le furie. Perché Sam era così e glielo aveva urlato infinite volte in faccia: “Smettila di voler essere per forza la vittima sacrificale della storia!!
“So che ti incazzeresti a morte per quello che ho fatto ed è per questo che non ti ho mai detto la verità, ma tu devi cercare di capirmi, Sammy.” cercò una giustificazione plausibile a quel suo gesto insano. “Tu sei tutto quello che ho. Tutto quello che mi rimane di umano in una vita fatta di mostri. Tu sei quello forte tra noi due, non io. Quello capace di rifarsi una vita senza l’altro. So che odi, che mi odi, quando faccio questi discorsi, ma non mi stancherò mai di pensarlo e ripeterlo ma….tu sei quello che merita di vivere tra noi due. Io posso ridere, fare lo stronzo, andare a ragazze in ogni posto che ci fermiamo, ma sono…sono rotto dentro Sammy, in un modo che non riuscirò mai risanare. Tu…tu invece …..tu invece ….” e si fermò a causa dell’emozione che gli seccava la gola. “Cazzo!! Perfino Morte si è complimentato con te per come hai vissuto la tua vita, quindi…quindi fratellino, stringi i denti. Resisti. Resisti!!!” e a quel punto, sfinito , per la prima volta, dall’estrema sincerità che aveva usato per confessare quei suoi sentimenti, Dean poggiò la testa sul materasso e in una silenziosa nenia, continuava a ripetere a Sam di resistere, di non morire, di dare tempo a Castiel di compiere la sua missione.

Passò la notte e anche la mattinata e il pomeriggio non fu diverso. Infermieri che andavano e venivano. Controlli continui. Il dott. Lewis che scuoteva il capo in modo affranto ogni volta che controllava i parametri di Sam e Dean che quasi ogni ora chiamava Castiel, prima urlandogli contro e poi quasi supplicandolo di darsi una mossa. Spiegandogli che Sam non aveva più tempo. Che se non avesse fatto fuori quel mostro per Sam sarebbe finita prima di sera.
Poi finalmente….
 
“L’ho bloccato in un edificio, Dean. Entro qualche ora sarà tutto finito.”
“Castiel, Sam non ha qualche ora. Trova quel bastardo e fallo fuori adesso!!” gli rispose Dean con un tono esasperato, no…disperato, in un modo che l’angelo non aveva mai sentito, non in quel modo.
 
Quando Dean rientrò nella stanza del fratello, si rese immediatamente conto che qualcosa non andava. Lewis era molto agitato e intorno al letto di Sam, quattro infermieri si avvicendavano quasi freneticamente per obbedire agli ordini impartiti dal medico.
“Che succede?!” chiese il maggiore dei fratelli.
Il dottore lo fissò preoccupato. “Non risponde più alla terapia. La saturazione sta scendendo e la pressione è in calo. Se continua così, lo perdiamo.” disse senza mezzi termini e continuando a  somministrare tutto quello che poteva per tenere Sam in vita.
“No..no..no…” biascicò Dean. “Non ora! Non ora! Non adesso che Castiel lo ha trovato.” esclamò Dean e il medico lo guardò sconcertato.
“Lo ha trovato?” chiese.
“Sì..sì….deve solo….” stava per dire ucciderlo, ma non erano soli in quella stanza e quindi decise di scegliere un più diplomatico fermarlo.
Il dott. Lewis allora si voltò verso i suoi assistenti e li guardò con ritrovata fiducia.
“Ok! Ascoltatemi bene. Sospendete il Propofol, tenete pronta una fiala di adrenalina e portate qui il carrello delle emergenze. Pronti con il defibrillatore.” ordinò e gli assistenti scattarono veloci.
“Cosa vuole fare?!”
“Dobbiamo essere pronti a tutto. Il corpo di Sam sta cedendo e dobbiamo agire in fretta se dovesse collassare.” gli spiegò il medico, anche se Dean lo osservava e lo ascoltava in piena apprensione.
 
In quello stesso momento, i macchinari di Sam iniziarono a suonare in allarme. Prima la pressione, poi la saturazione e infine anche quello che controllava il battito cardiaco. Sembrava di essere finiti in un Luna Park impazzito.
 
Il mostro facendo ricorso a tutte le sue forze, cercò di colpire Castiel.
O meglio di poterlo quanto meno afferrare e infettarlo in qualche modo.
 
“Che succede? Che succede?” gridò Dean cercando di avvicinarsi al letto, ma fu prontamente fermato da due dei quattro infermieri.
 
“Pressione  50 su 70. In calo!”
 
Quando il mostro si era sfilato i guanti, l’angelo aveva potuto vedere l’oscura energia
con cui quell’assurda maledizione riusciva a propagarsi
e allora impugnò saldamente la sua lama angelica e si preparò allo scontro.
Non poteva fallire. C’era la vita di Sam in gioco e non solo quella di Sam.
 
“Si allontani, signore. Non intralci il lavoro del dottore.” fece l’addetto mentre lo teneva saldamente per le spalle.
 
“Saturazione al 60 %. In diminuzione!”
 
“Lasciami andare, figlio di puttana. Quello è mio fratello!!” gli ringhiò contro Dean.
“Lo so e se vuole che suo fratello abbia una qualche possibilità, stia lontano e cerchi di calmarsi!!” ribattè , l’altro.
 
Il mostro riuscì ad afferrare quasi per fortuna il trench dell’angelo che però
fu agile e svelto a divincolarsi e in un attimo fu lui
a bloccare il polso e la mano alzati su di lui e pronti a colpirlo.
 
Nel frattempo, il dott. Lewis iniziava a praticare il massaggio cardiaco a Sam che sembrava non rispondere alle medicine che gli stavano somministrando.
“Battito ancora assente!” comunicò una delle infermiere.
Il medico la fissò quasi con aria truce. “Preparate il defibrillatore.” si affannò ad ordinare.
Uno dei suoi assistenti corse a prendere il carrello e lo avvicinò al letto, premendo e schiacciando tutti i tasti che lo avrebbero messo in funzione.
“Controllo!” fece Lewis.
Un infermiera si avvicinò a Sam e gli auscultò il cuore sia dalla carotide che dal polso.
“Assente!” riferì mentre fissava il medico. “Valori ancora non rilevabili!” comunicò inoltre.
 
Lo scontro tra i due esseri soprannaturali, per quanto uno fosse il Bene e l’altro il Male,
continuava senza esclusioni di colpi.
Castiel sperava che la mancanza di “cibo” da parte del suo avversario fosse tale da metterlo in difficoltà,
mentre invece ,la rabbia  e di certo il naturale istinto di sopravvivenza che l’altro provava,
lo rendevano ancora forte e più che abile al combattimento. Ma ormai, pensò Castiel, il tutto stava durando troppo.
Sam era al limite e il mostro non poteva più permettersi il lusso di respirare.
 
“Cosa? Cosa???” sibilò terrorizzato Dean.
“Va bene. Defibrillatore. Carica a 300!” ordinò deciso.
L’addetto al macchinario obbedì e regolò la macchina come gli era stato detto e poi passò le due piastre al dottore che ne posizionò una al centro del petto di Sam e l’altra appena sotto il pettorale sinistro. Dritto sul cuore.
“Pronto!” fece quello al macchinario.
“Libera!!” fece Lewis e premette.
 
Un pugno da parte del mostro che fortunatamente mancò il bersaglio.
 
Un rumore secco, poi un leggero sibilo e il corpo di Sam si inarcò da solo, attraversato da quella scarica elettrica che avrebbe dovuto salvarlo.
“Dati!”
“Nessun cambiamento!” fece l’infermiera , dopo un veloce controllo.
“Oddio!!” esalò Dean poco distante.
“Di nuovo! Carica a 300!” ordinò ancora.
“Pronto !!” Confermò l’addetto.
“Libera!!” e di nuovo il corpo di Sam venne scosso dalla potente scossa.
 
L’affondo dell’angelo colpì l’avversario al fianco,
facendolo gridare di dolore ma non tanto da sottometterlo e sconfiggerlo.
 
Istintivamente Dean si ritrovò a chiudere gli occhi non riuscendo a sopportare quello che vedeva e se ne vergognò. Lui un cacciatore, uno che aveva visto più volte la morte in faccia. La vera Morte. Lui che aveva affrontato Inferno, Purgatorio e Paradiso, che aveva sfidato a muso duro Dio e Lucifero, ora si ritrovava a non sopportare la vista di suo fratello in quel letto. In quelle condizioni.
Certo che era così!! Quello era Sammy e Dean sapeva che in quel momento stava rischiando di perderlo. Ed era quello che non riusciva a sopportare. O solo concepire.
 
“Aggiornamento!” gridò Lewis.
“E’ ancora in asistolia!”
“Carica a 350!” ordinò allora.
“Ma dottore…”
“Carica a 350. ORA!!” gridò duramente e prima di prendere di nuovo le placche elettriche , mise la mano sulla carotide di Sam. Chiuse gli occhi come per concentrarsi per poter sentire un qualsiasi segnale.
 
Il mostro reagì ancora , con più rabbia ed esasperazione, riuscendo perfino a bloccare l’angelo con le spalle al muro, premendogli la mano sul petto e provando con l’altra, prontamente intercettata da Cas,
a raggiungere un lembo di pelle scoperta così da poter infettarlo.
 
“Sammy…”
 
“Carica a 350, pronta!” comunicò l’infermiere al carrello d’emergenza, ma Lewis non si mosse. Era ancora fermo con il dito indice e quello medio sulla gola di Sam.
 
La mano del mostro quasi sulla gola di Castiel. La sua lama angelica che non riusciva a raggiungerlo.
In quel momento Castiel capì che stava per finire tutto e infatti….
 

“Dottore?!” fece un infermiere come a richiamarlo.
“Che ….che succede!?” si intromise Dean, temendo il peggio.
“Silenzio!” disse solo il medico.
“Ma cosa….” insistette Dean.
“Ho detto :SILENZIO!!” replicò seccato e prendendo velocemente lo stetoscopio dal carrello a lui vicino. Lo sistemò alle orecchie e poi mise la piccola campana metallica al centro del torace di Sam. “C’è il battito. Ho un battito sinusoidale!” esclamò e un attimo dopo anche il macchinario confermò la diagnosi medica.
 
Gli infermieri si affannarono con diligenza a portare a Sam tutte le assistenze della situazione, mentre Dean poggiava pesantemente la schiena al muro dietro di lui, sfinito, sconvolto, forse sollevato, poiché sentiva il gruppo che si comunicava che i parametri vitali di Sam erano straordinariamente in miglioramento costante e veloce. Chiuse appena gli occhi, quando un respiro strozzato come se fosse in cerca d’aria , spezzò la litania di cosa da fare impartite da Lewis.
Dean scattò quasi sull’attenti e guardò sbalordito suo fratello che riapriva gli occhi e che riprendeva fiato come se fosse risalito da una lunga apnea.
Lo sguardo confuso e stranito di Sam vagava in ogni parte della stanza , si posava su ogni figura che aveva di fianco a letto. Riconobbe un infermiera. Riconobbe Lewis che gli sorrideva sollevato. Poi spostò  ancora di un po’ gli occhi che , anche se di meno, continuavano a bruciargli e trovò finalmente quelli stravolti di suo fratello.
Il maggiore non riusciva a muovere un muscolo. Era come paralizzato. Non sapeva se quello che vedeva fosse vero oppure stava vedendo quello che disperatamente voleva accadesse.
 
Ma tutto divenne vero quando sentì quel semplice : “Ehi! Dean!!...a quanto pare…Castiel ce l’ha fatta!!”
 
Dean annuì appena, ancora incredulo e solo quando Sam poggiò rilassato la testa sul cuscino e sospirò sollevato, si lasciò andare anche lui e scivolò a terra lungo la parete, ritrovandosi seduto sul pavimento.
 
Uno squillò resettò quei minuti assurdi.
Il maggiore trovò a tentoni nel suo giaccone il cellulare e attivò la comunicazione.
E’ fatta, Dean! Il mostro è morto.” fece la voce di Castiel dall’altro capo del telefono.
“Lo so, amico. Lo so!”
Lo…sai? Come fai a saperlo?!” chiese ingenuamente.
“Sam è sveglio e  si sta riprendendo. Sembra che starà bene!”
Grandioso!” esclamò con voce soddisfatta l’angelo.

Per un attimo silenzio tra i due.
Poi….

“Cas?!”
Non devi dirlo, Dean.
“Invece sì, amico. Devo.” insistette il cacciatore.
Dean non devi dirmi…
“Riportami immediatamente la mia Piccola!”  fece Dean, spiazzandolo. Sapendo che lo avrebbe spiazzato.
Ohw!!” balbettò Castiel.
“Senza un graffio e con il pieno.”
Sì…sì. Certo!!
“E, Cas ?!”
Sì?
“Grazie infinite , amico!” disse finalmente. “Oggi non hai salvato solo Sam!”
L’angelo sorrise appena anche se la frase di Dean lo turbò. Capì amaramente ciò intendeva l’amico e non rispose altro.
Torno immediatamente!” disse solo e mise giù.
 
Dean ripose il cellulare e dopo aver fissato un ultima volta medico e infermieri che sistemavano le ultime cose con Sam, distese le gambe e poggiò la testa al muro.
“Che strizza!!” sussurrò, sperando che nessuno lo avesse sentito.
 
Qualche ora dopo, nella stanza di Sam , entrò il dott. Lewis e comunicò ai due fratelli che non vi era più traccia di alcun tumore nel corpo o nella testa del minore. E che anche l’unico paziente che ancora non moriva, si era miracolosamente ristabilito.
I due cacciatori , dissero al medico che doveva coprire il più possibile quella situazione e che loro sarebbero spariti il prima possibile e Lewis comprese e disse loro non appena possibile, potevano lasciare l’ospedale.
Naturalmente non mancò di ringraziarli ancora di aver salvato sua figlia e poi andò via.
 

Anche i due , dopo un po’ lasciarono l’ospedale e andarono dritti al bunker dove avevano dato appuntamento anche a Castiel.
Tirarono entrambi un respiro di sollievo quando varcarono le porte di quella loro casa così particolare.
“La prossima volta che dici che è un caso facile ti rinchiudo nella tua stanza, Sammy!” lo rimproverò bonariamente il maggiore, mentre posava il suo borsone sulla prima poltroncina della grande sala del rifugio del Letterati.
Fece appena in tempo a voltarsi verso il minore, sorpreso dalla mancanza di una pronta replica, che un pugno lo raggiunse dritto al mento, facendolo barcollare vistosamente all’indietro fino a quando una delle colonne della stanza non lo fermò , impedendogli di cadere.
“Ma che …” grugnì sorpreso, portandosi una mano sul punto dolorante.
“Tu sei un grandissimo figlio di puttana!!” gli ringhiò contro Sam, ormai completamente in forze e lucido.
“Ma cosa ti prende?! Che ho fatto?!”
“Ti ho sentito, Dean!!” esclamò infuriato e sconvolto Sam.
“Come ? Che …che significa che mi hai sentito?!” chiese basito.
“Tu, Billie, le pillole, il tuo….tentato suicidio pur di salvarmi il culo.” gli elencò quasi con sarcasmo il giovane, mentre vedeva il fratello strabuzzare gli occhi a quella rivelazione. "Lo scontro da kamikaze che volevi fare con quei lupimannari!!"
“Sammy!”
“Non chiamarmi Sammy!! A questo? A questo sei arrivato? Cos’è, i patti non ti bastavano più? Ora sei passato al suicidio pur di essere tu quello a morire? Pur di salvarmi la vita? Trattare con Billie ? Cazzo, Dean!!” lo accusò, esasperato. “Quando finirà questo tuo : “Prendi me al posto di Sam!!
“ Sam, tu non…”
“Quando??!” gridò infuriato.
“Sam, ascolta. Io…”
“QUANDO????” gli gridò contro.
“MAI!!” ribattè allora con la stessa furia il maggiore, trattenendo subito dopo il fiato. Ed espirando solo alcuni lunghissimi momenti dopo. “Non finirà mai, Sam. Puoi incazzarti quanto vuoi, puoi gridarmi addosso quanto vuoi, puoi mollarmi qui e andartene offeso o rimanere e iniziare ad odiarmi. Puoi prendermi a pugni fino a farti sanguinare le mani. Ma non cambierà mai, Sam. Non finirà mai!” fece quasi sfinito , Dean.
“Non puoi….tu, non puoi…” cercò di replicare Sam, colpito, però da quelle parole dette con esasperazione.
Sembrava come se Dean c’avesse provato in qualche modo, ma che ogni volta, avesse perso.
“Tu vieni prima, Sam. Prima di questo lavoro, prima della vita degli altri, prima della mia stessa vita. È sempre stato così per me e per quanto io provi a combattere questo mio essere così nei tuoi confronti, per quanto io mi impegni a metterti allo stesso livello degli altri, non cambierà mai. Tu vieni prima!” disse risoluto. “E’ stato sempre così…” ripetè con più calma. “E sarà sempre così!” concluse.

Sam lo fissò talmente intensamente che a Dean parve gli stesse leggendo dentro. Quando faceva così, Sam era alla stregua degli sguardi di Cas.

“Quante altre volte lo hai fatto?!” chiese sottovoce come se volesse ritrovare la calma.
“Cosa?!” fece eco il maggiore.
“Quante altre volte hai…cercato…la morte a causa mia?!”
Dean deglutì. Cavolo se Sam gli leggeva dentro. Talmente dentro che aveva intuito che non era la prima volta. Non in quel modo.
Gli disse la verità.

“Hope Spring. Quando Amara colpì con la sua Oscurità e alla fine trovammo Chuck!” confessò anche se vide sul volto di Sam una certa confusione e quindi gli rammentò le cose. “Tu eri stato infettato e stavi per soccombere alla nebbia. Ti sono venuto vicino e quando mi resi conto che non potevo fare niente per salvarti, che ti stavo per perdere, invece di raggiungere gli altri nella stanza accanto, inspirai a fondo la nebbia. Pensai che se era la fine per te, lo sarebbe stata anche per me.”
 
Poi si mise di fronte al fratello che lo fissava sconvolto e attese una sua reazione. Sapeva che avrebbe accettato tutto. Dall’estenuante discorso alla Dott. Phil, alla pura e semplice scazzottata.
Ma quello che fece Sam, invece, lo sorprese. Ma ripensandoci, quanto mai, Sam, non riusciva a sorprenderlo??!!
Il giovane avanzò con poche falcate verso di lui e quasi a fotocopia dell’esatto momento in cui Dean lo abbracciò dopo aver salvato Charlie dallo shapeshifter, Sam, abbracciò Dean.

Un abbraccio forte, sentito, protettivo, consolatore.

“Sammy, ma…io…credevo …che tu…” balbettò il maggiore, che comunque rispose con vigore a quell’abbraccio inatteso.
“Cosa credi che provi io , Dean?” rispose l’altro. “Chi credi che venga per primo per me? Questo posto?, la sua conoscenza? Il lavoro di merda che facciamo da tutta una vita?” chiese retoricamente.
“Ma…”
“Tu. Stupido incosciente. Tu, vieni prima. Tu vieni prima di tutto e tutti e fanculo la regola di famiglia: salvare le persone. Non riuscirei a salvare nessuno se non avessi te al mio fianco. Se non avessi te a coprirmi le spalle e a rialzarmi da terra ogni volta che cado!”
“No, Sam. Tu puoi…tu puoi farlo da solo! Puoi farcela da solo!!”
“Ma io non voglio farlo da solo e non voglio farcela da solo. Io e te, fratello. Io e te contro il mondo. Qualunque cosa accada. È questo il nuovo motto di famiglia!” gli disse orgoglio e deciso, guardandolo dritto negli occhi.
“Un nuovo motto di famiglia?!” replicò il maggiore.
“Esatto!” asserì sicuro. “Ci stai?!”
“Ci sto….Bitch!” fece il maggiore.
“Ok!....Jerk!”
 
Un attimo dopo, quando i fratelli avevano appena sigillato quel nuovo patto tra loro, risanando almeno per il momento quel rancore fraterno, le porte del bunker si aprirono e si richiusero velocemente.
“Sam?? Dean??” fu il richiamo amichevole e accorato.
L’angelo si fermò a metà scala e fissò i due che ancora si stringevano la mano.
“Mi sono perso qualcosa?!” chiese ingenuamente.

 
 
 
 




N.d.A.: Note finali, dopo le note iniziali. Credo proprio che questa sia la mia prima long sui bros. E pensare che l’idea iniziale era qualcosa tipo drabble. Prima Sam e poi Dean, giusto qualche pensiero!!!
L’ho sempre detto che io e la sintesi non andiamo d’accordo.
 
Ok! Ditemi che ne pensate , o voi tutti …o tutte, che avete avuto la pazienza di arrivare fin qui!!
 
Ps: per la gioia di Summer, Dean finalmente ha avuto il suo bel “cartone” da Sammy!!
Contenta?
 
Baci, Cin!!
   
 
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